
Come costruire una convivenza giusta, in una città che sappia essere spazio di pace? Come ritrovare buone ragioni per vivere assieme? Qual è la qualità della nostra coscienza civica? Su queste domande si misura la riflessione sull’etica civile, cui la Fondazione Lanza ha dedicato l’ultimo biennio di lavoro. Un percorso interdisciplinare dal quale scaturisce la proposta che innerva questo libro piccolo e denso.
Autore
FONDAZIONE LANZA, da venticinque anni opera in Padova come Centro studi in etica per esplorare le questioni di frontiera nei diversi ambiti della convivenza umana. Vero e proprio laboratorio di ricerca, essa ha dedicato un’attenzione particolare al rapporto tra «etica, filosofia e teologia», alla relazione tra «etica e politiche ambientali» e a quella tra «etica e medicina» (con un focus sulla bioetica clinica): tre progetti coordinati dal segretario generale, Lorenzo Biagi.
Che cosa significa parlare oggi di "etica civile"? Ed in quali orizzonti essa si colloca? Attorno a queste due domande ruotano gli interventi, raccolti nel volume, di due protagonisti della riflessione contemporanea. L'antropologo Marc Augé ripensa il significato dell'etica per la convivenza in una città sempre più esposta al rischio di diventare "non-luogo". La filosofa Laura Boella, da parte sua, ne illumina il radicamento in quel tessuto relazionale che ci rende le persone che siamo.
Testo di etica filosofica per le facolta' di filosofia.
"La grandezza e la modernità di Spinoza, che è uomo religioso, consistono nell'aver esorcizzato i fantasmi di una religiosità superstiziosa che continuamente evoca l'ultraterreno e sconfessa i poteri della ragione. Gli avversari più accaniti e intransigenti, tutti coloro che hanno esecrato Spinoza, erano ben consapevoli della sostanza esplosiva contenuta nel suo pensiero. Spinozismo vuol dire, infatti, sottoporre ogni evento naturale o sociale al controllo metodico di una ragione che obbedisce solo al suo "ductus", incurante di ogni autorità o di ogni vincolo che non siano l'esercizio stesso della ragione." (dall'introduzione di Remo Cantoni)
"L'Etica di Romano Guardini rappresenta non solo una «sorta di sintesi» del suo pensiero, ma un grande affresco in cui troviamo rappresentata con rara chiarezza ed efficacia le dimensioni morali dell'esistenza e le grandi figure dell'etica filosofica e teologica. L'Etica è uno sguardo sulla vita concreta, in un costante confronto con i classici del pensiero occidentale, con la rivelazione cristiana e con la storia dell'Occidente sfociata nei totalitarismi e nel dominio della tecnica. È la vita concreta dell'uomo a suscitare l'attenzione e la riflessione di Guardini, che si accosta con discrezione alle realtà più profonde con la preoccupazione di chi è interessato più a comprendere che a giudicare. Scevra da moralismi così come da ogni tentazione semplificatrice, l'etica guardiniana ha il sapore di un invito a dare sempre nuova forma umana alla vita, nella tensione - spesso drammatica - tra la realtà oggettiva del bene e l'incancellabile richiamo della coscienza." (Michele Nicoletti e Silvano Zucal). Premessa di Franz Henrich.
Spinoza elabora un'etica laica, in cui l'uomo è visto come un essere naturale che deve essere incluso nell'ambito della produttività infinita della natura. Secondo Spinoza l'uomo è parte della natura universale, e non si può parlare della sua libertà senza conoscere in che cosa questa consista e come sia possibile all'interno della totalità della natura: la conoscenza della natura delle cose è pertanto prioritaria e fondamentale. Come per i classici, anche per Spinoza il momento propriamente etico, ossia la descrizione delle azioni che consentono all'uomo di pervenire alla sua massima perfezione, giunge al termine di un percorso che fonda le conoscenze indispensabili allo scopo.
Viene qui riproposto il capolavoro di uno dei maggiori filosofi del Seicento, con il testo originale a fronte e con il nutrito commento di Giovanni Gentile. Le dottrine metafisiche e gnoseologiche possono essere considerate come propedeutiche alla definizione di una teoria morale che si propone di liberare gli uomini dalle passioni. E dal momento che il riconoscimento della necessità della sostanza divina è per Spinoza il concetto fondamentale della concezione della realtà e della conoscenza, esso costituirà anche il perno concettuale della sua costruzione etica.
Il titolo di ispirazione socratica - Scito te ipsum - con cui l'Etica era nota fin dall'inizio, indica il ruolo centrale dell'interiorità e intenzionalità nell'analisi del problema morale. Già dalle prime battute dell'opera Abelardo definisce la colpa come "consenso del soggetto all'inclinazione naturale presente nella natura umana": non è colpa - osserva - desiderare una donna ma acconsentire al desiderio giungendo all'adulterio. All'opera appartengono anche alcune intense pagine di denuncia della corruzione della chiesa che, oramai lontana dal modello evangelico della povertà, mira solo al potere e alla supremazia temporale. In esse riconosciamo l'Abelardo maestro di Arnaldo da Brescia.
