
Il volume Liturgia e Vita è un manuale che introduce globalmente al dinamismo interdisciplinare tra i sacramenti, considerati come lex orandi, e la lex vivendi, e quindi come esplicitazione e impegno della nuova vita in Cristo originata dagli specifici eventi sacramentali. Sia i cultori di morale che di liturgia vi potranno trovare un'impostazione originale dell'ethos sacramentale, da suggerire agli studenti che partecipano ai corsi di teologia morale e di liturgia sacramentale. La fedeltà ai principi del Vaticano II e l'oculata attenzione alle problematiche essenziali sollevate dai recenti studi di morale e di sacramenterai, è un pregio dell'opera che potrà introdurre gli studenti nell'ambito delle opinioni e degli odierni dibattiti relativi alla morale sacramentale. Un testo che ben lungi dall'avere nostalgia della morale casistica - analogamente andrebbe detto per i casi astrusi relativi alla esattezza dei riti liturgici - lascia ampio spazio alla integrazione con le discipline pastorali che studiano, da altre angolature, la stessa materia ed affrontano le medesime problematiche.
Il fenomeno della diversificazione delle liturgie è proprio anche dell'Occidente cristiano. Nel presente lavoro si intende studiare tali liturgie: i loro inizi, la loro evoluzione, il loro pieno sviluppo.
Il Te Deum è un inno particolarmente usato nella liturgia ed è grande la sua ricchezza semantica. Partendo dalla prospettiva teologica, liturgica e musicale, l'Autore tratta l'inno come la forma in cui la liturgia condensa da un lato la comprensione della gloria di Dio, e dall'altra la celebra con elementi metaculturali che si trasmettono di generazione in generazione.
Lo studio del rito come mediazione propria della liturgia può contribuire non solo a comprendere e affrontare meglio le questioni pastorali sottese alla prassi celebrativa, ma anche a considerare in modo nuovo le questioni teologiche della liturgia e della sacramentaria. Esso può costituire anche, in modo sorprendente, un terreno comune per proseguire nel dialogo ecumenico in modo rinnovato e meno preconcetto. Il volume presenta diversi contributi che, a partire da una più profonda conoscenza del rito, sviluppano percorsi riflessivi di tipo storico, ecumenico, sistematico e pastorale.
Bisogna imparare a guardare la liturgia attraverso il ritmo, il movimento, lo scam­bio, le interazioni, le relazioni, la mobilità dei simboli, la trasformazione delle singole identità, in una comunione di diversità che vibra, che si versa e che si espande, verso la vita eterna. Intesa in questo senso, la pro­fonda e autentica qua­lità relazionale che esiste tra i credenti in Cri­sto, si rende possibile e visibile anche attra­ver­so il mo­vimento armonico dei corpi che ce­le­brano il loro Signore. Cogliere i movimenti e le di­na­miche di una celebrazione, esaminan­do­­ne in particolare il movimento, ci rende ca­pa­ci di comprendere e gestire meglio la qua­lità relazionale che la liturgia esprime. Stu­dia­re il ritmo e le direzioni spaziali del corpo nel rito, ci aiuta a prendere coscien­za della finalità del rito stesso: la comunio­ne tra Dio e l’uma­ni­tà.
Giuliva Di Berardino laureata in Let­tere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Uni­ver­sità Antonianum di Roma, la Licenza pres­so l’Istituto di Liturgia Pastorale di Pa­do­va e il Dottorato in Teologia con specializzazione in Liturgia, nello stesso Istituto. Consacrata nel­l’Or­do Virginum della dio­ce­si di Verona, guida laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizza­zio­ne e all’accompagnamento spirituale. E’ an­che pedagogista del movi­men­to, inse­gnan­te di educazione al movimento e di re­li­gio­ne nella scuola pubblica. Insegna li­tur­­gia per laici nelle Scuole Vicariali della dio­cesi di Verona e nella Scuola di Spiritualità S. An­­tonio Dottore di Padova. Cura la rubrica “Ef­fatà” sul giornale online “Informazione cattolica”. Collabora inoltre con l’ufficio pel­le­gri­nag­gi della diocesi di Verona proponendo itinerari di spiritualità.
Tra le più importanti espressioni della pietà popolare si trova la Via crucis mediante la quale i fedeli ripercorrono il tratto ultimo del cammino percorso da Gesù durante la sua vita terrena: dal Monte degli Ulivi fino al Monte Calvario. Attualmente, anche se la presenza delle stazioni della Via crucis nella maggioranza delle chiese è un dato di fatto, la questione di questa presenza (all'interno o all'esterno dell'aula celebrativa) non è materia da ritenersi conclusa e sulla quale si possa formulare una risposta definitiva. L'archi­tet­tura, la liturgia e i pii esercizi appartengono infatti all'uomo e con l'uomo si modificano nel tempo, anche se talvolta in modo poco apparente: mutano i costumi, le usanze, le esigenze spirituali, vengono riformati i riti, ecc. Di conseguenza, il posizionare o meno le stazioni della Via dolorosa, diviene spesso la parte più controversa nella costruzione o nell'adeguamento di una chiesa. È difficile trovare oggi una Via crucis perfettamente riuscita, cosa che deriva senza dubbio dalla natu­ra stessa di questa devozione, più spirituale che rituale, più individuale che collettiva, da farsi piuttosto all’esterno che all'interno di un edificio. Ragione di più per studiare a fondo la questione invece di accontentarsi di una soluzione qualunque. Le soluzioni dignitose dal punto di vista archi­tettonico, con il rispetto del primato liturgico, si possono trovare. Ci vuole senz'altro una buona e costruttiva collaborazione tra l'architetto, l'artista e il liturgista per la riuscita dell'insieme del progetto.
