
A partire dalla fine del XVIII secolo, lo storicismo assume un ruolo politico di primo piano in Europa. Mettendo in discussione le pretese illuministiche e quelle della Rivoluzione francese, di potere riorganizzare l'ordine sociopolitico per mezzo di una ragione astratta da applicare indifferentemente a tutta la nazione, lo storicismo nascente, in particolare a partire da Johann Gottfried Herder, aspira a legittimare una pluralità di criteri di verità in base al contesto della loro elaborazione linguistica e nazionale. Nella prima parte del volume, l'analisi di autori del XVIII e XIX secolo mostra l'importanza del presupposto storicista nella definizione, in Germania, di diverse ideologie politiche moderne, riguardo sia al liberalismo di Wilhelm von Humboldt che al conservatorismo di Friedrich von Gentz e in seguito di Leopold von Ranke. Al di là di questa costellazione di ideologie politiche tradizionali, è forse da imputare allo storicismo una parte di responsabilità nella deriva politica della Germania? Rifacendosi a studi che si interrogano sul nazionalismo di Heinrich von Treitschke alla fine del XIX secolo, poi sul decisionismo politico di Cari Schmitt all'inizio del XX secolo, l'autore riconosce nello spostamento della riflessione sulla storia i segni di grandi mutazioni ideologiche che rendono possibile il totalitarismo. La seconda parte del volume è consacrata a Hermann Heller, Karl Lowith, Leo Strauss, Ernst Cassirer e Hannah Arendt.
In breve
I contatti con il mondo avvengono attraverso stimoli sensoriali che, rielaborati, diventano simboli carichi di significato: è questo quanto rende uomo l’uomo. In otto tra i suoi saggi più recenti, Jürgen Habermas si confronta con alcuni tra i maggiori pensatori del Novecento e riunifica i «frammenti di una storiografia filosofica contemporanea».
Alla questione di fondo, se gli appartenenti a culture diverse possano in generale incontrarsi su un terreno comune di intesa e in che cosa questa universale comunione che tutti unisce eventualmente consista, vengono spesso date risposte contrarie e semplificate. L’universalismo consapevole di sé della tradizione occidentale muove dall’unità di una ragione innata in tutti gli uomini. Gli si contrappone un autocontraddittorio relativismo, il quale parte dal fatto che in tutte le tradizioni forti albergano criteri del vero e del falso loro propri e per l’appunto incommensurabili. Mentre l’universalismo astratto getta al vento le idee delle scienze storiche dello spirito, il relativismo se ne fa sopraffare. In questo volume Habermas, confrontandosi con grandi filosofi e intellettuali contemporanei consapevoli dell’importanza dei miti, dei simboli, dell’apporto delle culture religiose, ma coerentemente fedeli al metodo critico-analitico e a un approccio discorsivo, approfondisce e difende le ragioni di un razionalismo consapevole e aperto al dialogo tra le culture.
Indice
Premessa – 1. L’energia liberatrice della figurazione simbolica. L’eredità umanistica di Ernst Cassirer e la Biblioteca Warburg – 2. La lotta delle potenze della fede. Karl Jaspers e il conflitto delle culture – 3. Fra le tradizioni. Una «laudatio» a Georg Henrik von Wright – 4. Ricercare, nella storia, l’Altro della storia. Sul «Sabbatai Zwi» di Scholem – 5. Un architetto con fiuto ermeneutico. La via del filosofo Karl-Otto Apel – 6. Israele o Atene: a chi appartiene la ragione anamnestica? Johann Baptist Metz per l’unità nel pluralismo multiculturale – 7. Libertà comunicativa e teologia negativa. Domande a Michael Theunissen – 8. Un’utile talpa che distrugge il bel prato. Il Premio Lessing conferito ad Alexander Kluge - Note - Fonti dei saggi
Le opere postume filosofiche e scientifiche di Cartesio, dal 1650 al 2009.
