
Un testo su Dio, Aristotele, Prima Scolastica Universitaria, Illuminismo Stragista, Ragione Post-illuminista, Inquisizione Scientifica, Nichilismo e Pulizie Etniche. Nuovissima Scolastica, Spiritualità e Pace nei Popoli, Infinito. L'autore vuole lanciare un grido sofferto per la crisi e la dissoluzione in atto della sapienza e della cultura occidentale trascinata dalla ragione illuminista gaia e fideista. Il riparo suggerito, con passi felpati e discreti ma fermi, è il movimento culturale della Nuovissima Scolastica.
La logica della religione offre un quadro della natura della religione in prospettiva filosofica presentando attraverso la successione dei capitoli gli autori classici, medioevali e moderni dalle concezioni piu' rappresentative. Anche tra coloro che non riconoscono un'evidenza all'esistenza di Dio si trovano elementi rilevanti di discussione sulla natura della religione e sulla sua funzione nella societa'.
Platone è considerato il fondatore della filosofia occidentale. Il numero delle pubblicazioni dedicate all’analisi delle sue opere è pressoché sterminato, eppure non abbondano i tentativi di fornire un quadro generale della sua filosofia: finora per trovare l’ultimo bisognava risalire a più di cinquant’anni fa. A colmare questo vuoto arriva adesso l’opera di Franz von Kutschera che qui presentiamo nella sua edizione italiana.
Voce di spicco tra gli studiosi di filosofia antica, Kutschera propone una nuova interpretazione globale della filosofia platonica, un opus magnum che prende in esame tutti i dialoghi, commentandoli in ordine cronologico. Egli ritiene infatti che i dialoghi occupino un posto centrale nell’interpretazione di Platone e che, messi in relazione l’uno con l’altro, possano portare a dirimere molte delle incertezze rimaste aperte e a trovare una risposta a quasi tutti i problemi interpretativi. Un esempio significativo è il caso della teoria delle Idee che, grazie all’impostazione di Kutschera, mostra chiaramente il suo sviluppo, lungo la cronologia dei dialoghi, dalla visione ‘ingenua’ dei primi scritti verso la posizione più matura esplicitata nel Parmenide e nel Sofista.
Un altro merito dell’opera di Kutschera sta nella sua scelta originale di adottare il metodo logico per affrontare e discutere alcuni temi metafisici ed epistemologici di fondo. La formalizzazione contribuisce a illuminare il filo del discorso e a enucleare i presupposti e le reali intenzioni di Platone; anche perché, rispetto ad altre opere in cui aveva già optato per questo metodo, ora Kutschera ammorbidisce il linguaggio fortemente specializzato dei logici di professione in favore di una chiarezza espositiva che rende accessibile la sua prospettiva a un numero maggiore di lettori. La filosofia di Platone ne esce così in tutta la sua ricchezza tematica, nel suo sviluppo e nella sua attualità.
La Teogonia secondo le fonti dell’antichità classica, ebraica e cristiana del 1857 è l’ultima opera organica di critica della religione scritta da Ludwig Feuerbach, massimo esponente della sinistra hegeliana e fautore di un umanesimo antropologico e democratico. Quest’opera, che lo stesso autore considerò il suo lavoro più maturo, presenta una rigorosa indagine sulla coscienza religiosa condotta con gli strumenti della filologia, dell’antropologia e della critica filosofica. Attraverso l’analisi linguistica dell’epica antica e della Sacra Scrittura, la Teogonia riconduce la genesi dell’idea del dio all’inconsapevole proiezione dei desideri dell’uomo al di fuori di sé. Facendo luce sulla relazione eticamente problematica tra desiderio e realtà, tra volere e potere, tra inconscio e coscienza, Feuerbach preannuncia il compito di un’etica laica della consapevolezza di sé che accompagni l’individuo a riscoprire sulla terra le reali condizioni per la propria felicità. La traduzione, introdotta e curata da Andrea Cardillo, è stata realizzata sulla base dell’edizione critica dell’opera contenuta nel settimo volume dei GesammelteWerke di Ludwig Feuerbach.
