
Accanto alle varie interpretazioni filosofiche di questo enigmatico classico esiste da sempre in Cina una tradizione oracolare che si rifà alle immagini sciamaniche del testo, rifuggendo da letture precostituite. Su tale base, il contenuto immaginale del libro acquista senso specifico nel dialogo con la domanda e la situazione del consultante, così come accade nell'interpretazione di un sogno. La polivalenza di significato dei caratteri e l'assenza di struttura grammaticale danno ai testi cinesi più antichi una fluidità di senso sconosciuta alle lingue occidentali, ragione per cui ogni traduzione è inevitabilmente una restrizione della loro ricchezza semantica. La presente traduzione dell'"I Ching" si serve di accorgimenti particolari per ovviare a questa limitazione: un'unica parola italiana restituisce ogni carattere cinese, evidenziandone un nucleo semantico; a essa però si affianca l'intera gamma dei significati del carattere, in modo tale che chiunque possa accedere all'intero spettro semantico che un lettore cinese coglie immediatamente.
«Mentre ho voluto determinare i procedimenti di produzione del comico, ho cercato anche quale sia l'intenzione della società quando ride. Perché stupisce troppo il fatto che si rida, e che il metodo di spiegazione di cui parlavo più sopra non chiarisca questo piccolo mistero. Non vedo, per esempio, per qual motivo la "disarmonia", in quanto tale, dovrebbe suscitare in chi ne è testimone una manifestazione così specifica come il riso, mentre tante altre proprietà, qualità o difetti lasciano impassibili i muscoli del viso dello spettatore. È quindi ancora necessario cercare quale sia la causa particolare della disarmonia che crea l'effetto comico; e l'avremo realmente trovata solo se riusciremo a spiegare perchè, in tal caso, la società si senta tenuta a manifestarsi. Nella causa del comico ci deve pur essere qualcosa che attenta leggermente (ma che attenta specificatamente) alla vita sociale, poichè la società vi risponde con un gesto che ha tutta l'aria di una reazione difensiva, con un gesto che fa lievemente paura. È di tutto questo che ho voluto render conto.» (Henri Bergson)
Azione e colpa sono concetti-soglia, a tal punto fondativi del pensiero giuridico, morale e politico dell'Occidente da rimanere oscurati dalla loro stessa costitutività. Il carattere liminare di entrambi viene però in luce non appena si rifletta sulla corrispondenza stringente tra il latino "crimen", che designa l'azione umana in quanto imputabile e sanzionata, ossia chiamata in causa nell'ordine della responsabilità e del diritto, e il sanscrito "karman", che contrassegna l'agire generatore di conseguenze. Con mossa disvelatrice, Giorgio Agamben individua nel "karman/crimen" la chiave di volta indoeuropea senza la quale crollerebbero sia l'edificio dell'etica e della politica occidentali sia il soggetto libero e responsabile che ne è il presupposto e l'effetto. Questa archeologia pragmatica, più che gnoseologica, della soggettività, rende evidente quanto la presa dell'azione sanzionata sull'agente si rinsaldi sempre più proprio nel momento in cui - con la patristica - la nozione di libero arbitrio intende assicurare la sovranità della volontà, spodestando il primato aristotelico della potenza. Secondo Agamben, non si riuscirà a inceppare il dispositivo volontà-azione-imputazione se non si uscirà dal paradigma della finalità: contro la signoria dei fini va ripensata una politica di mezzi puri, che già Benjamin affidava al gesto inoperoso, capace di disattivare le opere umane e destinarle "a un nuovo, possibile uso".
E' possibile parlare con leggerezza e humour intorono al più grave e serio degli argomenti: la morte? E' quanto spesso ha tentato di fare Vladimir Jankélévitch nelle sue opere. Invece di proporre una nuova teoria "sulla morte", l'autore invita piuttosto a guardare alla vita dal difficile margine che separa l'esistenza dal nulla. Ne deriva un punto di vista sul mondo e sulle cose che, alleggerito da qualsiasi dogmatismo, affronta ogni questione con il sorridente beneficio dell'ironia.
