
L’autrice presenta 21 figure di donne e di uomini che hanno lasciano un solco nella memoria della collettività, che le ricorda con ammirazione e spesso con gratitudine. Le figure sono nell’ordine: la teologa ed eremita Adriana Zarri, il gangster londinese convertito John Pridmore, Marie Curie, l’attore messicano Edoardo Verástegui, Maria Montessori, Elie Wiesel, Chiara Lubich, Giacomo Alberione, Edith Stein, il medico e santo Giuseppe Moscati (1880-1927), la maestra milanese tra le protagoniste del femminismo cattolico Adelaide Coari (1881-1966), il professore marchigiano di fisica e politico Enrico Medi, che nel 1969 partecipò alla diretta Rai per lo sbarco sulla Luna (1911-1971), Clotilde di Savoia, Giorgio La Pira, Bakhita, Oscar Romero, la missionaria laica uccisa nel 2003 in Somalia Annalena Tonelli, JeanVanier, Rigoberta Menchú, Tonino Bello, Teresa di Calcutta. È tutta una lunga galleria di volti e di storie d’oggi: di chi ha vissuto con dignità
esperienze incredibili e di chi ha dato un contributo di solidarietà, di benevolenza fattiva nei confronti dei suoi simili per migliorarne le sorti.
"Donne e uomini, persone credenti e non, ma tutte accomunate dalla stessa passione per la vita, per l’umanità e per un sogno di futuro certamente migliore".
(L’autrice)
Autrice
Beatrice Immediata appartiene alle Figlie di San Paolo. Laureata in pedagogia, si è dedicata a studi sulla comunicazione di massa, all’attività di docenza in vari Istituti e a collaborazioni con riviste, trasmissioni radiofoniche e televisive. Attualmente è redattrice nel centro editoriale di Milano. Ha pubblicato per la stessa Editrice: Dicci chi sei. Riflessioni sulla figura del Cristo e dintorni (2001), Un apostolo senza frontiere. Don Bernardo Antonini (2005), Le ali dell’oggi e altri shorts (2007), La canzone del deserto (2007), Un biglietto per Pechino (2007), Giuseppe Moscati. Un uomo, un medico, un santo (2008-2011), La memoria delle cose. Pagine di vita (2010), Piccole storie dalla parte della speranza (2010), Marianna e Bartolo Longo. Pompei e le opere pompeiane (2011).
L’autore è il postulatore della causa di beatificazione di don Pino Puglisi.
La beatificazione di don Pino è sempre stata rimandata perché la sua uccisione era letta come motivata dal suo aver agito contro la mafia. E quindi la sua morte non sarebbe stato martirio.
Proprio gli approfondimenti di Bertolone hanno permesso il cambio di angolatura. E in questo testo l’autore dimostra, attraverso la vita, gli insegnamenti, l’agire tutto di don Puglisi, come egli sia stato ucciso “in odio alla fede” perché proprio il suo essere sacerdote e pastore fino in fondo, fedele al Vangelo che viveva e annunciava, nell’amore ai fratelli che il Signore gli aveva affidato, specialmente i più piccoli, proprio questo l’ha messo in rotta di collisione con la mafia. È la sua fede - vissuta nel concreto nel quartiere di Brancaccio - che ha “disturbato” i mafiosi. «Don Puglisi venne ucciso a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità».
Dopo un primo capitolo sul valore del martirio, l’autore narra l’ultimo giorno di vita di don Pino, ne presenta un profilo biografico, evidenzia i tentativi di depistaggio sulla sua morte, quindi analizza i perché della sua condanna a morte da parte della mafia e insieme evidenzia la sua consapevolezza e accettazione libera e responsabile della probabile morte violenta.
Viene quindi fatto emergere lo stile del ministero sacerdotale di don Pino Puglisi e il messaggio che ci ha lasciato: un invito a guardare oltre.
Il tutto sempre attraverso le parole di don Puglisi e le molteplici testimonianze da parte di esponenti di diverse categorie di persone e istituzioni.
Autore
Vincenzo Bertolone (1946), della Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri, è attualmente arcivescovo della diocesi di Catanzaro-Squillace. Ordinato sacerdote, ha ottenuto successivamente la laurea in Pedagogia all’università di Palermo e il dottorato in Diritto Canonico all’Angelicum. È autore di molte pubblicazioni in ambito agiografico e di spiritualità. Il suo programma: da attuare «prima in me, poi nei sacerdoti, poi nel popolo e tra le istituzioni» Ampia scheda nel risvolto della IV di copertina.