Da quando è apparso nel 1677, il capolavoro di Spinoza ha sempre suscitato reazioni forti. Dopo il clamore di scandalo sollevato ai suoi tempi, e la presenza continuata lungo il secolo dei Lumi, oggi "Etica" esercita ancora un largo fascino, per la combinazione delle tesi metafisiche più ardite con un messaggio di liberazione laica. Panteismo e determinismo, ossia naturalizzazione di Dio e della mente umana, in alternativa alla trascendenza del divino e all'antropocentrismo. Ma anche la denuncia critica dei pregiudizi, una morale antiascetica, e l'appello appassionato per l'ideale dell'«uomo libero». Questa nuova traduzione, curata e introdotta da Sergio Landucci, è condotta sull'edizione che è ancora di riferimento: il volume II degli "Opera di Spinoza" a cura di Cari Gebhardt, Heidelberg 1925. Accoglie però diverse modifiche al testo nel frattempo proposte e altre ne avanza essa stessa.
Spinoza elabora un'etica laica, in cui l'uomo è visto come un essere naturale che deve essere incluso nell'ambito della produttività infinita della natura. Secondo Spinoza l'uomo è parte della natura universale, e non si può parlare della sua libertà senza conoscere in che cosa questa consista e come sia possibile all'interno della totalità della natura: la conoscenza della natura delle cose è pertanto prioritaria e fondamentale. Come per i classici, anche per Spinoza il momento propriamente etico, ossia la descrizione delle azioni che consentono all'uomo di pervenire alla sua massima perfezione, giunge al termine di un percorso che fonda le conoscenze indispensabili allo scopo.
A cura di Paola Premoli De Marchi
Testo tedesco a fronte
“Desidero sinceramente elevare il mio sguardo spirituale
al di sopra delle tempeste e delle burrasche di questo tempo –
in un’atmosfera più pura, e dirigerlo a ciò per cui l’uomo è uomo,
vale a dire ciò per cui egli partecipa dell’eterno.”
Il volume che viene presentato al pubblico italiano in una nuova traduzione è la principale opera di filosofia della religione di uno dei filosofi più geniali e influenti della filosofia tedesca contemporanea. Fin dalla pubblicazione (1921) suscitò uno straordinario scalpore, tanto da essere considerato una svolta nella teologia cattolica (Pryzwara), ma anche diverse critiche per l’impostazione rivoluzionaria rispetto alla tradizione scolastica. Nell’Eterno nell’uomo Scheler vuole restituire alla dimensione religiosa il suo ruolo di sfera più essenziale e decisiva per l’uomo: l’uomo è uomo perché partecipa dell’eterno. Egli si richiama ad Agostino e alla centralità del contatto immediato dell’anima con Dio, però applica a questa prospettiva gli strumenti della fenomenologia nata sulle fondamenta delle Ricerche Logiche di Husserl. Da questo consegue che la teologia naturale non sia più equivalente alla metafisica, ma abbia come oggetto proprio i fenomeni originari di ogni esperienza religiosa, dei quali la filosofia deve cogliere l’essenza e le leggi necessarie che ne regolano i rapporti. La riflessione filosofica su Dio diventa allora una “teologia dell’esperienza essenziale del divino”, che parte dalla riflessione sugli atti religiosi: “Nell’atto religioso si vede e si sente una presenza di Dio nella creatura, analogamente al modo in cui l’artista può essere visto e sentito nell’opera d’arte”. Così, “insegnare a trovare Dio è qualcosa di fondamentalmente differente e più eccelso che provare la sua esistenza. Solo chi ha trovato Dio può sentire la necessità di dimostrarne l’esistenza”. Questa è la tesi centrale dell’opera più ponderosa del volume, i Problemi di religione. I quattro più brevi saggi che lo completano, invece, illustrano la natura della filosofia (Essenza della filosofia) e il ruolo centrale della religione, in particolare del cristianesimo, nella società, nella storia e nella cultura. Seppure assai influenzati dal momento in cui furono scritti, e soprattutto dalla tragica esperienza della Prima Guerra Mondiale, assai profondo è il valore profetico di questi saggi per l’uomo contemporaneo che ha vissuto quanto Scheler aveva previsto e si trova ancora immerso nella crisi della cultura europea che in questo volume è tanto acutamente descritta.
Paola Premoli De Marchi ha conseguito il dottorato e la libera docenza presso l’“Internationale Akademie für Philosophie” del Principato del Liechtenstein, centro di ricerca internazionale che si ispira alla fenomenologia realista, di cui Max Scheler è uno dei padri fondatori. Tra le sue pubblicazioni vi sono Uomo e relazione. L’antropologia filosofica di D. von Hildebrand (Franco Angeli 1998), Etica dell’assenso (Franco Angeli 2002), Uomo né angelo né bestia, argomenti a favore dell’immortalità dell’anima (Ed. Art 2005) e Chi è il filosofo? Platone e la questione del dialogo mancante (Franco Angeli 2008), vincitore ex aequo del Premio “Mario di Nola” 2009 conferito dall’“Accademia Nazionale dei Lincei”. Per la Bompiani ha curato anche la traduzione di due opere di D. von Hildebrand: Che cos’è la Filosofia? (2001, con M. Pasquini) e Essenza dell’amore (2003). Attualmente è docente di Etica presso la facoltà di Medicina, Chirurgia e Scienze della Salute dell’Università del Piemonte Orientale A. Avogadro (Novara) e presso il Master in Bioetica ed Etica Applicata della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino.