
Con la chiarezza e la profondità che lo contraddistinguono, John Searle ci mostra come creiamo il mondo sociale, un mondo fatto di denaro, proprietà privata, governi, matrimoni, mercati azionari e cocktail party.
Mentre la realtà dei fatti naturali, delle “montagne” e delle “molecole”, esiste indipendentemente dalle nostre rappresentazioni, istituzioni come il matrimonio acquistano realtà solo in riferimento a un accordo convenzionale che gli uomini decidono intenzionalmente di stabilire. L’autore mette in luce le caratteristiche di queste istituzioni, che costituiscono il mondo della realtà culturale e sociale di cui tanto si parla.
John Searle insegna Filosofia della mente e Filosofia del linguaggio all’Università della California, Berkeley. Nella collana Scienza e idee sono stati pubblicati Il mistero della coscienza (1998), Mente, linguaggio, società (2000), La razionalità dell’azione (2003) e La mente (2005).
Quanti di noi hanno sentito parlare del principio di non-contraddizione? Ma che cos'è questa nozione? Primo di una trilogia, questo volume si rivela un testo interessante che, disquisendo sulla "teoria degli oggetti" di Alexius Meinong dischiude una prospettiva inedita che consente di considerare l'impossibile come qualcosa di paradossalmente possibile.
Questo volume si propone come una provocatoria e ambivalente "difesa della filosofia" che prende atto delle istanze del pensiero anti-filosofico o post-filosofico fatte valere, con varie argomentazioni e in forme diverse, negli ambiti della cultura greco-europea in un arco temporale di alcuni millenni, con un'accentuazione dei toni negli ultimi decenni. Ci si è spesso domandati cosa "facciano" i filosofi e a cosa "serva" la filosofia, ma la domanda a cui si dovrebbe cercare di rispondere è perché si faccia filosofia. Una difesa della filosofia associata alla presa d'atto della sua "diffusione-dispersione" si concreta in una riabilitazione critica del primum vivere..
Il saggio è una riflessione sul pensiero di Cartesio che cerca di mostrare l'attualità della filosofia cartesiana mediante il confronto con il pensiero contemporaneo, abbinando Cartesio ad una serie di pensatori postmoderni, come Lyotard, Foucault, Derrida, Rorty, Vattimo. Il post con cui vengono denominati tali autori non va inteso in senso puramente cronologico, quanto piuttosto in un senso dialettico-hegeliano, poiché la postmoderni nega la modernità senza però abbandonare l'atteggiamento iniziale, che in questo saggio è denominato d'insicurezza esistenziale. L'individuazione di questo nucleo comune della modernità e della postmoderni permette all'Autore un'analisi delle principali idee filosofiche cartesiane che ruotano attorno al concetto di certezza. Al loro posto, emerge il soggetto postmoderno scevro di certezze del quale si può scrivere, cancellare e riscrivere tutto, perfino la sua identità, secondo la sollecitazione di reti di relazioni sempre mutevoli. Ciò nonostante, l'impostazione moderna di fronte alla realtà si mantiene inalterata: l'uomo continua a sentirsi insicuro. Di fronte a questa insicurezza l'Autore propone la riscoperta del senso della vita personale come punto di partenza per affrontare il nichilismo attuale nella sua versione tragica ed estetica.
Il volume nasce per celebrare il novantesimo della pubblicazione dell'opera - La stella della redenzione - che meglio testimonia la svolta del pensiero rosenzweighiano e che ha inaugurato una nuova prospettiva nell'ambito della filosofia delle religioni, del pensiero ebraico e più in generale del nascente esistenzialismo novecentesco e della stessa ermeneutica contemporanea. Nell'insieme, questo volume polifonico ripaga la fatica del lettore con un inaspettato senso di contemporaneità nei confronti di Rosenzweig, a dispetto della radicale diversità della scena geo-politica e culturale che ci distanzia dalla sua vita e dalla sua morte.
L'adesione al pensiero razionale non preserva la psiche di chi lo esercita. Tra i numerosi esempi quello di Gödel è forse il più luminoso. Considerato il più grande logico del XX secolo, grazie ai teoremi di incompletezza (1931), Kurt Gödel fu ossessionato dal timore di essere avvelenato e finì per morire dopo aver deciso di smettere di alimentarsi. Ma accanto a queste manifestazioni ve ne furono altre ben più creative connesse alla sua credenza in demoni, angeli ed extraterrestri e ai tentativi di darne dimostrazione razionale, fino al tentativo di applicare le sue teorie alla prova ontologica dell'esistenza di Dio. alla base di questo viaggio tra logica e follia, lo studio delle migliaia di pagine inedite di Gödel, dove si trovano l'applicazione del teorema di incompltezza al diavolo, tentativi teorici stravaganti e credenze deliranti.