Capofila di tutte le storie cristianizzate del Buddha, questo testo bizantino degli anni intorno al Mille ha una genesi affascinante tra il Caucaso e il Monte Athos, in un intreccio di lingue, culture e religioni diverse. A questo proposito l'introduzione di Silvia Ronchey è un "romanzo di filologia" che mostra come lo studio della tradizione dei testi possa toccare il cuore degli snodi culturali e, in questo caso, degli intricati rapporti fra Occidente e Oriente. La "Storia di Barlaam e loasaf" racconta di un principe indiano che, grazie agli insegnamenti di un anacoreta, fugge dal palazzo dove il padre l'ha rinchiuso per proteggerlo dai mali del mondo, abbandona il destino regale e avvia il suo percorso mistico-eremitico. Che la storia ricalcasse quella del Buddha se ne erano accorti già gli studiosi di fine Ottocento, ma la matassa dei passaggi e delle mediazioni è stata dipanata solo in anni recenti, anche grazie all'edizione critica pubblicata da Robert Volk nel 2009. Basandosi sul suo testo e sui suoi apparati, Paolo Cesaretti consegna ai lettori una puntuale revisione della traduzione (di entrambi i curatori) e una ristrutturazione delle note e degli indici, che completano l'informazione aggiornata sull'insieme dell'opera fornita nel saggio introduttivo. Si possono così apprezzare sia le qualità narrative del testo sia la ricchezza allusivo-sapienziale delle parabole incastonate nel racconto, che hanno affascinato molti scrittori nel corso dei secoli.
La figura del venerabile don Giuseppe Quadrio è stata più volte ripresa per afferrare
i molteplici aspetti della sua esistenza.
A cinquant’anni dalla sua scomparsa l’impegno di mantenere viva la sua memoria non soltanto non è cessato, ma conserva tutto il suo valore, anche per evitare di perdere i contenuti e le suggestioni da lui offerte. In particolare il momento attuale sembra adatto per realizzare ancora un passo nella comprensione del suo pensiero: siamo ad una significativa distanza storica dal tempo della sua attività teologica, abbiamo la disponibilità di accedere con facilità agli scritti e possediamo una serie di buoni lavori
sul nostro Autore.
L’indagine sul suo apporto alla riflessione teologica, sulla qualità del suo discorso accademico e pastorale, sui motivi portanti della sua elaborazione sistematica, o sulle prospettive da lui percepite, è perfettamente aperta. Gli studi contenuti nel presente volume indicano la validità di tale indagine nel prendere in esame alcuni temi teologici e pastorali, come l’antropologia teologica, la dottrina sui sacramenti, in particolare la Riconciliazione e il Matrimonio, l’identità e la missione del
ministro ordinato nella Chiesa, la mariologia.
«Rispetto ai due precedenti volumi dell’epistolario, sembra circolare qui un’aria diversa, una libertà nuova, una sorta di radicalismo missionario che s’impone infine come frutto e insieme causa della piena maturità spirituale e apostolica della Tincani, una sorta di cifra definitiva della sua personalità evangelica e del suo carisma. […] Queste Lettere di missione vedono la luce nell’autunno del 2012, mentre si prepara e ormai si celebra il Sinodo dei vescovi su «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana », come dire che il Sinodo cerca ex professo la terapia adeguata alla crisi. Al riguardo questo carteggio di Luigia Tincani può tuttora risvegliare energie e prima ancora coscienze».
Dall’Introduzione di Mons. Guido Mazzotta
È la storia di Omar Turati, un giovane appassionato di musica che, nel pieno delle sue forze e della voglia di vivere, viene colpito da una grave malattia: la Sclerosi Laterale Amiotrofica, che con il passare del tempo gli riduce ogni movimento e in pochi anni lo costringe all'immobilità. Nel 2007 Omar si trova di fronte a una scelta importante: rischiare di morire o sottoporsi a tracheostomia per salvarsi, accettando di rimanere attaccato a una macchina per il resto della vita. A salvarlo saranno l'amore e la musica, ai quali non vuole rinunciare. Immobile a letto troverà ancora la voglia e la forza di comporre testi e brani con il solo movimento degli occhi. Dal suo computer escono ancora oggi note e parole tutte da ascoltare. Non è un credente, ma inizia a farsi molte domande; intraprende un dialogo profondo con Dio e ora l'acronimo SLA significa per lui: Solo Libera l'Anima. Toccante e degno di nota è il suo incontro con il cardinale Dionigi Tettamanzi e poi con il cardinale Carlo Maria Martini, con il quale ha intrattenuto fino all'ultimo un rapporto epistolare e che ha firmato la prefazione a questo libro.
