
In un contesto in cui il valore dei prodotti viene decretato dall'enorme potere della televisione e dalle ragioni dell'economia consumistica, si corre il rischio che il bisogno di filosofia finisca per essere svuotato del suo potenziale senso di istanza critica per essere normalizzato e incluso nel sistema come uno dei suoi prodotti. La proposta di una filosofia come pratica o anche, "agoretica", come la chiama Cosentino, non è né un mitico richiamo alle origini né un troppo ottimistico progetto di rilancio della razionalità moderna. La metafora dell'agorà può aiutarci ad aprire un orizzonte di esperienza non mediata dai mezzi di comunicazione di massa. Nello scenario della società della tecnologia, del consumismo, della odierna"cultura terapeutica"e dei sempre nuovi conformismi, si tratterebbe di istituire oasi, terreni di gioco di pensiero riflessivo; micro-eventi di ricerca sviluppata con la propria testa e anche sulla propria testa con l'aiuto di una filosofia che, senza rinnegare se stessa, sappia mettersi al servizio della vita e proporsi some strumento di emancipazione.
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Pierre Hadot è solo un ragazzo quando il cielo stellato gli regala un'esperienza indimenticabile, in cui più tardi riconosce ciò che Romain Rolland chiama il "sentimento oceanico". "Credo di essere filosofo a partire da quel momento", dice una sessantina d'anni dopo. Che cos'è filosofare? Per Hadot la filosofia è un'esperienza vissuta. I discorsi filosofici degli antichi sono "esercizi spirituali" che non mirano a informare, ma a formare e a trasformare noi stessi. E se filosofare vuoi dire "esercitarsi a morire", esercitarsi a morire vuoi dire esercitarsi a vivere con piena lucidità, staccarsi dal proprio io per aprirsi a una prospettiva universale l'itinerario della saggezza.
Umberto Bresciani, nativo di Cremona, ha conseguito il dottorato in Lettere cinesi alla National Taiwan University di Taipei, Taiwan. Attualmente è docente presso l’Università Cattolica Fujen di Taipei. Esperto dei temi attinenti al dialogo religioso e culturale con il mondo cinese, ha pubblicato, in particolare, Reinventing Confucianism. The New Confucian Movement (Taipei 2001)
Descrizione
Il pensiero cinese contemporaneo appare fortemente contrassegnato dal cosiddetto movimento dei “Nuovi Confuciani” (New Confucian Movement). Opponendosi al radicale rifiuto del confucianesimo operato da molti intellettuali cinesi del XX secolo, questo movimento si propone di recuperarne i valori, facendo proprie al tempo stesso le istanze di modernizzazione provenienti dalla cultura occidentale. Esso ottiene oggi sempre più favore in Cina, contendendo il predominio culturale al marxismo e al liberalismo.
Il libro offre un’ampia e dettagliata introduzione alla filosofia cinese contemporanea e a questo importante ambito ancora poco noto al mondo occidentale. Vengono qui presentate la storia e le principali dottrine del movimento, approfondendo le figure degli esponenti di tre generazioni, dal 1921 ad oggi. Frutto di una ventennale e minuziosa ricerca delle fonti e e corredata da ricca documentazione, la ricerca, già pubblicata in lingua inglese, ha ricevuto ampi apprezzamenti dalla comunità accademica internazionale.
Forse in nessun campo del sapere umano come nella filosofia tornare agli inizi significa conquistare le vette più alte: in greco vengono poste le domande che sono fondamento e destino del pensiero occidentale, quindi si tentano le risposte, si elabora il metodo. Raccontare la filosofia antica e tardo-antica attraverso le parole dei suoi protagonisti vale a riscoprire la forza propulsiva che per due millenni si è propagata e ancora vive nel pensiero delle origini. Ricondurvi il lettore significa guidarlo a osservare il costituirsi del linguaggio filosofico. La citazione sistematica dei testi antichi, alla quale è connessa la questione delle fonti attraverso cui quelle dottrine ci sono giunte, fa da criterio dell'opera. Essa ricerca un equilibrio tra pensiero arcaico, filosofia di età classica, e filosofie di età ellenistica e tardo-antica. Il volume guarda con attenzione al parallelo procedere del pensiero scientifico e alla conquista di una sua progressiva autonomia, seguendo l'evolversi del rapporto, fecondo e problematico, tra mondo greco e mondo orientale, secondo quella nozione di "aree di contatto" che in anni recenti le testimonianze hanno permesso di ridefinire.
Una storia della filosofia antica che, senza venir meno all'esigenza di informare correttamente il lettore sui dati storici (filosofi, opere, scuole, correnti), si concentra in primo luogo sull'aspetto filosofico della materia, sui grandi temi concettuali che ne hanno segnato il cammino, dai presocratici al neoplatonismo. Ne emerge così un libro ricco di stimoli che, pur evitando avventurosi e inefficaci confronti fra pensatori troppo distanti, fa risaltare costantemente gli aspetti filosofici della storia narrata e i nessi che intercorrono fra le varie dottrine.
Il libro, curato da Mauro Bonazzi, Loredana Cardullo, Giovanni Casertano, Emidio Spinelli e Franco Trabattoni, contiene testi scelti tra i filosofi della Grecia antica. Tra gli altri: Anassagora, Aristotele, Platone, Socrate, Seneca, Talete, Plotino, Zenone.
Il termine «filosofia analitica» indica uno stile di pensiero che ha dato luogo a una pluralità di indirizzi, scuole, orientamenti a volte in conflitto tra loro, e tuttavia unificati dall'esigenza di un'indagine filosofica che si caratterizza per la chiarezza e la precisione degli enunciati ed è incentrata sullo studio sistematico delle espressioni linguistiche in essa utilizzate, facendone dipendere la consistenza dal rigore delle argomentazioni e dimostrazioni. Fondata sul primato dell'analisi degli elementi costituenti del pensiero, la filosofia analitica giungerà ad affermare che gli stessi problemi filosofici si risolvono in problemi di natura linguistica, legati a fraintendimenti ed equivoci nella nostra comprensione dei termini impiegati nel linguaggio ordinario.
In epoca piú recente l'originario rifiuto della pertinenza dei problemi tradizionali della filosofia verrà superato riscoprendo ambiti e argomenti a lungo accantonati (dalle questioni ontologiche a quelle etiche e politiche), per confrontarsi da vicino con le scienze cognitive e le neuroscienze, influenzando profondamente alcuni dei piú importanti programmi di ricerca attuali. A ricostruire questa fondamentale avventura del pensiero contemporaneo è dedicato il libro di Newen, che fornisce una chiara ed equilibrata introduzione ai principali temi e problemi del pensiero dei «padri fondatori», da Frege a Russell a Wittgenstein, come a quello della seconda generazione.
Le osservazioni raccolte in questo volume costituiscono un insieme di riflessioni sulla natura e sul metodo della filosofia. L'immagine del lavoro del filosofo che si ricava da queste pagine è quella di un "lavoro su di sé", in cui le difficoltà da superare concernono non l'intelletto, ma la volontà e i sentimenti. La filosofia è un tentativo di resistere alle seduzioni del linguaggio, di non seguire le sue false piste, che da sempre tutti sono indottii a percorrere. La soluzione di un problema filosofico, quando la si trova, è banale. Eppure il cammino per arrivare alla soluzione non è così semplice e richiede una grammatica e soprattutto un metodo.

