
Pubblicato nel 1935 in un'Europa attraversata dall'ascesa dei totalitarismi, "Scienza e religione" non è solo un importante testo di filosofia dedicato alla secolare lotta tra pensiero scientifico e autorità religiosa, ma rappresenta, oggi come allora, una preziosissima arma intellettuale contro l'oppressione generata dal pensiero unico di qualunque matrice, teologica o politica. I temi affrontati, gli strabilianti progressi della medicina, l'impatto culturale della rivoluzione copernicana, dell'evoluzionismo di Darwin e della psicologia scientifica, hanno rimodellato la nostra percezione del cosmo e di noi stessi in un contesto ormai privo di rassicuranti certezze sul destino e sul ruolo del genere umano. Di qui, l'inevitabile attacco da parte di chi fonda sulla verità rivelata il controllo e la produzione del sapere. A Russell, tuttavia, non preme tanto l'esaltazione dei trionfi della scienza, quanto l'affermazione della costitutiva diversità tra l'approccio scientifico alla conoscenza e, più in generale, alla vita, e quello religioso. Per Russell, infatti, il valore della ricerca scientifica non si misura soltanto in base ai successi della tecnica, rispetto ai quali il lettore è invitato a usare la salutare arma della critica, ma è riconducibile a una scelta di fondo improntata alla libertà di indagine e al riconoscimento della potenziale fallibilità di ogni avventura umana.
Questo libro raccoglie la sfida che la modernità pone a chiunque voglia porre a fondamento delle relazioni umane la condivisione e la capacità di perdono. L'Autore ci invita a ripensare il regime della comunicazione oblativa e della fraternità, con un movimento che conduce accandato all'ideale cristiano della carità. Il percorso teoretico trova il suo radicamento in quella filosofia dialogica del nostro secolo che da Buber a Lévinas, da Benjamin a Hannah Arendt ripropone al pensiero la domanda sull'identità-differenza del Greco e dell'Ebreo, cioè sulla consegna della nostra civiltà all'inesauribilità del fato o alla libertà di una destinazione.
Un lavoro che riconosce al pensiero di Capitini una dignita filosofica. La nonviolenza come chiave che apre il senso del vivere degli uomini. Il dialogo con la filosofia di Capitini rivela la dimensione umana che la nonviolenza attraversa, permettendoci una costellazione di relazioni possibili: innanzitutto il rapporto con le sue fonti, con il confluire di una pluralita di voci ed esperienze che formano l'originalita del suo pensiero. Inoltre, le relazioni essenziali che appaiono all'interno della lenta tessitura che e l'opera di Capitini sono, da un lato, quella tra la nonviolenza e la vita, dall'altro, quella tra la nonviolenza e la verita.
Una introduzione organica al pensiero di R. Panikkar. Il singolare filosofo ispano-indiano, teorico del dialogo, che ha gettato ponti di comprensione tra le culture dell'oriente e quelle dell'occidente.
La presenza sempre più frequente di pensatrici nel corso del Novecento pone la questione relativa all' originalità della loro presa di posizione: mera ripetizione di temi e di soluzioni elaborati da una tradizione che è stata prevalentemente maschile, oppure apporto peculiare ad una ricerca, quale è quella filosofica, che sembra delinearsi con una sua neutralità, ma che può, tuttavia, risentire dell'influenza di uno stile di indagine caratterizzato da una sensibilità femminile? Una risposta a tale domanda proviene da una particolare prospettiva, quella fenomenologica, la quale, per opera del suo fondatore, Edmund Husserl (1859-1938), ha rivoluzionato l'impostazione prevalente nella tradizione speculativa occidentale, proponendo una" descrizione essenziale" che nasce dalla disponibilità a lasciar parlare le "cose stesse". Le pensatrici, alle quali ci si riferisce in questo libro, Hedwig Conrad-Martius (1888-1966), Edith Stein (1891-1942) e Gerda Walther (1897 -1977), accettano di assumere tale atteggiamento in quanto consente, rovesciando alcuni schemi consolidati, di dare un impulso originale alla ricerca filosofica attraverso un'analisi che, muovendo da settori specifici, tende a dilatarsi verso la comprensione della totalità, e che fornisce, pertanto, una peculiare soluzione dei problemi che sono posti dalle scienze della natura, dalle scienze umane e, infine, ~ dalla metafisica. Si constata, quindi, che il metodo fenomenologico risulta congeniale ad una modalità femminile di approccio alle questioni filosofiche e la mentalità femminile è attratta da esso, come è dimostrato dalle numerose studiose presenti in questo campo d'indagine.
