
Meister Eckhart (1260-1328) porta a compimento quella sintesi tra filosofia greca ed esperienza evangelica che costituisce forse l'espressione più alta della spiritualità cristiana. I Sermoni, con i quali ha inizio la lingua letteraria tedesca, contengono l'essenziale del suo insegnamento. L'opera raccoglie 104 sermoni, costituendosi come fonte di approfondimento spirituale e, al contempo, di conoscenza filosofica. Come infatti viene precisato nell'ampia introduzione di Marco Vannini, uno dei massimi esperti di Eckhart in Italia, non si può nettamente distinguere nell'insegnamento del religioso tedesco tra mistica e filosofia: l'inizio della fede è qui anche l'inizio della sapienza.
Lutero nutriva un odio feroce per il «papa, questo porco del diavolo». I teologi romani, dal canto loro, non capivano cos'altro volesse quel monaco rozzo e immensamente vanitoso se non distruggere il Papato. E i devoti principi tedeschi avevano le loro buone ragioni per sostenere il facondo predicatore d'odio. Così, fin da subito, indipendentemente dalle dispute teologiche che già allora pochi comprendevano, si tracciò la strada verso lo scisma nella Chiesa. Volker Reinhardt, utilizzando documenti vaticani finora trascurati, mostra come le radici dello scisma non affondino nelle questioni religiose. L'autore ricostruisce per la prima volta i grandi incontri tra Lutero e il Papato, idealizzati e mitizzati dai protestanti, dal punto di vista romano, e rivela il motivo per cui spesso i papi non presero sul serio le grida che arrivavano dalla lontana Germania.
Una raccolta di testi ascetici e mistici della tradizione occidentale sull’importanza della preghiera.
Il secondo volume della Filocalia Occidentalis propone al lettore contemporaneo la riscoperta di altri tesori contenuti nello scrigno della tradizione patristica di area occidentale. Gli autori vanno da Valerio di Bierzo a Ugo di San Vittore, passando per giganti come Beda il Venerabile e san Pier Damiani, uomini che non hanno parlato di teologia, ma hanno vissuto con Dio, alla Sua presenza. I temi sono quelli dell’esperienza, della ricerca e della preghiera. Un libro da tenere a portata di mano, da gustare a piccoli sorsi, da aprire, riaprire e assaporare lasciandosi guidare dal cuore e dalla Sapienza dello Spirito.
L’anima umana, la sua natura e il suo destino sono stati tra i temi più appassionanti della filosofia medioevale. Autori come Alberto Magno e Tommaso d’Aquino hanno elaborato la propria concezione dell’anima partendo dall’idea aristotelica che l’intelletto, che ne costituisce la parte più nobile ed essenziale, sia ‘immateriale’. Questa scelta teoretica li conduce però a confrontarsi con alcune questioni per loro stessa ammissione difficili da risolvere. Come può un intelletto del tutto immateriale entrare in relazione con il corpo? Come possiamo dire che tale intelletto appartenga a noi, singoli individui abitanti il tempo e lo spazio? Può un intelletto immateriale attendere la resurrezione cristiana? Tali interrogativi trovano una sorta di ricapitolazione nella figura acuta e drammatica di Sigieri di Brabante che, nel desiderio di seguire tanto l’ispirazione aristotelica quanto un metodo rigorosamente razionale, giunge a scontrarsi con l’autorità religiosa e con gli stessi teologi, in particolare Tommaso, da cui aveva entusiasticamente ereditato numerose dottrine. L’analisi puntuale di Antonio Petagine, oltre a ricostruire con rigore uno spaccato storico, propone un’acuta e approfondita riflessione su quelle che per secoli sono state le categorie più importanti per comprendere la natura umana: ‘anima’ e ‘intelletto’.
Antonio Petagine (Bologna 1974) svolge attività di ricerca presso l’Università Cattolica di Milano. Oltre a collaborare con riviste e centri di studi, ha lavorato alla traduzione italiana, di prossima pubblicazione, delle opere psicologiche di Sigieri di Brabante ed è autore del saggio Intelletto e corpo: il confronto tra Tommaso d’Aquino e Sigieri di Brabante apparso nel volume miscellaneo a cura di A. Ghisalberti, Dalla prima alla Seconda Scolastica. Paradigmi e percorsi storiografici, Bologna 2000.
