
La figura di Tommaso Moro si erge come esempio di irremovibile solidità morale, di fede provata e di coscienza retta. La fortezza d'animo e la serenità con cui affrontò la drammatica vicenda della sua condanna a morte e del suo martirio, per mano del re Enrico VIII, fu solo il naturale epilogo di una vita virtuosa in cui emerse come caratteristica fondamentale il primato della coscienza. Questo saggio vuole ripercorrere le tappe della vita di Tommaso Moro seguendo questo "filo rosso" della centralità della coscienza. In tutte le scelte che dovette affrontare, non solo nel momento del suo processo in cui la questione affiorò in modo particolarmente significativo, il filosofo inglese diede ascolto alla propria coscienza come luogo in cui si rivela la voce di Dio che guida l'uomo a scegliere il bene e a rifiutare il male. Di fronte all' imminente condanna Moro dimostrò una fermezza irremovibile: la sua priorità non fu preservare la propria vita terrena ma salvare l'anima dalla dannazione. La decisione di rifiutare gli atti del Parlamento, infatti, non fu motivata tanto da argomentazioni politiche quanto dalla fedeltà alla propria coscienza, alla Chiesa e a Dio: «Egli moriva da fedele e buon servitore del re, ma prima di tutto di Dio». Prefazione del card. Robert Sala. Postfazione di Elisabetta Sala.
Con il Convegno del 25 ottobre 2018, svoltosi a Roma, al palazzo della Cancelleria, e di cui si pubblicano oggi gli Atti, si è voluta onorare la memoria di una grande personalità ecclesiastica, il Cardinale Attilio Nicora, scomparso il 22 aprile 2017. Attilio Nicora ha ricoperto importanti incarichi nella chiesa ed è stato protagonista della riforma dei rapporti tra stato e chiesa in italia. Nato a Varese il 16 marzo 1937, è Vescovo Ausiliare di Milano dal 16 aprile 1977. Nel febbraio 1984 è nominato Co-presidente della Commissione paritetica italo-vaticana incaricata di predisporre la normativa bilaterale sui beni ed enti ecclesiastici, e gli impegni finanziari dello Stato nei confronti della Chiesa; da allora, per decenni, è incaricato dalla CEI di sovrintendere all'attuazione degli Accordi di revisione concordataria. Dal 1992 al 1997 è arcivescovo di Verona, e nel 2002 è nominato Cardinale, poi Presidente dell'amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Nel 2011 è Presidente dell'Autorità di informazione Finanziaria (A.I.F.), e dal 2007 è Presidente del Consiglio di Amministrazione della LUMSA. Il Convegno, organizzato per impulso dei Proff. Francesco Bonini e Giuseppe Dalla Torre della LUMSA, e del Prof. Carlo Cardia, di Roma TRE, ripercorre l'impegno di Attilio Nicora nei suoi diversi incarichi, di Vescovo, Cardinale, negoziatore dei rapporti tra Stato e Chiesa, ma riveste anche un altro, importante, significato. Esso riflette l'affetto grande, la gratitudine profonda, che tantissime persone, dentro e fuori la Chiesa, all'interno o attorno alle istituzioni civili, hanno sentito e provano tuttora per averlo conosciuto, condiviso con lui lunghi e decisivi segmenti di vita, personale e istituzionale, per aver ricevuto e assaporato con lui insegnamenti, valori alti, virtù preziose, che non si potranno mai dimenticare. La dimensione etica e spirituale di Nicora è indissociabile dalla sua più profonda identità, e imprescindibile per chiunque voglia conoscere la sua opera, apprezzare l'eredità che ha lasciato. ciascun relatore, i Proff. Carlo Cardia, Giuseppe Dalla Torre, S. E. Mons. Mario Delpini, i Cardinali Giuseppe Betori e Pietro Parolin delineano i tratti più salienti della personalità di Attilio Nicora quali emergono nei suoi diversi impegni di attività e di ministero. E tutti sottolineano la preziosità, e raffinatezza, del suo ruolo di negoziatore per le nuove relazioni ecclesiastiche dell'italia nel secondo Novecento, e del contributo istituzionale e culturale recato alla storia italiana moderna e costituzionale. Si è aggiunta, agli Atti del Convegno, una Appendice di scritti di Attilio Nicora, sia per proseguire nella ricognizione e raccolta delle sue opere, sia per delineare le tematiche nazionali e internazionali ch'egli ha affrontato nel mondo cattolico, dell'associazionismo, dell'Università, a livello istituzionale. Una menzione particolare meritano gli scritti sui due temi che prediligeva, della carità e della laicità.
