
La "Rhetorica ad Alexandrum" è l'unico testo conservato integralmente all'interno di una vasta produzione di 'technai rhetorikai', cui fanno più volte accenno sia Platone sia Aristotele, e il primo di una serie di trattati sistematici, di manuali pratici, in Grecia e a Roma. La sua lettura apre uno spiraglio di osservazione sulla vita sociale e politica, sul diritto greco, sulla retorica e sull'eloquenza nello stadio intermedio fra i primi retori e Aristotele. Nel trattato si dà rilievo alle potenzialità dell'argomentazione, volta ad assicurare la vittoria all'oratore: oltre che come mezzo di persuasione, la retorica si configura essenzialmente come teoria della comunicazione linguistica nello spazio costituito e controllato della polis, in cui si assegna istituzionalmente un ruolo preminente alla parola 'pubblica', che traduce in dibattito i possibili conflitti, sia privati sia pubblici. L'opera fa parte del "Corpus Aristotelicum" ed è collocabile nel IV secolo a.C, escluse alcune sezioni. La paternità aristotelica è stata messa in dubbio in epoca moderna: alcuni commentatori ed editori hanno attribuito il trattato ad Anassimene di Lampsaco, storico e retore del TV secolo a.C. Alla sua conoscenza e alla sua diffusione, a partire dal Quattrocento, ha contribuito la traduzione latina di Francesco Filelfo.
I Quaderni neri presentano una forma che, secondo le sue caratteristiche, risulta oltremodo singolare non solo per Heidegger, bensì in generale per la filosofia del XX secolo. Tra i generi testuali di cui solitamente si fa uso i Quaderni sarebbero anzitutto da paragonare a quello del “diario filosofico”. In essi gli eventi del tempo vengono sottoposti a considerazioni critiche e messi continuamente in relazione con la “storia dell’Essere”. Dal “tentativo” di Heidegger di riconoscere la “storia dell’Essere” nei suoi segni quotidiani nasce un manoscritto che, dall’inizio degli anni trenta fino all’inizio degli anni settanta, interpreta anche i due decenni più oscuri della storia tedesca e l’eco che ne seguì.
Il poema filosofico di Parmenide "Sulla natura" si impone come un punto di riferimento irrinunciabile se si vuole intendere il pensiero occidentale. Da questo testo dipendono, infatti, non solo i filosofi immediatamente successivi, ma perfino Platone e Aristotele. Platone ha addirittura presentato un punto chiave della sua filosofia come una sorta di "parricidio di Parmenide", riconoscendo dunque in lui, in qualche modo, un suo padre spirituale. Di fatto la stessa cosa ha fatto Aristotele nella elaborazione della sua teoria dell'essere. Del poema ci è pervenuto per intero soltanto il prologo, quasi tutta la prima parte, scarsi frammenti della seconda. Ma il pensiero del poema è ricostruibile pressoché per intero.
"L'opera d'arte nel tempo della sua riproducibilità tecnica'' è il saggio di filosofia dell'arte più importante del XX secolo. Ne esistono cinque differenti versioni, a vario livello di incompiutezza, elaborate da Walter Benjamin tra il 1935 e il 1936: quattro in tedesco, una in francese (l'unica a essere pubblicata con l'autore in vita). La presente edizione propone per la prima volta il "Kunstwerkaufsatz" di Benjamin in una forma radicalmente innovativa, che coniuga il rigore storico-filologico nella ricostruzione genetica dell'opera con l'interrogazione teoretica, aperta e problematica, delle cinque versioni del saggio. Il nucleo centrale del volume è costituito dalla collazione del testo tedesco, a cura di Vincenzo Cicero, e dalla traduzione italiana, curata da Salvatore Cariati e Luciano Tripepi: l'intento è di offrire, finalmente in una visione sincronica, la collazione critica di tutti i passi e di tutte le varianti significative delle cinque versioni, graficamente riconoscibili nella loro autonomia, disposte come innesti comparativi sul testo base dell'ultima redazione. La premessa gnoseocritica e la nota editoriale tratteggiano rispettivamente la prospettiva speculativa e redazionale entro cui è sorto il progetto di rimontaggio dell'opera. L'introduzione e la cronologia della vita e delle opere di Benjamin ricostruiscono il contesto della sua genesi e delle sue varie redazioni sulla base della più recente edizione critica tedesca. Infine, la struttura degli apparati, in gran parte bilingui, comprende le varianti testuali più ampie, la sinossi delle cinque versioni, una significativa selezione di paralipomeni, alcuni momenti epistolari essenziali, le note ai testi, i registri terminologici e gli indici. Un'edizione, dunque, che si pone come una novità nel panorama internazionale degli studi su Benjamin.