La distinzione consapevole ed esplicita tra fazioni e partiti, e con essa la moderna idea dei partiti, risale al costituzionalismo inglese del XVIII secolo, segnatamente ad Edmund Burke ed alla sua rivendicazione di “onorevoli connessioni” per il buon funzionamento del sistema politico. Un'idea, quindi, legata alla storia, alle istituzioni, alle procedure di quel governo rappresentativo e responsabile che, come nuova prassi costituzionale, aveva segnato l'esperienza dell'Inghilterra di Walpole. Invece in Francia si considerano i partiti "parti" contro il "tutto": alla cultura politica dell'illuminismo francese il modello inglese parve fondamentalmente legato alla court, lontano dal country, ristretto ad una oligarchia imperniata sulla corruzione parlamentare, povero di tensione ideologica. Di qui uno dei più irriducibili motivi di antitesi fra "evoluzione" inglese e "rivoluzione" francese: da un lato l'esigenza dei partiti, dall'altro lato l'avversione ai partiti. L'Autore ne ha ricostruito i diversi aspetti, anche alla luce di quel che ha significato la riflessione sui partiti nella storia del liberalismo e della democrazia
Il saggio delinea un Platone erede e testimone di una antica "sapienza mediterranea", che trova nella cultura sacerdotale egizia la sua origine e il suo fulcro. Chiave di volta è l'Epinomide, il quale affronta ed esprime l'essenza della filosofia platonica: "dobbiamo fare in modo di non lasciare incompiuto ciò che abbiamo intrapreso e di fare chiarezza dal principio alla fine". Momento cruciale, nell'interpretazione del testo, è il "passo matematico", la cui comprensione implica la conoscenza e il coordinamento degli spunti presenti in tutta l'opera platonica. Matematica. Vengono individuati differenti livelli di matematica: i Logismi o "matematismi divini" a noi preclusi nella loro essenza; la matematica ideale o incorporea; la geometria (dei filosofi), con la quale sono indagati astronomicamente i fenomeni celesti; la matematica comune o dianoetica, caratterizzata da unità indifferenziate e praticata da bottegai, mercanti e architetti. Filosofia. Compito del filosofo è trovare la ragione di quel che, per il fatto di essere, ha una sua ragion d'essere. Pur nell'ambito della dialettica, la via privilegiata, attraverso cui l'uomo può giungere alla comprensione dei Principi che reggono l'ordine cosmico, è, per Platone, quella "matematica". Armonia. L'impossibilità di "padroneggiare" i Numeri di Dio e la scoperta che la ratio divina procede in modo diverso rispetto alle nostre aspettative si traducono nella comprensione che "vero" è unicamente il metro divino.
Il pensiero credente, o comunque aperto all'universo delle fedi religiose, avverte il carattere tendenzialmente negativo e del mondo della natura, e del mondo della cultura e della civiltà, in quanto commisura i risultati di ogni possibile ricognizione su "come vanno le cose" con l'idea secondo cui il mondo, in generale, è governato, o perlomeno guardato con benevolenza, da una divinità alla quale vengono riconosciuti i caratteri dell'assolutezza e della bontà. Le stesse incrinature tragiche degli ottimismi sociali, esistenziali e religiosi debbono allora commisurarsi con quell'appello alla fedeltà, di cui l'assoluto in quanto tale si qualifica portatore.