Le Opere di Carlo Sini sono un progetto editoriale di ampio respiro. Avviato nel 2012 con la pubblicazione del monumentale quinto volume (Transito Verità), il Piano delle Opere prevede l'uscita di sei volumi in undici tomi, ciascuno dedicato a un tema centrale nella filosofia di Sini che viene presentato attraverso i testi chiave nel quale esso è stato trattato. Lo spazio del segno è il tomo d'apertura del primo volume, interamente dedicato all'intreccio fra Semiotica ed ermeneutica. Tale intreccio, negli anni Settanta, costituì l'inedita proposta teoretica con la quale Sini rivelò alla comunità scientifica italiana quell'originalità filosofica e quella consapevolezza culturale che avrebbero contraddistinto la sua ricerca anche nelle fasi più mature. Il tema del segno, in stretto riferimento al pragmaticismo di Charles Sanders Peirce, è al centro di questo primo tomo. Esso inaugura una prospettiva gnoseologica basata sull'idea che ogni atto conoscitivo si collochi entro una catena di rinvii, mai riferiti a una presunta oggettività ultima, ma a quell'Interpretante dinamico e sovraindividuale che è l'orizzonte vivente entro il quale si collocano le operazioni comprendenti. La questione ermeneutica emerge perciò al cuore del cosiddetto «triangolo semiotico» (Segno-Oggetto-Interpretante) e l'intreccio dei segni in cui la verità via via si configura, aperta a un cammino infinito, chiama in causa questioni di ordine non solo epistemologico, ma anche etico e cosmologico. Lo spazio del segno traccia così il profilo dei problemi che impegneranno la ricerca di Sini negli anni Ottanta e Novanta, in un dialogo serrato con il prospettivismo nietzscheano, l'ermeneutica heideggeriana, lo strutturalismo foucaultiano, verso una possibile «scienza della verità» all'altezza di un pensiero dell'infinito effettuale e consapevole.
"Rosminianesimo filosofico" costituisce un autentico osservatorio di natura storico-teoretica, grazie al quale vengono mappate tutte le interpretazioni che nel corso del tempo sono state date del pensiero rosminiano. "Rosminianesimo filosofico", inoltre, pone in dialogo teoretico Rosmini con i più diversi pensatori di ogni tempo, ubbidendo a criteri ermeneutici di analisi critica, miranti a verificare, di volta in volta, il valore imprescindibile degli asserti di ciascun filosofo nel contesto specifico del loro porsi. In tal senso il background di ciascun pensatore e l'area tematica di appartenenza divengono, nel loro insieme, un luogo privilegiato di osservazione. I contributi presenti nel volume sono suddivisi in tre sezioni, dedicate rispettivamente alla storia del rosminianesimo filosofico, al confronto del pensiero rosminiano con i pensatori d'ogni tempo, e alle recensioni inerenti i volumi di area rosminiana, i quali, nel corso del tempo, hanno contribuito a generare filoni teoretici diversificati alla luce di un comune riferimento alla teoresi rosminiana.
Il volume II/3 della prima edizione a livello mondiale di tutte le opere di Romano Guardini, con apparati critici, iniziata nel 2005. L'ultimo, molto atteso, volume che completa la sezione della "Filosofia della religione" di Guardini, con testi inediti Un classico del pensiero cristiano e della filosofia
La filosofia a tutto campo di Habermas avanza una drammatica scommessa sulla modernità. Scommessa qui ricostruita nella sua complessità, dove una ragione fallibile ma non scettica giustifica i fondamenti culturali di una democrazia liberale. Sullo sfondo di una dialettica della modernità, Habermas ripensa il ruolo che vi svolgono, senza riduzionismi, i mondi della vita, la ragione e i suoi linguaggi, le religioni, il diritto e la pluralità dei valori. Una dialettica in cui contingenza della storia, normatività della cooperazione sociale e funzione delle religioni, quali depositi di senso, rendono aperto l'orizzonte della storia, oltre il nichilismo post-moderno e l'ideologia di un progresso fatale. In tal senso per Habermas «nel diagnosticare il futuro della religione noi diamo un giudizio sul senso complessivo della modernità». Una scommessa che Habermas fa dialogando con Kant, Hegel, Marx, Weber e i classici della sociologia, i maestri della Scuola di Francoforte, Rawls. Un dialogo in cui lui stesso appare come uno dei maggiori eredi di questa tradizione.
Questi scritti di Bontadini e Severino, risalenti agli anni Ottanta, conducono nel vivo di una disputa durata più di trent'anni. L'origine del disaccordo coincide con la pubblicazione, nel 1964, del celebre saggio di Severino, "Ritornare a Parmenide", nel quale si mostra la necessità che ogni essente sia eterno e, al tempo stesso, si palesa la radicale distanza dal pensiero metafisico. Il disaccordo ruota dapprima attorno alla diversa interpretazione del "Principio di Parmenide" - l'essere è e non può non essere - e successivamente sul "divenire": ciò che per il senso comune è "un uscire delle cose dal nulla e un ritornarvi". Il contrasto fa sì che entrambi sviluppino le argomentazioni a favore della propria tesi facendo chiarezza, da opposte prospettive, su questioni decisive della filosofia; perciò rappresenta uno dei capitoli più significativi della storia della filosofia del Novecento.