Il pensiero di Levinas è un pensiero esigente, che merita di essere conosciuto e apprezzato nella sua interezza. Lo scopo di questo libro è quelli di far conoscere il cuore del pensiero di Levinas, liberandolo da ogni specialismo e tecnicismo; di penetrare il segreto del suo fascino e della sua capacità di farsi ascoltare, senza approssimazioni e facili scorciatoie, ma con un grande sforzo di divulgazione.
"Levinas ha la capacità rara tra i filosofi di farsi ascoltare, con sentimenti di adesione e di ammirazione, da una cerchia molto più vasta di quella dei lettori professionali" (G. Sansonetti)
«L’eminente figlia d’Israele e figlia fedele della Chiesa». Con queste parole Giovanni Paolo II, l’11 ottobre 1998, sintetizzava la luminosa figura di Edith Stein (1891-1942), che doveva poi annoverare tra le patrone d’Europa, accanto a Brigida di Svezia e a Caterina da Siena. Della santa martire carmelitana, allieva di Husserl e tra i protagonisti della cultura filosofica e teologica del secolo scorso, Francesco Salvarani ha delineato con cura
e partecipazione la vicenda biografica, mettendo in evidenza l’intensa relazione tra produzione filosofica ed esperienza di vita. Emerge il profilo di una donna forte, moderna e coraggiosa, ma, nello stesso tempo, ricchissima di umanità. Restano impresse nella memoria le pagine che ci restituiscono gli snodi del suo percorso: gli anni dell’infanzia, la dedizione come
crocerossina durante la Prima guerra mondiale, la passione
per la verità, gli studi filosofici dalla fenomenologia al pensiero di san Tommaso, la gioia purissima della conversione, l’entrata nel Carmelo, il dramma della prigionia fino al sacrificio,
insieme alla sorella Rose, nel lager di Auschwitz.
Nella Postfazione Angela Ales Bello, dell’Università Lateranense di Roma, sviluppa alcuni aspetti del profilo
intellettuale della santa, di cui la professoressa Ales Bello
è riconosciuta interprete internazionale.
Francesco Salvarani è nato a Pratissolo di Scandiano (Reggio Emilia) il 19 gennaio 1926. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno del 1949 nella cattedrale di Reggio Emilia. Ha insegnato Lettere nel seminario di quella città dal 1952 al 1972, mentre dal 1972 al 2006 è stato docente di Filosofia presso l’Istituto diocesano di Scienze Religiose.
Ha dedicato vent’anni allo studio di Edith Stein. Questo è il suo primo libro.
Il presente testo è un sussidio alla studio dell'antropologia filosofica scaturito dalle lezioni tenute in questi anni presso la Pontificia Facoltà teologica San Bonaventura. Esso non ha dunque il carattere del manuale ma semmai è uno strumento laboris che lo studente potrà adoperare per facilitare lo studio di una materia così affascinante e importante qual è l'antropologia filosofica. Molte volte, quindi, gli argomenti sono appena accennati con lo scopo di suscitare il dialogo durante la lezione poiché siamo consapevoli del fatto che suscitare domande è più importante che dare delle risposte. Lo scopo, non certo facile, delle pagine che seguono è quello di guidare, di spronare il pensiero, di incamminarsi insieme alla ricerca della "radice", che ogni uomo, in quanto persona, possiede in sé. Così, se lo studente, avrà la bontà di seguire il nostro percorso, capirà che tutte le questioni che riguardano l'uomo sono al centro di quell'antropologia adeguata che è via della Chiesa e che oggi rimane la strada privilegiata per riscoprire la verità sulla persona.
Nella seconda metà del Novecento, tramontata l'egemonia idealistica, la filosofia italiana si è aperta a indirizzi di pensiero prima ignorati o poco conosciuti, importando nuove prospettive e cercando di adattarle all'ambiente culturale del nostro paese. Ciò è avvenuto per la fenomenologia e l'esistenzialismo, e più tardi anche per il marxismo, in misura minore per il neopositivismo e la filosofia della scienza. Il panorama filosofico italiano degli ultimi decenni appare così contraddistinto da una serie di "avventure" dagli esiti alterni, che l'autore ripercorre offrendo valutazioni severe e talvolta impietose. Nel corso del volume vengono così ripresi in esame il dibattito sullo storicismo, che segnò il distacco dalla concezione crociana della storia, la breve stagione del "nuovo illuminismo" che ebbe come protagonisti Abbagnano, Bobbio, Geymonat e Preti, e successivamente la deriva ideologica degli anni Sessanta e Settanta, infine le più significative espressioni del periodo postmoderno, che dall'avversione al sapere scientifico pervengono a un comune esito profetizzante.