È accaduto, e sta accadendo nei nostri anni, che l'Europa, proprio nel momento in cui giungeva alle soglie dell'unità politica ed economica, si scoprisse in preda a spinte opposte, centrifughe, a resistenze di ogni tipo - teoriche e pratiche - come se il segno dell'unità fosse innanzitutto in questo acuto sentimento di crisi. Come si spiega tutto ciò? Nietzsche scrisse una volta che l'Europa è un malato, anzi un malato incurabile. E da qui prende le mosse l'itinerario di Cacciari.
Fonti teologiche nell'opera di Giambattista Vico. Quale significato ha avuto il cristianesimo nella modernita? Quanto ha contribuito alla tematizzazione delle sue molteplici prospettive di pensiero? E' possibile un illuminismo cristiano? Lo studio dell fonti teologiche del pensiero di Vico rivela come la rivelazione e la tradizione teologica, soprattutto quella agostiniana, costituiscono l'orizzonte per dar vita a un pensiero che manifesta la fecondita speculativa della visione cristiana in prospettiva metafisica, epistemologica e antropologica.
Il rapporto tra la filosofia e la religione cristiana è un tema che è stato affrontato diverse volte. Una ‘filosofia cristiana’ risulta spesso essere il risultato della relazione tra ‘fides’ e ‘ratio’. Questa ‘filosofia cristiana’ non risulta però essere senza dissenso. Tale dualità prende però maggior significato una volta il dissenso entra all’interno della stessa religione cristiana.
Questo saggio “Sulla ‘vera’ filosofia – Un’archeologia della filosofia cristiana” propone una lettura diversa del tema, basata su due periodi specifici all’interno della storia cristiana che si qualificano per la loro contraddittorietà per quel che riguarda esattamente il tema della ‘filosofia cristiana’: le prime due generazioni di Padri della Chiesa e gli anni Trenta durante i quali si animò la discussione sulla filosofia cristiana.
Decisivo risulta, pertanto, il riferimento al pensiero filosofico contemporaneo, rappresentato in questa occasione da Michel Foucault e Jacques Derrida. Attraverso una rilettura di questi due periodi storici basata sul pensiero dei due filosofi francesi, il saggio propone una lettura originale che fa riflettere sulla possibilità di esprimersi circa l’eventuale esistenza di una filosofia definita cristiana.
Kristof K.P. Vanhoutte
ha conseguito la laurea in Filosofia presso l’Istituto Superiore di Filosofia dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio) e la specializzazione in Filosofia presso la Pontificia Università Antonianum. Ha svolto inoltre studi in Teologia Spirituale presso la Pontifica Università Gregoriana ed è stato Postdoctoral Reseach Fellow presso The institute for Advanced Studies in the Humanities dell’Università di Edimburgo.
Bloch ha definito la musica il sognato castello, il brivido interiore, il razionale dell'irrazionale, le ardenti braccia del desiderarsi a casa, l'humanum utopico del mondo, quell'appello lanciato verso ciò che manca. L'originalità del suo pensiero è nell'aver individuato il profondo legame tra musica, filosofia e speranza, all'unisono con quanto affermato da Nietzsche, Cioran, Marcel, García Morente e Claudel.
