
Pubblicato per la prima volta nel 1936 in due volumi, questo saggio è divenuto ben presto un classico dell'esegesi aristotelica ed epicurea.
"A causa della debolezza della natura umana si attribuisce, in genere, soverchia importanza a ciò che siamo nell'opinione altrui": profondo osservatore delle contraddizioni dell'animo umano, Arthur Schopenhauer analizza in queste pagine i tanti modi in cui i giudizi della società condizionano i nostri comportamenti. Con l'acutezza che lo contraddistingue, Schopenhauer sottolinea l'assurdità di molti dei pareri che spesso ci portano a modificare la nostra condotta e mostra come imparare a vivere guardando prima di tutto al nostro benessere, per condurre un'esistenza appagante e ritrovare così la serenità interiore.
Pubblicati postumi, questi 38 stratagemmi di Schopenhauer rappresentano un utile strumento per trasformare qualsiasi disputa in una vittoria. Non importa se l'opinione professata sia giusta o sbagliata, vera o falsa: esistono modi precisi per ribaltare le discussioni e superare dialetticamente chiunque. Sono precetti di immediata applicabilità, quasi i princìpi di una scienza, e spaziano dalla nobile disamina delle parole dell'avversario fino ad astuzie retoriche in grado di sgretolare le certezze di chi ci fronteggia: sfruttare i pregiudizi altrui, generalizzare e banalizzare, ritorcere le contraddizioni (oggettive e soggettive), suscitare nell'avversario la confusione con domande inaspettate o l'ira con affermazioni provocatorie, proporre in tono denigratorio l'opposto della propria tesi al solo scopo di evidenziarne l'assurdità, fino a spingersi all'estremo dello sproloquio privo di senso o dell'offesa diretta, pur di ricacciare indietro l'oppositore.
Questo breve testo è la rilettura in chiave moderna di un'opera di Arthur Schopenhauer. Venne pubblicata postuma per il pudore dell'Autore, che non la riteneva in linea con il suo pensiero e l'etica. Il lettore è in grado di decidere cosa fare degli stratagemmi per prevalere sull'avversario. Di sicuro i personaggi riportati non sono sempre esemplari di correttezza e virtù.
Un inedito tratto dall’edizione critica danese degli scritti di Kierkegaard. - Un breve trattato incompiuto su come si educa narrando le favole ai bambini. - Per la prima volta tradotto in italiano e commentato, fa da pendant al volume precedentemente pubblicato con la traduzione delle favole. Un libro per tutti.
Sebbene sia uno stato d'animo noto a tutti, la noia è una condizione esistenziale indefinita e multiforme, la cui definizione ha confini labili e incerti. Muovendo dal presupposto che "tutti gli uomini sono noiosi", e soprattutto dal conseguente assunto, che noi tutti siamo vittime, consapevoli o meno, della noia, Kierkegaard suggerisce di applicare nella vita quotidiana una serie di regole per evitare di annoiarsi. Con pungente ironia, l'autore ci indica anche quali siano le virtù da coltivare per poter condurre un'esistenza il meno noiosa possibile, dimostrando così che proprio la noia può diventare principio creativo e di sviluppo dell'immaginazione.
Nonostante il suo attuale predominio sociale, la concezione "realistica" è destinata a mostrare la propria debolezza concettuale rispetto all' "idealismo"; ma non rispetto a qualsiasi forma di idealismo, sia pure grandiosa, bensì rispetto a quella forma specifica che è l'"attualismo" di Giovanni Gentile. Questa affermazione riesce sorprendente già nella cultura italiana; in quella internazionale, poi, può suonare come un'esagerazione fuori luogo. Ma se si riesce a raggiungere il sottosuolo essenziale del nostro tempo, al di là cioè di quanto riusciamo a sapere di noi stessi, ci si imbatte in qualcosa di estremamente più sorprendente. Da un lato, e contrariamente a quanto di solito si crede, l'essenziale solidarietà tra attualismo e tecnoscienza; dall'altro la capacità dell'attualismo di portare oltre l'intera tradizione dell'Occidente. Ciò significa che il pensiero di Gentile è destinato a essere riconosciuto come uno dei tratti più decisivi della cultura mondiale.