L'Ordo baptismi parvulorum, pubblicato il 15 maggio 1969, è il primo libro liturgico frutto del Concilio Vaticano II, e rappresenta il primo rituale composto ad hoc per i bambini. Sono ormai più di cinquant’anni che le comunità ecclesiali lo utilizzano, coscienti di come sia nato e sia stato determinato da un contesto storico, sociale, culturale, profondamente diverso da quello attuale. Per questo motivo, l'Associazione Pro­fessori di Liturgia, nella 50a Settimana di Studio, tenutasi nella bella cor­nice di Castellammare di Stabia (28‑31 agosto 2023), ha deciso di tentare una valutazione di questo libro liturgico, iniziando a fare "il punto della situazione" sulla Riforma liturgica e sulla sua recezione in Italia (Elena Massimi, Presentazione).
Il presente studio aggiunge un importante tassello ad un affascinante mosaico già particolarmente ricco di studi e contributi, riguardanti sia il pensiero che le opere del card. Giacomo Lercaro. La poliedrica visione teologico-liturgica della partecipazione attiva dei fedeli colta secondo la prospettiva pastorale, offre interessanti ed avvincenti sollecitazioni, anche per una possibile riconsiderazione della stessa negli odierni diversificati contesti ecclesiali e negli stessi ambiti accademico-formativi. Così teologia e pastorale, arte e architettura, pastori e laici, in special modo quanti hanno ereditato l'insegnamento e l'opera di Lercaro, vengono nuovamente sollecitati ad intercettare, nell'originaria unità d'azione e nella costante ricerca ed approfondimento, l'autentico significato profuso dalla vasa testimonianza ecclesiale, per una liturgia autenticamente viva e vivificante.
Un’opera che nasce dalla frequentazione quotidiana dei padri della chiesa e dall’assidua lettura comunitaria di testi spirituali capaci di aprire la mente e il cuore alla comprensione della Scrittura. Dalla tradizione patristica una nuova raccolta ragionata di testi di padri d’oriente e d’occidente, noti e meno noti, come Afraat il Persiano, Agostino di Ippona, Ambrogio di Milano, Andrea di Creta, Antipatro di Bosra, Atanasio di Alessandria, Attone di Vercelli, Basilio di Cesarea, Beda il Venerabile, Cipriano di Cartagine Clemente di Alessandria, Cromazio di Aquileia, Doroteo di Gaza, Efrem il Siro, Filosseno di Mabbug, Fulgenzio di Ruspe, Giacomo di Sarug, Giovanni Carpazio, Giovanni Crisostomo, Giovanni di Apamea, Giovanni di Damasco, Giovanni Scoto, Girolamo, Giuseppe Hazzaya, Gregorio di Narek, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Gregorio Magno, Ignazio di Antiochia, Ilario di Poitiers, Ireneo di Lione, Isidoro di Siviglia, Leone Magno, Marco il Monaco, Martyrios-Sahdona, Origene, Orsiesi, Pacomio, Pascasio Radberto, Pietro Crisologo, Simone di Taibuteh, Teodoro Abu Qurrah, Tertulliano, Valeriano di Cimiez, Zeno di Verona.
Giorno dopo giorno, un aiuto prezioso alla lettura della Parola di Dio.
Come procedere alla realizzazione di un evangeliario di indubitabile qualità artistica e del tutto conveniente all'uso liturgico? Tale interrogativo, che la diocesi di Milano ha voluto affrontare al fine di realizzare un nuovo evangeliario per la chiesa ambrosiana, è al cuore degli interventi pubblicati nel presente volume, contributi concernenti aspetti liturgici e artistici, nonché esempi di recenti realizzazioni, arricchiti da una riflessione sulle radici bibliche della lettura pubblica della Parola e da uno studio sull'uso liturgico dell'evangeliario.
Questo volume raccoglie i contributi presentati al XVI Convegno della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce, svoltosi nei giorni 3 e 4 marzo 2015. Il convegno, intitolato "Il mistero di Cristo, reso presente nella liturgia", ha offerto una riflessione sulla liturgia a partire dal mistero di Cristo, suo centro e radice. Tale mistero va inteso in tutte le sfumature con cui lo presenta la Scrittura. Punto di partenza è una visione complessiva che, avendo come fulcro il mistero Pasquale, abbraccia tutto il "mistero" di Cristo: la sua Persona radicata nella storia di un Popolo, la sua Pasqua, l'incorporazione della sua Chiesa mediante il dono dello Spirito, l'attesa della consumazione escatologica. L'architettura delle relazioni principali si struttura in due momenti. Il primo è l'approfondimento della testimonianza del mistero di Cristo a partire da ciò che di essa ci dicono la Scrittura, la celebrazione e la confessione teologica. Il secondo, un'analisi che mette a fuoco l'esperienza del mistero a partire da una triplice prospettiva: l'esperienza di un'azione liturgica concreta - in questo caso, la liturgia delle Ore -; la modalità musicale come luogo privilegiato per celebrare il mistero di Cristo; il rapporto che intercorre tra il mistero ritualmente celebrato e l'esperienza non rituale dello stesso mistero nella vita dei fedeli.