Oggi, non si può negare che l'uomo contemporaneo, nonostante sia un animale metafisico, non trova più senso nell'interrogarsi sull'"essere" e se lo fa, è perché lo incentra sull'autosufficienza della conoscenza. Di fatto, dalla prospettiva della nostra attuale cultura post-kantiana, che tende ad apprezzare in forma quasi esclusiva l'utilità pratica, viene facile porsi le domande: perché la metafisica? All'uomo serve ancora? Gli è utile di fronte alle nuove, moderne tecnologie? Nel rispondere, vogliamo ricordare che gli operai del pensiero sono i segreti costruttori della storia. Ogni crisi storica, in fondo, è metafisica. Le stesse crisi economiche tradiscono la loro origine metafisica: nascono, infatti, (anche) da un'errata concezione dell'uomo. Si pensi, per esempio, alla grande crisi provocata dal liberalismo del secolo scorso che ha originato il socialismo. Aveva ragione Nietzsche: "Non è intorno a chi inventa strepito nuovo, ma intorno a chi inventa nuovi valori che silenziosamente gira il mondo". In questo volume, l'autore, usando un linguaggio semplice, tenta di spiegare all'uomo di oggi le ragioni di essere della metafisica quale generatrice di umanità giacché collabora alla crescita della persona umana proprio come persona.
Partendo dal presupposto che il matrimonio è un sacramento e che costituisce una parte integrante del disegno di Dio per avvicinare l'uomo a Lui, quest'opera riporta la legge naturale dentro una realtà che si esplicita nel dettaglio dei fatti, anche di quelli che compongono gli impedimenti matrimoniali che sciolgono il vincolo nuziale per ragioni terrene. L'autore prende in esame il tessuto connettivo delle regole che governano il mondo sensibile, cioè l'insieme di principi retrostanti che determinano l'agire dentro l'Essere, dove ogni ente per necessità materiale opera nel movimento, nel rapporto tra legge naturale e contingenza, tra spirito e corpo. Questo senza mai dimenticare i fondamenti del matrimonio: la donazione e il consenso.
Il problema dell'unità del sapere è stato sempre fortemente sentito nella nostra cultura scientifica che risale al progetto greco di sviluppo sistematico della razionalità. La scienza di per sé tende a ciò che è specifico, ma anche all'unità. Nonostante la crescente specializzazione e il pluralismo degli approcci epistemologici tipici dell'epoca contemporanea, il problema menzionato continua ad essere fondamentale, anzi è più che mai urgente e importante. Il lavoro di Valeria Ascheri entra perfettamente in questo quadro epistemologico. Il volume che il lettore ha in mano apre molti spazi di riflessione per avvicinarsi a questo ideale il che significa in definitiva la migliore comprensione di ciò che è la scienza in se stessa. L'unità del sapere è un progetto da perseguire, scrive l'autrice alla fine del libro. I lettori troveranno in queste pagine un contributo rilevante e uno stimolo efficace per perseguire questo compito.
Il presente volume, il primo della collana Ricerche di storia della filosofia e teologia medioevali, in onore del professor Marco Arosio, offre agli esperti e ai cultori degli studi medievali i contributi che, secondo il giudizio della giuria e in accordo con quanto stabilito dal bando del Premio Marco Arosio, sono stati considerati meritevoli di essere pubblicati. Il libro, curato da Marco Martorana, Rafael Pascual e Veronica Regoli, presenta i saggi di otto autori, dei trentuno partecipanti alle edizioni del 2011 e del 2012 del Premio: Andrea Colli, Alfredo Gatto, Andrea Lami, Corrado Maria Malavolta, Lucia Pappalardo, Davide Riserbato, Giulia Sossi, Luca Vettorello.
Il volume qui presentato costituisce una ricerca filosofica, con aperture alla teologia e all'esegesi biblica, sul Prologo di Alberto Magno al Vangelo di Giovanni. A partire dall'esperienza che secondo Alberto Magno ha reso possibile la rivelazione giovannea, l'autore affronta l'ermeneutica del testo per individuare i limiti epistemologici nella conoscenza dell'assoluta trascendenza divina e tracciare il confine tra filosofia e teologia. Allo studio teoretico, segue l'edizione critica del Prologo e la traduzione italiana. Chiude il volume un'appendice dedicata alla storia dei commenti al Vangelo di Giovanni dall'antichità al secolo XIII.
Almeno sin dai lavori di Étienne Gilson sulle origini scolastiche della filosofia cartesiana, sappiamo che il Cogito non è apparso per generazione spontanea nella mente di Cartesio, ma che esso passò attraverso una lunga storia che abbraccia tutto il Medioevo. Il presente volume esplora i maggiori momenti di questo itinerario. Presso sant'Agostino e san Bonaventura, il Cogito viene tematizzato in chiave squisitamente teologica, come segno dell'immagine trinitaria nell'uomo.
Con Domenicani del Duecento e del Trecento, sant'Alberto Magno, san Tommaso 'Aquino e pure Meister Eckhart, la riflessione sull'autocoscienza assume un carattere più direttamente filosofico anche se, ben lungi dall'opporsi alla sua integrazione nella sacra doctrina, essa ne elabora i fondamenti gnoseologici e metafisici. Giovanni Duns Scoto si muove ancora in questa prospettiva. Invece, i pensatori francescani successivi, come Guglielmo di Ockham e la sua posterità nominalista, utilizzeranno in maniera crescente il Cogito come uno strumento epistemologico destinato a misurare il campo del possibile.
Nel presente volume vengono pubblicati gli atti del Convegno Internazionale Il Cogito nel Medioevo, organizzato dalla Cattedra Marco Arosio e la Facoltà di Filosofia dell' Ateneo Pontificio Regina Apostolorum a Roma, i giorni 13-14 ottobre 2020, con i contributi dei professori Alain Contat, Christian Ferraro, Juan Antonio Gaytán, Alessandro Ghisalberti, Rupert Mayer, Carmelo Pandolfi, Graziano Perillo, Davide Riserbato.