
Per conoscere Emmanuel Lévinas e imparare ad amarlo, niente è più utile di queste interviste radiofoniche con Philippe Nemo, attraverso cui il pensiero di uno dei maggiori filosofi francesi dell'era contemporanea, uno dei pochi ad aver cercato la formulazione di una morale strutturata per il tempo presente, ci viene rivelato nella massima chiarezza. Lévinas, senza cedere al compromesso del mezzo radiofonico, si è impegnato qui a semplificare la forma espressiva dei suoi argomenti per raggiungere un pubblico più vasto che non quello della stretta cerchia di addetti ai lavori. Il corpo teorico di "Etica e Infinito" è in certo modo rivoluzionario, ci rivela un autore che, nonostante una reputazione di ermetico, è ansioso di farsi capire. I temi toccati da Lévinas sono i più disparati, la Bibbia, Heidegger, il compito della filosofia, i doveri dei filosofi. Le "digressioni controllate", le provocazioni, i paradossi che ci costringe a considerare rappresentano uno dei più stimolanti luoghi del pensiero che il Novecento abbia saputo produrre. Nelle ultime righe di questo testo il filosofo evoca "l'amore del prossimo". Esso equivale a una "vita veramente umana", che "non può rimanere soddisfatta nella sua uguaglianza all'essere, vita priva di inquietudine", senza che "si risvegli all'altro", senza "disubriacarsi", perché per l'umano "l'essere non è mai - contrariamente a quanto affermano tante tradizioni rassicuranti - la sua propria ragion d'essere".
Sono rari i filosofi che si sono interessati alla chiesa in quanto idea. In queste pagine inedite, risultanti da un incontro teologico di più giorni, Paul Ricoeur sviluppa una riflessione del tutto originale che si può considerare, a un tempo, come militante testimonianza di un periodo di passaggio e come banco di prova, come laboratorio di temi filosofici sviluppati, altrove o in seguito, in modo indipendente. Viene alla luce un aspetto del pensiero di Ricoeur troppo spesso trascurato, in cui i lettori potranno cogliere un approccio filosofico nuovo, radicale, la cui ampiezza annuncia alcune delle sue opere ulteriori, la prova di uno sforzo intellettuale innovativo, anche per lui stesso, e dell'importante ruolo che il filosofo ricoprì nella vita intellettuale della Chiesa riformata di Francia». (Dalla prefazione di Olivier Abel)
Maria Zambrano (Vélez-Màlaga 1904- Madrid 1991) mostra che morte e risurrezione, cuore del cristianesimo, riguardano non solo la vita di Dio, ma anche l'esistenza delle sue creature.
Una sintesi della materia dalla nascita della filosofia alle correnti contemporanee, passando per l'età classica ed ellenistica, la filosofia cristiana e la scolastica, l'umanesimo, il razionalismo e l'empirismo, l'illuminismo e il criticismo kantiano, l'idealismo e il positivismo e il pensiero novecentesco.
Sapevate del complesso di Montaigne? E come andò veramente fra Socrate e il bellissimo Alcibiade? Nietzsche, in quel senso, era forse un superuomo? La Filosofia di de Sade, più che nel boudoir, non è piuttosto da tavolino? Scorrevole come un libro comico, ma frutto di una ricerca rigorosa e documentata, "Filosofi a luci rosse" ci invita a spiare, con sguardo ironico e un po' dissacrante, nelle camere da letto dei filosofi: da Socrate a sant'Agostino, da Rousseau a Nietzsche, da Freud ai contemporanei, storie, teorie, aneddoti e maldicenze, tutto quello che volevamo sapere sul rapporto che i grandi del Pensiero avevano con il sesso.
Il 17 e il 24 novembre del 1980, Michel Foucault pronunciò al Dartmouth College, nel New Hampshire, due conferenze, ancora inedite in Francia, con il titolo "Subjectivity and Truth" e "Christianity and Confession". La prima conferenza costituisce un tentativo di collocare in una prospettiva storica il peso e la specifica morfologia che caratterizzarono l'esame di sé e la confessione a partire dall'epoca greca ed ellenistica. Nella seconda, dopo aver riassunto le differenze tra le varie forme di rapporto a sé nell'antichità greco-romana e le due diverse "tentazioni" del cristianesimo (quella "ontologica" e quella "epistemologica"), Foucault si chiede se per noi oggi non sarebbe meglio fare piazza pulita del problema della scoperta e dell'interpretazione del sé, per aprire così lo spazio a una "politica di noi stessi". Una conclusione che richiama ciò che Foucault aveva già detto nella prima conferenza, alludendo a una fondamentale dimensione "politica" connessa al suo progetto di una genealogia del soggetto occidentale. Il volume è a cura di "mf/materiali foucaultiani".
Quale rapporto c'è fra la vita personale e la moralità? Che cosa significa agire per "buone ragioni" e quale valore hanno le "mie buone ragioni" in una società multiculturale? Fra l'identità personale e la riflessione morale vi è una tensione costante, che è compito dell'azione concreta di volta in volta risolvere. Ogni azione è un giudizio. Per questo, le ragioni che motivano le azioni devono essere oggetto di una riflessione critica che consenta un ragionevole confronto con gli altri. In un dialogo serrato con autori come Bernard Williams, Charles Taylor, Thomas Scanlon ed Emmanuel Mounier viene qui tratteggiata un'interpretazione di ispirazione kantiana delle ragioni morali e della loro valenza pubblica. Nella moralità mettiamo in gioco la nostra natura di persone libere per costruire un'identità individuale. Attraverso il confronto critico con il senso morale comune si esprime l'autonomia di individui impegnati nella formazione di sé e nella ricerca di una vita comune giusta. Il criterio morale fondamentale di questa costruzione è il rispetto per tutte le persone, inclusi noi stessi. Rispettare l'autonomia e l'integrità significa anche, per esempio, non deformare il corpo e i desideri delle persone, come minaccia di fare la nuova eugenetica. Le vite personali si propongono come uniche e irripetibili, ma il loro apprezzamento e il loro valore talvolta esemplare sono possibili solo se le "buone ragioni" che le hanno orientate sono effettivamente ragionevoli.