Pietro Rossi è professore emerito dell'Università di Torino, dove ha insegnato dapprima Storia della filosofia e poi Filosofia della storia. E' socio dell'Accademia Europea, dell'Accademia Nazionale dei Lincei e dell'Accademia delle Scienze di Torino, che ha presieduto nel triennio 2003-2006. Ha diretto per un ventennio la "Rivista di filosofia". Ha anche condiretto, insieme a Carlo A. Viano, l'importante "Storia della filosofia" pubblicata da Laterza (1993-1999). Con il Mulino ha pubblicato di recente "L'identità dell'Europa" (2007).
"Il metodo della scienza è razionale: è il migliore che abbiamo. Perciò è razionale accettare i suoi risultati; ma non nel senso di confidare ciecamente in essi: non sappiamo mai in anticipo dove potremmo essere piantati in asso". Il Poscritto rappresenta lo sviluppo compiuto dalla filosofia di Popper.
Filosofia prima, come la definì Aristotele, la filosofia teoretica ha come oggetto la possibilità stessa della filosofia in quanto scienza della verità. A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, la "contemporaneità" in filosofia è stata segnata da una critica radicale di questo progetto. Proprio per tale motivo questa introduzione alla filosofia teoretica si concentra su un preciso arco cronologico (1968-2008). Essa ha la forma di un atlante che tiene conto del fatto che il territorio che pretende di mappare è costituito da linee di ricerca in via di svolgimento e che queste linee si intrecciano tra loro dando luogo a unità problematiche ricorrenti. Il manuale è perciò organizzato in voci che, fin dalla loro titolazione, rimandano ai problemi del pensiero contemporaneo (Io/Altro, Evento, Uno/Molti ecc.). Per corrispondere alla vocazione didattica che caratterizza il manuale, ogni voce è costruita poi come un breve "corso" che ha anche la funzione di introdurre il lettore alla comprensione del pensiero dei maggiori filosofi contemporanei. Ogni voce è, infine, scandita in paragrafi che rimandano a parole-chiave del lessico della filosofia. Un'agile e completa introduzione, quindi, che permette allo studente di essere guidato nella comprensione di una "disciplina" storicamente considerata il fondamento della formazione filosofica.
"I princìpi primi, gli assiomi, le regole di calcolo, le procedure di formalizzazione, le proposizioni e i loro legami sintattici, tutto ciò che, in breve, costituisce il contenuto e le strutture delle scienze obbiettive, presuppongono gli uomini esistenti (scienziati e no) coi loro bisogni materiali, con le loro necessità di ordinata convivenza, con le loro aspirazioni alla chiarezza e alla comprensione razionale. Non c'è scienza senza coscienza e non c'è coscienza senza l'essere dell'uomo al mondo".
"La resistenza alla legge del tempo, l'isolamento dalla relazione o l'inserimento in questa in modo da renderla ulteriormente impossibile sono le forme diverse di presentazione del male, la cui possibilità è interamente racchiusa nell'ambito della relazione esistenziale. In fondo, quello che si dice male è l'errore sotto il profilo etico e l'errore, sia etico che gnoseologico ed estetico, è sopraffazione della relazione da parte di un termine della relazione stessa, è la superaffermazione solitaria di un termine della relazione che annulla la relazione. Errare è deviare, uscire dall'ordine e dalla coerenza relazionale".
La prima raccolta complessiva dei frammenti e gli scoli antichi e bizantini di Eschilo. Il volume è introdotto da un importante saggio sul pensiero religioso di Eschilo nelle sue tragedie.