Il celebre testo dell'"Azione" (1893) di Maurice Blondel (1861-1949) costituisce l'impegno più radicale da parte di un filosofo per confrontarsi con la grande "crisi del senso" che coinvolge la cultura europea tra Ottocento e Novecento. L'opera rappresenta, per la successiva elaborazione del filosofo francese, quello che la Critica della ragion pura ha rappresentato per la costellazione del pensiero kantiano. Con l'"Azione" Blondel ha tentato un nuovo radicale incipit della riflessione filosofica, in vista di una chiarificazione ultimativa del suo ruolo nell'articolazione del senso che qualifica l'essere dell'uomo nel mondo. In questa edizione: Saggio introduttivo e Note di commento di Sergio Sorrentino, Nota bibliografica, Indice dei contenuti.
Quest'opera ha influito sulle correnti filosofiche e culturali più diverse, dal positivismo all'esistenzialismo, dal marxismo all'individualismo coinvolgendo anche la teologia protestante e cattolica in un dialogo serrato. "Tra i filosofi recenti non c'è forse nessuno che, come Feuerbach, si sia interessato così intensamente del problema teologico, anche se l'ha fatto con un amore infelice... Chi volesse attaccarlo, dovrebbe attaccare la sua terapia, la sua dottrina positiva dell'essenza dell'uomo intesa come essenza divina" (Karl Barth).
Con "L'essere e l'evento" (1988) Alain Badiou pone le fondamenta concettuali del suo sistema filosofico, che troverà il suo completamento in "Logiques des mondes" (2006) e ne "L'immanence des vérités". Attraverso un utilizzo originale della matematica postcantoriana, della psicoanalisi, dell'arte e della politica novecentesche, il filosofo francese intende affermare la possibilità della filosofia all'interno di un presente che non ha mai smesso di annunciarne la fine. Essere, evento, verità, procedura generica costituiscono allora gli strumenti principali con cui Badiou ripensa i concetti cardine della storia della filosofia e sviluppa un'ontologia del molteplice capace di delineare una nuova teoria del soggetto.
Qual è l'identità dell'Europa, tra crisi della sua coscienza storica e sfida delle nuove migrazioni? Come sottrarsi alle spire di una memoria-ripetizione che dimentica la complessità della storia? Per Ricoeur, l'idea stessa di Europa ha un futuro quando si riconosca, in uno sforzo di memoria critica e attiva, che essa significa uno «spazio della integrazione delle migrazioni passate, presenti e future». Un'«idea mobile» la cui identità è il risultato dell'intrecciarsi di differenti tradizioni.
Dei sette trattati inediti - compresi nella terza sezione dell'edizione tedesca delle opere di Martin Heidegger - "L'evento" è il testo che, dopo i "Contributi alla filosofia" (2007) con cui è stata inaugurata la pubblicazione dei trattati, introduce nel cuore pulsante della riflessione heideggeriana. In questo scritto, composto tra il 1941 e il 1942 attorno alla parola-guida Ereignis ("evento"), Heidegger ripercorre e approfondisce, attraverso un percorso vertiginoso, non lineare ma potentemente evocativo, temi, questioni e figure che sono al centro della sua filosofia a partire dalla metà degli anni Trenta: il pensiero della storia dell'essere, il primo e l'altro inizio del pensiero, la questione della verità, la differenza tra essere ed ente, la critica della metafisica e della modernità, il destino dell'Occidente e dell'Europa, il ruolo e il compito dell'uomo, e, infine, il rapporto tra la filosofia e il pensiero e tra il pensiero e la poesia.