Ho studiato per sessant’anni e più la storia del cristianesimo antico nelle varie declinazioni di carattere religioso politico sociale culturale, e conseguentemente ho scritto molto, forse troppo, per lo più coll’intendimento, non so se sempre realizzato, di fare ricerca a livello scientifico, qualche volta con destinazione scolastica, e in complesso mi ritengo soddisfatto dei risultati raggiunti in ambito sia filologico sia storico. Ora, a conclusione di un itinerario di studi troppo lungo, pubblico un libro che non intende colmare alcuna lacuna, che non ha una destinazione specifica, ma che ho scritto solo per mio personale diletto, al quale mi sono dedicato desultoriamente, quando ero momentaneamente libero da impegni più imperativi e vincolanti, inizialmente senza un obiettivo preciso ma solo per mettere per scritto alcuni concetti di carattere generale che via via mi si presentavano sempre più chiari, finché mi si sono gradatamente configurati, a grandi linee, come una embrionale visione panoramica della storia del cristianesimo antico. A questo punto sono bastate poche integrazioni e qualche aggiustamento per arrivare al testo che qui presento. Ho cercato di riuscire accessibile, ma senza grande convinzione e perciò non so quanto ci sia riuscito. Posso dire per altro che ogni parola qui scritta è stata attentamente meditata e, anche se a prima vista potrà sembrare ovvia e di non particolare significato, ha alle spalle il distillato di più di cinquant’anni di ricerca mai intermessa.
Il "Commento al Cantico dei Cantici" di Nilo di Ancira è il più antico commento greco completo a questo libro biblico, mentre gli altri commenti giunti fino a noi si fermano prima della fine. Eredita le prestigiose tradizioni esegetiche di Origene, Gregorio di Nissa e Evagrio Pontico. Nella sua esegesi Nilo fa una sorta di romanzo la cui eroina è una prostituta che sceglie di cambiare vita per diventare degna delle nozze con il re. Essa è figura metaforica dell'anima umana e dei suoi moti interiori. Composto tra la fine del IV secolo e l'inizio del V secolo, tratta diversi temi della vita spirituale la cui mira è la comunione di vita con Dio. Il Cantico è una profezia dell'unione del Verbo eterno con l'anima umana, che si realizza nella storia della salvezza mediante la morte e risurrezione di Gesù Cristo ed è resa a noi contemporanea attraverso la liturgia della Pasqua e del battesimo. Nelle ultime pagine Nilo presenta la persona umana completamente partecipe della luce e della gioia di Cristo glorioso asceso alla destra del Padre. Testo critico di Marie-Gabrielle Guérard. Introduzione, traduzione e note di Maria Benedetta Artioli.
In occasione del diciassettesimo centenario del Concilio di Nicea del 325, il volume esplora il Simbolo niceno e la sua eredità secondo due direzioni principali: la prima riguarda gli aspetti liturgici e catechetici del Simbolo nei commenti latini dei Padri della Chiesa tra IV e V secolo; la seconda è incentrata sulla ricezione moderna del Simbolo, con un'attenzione particolare nei confronti del ruolo svolto dai gesuiti nella diffusione del Credo e degli altri simboli di fede (apostolico tra tutti), nei secoli XVI-XIX, in alcuni contesti extra-europei in cui si svolse la catechesi missionaria dei gesuiti. La specificità di questo tema di ricerca e delle discipline coinvolte ha consentito di massimizzare i vantaggi della multidisciplinarietà, esibendo una profonda sinergia tra i diversi contributi offerti nel volume e consentendo di comprendere come la formula del Credo sia stata modellata in diversi contesti e di come, a sua volta, essa stessa abbia plasmato quei contesti.
San Gregorio di Narek, proclamato Dottore della Chiesa dal Santo Padre Francesco, il 12 aprile 2015 nella Basilica vaticana, rappresenta una grandezza nel suo genere unica nell'ambito della cultura religiosa e letteraria non solo dell'Armenia, ma della cristianità intera, dalle dimensioni umane e mistiche universali. Narekatsi - è stato detto - riassume in sé tutto ciò che lo spirito armeno abbia pensato fin dall'inizio. Tutte le angosce e le lotte, come pure tutte le vittorie e le speranze del suo popolo, lui le ha condensate nella sua opera. Il suo Matean Olbergutean, il Libro della Lamentazione, parole traducibili anche come il Libro della Tragedia, conosciuto comunemente tout court come il Narek, il capolavoro poetico, teologico e mistico di Gregorio, fu il libro più letto dagli Armeni.
Dialogo serrato e appassionante tra un credente e un non credente circa i fondamenti razionali e storici della fede cristiana e il rapporto scienza-fede. Dialogo serrato e appassionante tra un credente e un non credente circa i fondamenti razionali e storici della fede cristiana. Anche i problemi piu ardui sono affrontati apertamente. Ecco i temi principali: l'esistenza di Dio; la provvidenza; il mistero della Trinita e della creazione, del peccato originale e dell'incarnazione, della salvezza e della grazia; la Chiesa; i sacramenti; la morte e l'immortalita; il giudizio; l'inferno, il purgatorio e il paradiso.
E' un testo redatto nel primo secolo dell'era cristiana, fondamentale per ricostruire lo stile di vita dei cristiani e il rapporto tra di essi e il mondo in cui operavano. Si tratta anche di un testo di grande raffinatezza letteraria e stilistica.
A meta' del III secolo l'Impero romano attraversa un periodo di profonda crisi politica, militare ed economica. I pagani, impersonati da Demetriano, interpretano questa situazione generale di degrado come effetto della collera vendicatrice degli dei a causa dei cristiani che rifiutano il culto pagano...

