
Dai Megarici ad Aristotele, da Platone a Plotino, dagli gnostici ai Padri della Chiesa, nel primo volume; da Hegel a Husserl, a Heidegger e Bultmann, non senza incursioni sul mito tra antichità e modernità, nel secondo: sono gli autori - e i temi - di questi itinerari della filosofia e delle religioni, dove i due termini, intrecciandosi fin dalle loro origini, mostrano le principali prospettive in cui è stata interpretata l'esperienza, nella sua insondabile profondità. Una profondità che nella filosofia e nelle religioni, spesso in tensione e conflittualità tra di loro, ha assunto una pluralità di nomi: il Bene, l'Uno, Dio, il Mistero, l'Assoluto, l'Essere, l'Evento. Nomi che sono il lascito di più tradizioni e ciò attorno a cui ruota, anche oggi, il compito del pensiero.
Forse ha ragione Blaise Pascal quando scrive che "tutta l'infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera". Ma la felicità non dipende soltanto dalla nostra capacità di riflettere e meditare in solitudine, benché questo sia un ingrediente fondamentale. La socialità, l'altruismo, i legami d'amore e di amicizia contano altrettanto. La conquista della felicità è il nostro chiodo fisso, inutile negarlo. Solo che, come per un sortilegio, pare che siamo irresistibilmente orientati a cercarla dove non c'è. Armando Massarenti suggerisce una via per trovare, ognuno con i propri mezzi, l'equilibrio necessario. La scommessa di questo libro è mostrare che una formula, neppure tanto complicata, ce l'avevano proposta i filosofi antichi, elaborando massime ed esercizi pratici che disegnavano stili di vita improntati alla saggezza e al buon vivere. E l'efficacia di tale formula è oggi confermata dagli esperimenti e dalle nuove scoperte di neuroscienziati e psicologi morali: da qui la proposta di tornare ad attingere a una fonte che i secoli non hanno affatto inaridito. Così, dall'eros all'amicizia, dalla politica alla conoscenza, dalla bellezza alla morale, Platone e Aristotele, Eraclito e Democrito, Epitteto e Marco Aurelio, Epicuro e Lucrezio, Seneca e Cicerone ci insegnano ad abbandonare le vie sbagliate e gli errori più comuni per trasformarci in fortunati cercatori di felicità.
Proponiamo un manuale di Logica formale concepito all’interno del più ampio progetto di Filosofia formale. Ciò significa non solo attenzione alla disciplina della logica, sviluppatasi in senso rigoroso (formalizzato) a partire dalla fine del XIX secolo, ma alla lunga tradizione speculativa occidentale sia continentale che analitica la quale, nel XXI sec. può convergere “costruttivamente”, rispetto a questi due rami, in un percorso unitario che abbiamo appena cominciato a scrivere. Seguendo una terminologia che ormai è diffusa nel mondo accademico internazionale, chiamiamo Filosofia Formale (Ontologia Formale, Epistemologia Formale, Etica Formale) questo programma di ricerca in campo speculativo.
GIANFRANCO BASTI (1954)
È professore ordinario di Filosofia della natura e della scienza presso la Pontificia Università Lateranense. È membro associato della Pontifica Accademia di S. Tommaso, membro della APA-American Philosophical Association, dello IEEE-Institute for Electric and Electronic Engineering, Computer and Neural Network Society, e della AAAS-American Society for the Advancement of Science, Editrice della prestigiosa rivista Science. Dal 1997 è direttore e co-fondatore del progetto IRAFS-International Research Area on Foundations of the Sciences e dal 2003 coordinatore del progetto STOQ-Science, Theology and the Ontological Quest presso la PUL. È autore di oltre 120 pubblicazioni in campo filosofico e scientifico.
FRANCESCO PANIZZOLI (1982)
È assistente del professor G. Basti presso la cattedra di Filosofia della natura e della scienza della Pontificia Università Lateranense. Ha pubblicato il libro Ontologia della partecipazione. Verso una formalizzazione della metafisica di Tommaso d’Aquino (2014) e diversi articoli di filosofia della scienza e ontologia formale.
La nuova edizione di un classico che costituisce ancora un modello nel cammino della filosofia. «Un testo chiaro e agile [...], ma egualmente rigoroso e ben strutturato nell'impostazione, che risulta sistematica, cioè organica, ma non rigida e men che meno dogmatica, come si potrebbe temere da un breve manuale, per di più di ispirazione scolastica. In effetti, questo testo conserva le caratteristiche che ormai lo hanno reso [...] un vero classico e che condivide con altri studi di Sofia Vanni Rovighi, sia quelli dedicati alla storia della filosofia, sia, soprattutto, quelli in cui si argomenta una prospettiva teoretica». (Michele Lenoci)
Questo corso di Istituzioni di Filosofia, pubblicato in forma di dispensa nel 1968, rappresenta uno degli ultimi momenti dell'insegnamento di Emanuele Severino all'Università Cattolica di Milano, dalla quale si allontanerà nel 1970 per passare all'Università di Venezia. È un ciclo di lezioni contemporaneo alla stesura dei saggi Il sentiero del Giorno (1967), La terra e l'essenza dell'uomo (1968), Risposta ai critici (1968), in cui Severino approfondisce la svolta iniziata con Ritornare a Parmenide, e che culminerà con la raccolta di questi e altri saggi nel libro Essenza del nichilismo (Paideia, 1972). Ripensando a queste lezioni, Salvatore Natoli, allora assistente di Severino, ha scritto: "Severino [...] mi ha costretto a dare consistenza alle mie argomentazioni filosofiche, a fornire giustificazioni adeguate alle mie tesi e direi che mi ha definitivamente vaccinato dai vizi delle mode filosofiche". Rigore dell'argomentazione e attenzione al variare del significato delle categorie e dei problemi costitutivi della filosofia (identità, contraddizione, dialettica, verità, realismo, idealismo...): questo in sintesi il contenuto del libro.
Non si può stabilire in che senso discipline quali la storia, la sociologia, l’etnologia, la linguistica siano veramente delle scienze se si pongono solo questioni di ordine metodologico. Occorre invero chiarire il concetto di spirito sviluppando una filosofia dello spirito o del mentale. A tal fine occorre superare due difficoltà. Da un lato, il concetto di spirito reclama di essere individuato. Da un altro lato, il concetto di spirito rifiuta di essere trattato interamente come il concetto di un attributo personale. Le persone manifestano nella loro condotta uno spirito, ma il "contenuto" di ciò che manifestano è, in buona parte, impersonale. Tale ambito è formato dalle istituzioni in quanto esse offrono un senso di cui i soggetti individuali possono, a loro volta, appropriarsi. Queste osservazioni permettono già di indicare perché questo libro sullo spirito porta un titolo che parla di istituzioni. La tesi di questo libro sarà proprio che lo "spirito oggettivo" delle istituzioni, per usare dei termini che questa ricerca si propone di chiarire, precede e rende possibile lo "spirito soggettivo" degli individui. Questa prospettiva è quella dell’"olismo antropologico". Introduzione di Giuseppe Padovani
"L'istante" è il titolo che Kierkegaard ha dato a un quindicinale di cui fu il fondatore e l'unico redattore. Ne uscirono nove numeri tra il 24 maggio e il 24 settembre 1855, con un discreto successo di pubblico. Un decimo numero era già pronto, ma il 2 ottobre 1855 Kierkegaard fu ricoverato in ospedale, dove morì l'11 novembre. Con questa pubblicazione destinata all'"uomo comune", in cui per la prima volta si firma con il suo vero nome anziché con lo pseudonimo Anti-Climacus, Kierkegaard prosegue la sua critica alla chiesa ufficiale e al mondo cristiano che sostenevano una concezione del cristianesimo incompatibile con il Nuovo Testamento.
Questo volume raccoglie la totalità dei testi sparsi di Gilles Deleuze usciti in Francia e in altre parti del mondo tra il 1953 e il 1974, dall'apparizione di "Empirismo e soggettività", sua opera prima, fino ai dibattiti che seguirono la pubblicazione dell'Anti-Edipo. Sono articoli, relazioni, prefazioni, interviste o conferenze che non compaiono all'interno di nessun'altra opera di Deleuze. I testi forniscono alcune tracce ed alcune tappe essenziali, illuminando aspetti sconosciuti del divenire filosofico di Deleuze e dotando il lettore di una chiave centrale per comprendere la permanenza dei problemi che lo hanno accompagnato.
"Isagoge" è una breve introduzione alle Categorie di Aristotele, in cui Porfirio (233-305 ca.) - il ben noto discepolo di Plotino e grande commentatore degli scritti di Platone e di Aristotele - scrivendo a un suo allievo, codifica la dottrina dei predicabili (genere, specie, differenza, proprio e accidente), costruendo una struttura logica gerarchica e ponendo il ben noto problema degli universali: i generi e le specie hanno un'esistenza reale o solo materiale? L'opera è stata in seguito assimilata a una delle opere dell'Organon di Aristotele, come introduzione generale allo studio della logica, e, nella versione latina di Boezio, è diventata un punto assolutamente irrinunciabile per molti commentatori medievali.
C'è un tempo della coscienza, fatto di presente, passato e futuro, di memoria e speranza, e un tempo della scienza, fatto di successioni e simultaneità. McTaggart li chiama serie A e serie B. Questo libro raccoglie i suoi scritti sul tema ("L'irrealtà del tempo", "Il rapporto tra Tempo ed Eternità" e"Misticismo"), con un saggio, a cura di Luigi Cimmino, che, a partire da McTaggart, illustra gli sviluppi più recenti della filosofia del tempo. Viviamo nel tempo, e questo dovrebbe bastarci. Eppure diciamo che il tempo passa. Ma il 2005, che ci siamo lasciati alle spalle, è prima del 2006, e in questo suo esser prima pare non potersi muovere. Così ieri rispetto a oggi. Cos'è dunque che passa?
E' un flusso potente di energia, che può esplodere per un'ingiustizia subita, un amore ferito, una speranza delusa o un sentimento di vergogna; è una passione forte che può sconvolgere la vita del singolo o il corso della storia, e che spesso si incrocia con l'odio, il risentimento e la superbia, accompagnandosi al desiderio di vendetta o di riscatto. Molteplici strategie sono state attivate per inibire, canalizzare o sublimare il suo impeto spesso selvaggio. Lo sguardo del filosofo, cogliendone il senso e offrendone una spiegazione teorica, getta luce anche sulle infinite manifestazioni di questo nodo dell'anima, sulle sue origini naturali e culturali, sulle sue declinazioni storiche, politiche e sociali, essendo l'ira in grado di mobilitare sette, partiti, folle o interi popoli. Una forza dirompente, non sempre negativa, che può essere elaborata e riportata a proporzioni adeguate alle circostanze e a criteri di giustizia.
Remo Bodei, professore di Filosofia nella University of California, Los Angeles, ha insegnato a lungo alla Scuola Normale Superiore e all'Università di Pisa. Tra le sue numerose pubblicazioni: "Geometria delle passioni" (Feltrinelli, VII ed. 1991), "Destini personali" (Feltrinelli, III ed. 2002), "Paesaggi sublimi" (Bompiani, 2008), "La vita delle cose" (Laterza, IV ed. 2009); con il Mulino "Le forme del bello" (II ed. 2005), "Ordo amoris" (III ed. 2005) e "Piramidi di tempo" (2006).