
Perché nelle diverse azioni liturgiche si usano specifiche vesti liturgiche? Qual è il senso? Cosa richiamano, a cosa rimandano? Perché vestirle secondo determinate norme non è opzionale? Perché indossare o meno la stola sotto la casula non è una scelta a discrezione del singolo celebrante? Ci possono sembrare banali queste domande eppure frullano nelle mente di molti, se non di tutti coloro che vedono un celebrante sovraccarico di determinate vesti liturgiche o di chi sorride, chiedendosi se anche con 50° è proprio necessario indossare tutto. In fondo, se hai la stola è sufficiente; oppure: «La casula copre tutto, a che serve mettere la stola?». Eppure ogni veste liturgica ha un suo senso proprio, ed è segno di un Oltre, segno e senso che - se conosciuto - arricchirebbe la partecipazione al Mistero celebrato, personale e comunitaria. Questa la funzione del testo.
Il difficile rapporto che le giovani generazioni hanno con la liturgia è una delle urgenze che la pastorale, in modo particolare la pastorale liturgica, è chiamata ad affrontare. Ci si chiede se le giovani generazioni, caratterizzate dalla relazione con le moderne tecnologie della comunicazione e con quello che viene normalmente chiamato mondo virtuale, possano ancora accedere all’agire simbolico rituale, o se invece la cultura contemporanea, nella quale sono immerse, rappresenti un punto di non ritorno per la partecipazione liturgica.
Il processo di allontanamento dei giovani dalla liturgia sicuramente è stato accelerato dall’assenza di una formazione liturgica adeguata, da una carente iniziazione al linguaggio simbolico-rituale, e ancora da una rituum forma eccessivamente distante o maldestramente vicina alla sensibilità giovanile. Allo stesso tempo, però, si constata come alcune forme di preghiera, liturgica e non, quali l’adorazione eucaristica, le celebrazioni eucaristiche alle giornate mondiali della gioventù, la preghiera salmica a Taizè, sembrano attrarre le giovani generazioni, favorendo una partecipazione attiva ed emotiva.
La settimana di studio, in linea con il successivo Sinodo dei vescovi del 2018 sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, è stata dedicata a questo delicatissimo nodo della pastorale liturgica. A partire dalla relazione complessa tra liturgia e cultura contemporanea, ha inteso approfondire l’origine delle difficoltà della partecipazione liturgica da parte delle giovani generazioni, alla ricerca di possibili vie di soluzione percorribili.
Il volume, riportando gli atti della 69 Settimana Liturgica Nazionale, svoltasi a Matera dal 27 al 30 agosto 2018, attesta come la Liturgia "attraverso gesti umani e parole umane, quale azione umanissima, apra l'accesso al mistero e spinga in uscita la Chiesa, abilitando i credenti a porre nel cuore del mondo rapporti autenticamente umani". La liturgia, azione divina, opus Dei, si dà in un'azione umana (per ritus et preces) e chiede di incarnarsi nel vissuto dei partecipanti, permettendo "il costituirsi della fraternità e sonorità ecclesiale nelle sue linee portanti". Attraverso gesti umani e parole umane, quale azione umanissima, "apre" l'accesso al "mistero" e spinge "in uscita" la Chiesa, abilitando i credenti a porre nel cuore del mondo rapporti autenticamente umani. Per far ritrovare alla liturgia questa sua specifica identità col Concilio Vaticano II la Chiesa ha promosso una riforma che ha consegnato nelle nostre mani libri liturgici rinnovati, accompagnandoli con l'avvertita esigenza di formazione liturgica. «Oggi - osserva papa Francesco nell'Udienza al CAL dello scorso agosto - c'è ancora da lavorare in questa direzione, in particolare riscoprendo i motivi delle decisioni compiute con la riforma liturgica, superando letture infondate e superficiali, ricezioni parziali e prassi che la sfigurano», col conoscerne meglio le ragioni sottese, con l'interiorizzazione i principi ispiratori e osservandone la disciplina che la regola.
Meditare, leggere, diffondere: una guida a un grande servizio nella liturgia della Chiesa. Dare voce alla Parola di Dio durante una celebrazione liturgica è un compito fondamentale, da svolgere con la dovuta preparazione. Questo testo è indirizzato ai lettori che partecipano alla liturgia, come strumento per far maturare la consapevolezza del loro ministero. Inoltre, il libro offre alle comunità una guida per la formazione di coloro che vengono chiamati a questo servizio prezioso. Il testo è diviso in tre parti che abbracciano altrettanti grandi argomenti: come rapportarsi e avvicinarsi alla Parola, prima della lettura in pubblico; come leggere la Parola, con diversi suggerimenti (le azioni, lo sguardo, il tono, l’ambiente, l’abito); come portare la Parola al di fuori della celebrazione, nella vita quotidiana, anche attraverso la preghiera a Maria. Il sussidio è completato da 10 schede per i formatori e per i lettori che intendono tradurre i suoi contenuti in “laboratorio di pratica”.
Nel corso dei secoli l’Arcangelo Uriele è stato ampiamente invocato in preghiere, antifone ed esorcismi, nonostante il divieto ufficialmente imposto sia dal Sinodo Romano del 745 sia da recenti disposizioni emanate dalla Santa Sede. È inoltre nominato varie volte nel Quarto Libro di Esdra, nel quale è grande protagonista, inviato per illuminare e rischiarare il sentiero del popolo di Dio, oscurato dalla dominazione straniera e dal peccato.
