
Una storia dei molteplici percorsi in cui il concetto religioso di Gloria assume precise funzioni estetiche, antropologiche e di rappresentazione sociale e politica, contribuendo alla creazione di nuovi linguaggi e narrazioni, e di nuove pratiche religiose e culturali.
Gloria è la prima parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), Balthasar ha trattato in questa prima parte della "bellezza" del mondo e della "gloria" di Dio, nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita ed infinita, e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto.
Fra il gennaio e il dicembre del 1917 – dunque, nell’ultima, tragica fase della Grande Guerra – un giovane sottufficiale tedesco di origine ebraica, Franz Rosenzweig (1886-1929), dalla postazione balcanica alla quale era stato destinato, intraprende un’appassionata meditazione sugli eventi bellici in corso. Egli si interroga sulle cause – remote e prossime –, sul senso profondo e sui possibili esiti di essi. Ma la riflessione si allarga ben presto audacemente per cerchi concentrici, coinvolgendo innumerevoli altre questioni, di carattere più ampiamente storico, militare, politico-diplomatico, culturale e religioso. Ne scaturisce una sorta di audace affresco della storia universale dell’umanità dall’antichità alla Grande Guerra, ricostruita a partire da una prospettiva estremamente originale. La storia umana viene compresa come un incessante riorganizzarsi e rimodellarsi degli spazi terrestri e marittimi del globo terraqueo, mirante, alla fine, alla costruzione di un'articolata e complessa unità finale.
A cura di Francesco Paolo Ciglia
Traduzione italiana di Stefania Carretti
Il libro intende analizzare le etiche del care prendendo in considerazione la loro strutturazione in quanto teorie morali e mettendo a fuoco i principali argomenti addotti a loro supporto. Le etiche del care vengono così dibattute dal punto di vista dei fondamentali settori della metaetica (soprattutto la psicologia e l'epistemologia morale), dell'etica normativa e dell'antropologia che è in qualche modo presupposta. Questa analisi propone anche un confronto con i principali avversari teorici delle etiche del care, definibili globalmente come etiche della giustizia, con lo scopo di mostrare pregi e difetti tanto delle prime quanto delle seconde. Infine, largo spazio è lasciato allo studio delle conseguenze pratiche e dei comportamenti che si ispirano alle etiche del care.
Una raccolta di saggi scritti lungo il corso di tutta la vita di uno dei più grandi filosofo dello scorso secolo che si interroga sui fatti che la storia impone.
Esercizi spirituali: prima di essere una costruzione concettuale, la filosofia antica era un cammino preparato e accompagnato da esercizi per trasformare la propria visione del mondo e il proprio modo di vivere. Gli scritti di Arnold I. Davidson qui raccolti mostrano come questo cammino sia percorribile ancora oggi, non necessariamente seguendo solo la strada delle categorie tradizionali della filosofia, ma sperimentando altri percorsi, come quello dell'improvvisazione musicale, che secondo Davidson è in grado di diventare un altro genere di pratica filosofica. Pensando insieme straordinari musicisti come Cecil Taylor, Sonny Rollins e Steve Lacy e grandi filosofi come Pierre Hadot, Michel Foucault e Stanley Cavell, l'autore si domanda cosa significhi pensare l'etica e la politica come pratiche di libertà, come atti creativi che danno una forma individuale e collettiva al nostro ethos e al nostro modo di vivere.
L'amore non è cieco, ma veggente: scorge, riconosce e chiama a essere in tutta la sua pienezza la verità di ciò che è e di ciò che siamo. Come ha scritto Simone Weil, "invece di parlare di amore della verità, è meglio parlare di uno spirito di verità nell'amore" dal quale la filosofia e la vita hanno molto da imparare, perché l'amore sa. Ma per comprenderne l'insegnamento occorre non confonderlo con le dinamiche di coppia con le quali non coincide, ma nelle quali, piuttosto, si aliena ogni volta che cerchiamo di imprimergli il nostro modo d'essere invece che accoglierlo e aprirci alla sua forza vivificante.
Il testo è un puzzle filosofico e letterario che si muove tra Hegel e Genet, un discorso che non inizia (in quanto già iniziato) e che non finisce (in quanto continua anche dopo la morte dell'autore), dove è difficile capire qual è il testo principale e quale il commento o la nota. Tra i molteplici temi che si intrecciano e si richiamano quello della generazione della famiglia, del desiderio e della differenza sessuale, del nome proprio e dell'identità. Se la filosofia di Derrida è nota come "teoria della decostruzione", questo libro si può considerare come la sua "pratica di quella stessa decostruzione."
Jean-Luc Nancy riesce a tratteggiare con misura e leggerezza i contorni fondamentali della questione fondamentale del volume: che cosa significa essere giusti, in che senso la giustizia non è solo applicazione della legge, qual è la tensione tra l'universalità della legge e la singolarità irripetibile delle persone sottoposte a essa, che cosa significa dare a ciascuno secondo i propri bisogni, che cosa sono i "bisogni" di cui parlava Marx. Tutto questo, senza rinunciare a un discorso rigoroso, capace di problematizzare le cose dette e le opinioni correnti, e senza rinunciare al tentativo di parlare anche ai più lettori più giovani.
Oggetto di un rinnovato interesse nel contesto della ripresa dell'intuizionismo in opposizione al riduzionismo naturalista imperante nella seconda metà del Novecento, le teorie morali di Ross sono oggi al centro del dibattito etico. In particolare, è la tesi dell'autoevidenza dei principi fondamentali della morale - ossia del loro darsi immediato, che non necessita di alcuna dimostrazione teorica o discorsiva - a esser stata ripresa da molti autori insieme al pluralismo normativo, ossia l'affermazione dell'esistenza di una molteplicità di doveri che interagiscono nella decisione sulle varie situazioni concrete.
DESCRIZIONE: Divenuto centrale nella riflessione etico-politica contemporanea, il termine “responsabilità” è usato con una varietà di accezioni non riconducibili a un’unità di significato. Di qui prendono le mosse gli interrogativi di questo volume. Che cosa significa responsabilità? A quali condizioni consideriamo responsabile un’azione? Non si tratta di una ricostruzione storica o di una ricerca empirica, ma trascendentale: avente per oggetto ciò senza di cui non ha senso parlare di azione responsabile. In questa prospettiva, fenomenologica, si delineano concetti quali legge, colpa, coscienza morale, responsabilità, libertà, giustizia, esplorati lungo il pensiero moderno e contemporaneo, da Kant a Lévinas e Derrida.
COMMENTO: Un percorso nella filosofia moderna e contemporanea attraverso i testi di Derrida, Levinas, Kant, Cohen, Heidegger e Bergson per comprendere il concetto di giustizia, coscienza morale, responsabilità.
VINCENZO COSTA insegna filosofia teoretica presso l’Università del Molise. Studioso del pensiero contemporaneo, si è occupato della tradizione fenomenologica, in particolare di Husserl, di cui ha tradotto alcune delle opere più importanti, di Heidegger e di Derrida. Tra i suoi lavori: La fenomenologia (con P. Spinicci e E. Franzini, Torino 2002), La verità del mondo. Giudizio e teoria del significato in Heidegger (Milano 2003), Esperire e parlare. Interpretazione di Heidegger (Milano 2006), Il cerchio e l’ellisse. Husserl e il darsi delle cose (Cosenza 2007), Husserl (Roma 2009), I modi del sentire. Un percorso nella tradizione fenomenologica (Macerata 2009), Fenomenologia dell’intersoggettività. Empatia, socialità e cultura (Roma 2010), Distanti da sé. Verso una fenomenologia della volontà (Milano 2011), Alterità (Bologna 2011), Heidegger (Brescia 2013).
COLLANA: Filosofia - Testi e Studi n. 46
L'autore di questo saggio ribadisce più volte la sua convinzione che non è possibile trovare la soluzione ai problemi del Welfare State negli scritti di Tommaso. Nel contempo, però, ha cercato di mostrare il valore e l'attualità della filosofia politica dell'Aquinate. Sostiene, infatti, che le opere politiche di Tommaso ammettono un tipo di "lettura" da cui emergono alcuni principi di giustizia politico-giuridica a partire dai quali l'interprete attuale può sviluppare una riflessione in grado di superare a testa alta il confronto dialettico con le proposte politiche moderne e postmoderne, nonché di contribuire positivamente alla soluzione dei problemi del Welfare State e alla costruzione di una società politica più giusta.