Il volume è un'originale e concisa introduzione alla metafisica contemporanea, con ampi riferimenti alla storia della filosofia. Gli autori presentano una selezione di concetti centrali della metafìsica (sostanza, proprietà, modalità, causalità e libero arbitrio) discutendo al contempo i più recenti sviluppi del dibattito filosofico, come ad esempio la metafìsica dei "poteri", e illustrando nuove prospettive per l'applicazione di tali sviluppi nel dibattito sulla causalità e sul libero arbitrio.
"Cos'è l'esperienza mistica e quale credito si deve accordarle? Non ci sono individui che son detti mistici, i cui pensieri sembrano irragionevoli e disordinati? Non ci si può procurare, con delle droghe, le esperienze cosiddette mistiche?". Così s'interrogava Simone Pétrement mentre scriveva la biografia di Simone Weil, a proposito di alcune intense esperienze che l'amica aveva vissuto e raccontato a un sacerdote. A fronte d'interrogativi tanto radicali e pressanti che riguardano un vasto e complesso insieme di vicende, pratiche, dottrine a lungo considerate assolutamente centrali, malgrado la loro problematicità, in contesti culturali anche molto diversi e distanti, i contributi di questa miscellanea ad opera di alcuni tra i maggiori studiosi italiani che si sono occupati del fenomeno religioso non pretendono certo di dare risposte esaustive. E tuttavia offrono al lettore attento un'occasione propizia per un viaggio attraverso due millenni di vita spirituale che, pur lasciando inevitabilmente fuori importanti passaggi storici e testimonianze, consentono di far emergere almeno a tratti il corso più profondo della storia dell'Occidente, laddove più chiaramente e produttivamente si è di volta in volta concentrato il travaglio di un'epoca, filtrato e come purificato in vite e parole connotate dall'esperienza di un indicibile che, senza contraddire le esigenze della ragione, conduce a un ordine di conoscenze orientate verso un oltre o il profondo dell'anima. Vite e parole un tempo percepite come nutrimento per la convivenza sociale, ma oramai rese marginali dallo sguardo oggettivante dei saperi, nonché in gran parte remote all'esperienza comune.
Questo lavoro, costato all’autore ben undici anni di fatiche, spesso al limite dell’abbandono dell’impresa, è soprattutto il frutto di un lungo amore per il Filosofo. Tutta l’opera di Platone è riletta, pur facendo doveroso tesoro della lunga storia degli studi platonici, con occhi sgombri da qualsiasi pregiudizio ideologico o metodologico: perché se non si può essere veri filosofi quando tutto ciò che vien detto resta abbarbicato ad un qualsiasi presupposto, anche giustificato e solido, in quanto si cadrebbe nella sacra scrittura religiosa, ostile al fluire libero del pensiero e della fantasia creatrice (Heidegger), non si può neppure essere seri studiosi di filosofia, se le analisi sono condotte a partire da un pregiudizio ideologico, anche probabile e ammissibile. Ne ebbe chiara coscienza Platone stesso, che non volle restare prigioniero della “teoria delle Idee” e riservò le lezioni non destinate alla scrittura al momento dialettico preparatorio dei progressi del suo pensiero filosofico, come ci appare dagli ultimi difficili grandi Dialoghi. Chi può dire come si sarebbe svolta la civiltà occidentale se il passo dei lettori di Platone non si fosse fermato sulla soglia di quegli ardui Dialoghi? Per tanta parte fu erede del pensiero platonico la Chiesa cattolica, la quale ne esaltò gli aspetti trascendenti ed escatologici: è convinzione di chi ha scritto questo saggio, invece, che Platone avesse i piedi ben piantati sulla terra e che il momento metafisico del suo pensiero convisse e si intrecciò con lo sguardo ontologico sulle cose e con un atteggiamento realistico, e addirittura pragmatistico, nella considerazione di quelle cose stesse.
Il saggio si apre con una biografia culturale e filosofico-letteraria del Filosofo ed è scandito, secondo la terminologia di Platone stesso, nei due grandi momenti “della prima e della seconda navigazione”. La rilettura delle singole opere è puntualmente accompagnata dal richiamo diretto alle parole dell’autore (purtroppo in translitterazione latina) ed è sorretta dal riferimento ai più autorevoli e classici studi della filosofia, della linguistica, della letteratura e delle scienze umane, quali uno studioso di Platone può avere oggi a disposizione. La rilettura di ogni dialogo è preceduta da una introduzione storico-letteraria ed è seguita da una conclusione letterario-filosofica.
Si è voluta dare a questo studio, data la vastità e complessità della materia una struttura snella, testualizzando le note critiche ed i riferimenti alla storia degli studi ed essenzializzando le note bibliografiche: ciò nella speranza che esso possa soddisfare, oltre che, sommessamente, le esigenze di qualche studioso, soprattutto quelle delle persone che ritengono che le letture di filosofia completino ancora la cultura di un uomo moderno, soprattutto se questa completezza è offerta dal nome altissimo di Platone.