Ovviamente invitiamo i nostri lettori ad obbedire alla Chiesa, e dunque ad astenersi dal pronunciare il nome di San Uriele in preghiera. Al contempo, però, invitiamo a non dimenticarlo, affinché nasca quella devozione popolare che spinga l’autorità ecclesiastica, in futuro, a rivedere la sua causa apostolica. Sul resto rimane il mistero, insondabile, della volontà di Dio.
Carmine Alvino (Avellino, 1978) è avvocato, specializzato in bioetica e deontologia professionale, in diritto dell’internet e delle tecnologie informatiche. Da anni porta avanti uno studio intenso sui Sette Arcangeli, cui ha dedicato diverse pubblicazioni.
La Chiesa cammina nel tempo celebrando i misteri di Cristo, «che è lo stesso ieri e oggi e per sempre!» (Eb 13,8). Questo inedito modo di scandire giorni, mesi e anni ha dato vita alla formazione dell'anno liturgico. In nove capitoli, gli autori ne ripercorrono gli elementi portanti per farne cogliere la bellezza e il valore: la Domenica, festa primordiale, l'Avvento, tempo della veglia, il mistero del Natale di Cristo, la Quaresima, il Triduo Pasquale, il Tempo di Pasqua, il Tempo Ordinario, le feste della Beata Vergine Maria e il culto dei Santi. Un approccio con una forte attenzione all'attualità e alle implicazioni pastorali.
In poche parole: Il recupero e la riscoperta della dimensione mistico-allegorica della liturgia tradizionale come teologia della della vittoria e storia della salvezza.
Un testo che recupera il senso allegorico e mistico della Messa, perduto in seguito all’abbandono dell’adorazione del Santissimo Sacramento, alla creatività liturgica in voga oggi e alla povertà della catechesi contemporanea. Sempre più si avverte la necessità di riscoprire la Santa Messa così come la tradizione della Chiesa l’ha trasmessa, una vera e propria “foresta di simboli”, a partire da una spiegazione mistica o allegorica. L’Autore attinge a una lunga tradizione interpretativa che, a partire dai Padri della Chiesa, si è sviluppata sino alla fine del XVII secolo, epoca in cui è andato in disuso il commento mistico della Santa Messa. Due sono le chiavi di lettura di questa tradizione: la Messa come teologia della vittoria, con il sacrificio dell’Agnello che trionfa sul peccato e sulla morte, e il corso della liturgia come storia della salvezza, dall’ingresso di Cristo nel mondo (l’introito) all’Ascensione (il congedo).
È la disciplina dell'antropologia, in particolare con Durkheim, Rappaport e Csordas, a guidare l'intuizione sulla centralità svolta dal rito nella dinamica di esodo dei fedeli dal credo cattolico a quello pentecostale. Se la vera risposta a cui si è giunti è la capacità del rito pentecostale di mediare il Sacro ai fedeli, è dall'adeguamento del rito latino-romano che il mondo cattolico può ripartire, per contenere il rischio di rendere inaccessibile alla comprensione dei devoti il mistero che il rito stesso significa e per manifestare l'essenza stessa della liturgia in quanto azione teandrica.
Giuseppe Midili
La Riforma Liturgica nella Diocesi di Roma.
Studio in prospettiva storica e pastorale.
Il volume presenta la riforma liturgica a Roma nella sua dimensione storica e teologica, concentrandosi specificamente sul periodo più intenso del movimento liturgico e del Concilio, dal Congresso di Assisi (1956) alla visita di Paolo VI alla Diocesi (1975). Nel testo sono illustrate le scelte pastorali di quegli anni, attraverso un'analisi dei documenti d'archivio della Diocesi ed è proposta una rilettura organica del percorso che ha segnato la preparazione prossima e la pri- ma applicazione dei principi teologici e del modus celebrandi espressi dal Vaticano II.
La sfida che il Convegno APL di Verona ha voluto accettare, e che la pubblicazione degli atti attesta con bella evidenza, può essere così formulata: nella articolazione della “ministerialità liturgica” si manifesta, simbolicamente, il percorso di riconsiderazione ministeriale ed ecclesiale, maturato nel cammino della cultura comune e della coscienza cristiana, durante gli ultimi 100 anni.
Il volume offre un’ampia riflessione sul tema della ministerialità, da molteplici e diversi punti di vista, ponendo la teologia e prassi liturgica in un dialogo deciso e aperto con cultura contemporanea. Gli autori evidenziano alcune delle mete raggiunte, ma soprattutto le vie non ancora percorse. Ci auguriamo che il testo possa rappresentare un punto di partenza per continuare ad elaborare risposte alle numerose istanze che la questione della ministerialità pone alla Chiesa di oggi.
Il volume intende mettere a fuoco il metodo pastorale proprio della liturgia, nel contesto della svolta pastorale promossa dal Concilio Vaticano II. Riconoscere la forma specifica della pragmatica rituale è essenziale non solo per evitare riduzionismi, ma anche per scoprire il grande contributo che essa può dare oggi alla vita di fede, nel quadro di una pastorale organica.