L’opera Ermeneutica e verità, in questa terza edizione riveduta e corretta, e bibliograficamente aggiornata, si presenta come una completa storia dell’ermeneutica filosofica. Nessun autore e nessuna “forma storica” dell’ermeneutica vengono dimenticati, in un progetto che si propone di valorizzare pienamente anche ciò che sovente viene dimenticato, come l’ermeneutica patristica, l’ermeneutica medievale e in genere il contributo del pensiero cristiano alla questione ermeneutica. Attraverso un percorso storico che evidenzia sia la componente gnoseologica che quella teologica della questione ermeneutica, viene dato ampio risalto ai problemi relativi al fondamento veritativo dell’“interpretazione”. La presentazione delle principali “forme storiche” dell’ermeneutica si propone di adempiere ad un compito non semplicemente storiografico quanto principalmente teoretico: quello di poter discriminare, nella filosofia contemporanea, le forme del “nichilismo ermeneutico”, che esalta la hybris interpretativa a scapito della “verità dell’interpretazione”, dalle forme dell’“ermeneutica veritativa” al cui interno è possibile recuperare istanze autenticamente metafisiche, riannodando il dialogo tra ermeneutica e metafisica, e offrendo il contributo dell’ermeneutica al rapporto tra filosofia e teologia. Quest’opera inaugura la serie dei 4 volumi degli Scripta Hermeneutica, e si presenta arricchita dal resoconto del colloquio personale dell’Autore con Hans-Georg Gadamer: Ermeneutica e verità in Hans-Georg Gadamer. Incontro con un Maestro, dalla Presentazione di Francesca Brezzi e dall’Introduzione di Claudio Guerrieri.
Biografia
Gaspare Mura è Professore Ordinario Emerito di filosofia della Pontificia Università Urbaniana, dove ha ricoperto le cattedre di Storia della filosofia antica, Filosofia della religione, Ermeneutica filosofica, ed è stato Direttore dell’Istituto Superiore per lo Studio dell’Ateismo, dell’Urbaniana University Press e della rivista di Filosofia e Teologia “Euntes Docete”. È stato docente di Ermeneutica filosofica presso le Pontificie Università Lateranense e della S. Croce e dal 1993 al 2013 Consultore del Pontificio Consiglio della Cultura. Ha al suo attivo oltre 100 pubblicazioni dedicate alla filosofia ermeneutica, alla filosofia della religione ed allo studio del fenomeno religioso. I 4 volumi degli Scripta Hermeneutica, ordinati per tematiche: ermeneutica veritativa, filosofia pratica, religione e teologia, interpretazioni storiche, si articoleranno in modo da comporre un quadro organico del pensiero dell’Autore, suggerendo le ricche potenzialità dell’«ermeneutica veritativa».
Francesca Brezzi è Prof.ssa Ordinaria di Filosofia Morale presso l’Università di Roma Tre, già Direttrice del Dipartimento di Filosofia della Facoltà di Lettere (1998-2006), Vice Presidente della Società Italiana di Filosofia.
Claudio Guerrieri è docente di Storia e Filosofia presso i licei, e dal 1987 al 2000 è stato titolare della cattedra di Antropologia filosofica presso l’Istituto Superiore “E.Caymari” di Roma.
Questo testo offre un'introduzione critica al "dialogo socratico"corredata da un accesso diretto alle fonti. Nel saggio introduttivo viene tracciata la vicenda biografica del fondatore, Leonard Nelson, insieme alla storia e all'epistemologia del metodo, con attenzione al suo sviluppo attuale. Nella sezione successiva sono tradotti per la prima volta tre saggi fondativi. Il primo è la conferenza di Nelson sul metodo socratico del 1922, una sorta di manifesto programmatico; il secondo un testo di Heckmann, "II discorso socratico", in cui l'autore, avvalendosi di resoconti di dialoghi socratici da lui condotti, spiega le caratteristiche del metodo; infine un articolo di Minna Specht sulla pratica del dialogo socratico condotta in esilio negli anni Trenta con un gruppo di bambini e di discepoli di Nelson. La postfazione offre ulteriori spunti di riflessione su alcuni dei nodi filosofici presenti nel dialogo, ne da un primo bilancio e fornisce indicazioni per il suo sviluppo nei contesti attuali.
A legare i quattro scritti di Max Scheler (1874-1928) qui raccolti è il tema della Bildung, concetto che riassume un problema antichissimo del pensiero occidentale, quello di "formare l'uomo" e di indagare sui modelli, i criteri e le finalità del processo formativo. Negli ultimi anni di vita Scheler si inserisce in questa tradizione con una "filosofia della formazione" radicata a fondo nella sua precedente riflessione e insieme segnata dalle temperie della Repubblica di Weimar. Questa nuova traduzione degli scritti scheleriani si basa sulle loro edizioni originali ed è corredata da un Saggio introduttivo di G. Cusinato, da un'ampia Guida alla lettura, un Glossario e un apparato di note di G. Mancuso.