Nel centenario della nascita di Suor Dolores offriamo a tutti la possibilità di conoscere le meraviglie del Signore. Sono pagine schiette e vive, che cercano di offrire alle persone assettate di grazie la condivisione, con un’anima eletta, di momenti della sua vita, ordinari ma illuminati da eventi soprannaturali a volte strabilianti. Suor Dolores era in costante comunione con la Fonte stessa della Grazia e Misericordia, la Madre di Dio.
Grande mistica, stigmatizzata ed anima vittima, non tutti la conoscono per le sue profezie straordinarie che riguarderebbero i tempi in cui viviamo: dal cielo la morte e la salvezza per una terra che barcolla, si apre e si rinnova in se stessa, insomma un’autentica tragedia cosmica per la fine di questi tempi malati di egoismo, dove il senso della fede e l’appartenenza come figli a Dio sembra sempre più una favola...
Fra i cattolici più fedeli al Papa si collocano i cosiddetti "intransigenti", cioè quei cattolici che non solo ritenevano ingiusta l'abolizione del potere temporale dei pontefici, ma obiettavano anche esplicitamente e radicalmente contro il "risorgimento", quella Rivoluzione culturale e sociale inscindibile dal progetto unitario, che voleva plasmare un nuovo ethos nazionale in antitesi con un passato comune, carico di memorie religiose e di istanze universali. Pioniere ed esponente di punta di questa corrente è don Giacomo Margotti (1823-1887), ligure ma attivo a Torino. Teologo e scrittore, è stato soprattutto - sebbene non fosse l'inclinazione maggiore della sua personalità - un giornalista, un giornalista cattolico, un polemista, dirigendo due delle principali testate cattoliche dell'Ottocento, "L'Armonia" e "L'Unità Cattolica". Bersagli delle sue accese ma mai astiose polemiche i personaggi del Risorgimento e i "padrini" stranieri del Risorgimento stesso, soprattutto l'autocrate francese Napoleone III, ma anche i politici liberali inglesi. Sull'altro versante, il suo idolo, il suo avatar, la sua "bussola", è il Papa.
Charles Péguy: scrittore originale e prolifico, uno dei più innovativi pensatori cristiani tra Ottocento e Novecento. Si è schierato apertamente contro le falsità della politica, la presunzione della scienza e degli intellettuali: insomma, contro il vuoto del "mondo moderno". Ha speso la vita nel mettere al centro l'umano, con i suoi dolori, miserie e speranze, donando così una linfa nuova tanto al socialismo della giovinezza quanto alla fede della maturità; per questo, è stato isolato. Oggi la sua figura riconquista il posto che gli compete - anche grazie ad "ammiratori" quali Giovanni Paolo II, don Giussani e von Balthasar - ma resta ancora molto da scoprire. Pigi Colognesi ci propone la prima biografia italiana del grande autore: un'accurata introduzione al suo pensiero e alle sue opere. Il modo migliore per avvicinarsi a una vita che continua a parlare al presente. Prefazione di Davide Rondoni.
Biografia di Don Giuseppe Quadrio. Professionista della tenerezza di Dio": compì l'ordinario con amore straordinario. Coed. Elledici -Velar. "
"Iride" è il racconto della vita e del percorso di fede di Annalisa Minetti, finalista di Miss Italia, cantante vincitrice del Festival di Sanremo, moglie, madre e atleta. Annalisa, nonostante la cecità da cui è affetta, è sempre stata una sportiva e il suo talento e la sua costanza le hanno permesso di qualificarsi e vincere la medaglia di bronzo nei 1500 metri ai Giochi Paralimpici di Londra 2012, bronzo che le è valso il record del mondo nella categoria T12 (non vedenti); un risultato straordinario ottenuto grazie anche all'aiuto di Andrea Giocondi, mezzofondista che prese parte alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, insieme al quale si allena e partecipa alle competizioni. Questo libro - composto da un capitolo per ciascun colore dell'arcobaleno non è quindi solo il racconto di una vita, ma soprattutto di un cammino costante di fede, di un affidarsi che permette di superare gli ostacoli che ci si parano dinanzi e di trasformare le difficoltà in opportunità.