Indice
Introduzione di Andrea Cardillo - Cronologia della vita e delle opere - Nota al testo – TEOGONIA - 1. Ira di Achille e volontà di Zeus - 2. L’oggetto dell’Iliade - 3. L’esaudimento delle preghiere in Omero - 4. L’oggetto dell’Odissea - 5. Osservazioni linguistiche - 6. Il fenomeno originario della religione - 7. Il desiderio dell’inizio - 8. L’essenza della fede - 9. Il desiderio teogonico - 10. Esempi di desideri teogonici - 11. Desideri del bisogno e dell’amore - 12. Il desiderio di felicità - 13. Paura e speranza - 14. Arte e religione - 15. La maledizione - 16. Il giuramento - 17. La maledizione «provvidenziale» - 18. Il destino umano - 19. La coscienza morale e il diritto - 20. I castighi della divinità oltraggiata - 21. Il destino auspicato e maledetto - 22. Morte ed immortalità - 23. Il destino etico - 24. Il destino inumano - 25. Digressione - 26. Dio e uomo - 27. Il miracolo - 28. La divinità del sogno - 29. La teodicea - 30. La rivelazione 31. L’essenza del cristianesimo - 32. La creazione dal nulla - 33. Il primo capitolo del Pentateuco - 34. La scienza «cristiana» della natura - 35. Creazione e poesia - 36. Il fondamento teorico del teismo - 37. Teismo ed antropomorfismo - 38. Il culto - 39. Il simbolo - 40. La differenza degli dei - 41. La beatitudine - 42. L’amor di sé - Annotazioni - Indice dei luoghi biblici - Indice degli autori citati
Il nostro è il tempo della vita. Dalle bioscienze alla biopolitica, il problema che la nostra civiltà si ritrova ad affrontare giorno dopo giorno, con una sensazione di crescente spaesamento, è quello della gestione e prima ancora della definizione della vita stessa: l’ultimo dio della modernità. Tarizzo affronta un tema quanto mai attuale facendone vedere la terza dimensione, la profondità storica e teorica. Remo Bodei
In un orizzonte culturale spesso indeterminato nei suoi presupposti, Tarizzo individua con rara efficacia il punto enigmatico in cui metafisica, scienza e politica ingaggiano una battaglia dagli esiti tuttora incerti. Roberto Esposito
Indice
Introduzione. L’ontologia selvaggia - 1. Modernità: la soglia dell’autonomia - 2. Vita: genesi di un paradigma metafisico - 3. Noi: sull’utilità e il danno della vita per la storia - Bibliografia - Indice dei nomi
"Essere e tempo" di Heidegger è all'origine di alcuni dei più significativi sviluppi della cultura del Novecento. E non solo di quella filosofica, poiché quest'opera ha lasciato tracce profonde nella teologia, nella letteratura, nella psichiatria. Di per sé, tuttavia, "Essere e tempo" si presenta come un'elaborazione originale e innovativa di una delle domande filosofiche fondamentali, la domanda sul senso di ciò che diciamo "essere". A tale interrogativo Heidegger risponde, in esplicita polemica con la tradizione filosofica precedente, mettendo in evidenza quella costitutiva temporalità che è propria dell'essere in generale e individuando il terreno privilegiato dell'indagine in un ente particolare: in noi stessi.
Viviamo in un regime che si sostiene sul vuoto – individuale e collettivo – di conoscenza, giustizia, libertà, felicità. È questa la verità da cui muove Giancarlo Majorino. Quella “dinamica sudditanza diffusa, inalata”, quell’aria nell’aria dove anche la parola e l’immagine, non più riconducibili a una qualche priorità artistica o morale, sembrano espropriate e polverizzate, ridotte a elementi variamente ricomposti dalla logica del marketing e della comunicazione, della dichiarazione pubblica e della menzogna. Sottomesse, come noi, al dominio del Denaro e del Potere, sono oggi più che mai i puntelli di una “mascherata divisione tra chi ha, e quindi è, e chi non ha, e quindi non è”. Ma sono ancora la parola e l’immagine lo strumento di resistenza e di opposizione dell’intellettuale e del poeta. Con l’energia che gli è propria, e la saggezza del tempo, Majorino le convoca in queste pagine, miscelandole sapientemente e alternando una prosa analitica, dolce o vendicativa, a sprazzi di rara potenza evocativa. E le trasforma, entrambe, in testimoni esecutrici di una benefica congiura, mai più necessaria, mai più rivendicata.
