
Il Direttorio Omiletico colma finalmente un vuoto nella riflessione magistrale, risvegliando la coscienza comunitaria circa il difficile ma indispensabile compito della comunicazione liturgica della parola di Dio. Tommaso Federici è stato un pioniere del rinnovamento teologi,o-liturgico dell'Omelia, che amava definire "Omelia Divina" poiché parte insostituibile dell'antico rito della Liturgia Divina della Parola di Dio. EOmelia è evidente per se stessa e non ha bisogno di lunghi discorsi convincenti, quando essa è comunicata in modo semplice, con una profonda autenticità e secondo uno stile genuinamente evangelico. «È Francesco» che ci insegna che la competenza più visibile della nuova evangelizzazione si esprime nel "saper comunicare" autenticamente e con gioia il Vangelo della Vita. In questo saggio, l'Autore studioso di Catechetica esamina il Direttorio Omiletico, focalizzandone, .da un lato, la prospettiva comunicazionale e la dimensione kerygmatico-mistagoglca, dall'altra demarcando gli ambiti omiletici da quelli strettamente catechetici.
Kerygma e mistagogia costituiscono le chiavi che aprono la fedeltà tradizionale alla creatività dinamica di una nuova evangelizzazione aperta alle culture. Solo in questo modo, sul piano teologale, si può manifestare la via pulchritudinis dello splendore della "Comunicazione Divina"
Commento alle letture festive dell'anno C, in cui l'accorto e fine biblista Bruno Maggioni guida il lettore alla scoperta del Vangelo della misericordia. Un Vangelo, quello di Luca, in cui Dio incontra l'essere umano, Gesù svela il suo amore verso i poveri, i peccatori, gli smarriti, i dimenticati ai quali prospetta la salvezza. Un commento intimo ed essenziale, capace di fare sintesi tra letture e Vangelo, scritto in un linguaggio semplice e curato espressione di una grande familiarità con il testo sacro.
Questo volumetto è una guida per gli animatori biblici che nel tempo di Avvento accompagnano un centro d'ascolto o gruppo biblico nella propria parrocchia. Offre per ogni domenica due percorsi: uno attraverso la prima lettura, l'altro attraverso il Vangelo. Per ogni brano ci sono il testo biblico, un'esegesi accurata e alcuni suggerimenti su come guidare il gruppo (per entrare in argomento, per continuare la riflessione, per pregare insieme o personalmente...).
Lasciarsi guidare quotidianamente dal Vangelo del giorno equivale ad assicurare "un'anima" alle proprie giornate, un "punto di riferimento" nella frammentazione delle attività, un "colore" a quell'intreccio di sensazioni, incontri, pensieri che ci attraversano durante lo scorrere delle ore. A tutto ciò ci invita, attraverso questo libro, il cardinale Gianfranco Ravasi con 365 brevi pensieri ispirati al Vangelo del giorno da leggere e meditare, un brano al dì per tutto l'anno. Si tratta di pagine di grande bellezza e semplicità che guidano il lettore a riscoprire il piacere dell'incontro con la Parola.
Questo volume di commento ai Vangeli festivi dell'anno C suggerisce un approccio decisamente pastorale, senza rinunciare a un'analisi del testo attenta alle sfumature della lingua originale in cui è stato composto. Le peculiarità della teologia dell'evangelista Luca sono le direttrici fondamentali che ispirano i commenti, pur nella varietà dei tempi liturgici, e ogni pagina è intenzionalmente calata nella vita delle comunità parrocchiali e delle famiglie. Alle celebrazioni dei matrimoni e dei funerali viene riservato un particolare rilievo. Cinque vangeli tratti dal lezionario nuziale e cinque scelti fra quelli proposti dal rito delle esequie vengono commentari con l'intento di offrire un annuncio della fede appropriato a momenti di intensa gioia per una famiglia che nasce o di profondo dolore quando uno dei suoi membri ritorna alla casa del Padre.
Il nucleo essenziale del senso della vita dell'uomo è la scoperta che egli può condividere un "compito di intimità" con il suo signore, una sorgente a cui rimandano agli approfondimenti della scrittura proposti da questo volume di commenti ai testi liturgici festivi.
Losungen: un versetto biblico per ogni giorno dell'anno.