Sono passati cinquant'anni dalla morte di Thomas Merton. Il '68 gli fu fatale e le cause della sua morte per "un incidente" non sono mai state completamente chiarite. La sua esistenza terrena ebbe termine sul limitare di quell'anno che ha denominato un'epoca ed è ancora sinonimo se non di mutazione culturale, almeno di desiderio di svolta positiva nel cammino dell'umanità.
Thomas Merton è stato senz'altro uno tra i più importanti scrittori e pensatori cristiani del secolo scorso. Letterato, poeta, teologo, monaco trappista, giustifica la sua scelta monastica come ribellione a una prospettiva decadente e distruttiva: la cultura dell'Occidente. Arriva alla conclusione che il monaco è un outsider, un rivoluzionario, ma che a differenza dei rivoluzionari non si impegna nella trasformazione delle strutture bensì della coscienza umana.
L'impegno monastico risiede nell'amore per l'umanità irretita nella menzogna culturale. Aiutarla a liberarsi è la più bella e impegnativa dimostrazione di amore per Dio. In questo risiede il suo umanesimo cristiano, da contemplativo concreto quale è stato. Scrittore di parole alla ricerca di silenzio, ascetico e conservatore, radicale e ribelle, indipendente e obbediente, Thomas Merton narra in questo "romanzo" la sua continua e progressiva conversione, fino alla fine della sua vita, che si conclude in modo misterioso e surreale. La sua originale personalità incarna e mette in luce il carisma profetico che pare dissolversi nello strisciante conformismo che ci circonda. Nonostante la sua parabola terrena riguardi un'epoca ormai passata, Merton, con i suoi scritti, con la sua dinamica eredità umana e spirituale, rimane ancora oggi un profeta del nostro tempo. Un profeta scomodo.
È con il tocco di un afflato familiare che nasce il libro, frutto di tre studi elaborati da giovani sorelle della Famiglia religiosa fondata dalla beata piemontese Madre Francesca Rubatto (1844-1904). L'interesse è quindi al tempo stesso personale, poiché le coautrici appartengono alla Comunità da lei fondata, ed ecclesiale, orientato al desiderio di fare conoscere una figura così originale e la sua spiritualità. La prima delle quattro parti del volume delinea in modo sintetico la biografia, il contesto storico-spirituale del secondo Ottocento, i fondamenti del carisma e il riferimento all'humus di Assisi, alla spiritualità schiettamente evangelica di frate Francesco. La seconda indaga sulla fraternitas - o forse meglio: la sororitas - rubattiana e sui suoi solidi legami con la Regola del Poverello; la terza si sofferma sulla "missione", cioè sulla necessità di dare risposte adeguate ai bisogni e alle urgenze della società post-industriale italiana; la quarta, infine, approfondisce il testamento della beata Rubatto alla luce dell'epistolario.
Chi è stato Carlo Maria Martini prima di diventare arcivescovo di Milano e uomo di grande popolarità, apprezzato da credenti e non credenti? Questo volume ricostruisce il «primo tempo» della sua biografia, quello della formazione, dalla nascita al definitivo approdo nella capitale. In questa ricostruzione l'autore si è avvalso d'una ricca messe di materiali completamente inediti e ancora non accessibili agli studiosi, provenienti dall'archivio della famiglia Martini, dall'archivio romano della Compagnia di Gesù e da diversi altri archivi che conservano le tracce del giovane Martini. In tal modo - passando dagli anni della giovinezza a Torino, del noviziato a Cuneo, della filosofia a Gallarate, della teologia a Chieri e degli studi biblici a Roma - il libro restituisce per la prima volta un ritratto a tutto tondo del cardinale, soffermandosi sugli studi, i maestri e le esperienze in grado di plasmarne la biografia, muovendosi sullo sfondo di trent'anni e più di storia d'Italia, della Compagnia di Gesù e della chiesa universale.
La vita e la leggenda di Santa Chiara d'Assisi. Il presente lavoro fa parte della serie dei volumetti che dovranno costituire un Corpus Clarianum", utile per lo studio e la conoscenza delle fonti clariane. E' un'operetta della fine del XV o inizio del XVI secolo, stesa in lingua umbro-toscana da Sr. Battista Alfani, clarissa del monastero di S. Maria di Monteluce presso Perugia. Con introduzione, note e indici a cura di P. Giovanni Boccali. "
Mentre stanno per compiersi i vent’anni della sua morte ed è in corso il processo di beatificazione, esce aggiornata una nuova edizione della più completa biografia di don Tonino Bello, il vescovo più popolare e amato che la Chiesa italiana abbia avuto dopo il Concilio. Nato ad Alessano (Lecce) il 18 marzo 1935, fu allievo, insegnante e rettore del seminario di Ugento, poi parroco di Tricase e infine (1982) vescovo della diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo, in provincia di Bari. Venne eletto presidente di Pax Christi nel 1985, fu testimone in prima persona di memorabili campagne in favore della non violenza e della pace. Già gravemente ammalato partecipò nel dicembre del 1992 alla marcia della pace a Sarajevo assediata dalla guerra. Morì a Molfetta (Bari) il 20 aprile 1993.