"Nihil in intellectu quod non fuerit in opere et in dogmatica", così Rothacker sintetizza una teoria volta a dissociare il pluralismo relativistico. Infatti, se la verità e la significatività di una certa visione del mondo sono relative, scientifica e quindi oggettiva può invece essere la sua esplicitazione dogmatica. Tutt'altro che sinonimo di acriticità e intolleranza, la dogmatica illustra coerenza e sistematicità di una determinata prospettiva originaria, divenuta poi magari stile di vita e quindi cultura. Mostrando però la parzialità prospettica di ogni contenuto umano, essa rivela tanto il carattere solo ipotetico di ciò che si spaccia per assoluto, quanto ineludibile coinvolgimento del pensiero e dell'azione in una ragione che è sempre storica e concreta.
DESCRIZIONE: Vi sono categorie che, per la loro suggestione, sono diventate presto dei luoghi comuni. È il caso di «politeismo dei valori», subito associato al nome di Max Weber. Ma attorno a questa categoria si condensano, come mostra persuasivamente questa antologia ragionata, le altre categorie chiave del pensiero weberiano: la scienza tra «constatare» e «comprendere», l’agire tra intesa e conflitto, la scelta tra Dio e il diavolo, il contrapporsi e implicarsi di etica della convinzione ed etica della responsabilità. Come se nel politeismo dei valori si mostrasse, nella sua purezza, il disincanto tragico di Weber: l’uomo non può non scegliere, ma il risultato che ne consegue non è in suo possesso, proprio perché la storia oscilla tra il caos insensato e un possibile ordine – esso stesso dilaniato tra i valori a cui si votano gli uomini.
COMMENTO: La prima raccolta degli scritti di Max Weber sul tema del pluralismo dei valori. Un libro per capire i dilemmi e i conflitti politici e culturali dell'oggi.
MAX WEBER è stato uno dei maggiori sociologi del ’900. Tra le sue opere presso le Edizioni Comunità: Saggi sul metodo delle scienze storico-sociali; La scienza come professione. La politica come professione; Economia e società; Sociologia della religione.
FRANCESCO GHIA svolge attività di ricerca presso l’Università di Trento. Sul pensiero di Weber ha pubblicato due monografie (L’arte come professione. L’estetica di Max Weber, Dell’Orso 2004; Max Weber und die Kunst. Versuch einer Rekonstruktion der Weberschen Ästhetik, Dr. Kova 2004) e numerosi saggi. Ha inoltre curato l’edizione di scritti di E. Troeltsch (L’autonomia della religione, Loffredo 1996; Scritti scelti, Utet 2005) e di W. von Humboldt (Scritti sulla Bhagavadgîtâ, Morcelliana 2008), nonché tradotto testi di E.-W. Böckenförde e H. Küng.
DESCRIZIONE: Il titolo – TeorEtica – allude fin da subito alla posta in gioco: ridefinire i rapporti tra pensiero e azione, tra teoresi ed etica. Se nelle tradizioni filosofiche per lo più queste sfere sono state separate o addirittura opposte, pensandole fino in fondo non si trova un implicarsi reciproco che impone una loro ridefinizione? Di qui la rivisitazione di luoghi classici sui princìpi primi – in Aristotele, Anselmo, Cartesio, Kant, Hegel, Heidegger – per mostrare come in essi l’impensato sia proprio il concetto di relazione: il coinvolgimento del soggetto nella teoria e nella decisione morale. Coinvolgimento che significa responsabilità del pensiero perché è sempre, più o meno consapevolmente, scelta di un’azione. La filosofia, in tal modo, è un’«etica della relazione», dove il filosofare, in quanto offerta di senso, è esso stesso un agire: «da ciò nasce il progetto di una TeorEtica: l’esposizione di un pensiero che si fa nel suo fare coinvolgente». Una filosofia che – andando oltre gli sterili dualismi di ermeneutica e razionalismo, continentali e analitici – invita il lettore a ripensare il suo abitare il mondo.
