
L'antropocentrismo è costruito sulla presunta superiorità dell'umano sulle altre forme di vita, oltre che su quella di certi umani rispetto ad altri: ma che succede quando scopriamo di essere della stessa sostanza di tutti gli esseri viventi del pianeta? Quando le proprietà che pensavamo ci rendessero speciali, come la vita mentale o la capacità di soffrire, si manifestano anche in ciò che definiamo ingenuamente «non umano», allora l'umanità come sistema chiuso dell'umanesimo classico si dissolve. Molte sono state le soluzioni proposte, a questa domanda, ma ognuna, presa singolarmente, non basta. Il postumano, così come declinato qui, contrapposto anche ai primi fallimentari tentativi dell'ultimo decennio dello scorso millennio, è volto a riposizionare l'umanità in uno schema integrato nella Natura, verso un superamento dell'antropocentrismo, e la costruzione di una nuova narrazione per il nostro futuro.
Atene e Gerusalemme rappresentano, fin dalla tarda antichità, le cifre emblematiche di due universi spirituali – la cultura greca e il messaggio biblico – profondamente differenti e distanti. La storia, com’è noto, li condusse ad incontrarsi, a scontrarsi e – talora loro malgrado – ad interagire in modalità riccamente articolate. Il presente volume si propone di ricostruire la comprensione che il «nuovo pensiero» di Franz Rosenzweig (1886-1929) elaborò del profilo complessivo dei due universi e di una loro possibile, feconda connessione reciproca. L’indagine si sviluppa su uno scenario tematico e problematico riccamente articolato, sullo sfondo del quale si stagliano diverse questioni di scottante attualità, come, ad esempio, quella dell’identità dell’Europa nello scenario della globalizzazione planetaria, quella del destino della religione e delle religioni nell’odierna cultura post-secolare e post-moderna, e infine quella del confronto e del dialogo fra culture profondamente differenti.
Nel ventennale della morte di Michel Foucault, in Italia e nel mondo si sono moltiplicati i convegni, i dibattiti, gli incontri. Il filosofo francese è stato per così dire canonizzato, trasformando il suo pensiero critico e vivo in storia commemorativa e celebrativa. Anche questa raccolta ha avuto origine da un incontro, tenutosi a Venezia nel 2004, ma la sua ambizione è di tornare, a partire da Foucault, al lavoro critico del pensiero su se stesso, all'esercizio pieno della filosofia. Per questo, nel libro, oltre agli interventi più significativi del convegno di Venezia, sono stati inseriti alcuni saggi scritti appositamente per questa raccolta, quali quelli di Pier Aldo Rovatti, Judith Revel e Roberto Esposito. Una raccolta, dunque, che muove agevolmente dai temi cari agli studi foucaultiani (psichiatria, governamentalità, estetica dell'esistenza) al piano di una riflessione sull'attualità della politica e sui suoi concreti dilemmi.
Diviso in due capitoli, "Del diritto alla giustizia" e "Il nome di Benjamin", il libro evidenzia una scissura tra diritto e giustizia, oggetto da parte di Derrida di una riflessione profondamente originale. Con riferimento a Montaigne e Pascal, egli esprime una precisa critica dell'ideologia giuridica, del diritto che è in rapporto asimmetrico con la giustizia, nel senso che laddove c'è diritto non c'è giustizia, per il semplice motivo che la forma giuridica è l'esito di rapporti di forza politico-economici. Se è indubitabile che la legge si regge sulla forza, allora si tratta di vedere quale possibilità essa ha di accedere alla giustizia.
Consegnato a parole, miti, filosofie, letterature e arti, il primato della vista si identifica da sempre con il possesso del sapere e l'esercizio del potere. Se in greco antico il lessico del vedere e quello del conoscere sono tutt'uno e se per il Platone de "La Repubblica" è filosofo "chi ama lo spettacolo della verità", l'equivalenza di teoria e visione, che fonda e attraversa l'intera metafisica occidentale, non ha nulla del dato acquietante, anzi si configura come una drammaturgia che è urgente interrogare. Un excursus dai grandi personaggi tragici a Freud, dalla mitologia classica alle testimonianze figurative più tarde, dai dialoghi platonici a Orwell, in cui l'autore indaga le ragioni che rendono lo sguardo così potente.