Il libro ripercorre sulla base di documenti e testimonianze dirette, il cammino umano e spirituale di un pastore autentico, di un profeta della non violenza, che ha rifiutato onori e gloria per servire gli ultimi, identificandosi in quella «Chiesa del grembiule» che lui stesso aveva teorizzato. Coinvolgente e formativo insieme, il volume permette di far «scoprire» don Tonino Bello a chi non l’ha conosciuto ma di ricordarne la vita e l’insegnamento a chi invece lo ha avuto il privilegio di incontrarlo in vita, come valido testimone della non violenza attiva.
Punti Forti
Nell’aprile 2013 ricorre 20° anniversario della morte. Riveduta e aggiornata, è la più completa delle biografie di Tonino Bello.
Si avvale di documenti e testimonianze.
Autore
Claudio Ragaini, giornalista professionista, è stato vicedirettore di Famiglia cristiana. Si è occupato a lungo delle realtà emergenti dei Paesi in via di sviluppo, ivi realizzando numerosi servizi, alcuni dei quali raccolti in volume. Studioso della storia del pacifismo, ha pubblicato: Giù le armi! Ernesto Teodoro Moneta e il progetto di pace internazionale (1999), sul pensiero politico dell’unico premio Nobel italiano per la Pace, E.T. Moneta. È stato docente di giornalismo alla Scuola Superiore delle Comunicazioni sociali dell’Università cattolica.
Henri Denis nacque in Francia, a Boulogne-sur-Mer, nel 1880 e diventò sacerdote nel 1903. Subito dopo fu inviato come missionario in Vietnam, con il nome religioso di Thuan. Dopo aver imparato rapidamente la lingua locale, si adoperò molto sia come missionario che come insegnante presso il piccolo seminario di An-ninh. Quando, nel 1920, egli fondò il primo monastero cistercense vietnamita - Nostra Signora di Annam - aggiunse al suo nome quello di Benedetto, offrendo anche una bellissima testimonianza di vita monastica. Il primo monastero in Vietnam fondato da Benedetto Thuan sta tuttora crescendo e la Congregazione della Sacra Famiglia ora è composta da cinque abbazie, alcuni priorati conventuali e tre priorati semplici, a cui vanno aggiunti tre monasteri di monache, per un totale di oltre ottocento membri. Per Benedetto Thuan è stata aperta nel 2018 la Causa di beatificazione e canonizzazione.
Le ultime riflessioni di Celso Costantini, Servo di Dio, non solo aiutano a conoscere meglio una vita ricca di vicende e di esperienze, ma servono anche a mantener viva la memoria di uno spirito nobilissimo, che ha reso grandi servizi alla Chiesa. Queste memorie, venute alla luce postume, continuano quell'opera di apostolato in mezzo alle anime, che fu per l'amatissimo Cardinale la ragione suprema del suo vivere terreno.
Il 15 settembre 1993 inizia una storia. Il martirio di p. Puglisi riempie della sua eco le strade del mondo: dal quartiere di Brancaccio e dalla città di Palermo si diffonde per il mondo intero. Come mai? Un prete poco noto dai media, ma amatissimo da chi lo conosceva, parla a tutti, e lo fa a partire dal sorriso con cui si rivolse ai suoi assassini. Nel corso del seminario di studi che si è svolto presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia "San Giovanni Evangelista", sita in Palermo, nella ricorrenza del trentennale del martirio (1993-2023) e con l'apporto di una molteplicità di voci, si è guardato a p. Puglisi da vari punti di vista, cercando di arrivare al fondamento del suo essere e del suo agire nei vari contesti in cui ha operato. Ebbene, p. Puglisi era un credente profondamente innamorato di Cristo, un prete attento a ciascuno e impegnato a tempo pieno per far conoscere l'amore del Padre per i suoi figli. Quanto ha fatto è stato eccezionale nella sua ordinarietà: è stato educatore, docente di religione, parroco, animatore della pastorale vocazionale e padre spirituale in seminario. Ogni cosa l'ha fatta bene, perché le motivazioni di fondo e le sue speranze erano poste in alto: il 15 settembre 1993 ha compiuto la sua corsa e ha toccato il cuore di persone avvezze al male, e lo ha fatto con un sorriso. Il suo sorriso incoraggia a fare sempre scelte giuste e coerenti, guardando al bene di ciascuno e della città degli uomini.