
Dopo quasi ottant'anni, questo saggio conserva intatta la sua carica "eversiva" contro il pregiudizio e i luoghi comuni. Nel 1929 fu considerato scandaloso dagli ambienti più tradizionalisti. Oggi, molte idee in esso sostenute sono entrate nel dibattito politico e alcune sono state recepite dalla legislazione del diritto familiare. L'impietosa critica del filosofo è contro la religione cristiana, colpevole di aver imposto una morale sessuofobica. In realtà, Russell non svilisce il ruolo sociale del matrimonio, anzi lo considera "la migliore e più importante istituzione che possa esistere tra esseri umani". Anche la vita sessuale, per essere del tutto soddisfacente, non può essere disgiunta da una profonda intesa affettiva. Ma l'analisi va oltre, coinvolgendo figli, contraccezione, divorzio, omosessualità, salute e istruzione pubblica, in una riflessione ricca di stimoli su temi di perenne attualità. (Prefazione di Piergiorgio Odifreddi)
L'autore ha riunito in questo saggio i suoi maggiori contributi ai pensatori del Novecento; disegnando un originale tracciato nella filosofia contemporanea. Il volume offre la testimonianza della parabola intellettuale di un protagonista della cultura italiana del secondo Novecento. Il volume si apre con quattro pensatori italiani che hanno accompagnato la formazione dell'autore: i maestri Benedetto Croce e Felice Battaglia; i 'fratelli maggiori' Norberto Bobbio e Augusto Del Noce. Tre saggi sono poi consacrati a filosofi stranieri che Matteucci ha contribuito a far conoscere in Italia: Eric Voegelin, Robert Nozick e Friedrick von Hayek. L'ultimo saggio recupera la figura dimenticata di Marco Minghetti.
Dibattiti e discussioni nel mondo universitario hanno portato l'autore, ordinario di filosofia teoretica presso la II Università di Roma, a riproporre in modo nuovo, un sapere che risponda all'interrogativo più pressante: "perché vivo?". I temi che più interessano possono essere scelti subito, da ciascuno. Infatti l'autore ha avuto cura di non disperdere uno dei frutti del dialogo a viva voce: venire incontro alle esigenze e agli interrogativi di ciascuno.
Narra un antico testo persiano che quando Giuseppe fu messo in vendita dai suoi fratelli si presentarono molti compratori, tra cui una vecchia che stringeva alcuni gomitoli di lana."Anima semplice" le disse il sensale "come puoi comprare un simile gioiello di schiavo con i tuoi gomitoli?" "Lo so che non potrò comprarlo" rispose la vecchia "mi sono messa in fila perché amici e nemici possano dire: anche lei ci ha provato". La vecchia, spiega Luisa Muraro nelle prime pagine del suo nuovo libro, è un esempio dell'anelito di chi cerca e, pur sapendo che non potrà mai raggiungere lo scopo, non rinuncia ad avvicinarsi. Cosa sarebbe, infatti, la vita senza grandi desideri? Nella cultura che cambia senza andare avanti, in un'economia che si espande ma non fa crescere né la gioia né il senso di sicurezza, nella vita che sembra tutta un mercato, con l'umanità stretta fra il troppo e troppo poco, traspare l'intuizione che il reale non è indifferente al desiderio e non assiste indifferente alla passione del desiderare, nonostante ci capiti spesso di fare l'esperienza di una loro apparente, reciproca estraneità. Come per la vecchia della lana, ci sono tanti modi di "andare al mercato", scrive Luisa Muraro, contro la parzialità della ragione e a difesa delle "illusioni" che la poesia e la religione ci aiutano a intrattenere oltrepassando il livello del conformismo, forti nella certezza di essere destinati a qualcosa di grande.
"In una famosa storiella ebraica, un padre chiede al figlio di saltare dalla finestra. All'inizio il ragazzo, spaventato, esita. 'Non ti fidi di tuo padre?' gli chiede quest'ultimo per rassicurarlo. E il ragazzo si decide a saltare. Cadendo, si ferisce. 'Ecco, adesso lo sai,' dice il padre al figlio in lacrime 'non devi fidarti di nessuno. Nemmeno di tuo padre!' Questa storiella è inquietante, ma ci permette di formulare domande fondamentali." Così Michela Marzano dà avvio alla sua riflessione sul senso e sul valore della fiducia negli altri nella società contemporanea in cui, da tempo, dominano paura e sfiducia. Utilizzando autori classici e contemporanei e richiamando non solo le riflessioni di filosofi e sociologi, ma anche di narratori, poeti e psicoanalisti, Michela Marzano elabora una vera e propria etica della fiducia. Un pensiero attento e intenso che si interroga sul "come" ci affidiamo o no ai nostri simili, ma anche sulla nostra posizione nel mondo a partire dalla fiducia che accordiamo o neghiamo. Nel trionfo della società liberista, dove la sociologia e la psicologia hanno costruito una "religione della fiducia di sé", si crede di vivere in una "società affidabile". In realtà, afferma l'autrice la nostra società contemporanea è una società della sfiducia. È un mondo in cui la paura vince e il sospetto dilaga. Perché la fiducia è pensata e concepita solo come riproduzione contrattuale del rapporto debitore-creditore.
Nessuno quanto Henry Bergson ha influito tanto sul pensiero di Deleuze e sulla sua idea di filosofia, intesa come creazione di valori e concetti. Per questo così rilvanti appaiono le sue considerazioni sul pensatore dello "slancio vitale". Il testo dal titolo "Il bergsonismo", per esempio, è una precisa, chiara e pregnante introduzione al pensiero di Bergson, una divulgazione di alto livello che mostra con originalità non il Bergson scolastico, ottocentesco e un po' sbiadito, cui molta critica ci ha abituato, bensì il pensatore geniale che sempre più si pone come interlocutore nelle riflessioni sulla scienza.
Uno dei temi più discussi nella filosofia morale contemporanea è quello della razionalità del comportamento morale: che cosa ci spinge a fare ciò che consideriamo giusto? O meglio: quali ragioni ci sono per fare ciò che giudichiamo di dover moralmente fare? Si tratta di ragioni di tipo particolare, diverse da quelle che giustificano scelte e comportamenti che non appartengono alla sfera della valutazione morale? E ancora: che cosa ci induce ad adottare i comportamenti che consideriamo razionali. In altre parole, c'è un legame tra la giustificazione di un'azione e la motivazione a compierla? Nel cercare la risposta più soddisfacente a questi interrogativi, l'autrice combina costantemente il rigore dell'argomentazione teorica con la chiarezza dell'esemplificazione, e riesce così ad analizzare e discutere in modo efficace le principali teorie della motivazione (da quelle classiche di Hume e Kant, a quelle più recenti di Prichard, Hare, Murdoch e Williams), per prendere infine posizione in difesa dell'idea che "giudicare" moralmente un'azione o una persona sia cosa molto diversa dal "descriverle".