Fra i temi oggi al centro della filosofia politica e morale è la questione delle fonti della normatività. Durante il XX secolo, l'idea moderna che la validità di asserzioni e norme derivi dal loro soddisfare principi indipendenti da tutti i contesti locali e storici ha subito attacchi da due fronti: a partire dalla tesi della parzialità di ogni traduzione e a partire dalla tesi della costituzione intersoggettiva del soggetto. L'universalismo moderno è stato difeso da questi due attacchi in larga misura ripiegando su una linea a vario titolo definibile come proceduralista: universali le procedure scientifiche e della decisione normativa, culturalmente specifici i contenuti di cui queste procedure si riempiono. Ferrara tenta una strategia completamente diversa per mostrare come sia possibile trascendere la particolarità dei contesti senza violare le nostre intuizioni pluralistiche: una strategia centrata sull'universalismo esemplare del giudizio. Se per lungo tempo l'esemplarità è stata assegnata al dominio dell'estetica, questo libro esplora ambiti del nostro orizzonte filosofico in cui l'idea di esemplarità può essere di aiuto, soprattutto alcuni riconducibili alla politica. Ferrara delinea una concezione della validità esemplare pensata per i dilemmi contemporanei e la applica a temi filosofici che includono la ragione pubblica, i diritti umani, il male radicale, la sovranità, il repubblicanesimo, l'identità europea e la religione nella sfera pubblica.
"Una rilettura del testo di Modugno su Förster e la crisi dell'anima contemporanea appare opportuna e indicativa alla luce delle diverse sollecitazioni e affinità che nell'attuale situazione socio-culturale e pedagogica si vanno proponendo. Credo sia importante far emergere il rapporto stretto e fecondo che ha legato Modugno al prussiano-tedesco Förster, soprattutto cogliendo una certa affinità all'interno delle diverse esperienze di vita che hanno attraversato e che li conduce verso lo stesso approdo: la scoperta del Cristianesimo come soluzione del problema della vita e risposta alla crisi dell'anima contemporanea."(dall'introduzione di Giuseppe Elia)
Da circa un secolo lo Stato, straordinaria creatura della filosofia e della scienza moderne, è entrato in un processo irreversibile di crisi e declino. Tornare oggi alla lezione seicentesca di Hobbes, alla più risoluta rivendicazione del convergere di ragione e politica e della forza costruttiva di quest'ultima, può risultare un utile e affascinante viaggio alle sorgenti di un'idea della modernità che continua a mostrarsi vitale nel nostro presente. Francesca Izzo insegna Storia delle dottrine politiche all'Università Orientale di Napoli.
Una mappa concettuale, chiara e originale dell'estetica come disciplina filosofica di frontiera. La prima parte è dedicata all'esperienza del bello attraverso un'analisi delle tematiche della percezione e del dell'emozione giudizio estetico. La seconda parte affronta il problema dell'arte e risponde a sfide teoriche sollecitate dall'oggi. Nell'epoca della svolta multimediale e della diffusione delle tecnologie digitali è ancora possibile parlare di unità dell'arte? Come riconosciamo un'opera d'arte? In che rapporto sta la fruizione delle opere artistica con la nostra più generale esperienza? Quale relazione è ancora pensabile tra finzione artistica e realtà?
Il volume richiama i principali temi e snodi della filosofia della scienza del Novecento privilegiando gli sviluppi più recenti, che nelle storie più sistematiche vengono per lo più trascurati. In particolare, si sofferma su alcune figure e posizioni paradigmatiche, che consentono di avere un panorama adeguato delle diverse opzioni di fondo possibili in questo campo, cercando di mostrarne le conseguenze e implicazioni anche in relazione alle altre branche della filosofia. Ogni capitolo risulta relativamente autonomo, facilitando in questo modo l'uso didattico del testo che potrà essere utilmente consultato anche dal lettore che desideri ricevere una prima introduzione ai temi e ai problemi dell'epistemologia contemporanea.
Operando distinzioni appropriate, ricostruendo teoreticamente, geneticamente e linguisticamente le idee di "bello" e "brutto", Bodei delinea i principali modelli della "costellazione della bellezza", così come si è venuta configurando nel corso dei secoli. Dal bello come idea di ordine, di misura e di armonia, al bello imponderabile che si esprime nella valorizzazione del gusto; dalle teorie e pratiche della bellezza finalizzata a uno scopo, alla rivendicazione della semplicità del bello, del bello come luminosità e folgorazione o del sublime. L'erosione degli ideali classici conduce infine al completo rovesciamento dei ruoli: il brutto diventa l'autentico bello e assume la parte del protagonista, anche se oggi, da vari sintomi, il suo trono sembra vacillare.
La presente antologia propone alcune delle pagine più significative dell'opera di Bernard Lonergan (1904-1984), filosofo canadese, epistemologo, teologo, studioso delle dinamiche storiche ed economiche. L'autore indica nello sviluppo dell'interiorità, intesa come consapevolezza profonda della propria dinamica coscienziale aperta alla realtà, una strada difficile ma affascinante da percorrere.