Che cosa sono i suoni? Messaggeri di informazioni cruciali per il riconoscimento degli oggetti che ci circondano o entità evanescenti e distinte da essi? Perché, pur essendo sempre sommersi da suoni di cui non siamo consapevoli, ci accorgiamo immediatamente della loro assenza nelle situazioni di più totale silenzio? Come li percepiamo? Dove si trovano? E qual è la loro dimensione temporale?
Queste sono alcune delle domande a cui risponde questo libro, un’inedita introduzione a temi che possono interessare tanto il lettore esperto quanto quello curioso. Scoprire cosa si nasconde dietro la percezione uditiva rivela il fascino di una modalità sensoriale davvero sorprendente che dà accesso al misterioso regno del suono e della musica.
Biografia degli autori
Elvira Di Bona
Elvira Di Bona è ricercatrice alla Polonsky Academy del Van Leer Institute di Gerusalemme. Ha conseguito il dottorato in Filosofia e Scienze Cognitive presso l’Università Vita-Salute San Raffaele (Milano) e l’Institut Jean Nicod (Parigi).
Vincenzo Santarcangelo
Vincenzo Santarcangelo insegna al Politecnico di Torino ed è membro del Labont - Università degli Studi di Torino. Ha conseguito il dottorato in Filosofia del linguaggio e della mente presso l’Università di Torino.
La progressiva specializzazione delle nostre conoscenze rende inevitabile il ricorso a forme rappresentative e non dirette di democrazia. È solo in una democrazia rappresentativa che, attraverso libere elezioni, si possono delegare rappresentanti più competenti dei cittadini a trovare i mezzi opportuni per realizzare l’interesse generale.
Malgrado inevitabili differenze, ci sono profonde analogie con i meccanismi che regolano la crescita della conoscenza scientifica. Quanto più cresce la conoscenza scientifica, tanto più si specializza e tanto più nascono linguaggi tecnici sempre meno accessibili al grande pubblico. La delega conoscitiva tipica delle comunità scientifiche si riflette nella necessità di affidare il compito di realizzare i nostri fini a rappresentanti più competenti di noi. Preservando la nostra autonomia di scelta, tale delega politica può al contempo impedire la formazione di tecnocrazie, in cui pochi tecnici decidano per tutti.
La filosofia pone domande, ma porre domande non è la cosa più importante, bisogna porre quelle giuste al momento giusto per avere risposte significative e corrette. La filosofia è un'impresa costruttiva in cui l'analisi delle domande aperte è il terreno preparatorio per il design di risposte soddisfacenti. La filosofia è necessaria per ripensare ciò che si può definire progetto umano. E la filosofia evolve come evolve l'umanità. Oggi l'indagine filosofica non può prescindere dalle tecnologie digitali che influenzano e formattano la nostra comprensione del mondo e la nostra relazione con esso. È in corso una rivoluzione, ma il discorso filosofico potrebbe non prendervi parte a meno di riavviare il sistema, proprio come si fa con un computer. Nell'era "onlife" la filosofia è necessaria per dare senso ai cambiamenti radicali prodotti dalla rivoluzione dell'infosfera, ma occorre che sia davvero buona filosofia per affrontare le grandi difficoltà che abbiamo davanti.
Lo scrittore Albert Camus non è morto nell'incidente del 4 gennaio 1960. Un suo grande amico, il genetista Jacques Monod, va a trovarlo in ospedale. Stanno scrivendo un libro insieme. Leggono le bozze, ricordano le avventure durante la Resistenza a Parigi. Nel segno del disincanto, prende forma una visione del mondo. La scienza ha svelato la finitudine di tutte le cose: dell'Universo, della Terra, delle specie, di ognuno di noi. Come trovare un senso all'esistenza accettando la nostra finitezza? Camus e Monod passano in rassegna le possibilità laiche di sfidare la morte. L'investigazione diventa un giallo filosofico. Forse la finitudine non implica nichilismo, ma al contrario solidarietà, rivolta, una vita piena. In un gioco raffinato di fatti e finzioni, "Finitudine" è la storia della vera amicizia tra due Premi Nobel, un dialogo avvincente, un libro dentro un libro.