"L'omelia deve essere una predicazione breve e non sembrare una conferenza o una lezione". Il passo dell'"Evangelii Gaudium" di Papa Francesco, ma anche le omelie del mattino a Casa Santa Marta, hanno fatto da traino ad un lavoro che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti aveva già avviato su invito del Sinodo dei vescovi sull'Eucaristia, nel 2005, e in base all'Esortazione "Sacramentum caritatis" di Benedetto XVI. Il Direttorio Omiletico che ne è nato è prima di tutto un aiuto, un supporto efficace per i sacerdoti con indicazioni pratiche per l'Avvento e il tempo di Quaresima e nel caso di celebrazioni dove siano presenti anche non cattolici o persone che non vanno solitamente a Messa come accade, per esempio, per i matrimoni e i funerali.
"'Conosci te stesso, e conoscerai te stesso e Dio': il precetto dell'Apollo delfico, cifra essenziale della sapienza ellenica e cristiana, può essere considerato fondante anche per l'insegnamento eckhartiano. Esso si muove infatti tutto quanto intorno a questi due poli - che sono poi un'unica realtà: anima e Dio. È la traccia che, nel mondo cristiano d'Occidente, porta soprattutto l'impronta agostiniana; ma si può dire che Eckhart, seguendo Agostino - maestro da lui amato e citato più di ogni altro -, sia andato molto oltre Agostino, riapprodando direttamente all'esperienza stessa di Cristo, che è esperienza di identità tra l'anima e Dio. Infatti il domenicano tedesco non insegna a conoscere l'anima e Dio - come se i due fossero oggetti distinti e separati dal soggetto conoscente -, ma a generare il Logos, ovvero a diventare quello che si è - Logos appunto, spirito - e dunque a vivere la vera vita, che è la vita dello spirito. Come in ogni grande maestro, non vi è in Eckhart un conoscere separato dall'essere, dal vivere: si conosce davvero solo quello che si è, e che si fa - il diverso "sapere" è solo ideologia e mistificazione. Perciò non sono essenziali i libri - nemmeno i libri 'sacri': per quanto il domenicano abbia nei confronti della Scrittura tutto il rispetto che un medievale poteva avere, e al commento della Scrittura stessa abbia dedicato buona parte del suo lavoro intellettuale". (dallo scritto di Marco Vannini)
La comunità monastica di Valserena desidera offrire al grande pubblico questa antologia di testi, che speriamo essere il primo della serie completa, proprio in occasione dei 900 anni di fondazione dell'abbazia di Clairvaux, di cui Bernardo fu il primo Abate. Sono pagine che dischiudono il tesoro dei sermones liturgici e che permettono di sostare, con l'intelligenza e con il cuore, su di un tema decisivo e radicale per la spiritualità cistercense. L'Ascensione del Signore Gesù, infatti, rimane sintesi e compimento dell'Incarnazione, completamento assoluto del mistero pasquale in quanto preambolo necessario per il dono dello Spirito e pienezza di tutte le solennità liturgiche. Nell'opera complessiva di Bernardo si potrebbe dire che i sermoni liturgici costituiscono un luogo di sintesi, così come la liturgia è un luogo di sintesi dell'esperienza cristiana, dove la Parola di Dio, ricevuta nella Chiesa mediante la celebrazione liturgica, edifica il nuovo soggetto cristiano capace di dare gloria a Dio e di trasformare la storia in storia di redenzione. È la prima pubblicazione italiana dei sermoni sull'Ascensione del grande santo medievale.
"Guai a me se non predicassi il Vangelo! (1 Cor 9,16), è un ammonimento dell'apostolo Paolo che ha sempre accompagnato il mio ministero apostolico della predicazione. Anzi si è fatto più intenso e pungente, a mano a mano che alla mia riflessione si chiariva come dato primario per la comprensione di questo ordine di provvidenza la sorprendente misericordia di Dio, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1 Tm 2,4). Proclamare la realtà di questo amore trascendente è stato il senso e lo scopo della mia esistenza e quindi anche della mia predicazione. In questo volume raccolgo le omelie che ho proposto nel corso del tempo ordinario dell'Anno liturgico. Sono il segno non appariscente, ma di grande rilievo apostolico del mio ministero. L'obiettivo costante è quello di annunciare un messaggio di gioia, perché evangelizzare significa primariamente annunciare la gioia di Gesù Cristo. Questo è un nucleo irrinunciabile: un Vangelo che si comunichi nella tristezza o porti alla tristezza è un perfetto controsenso. È una gioia che essenzialmente nasce dalla comunione con una salvezza avvenuta: imbattermi nel Vangelo significa che la mia salvezza c'è già, ed è già mia se solo accetto di arrendermi ad essa. È una gioia che ricava la sua sostanziale consistenza da un avvenimento, dalla concretezza di una persona: la persona di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, crocifisso, risorto, oggi vivo, unico Salvatore e Signore." (dalla Prefazione)