COMMENTO: Una originale costruzione dell'etica come filosofia della relazione. Un libro che tocca le principali questioni del pensiero occidentale: Aristotele, Anselmo, Kant, Hegel... come teorie "coinvolgenti". Un libro appassionante.
ADRIANO FABRIS insegna Filosofia morale e Filosofia della religione all’Università di Pisa. È direttore della rivista «Teoria». Fra le sue ultime pubblicazioni: Etica della comunicazione (Carocci, 2006); Senso e indifferenza (Ets, 2007); Filosofia del peccato originale (Alboversorio, 2009). Presso la Morcelliana: I paradossi dell’amore (20022); Paradossi del senso. Questioni di filosofia (2002); Teologia e filosofia (2004); e ha curato di Jean Paul, Scritti sul nichilismo (1997).
La potente attualità del messaggio filosofico di Maurice Blondel
«Professore di filosofia»: è nello scarno epitaffio dettato da Maurice Blondel per la sua tomba che possiamo ritrovare, sessant’anni dopo la sua scomparsa, la cifra di un pensiero che una storiografia frettolosa e censurante ha presto rinchiuso nel cosiddetto «spiritualismo». La passione e l’attenzione verso lo scambio, la trasmissione, il confronto hanno accompagnato fin dagli esordi l’elaborazione della famosa azione in cui accadono la parola e il tempo del discorso e che, lungi dall’essere riducibile al rapporto tra conoscenza e prassi, si svela piuttosto come quell’accadere della soggettività umana in cui riacquistano senso il desiderio, la volontà, la conoscenza o, in una parola, la razionalità. Le cronache, sempre orlate di leggenda e mai definitivamente verificabili, raccontano che durante i dieci anni in cui maturò la prima elaborazione di L’azione. Saggio di una critica della vita e di una scienza della prassi, Blondel abbia letto pagine del suo lavoro ad un adolescente per verificare la comprensibilità del linguaggio adottato, come a ribadire l’insuperata efficacia dell’antico magistero socratico che riconosceva nell’altro la risorsa prima e ultima per una comprensione dell’esperienza umana. La lettura di L’azione, allora, sarà tanto più rigorosa e profonda quanto più non lascerà inespressa l’esperienza magisteriale che l’ha accompagnata, ed è per questo che l’autore, senza cedere a semplificazioni e senza rinunciare alla discussione delle posizioni assunte nel tempo dai più importanti studiosi italiani e stranieri del filosofo di Aix-en-Provence, presenta le sue analisi senza rifugiarsi in alcun "gergo" intimorente e, alla fine, chiuso rispetto allo scambio critico. Dopo aver individuato nel connubio tra il determinismo della percezione e delle leggi naturali e l’esercizio della volontà libera del soggetto la radice di un dibattito divenuto di potente attualità, il confronto con i testi di Blondel è impostato a partire da tre fuochi teorici: il fuoco metodologico, in cui viene riguadagnata la concreta fattualità nella quale si svolge la vicenda umana al di là dei dualismi che separano unilateralmente la razionalità dalla fede, dall’affettività e dall’educazione; il fuoco etico, in cui l’agire e la volontà che caratterizzano l’uomo si rivelano, da ultimo, come non deducibili da astratte costruzioni teoriche ma come fondanti la stessa razionalità; il fuoco ontologico, in cui l’azione scopre, attraverso il proprio esercizio, la necessità di ancorarsi a quanto lo stesso Blondel definisce «Unico necessario» mai padroneggiabile e, per questo, sempre altro rispetto alle pretese della razionalità. Tre fuochi in cui si gioca la credibilità di una ragione inscindibile dai suoi atti, perché - come scrive lo stesso Blondel - «nessun atto umano è cosciente, né può avere la consapevolezza della sua autodeterminazione, se non ha in sé l’idea almeno implicita della propria originalità, delle proprie conseguenze ripercuotentisi all’infinito, della propria intemporale responsabilità cui non può, alla fine, sottrarsi».