
Una “biografia romanzata”, in cui l’autore fa parlare in prima persona Camilla, una “irregolare di Dio” dalla vita intensa, contraddittoria, affascinante. Camilla Bravi nasce nel 1893, vicino a Bergamo. Dopo un matrimonio contrastato si abbandona alla “dolce vita” e tenta la strada del teatro. Insoddisfatta e profondamente infelice, tenta il suicidio, ma è salvata miracolosamente dalla Madonna. È il 15 maggio 1925. Questo evento trasforma la sua vita. Da quel momento testimonia con coraggio a tutti la sua conversione, confortata da apparizioni e doni mistici. Trascorre gli ultimi tredici anni distesa a letto per una malattia invalidante. Muore nel 1971 a Ponte San Pietro (BG). Attingendo con sapienza dal suo Diario e dall’Autobiografia, Ambrogio Amati fa rivivere la figura attualissima di Camilla, fragile e fortissima allo stesso tempo. Una donna che attraverso i sentieri tortuosi di tanti amori umani arriva all’Amore.
Una guida per i lettori disposti a ripercorrere il pellegrinaggio spirituale compiuto dal grande mistico tedesco Angelus Silesius (16241677), che fu medico, poeta e non da ultimo sacerdote, dopo essersi convertito dal luteranesimo al cattolicesimo. Suo capolavoro, "Il pellegrino cherubico", è l'opera di poesia religiosa più vivace del Seicento. Un testo composto di componimenti lirici, epigrammi e aforismi, dai quali emerge una sintesi di tutta quanta la mistica cristiana tedesca: da Meister Eckhart a Jacob Böhme. Negli scritti silesiani vengono sottolineate l'essenzialità di praticare l'amore, l'urgenza del distacco da ogni brama egoica e l'opportunità d'una accettazione piena/serena degli eventi. Completa il saggio un'antologia di 200 aforismi silesiani, in un'inedita e puntuale traduzione.
È una trama straordinaria di memorie private e pubbliche che intreccia le gesta dei Savoia dall'epoca di Vittorio Amedeo II e il Risorgimento, la Rivoluzione francese e Napoleone Bonaparte, l'eroismo di Santorre di Santa Rosa e Vittorio Emanuele II, fino a Giovanni Giolitti, alla Grande Guerra, al secondo conflitto mondiale e alla scelta di Carlo Maria Martini di farsi uomo di dialogo e di pace. In questa appassionante saga di famiglia sfilano soldati e medici del re, magistrati e costruttori di ardite ferrovie, avvocati e imprenditori, dame borghesi, nobildonne e poetesse. Tutti accomunati dalla volontà di mantenere saldo, nel corso del tempo, un patrimonio di valori fatti di serietà e di onestà. Un patrimonio che ha molto a che fare con quanto scrive Primo Levi nel suo romanzo La chiave a stella, quando dice che un lavoro ben fatto è un lavoro portato a termine con dedizione, ed è una straordinaria fonte di dignità sociale e umana.Dopo aver raccontato con successo in L'infanzia di un Cardinale la giovinezza del fratello Carlo Maria, cardinale e arcivescovo di Milano, Maris Martini Facchini ripercorre con mano lieve e felice le vicende dei suoi antenati, gli «antenati di un Cardinale», per l'appunto, e la loro presenza nella Grande Storia.
Suor Nazarena, monaca camaldolese morta a Roma nel 1990, ha vissuto per oltre 40 anni volontariamente reclusa in una cella non per una fuga o per disprezzo del mondo, ma per amore a Cristo e ai fratelli: «L'amore per Gesù e i fratelli divori il mio cuore in un martirio di amore ignoto anche a me stessa».
Paolo Brosio è lontano dalla fede e dalla preghiera negli anni in cui acquisisce la notorietà di personaggio televisivo, prima come giornalista del Tg4, con Emilio Fede nei giorni di Tangentopoli, poi con la partecipazione a programmi importanti: “Quelli che il calcio”, “Sanremo Notte”, “Domenica In”, “L’Isola dei Famosi”, “Stranamore”, “Linea Verde”, le telecronache della Juventus su Mediaset e un programma di successo sul Giro d’Italia.
La fama, i soldi, la carriera si intrecciano a una vicenda umana inquieta e travagliata che lo porterà nel baratro più profondo del lutto, della delusione affettiva, della depressione; un baratro in cui ricchezza e popolarità non bastano più.
Nasce nel cuore una preghiera alla Madonna e il desiderio d’incontrarla a Medjugorje, il villaggio della Bosnia-Erzegovina dove, dal 24 giugno 1981, sei ragazzi hanno apparizioni e dove si recano in pellegrinaggio milioni di persone.
Per Brosio è una svolta. L’incontro con i veggenti e con tante persone di fede, ma soprattutto il desiderio di fare del bene e la decisione di raccogliere fondi per finanziare una casa di accoglienza per i bambini orfani a causa della guerra nei Balcani.
Con la semplicità e la simpatia che lo contraddistinguono, il giornalista racconta la sua vicenda umana e i passi di un ritorno a Dio che gli ha restituito forza, ottimismo e amore per la vita.S
Una ricostruzione approfondita e ben documentata delle origini della Centrale del Latte di Firenze, sia dal punto di vista storico-politico che della complessa soluzione normativa e quindi aziendale. La ricerca, che pone al centro il lungo e complicato itinerario che sfociò con l'amministrazione Giorgio La Pira nella costruzione della Centrale, presenta un quadro esaustivo delle scelte che portarono la Giunta fiorentina a una soluzione originale per risolvere il problema della produzione e della distribuzione dell'alimento a Firenze nel secondo dopoguerra. La questione del latte, come elemento base per la popolazione, era socialmente rilevante anche per gli aspetti igienico-sanitari, tanto che le amministrazioni comunali delle grandi città e i governi si erano posti questo problema fin dagli inizi del Novecento. L'autrice coglie tutti i significati politici, economici, sociali e culturali dell'azione di La Pira sindaco, facendo comprendere la statura e la capacità di risolvere i problemi dimostrate con lui da buna parte della classe dirigente di quel difficile dopoguerra, nell'interesse della città e del Paese. Prefazione di Zeffiro Ciuffoletti.
Giorgio La Pira non fu un clericale, né venne mai clericalizzato. Spesso s’ignorano i motivi per cui il “sindaco santo” non abbia mai chiesto, desiderato o ottenuto una tessera che attestasse formalmente la sua appartenenza all’Azione Cattolica, organizzazione fortemente raccomandata – se non addirittura imposta – da Papi, vescovi, semplici sacerdoti.
I saggi qui raccolti documentano come il Venerabile visse e operò da laico in un ambiente in cui non era ancora presente quel pesante clericalismo che traduceva nella pratica alcune direttive magisteriali riconducibili all’insegnamento di Pio X. Dalla lettura dei testi di La Pira, ma soprattutto dalla sua azione nel sociale, emerge il suo modo originale di essere “laico cristiano”, caratterizzato sia da una notevole preparazione culturale, sia da un forte senso della libertà educata alla responsabilità. Seppe infatti lavorare in comunione con la gerarchia ecclesiastica, ma senza dipendere da essa; senza metterne in dubbio il magistero, ma adattandolo al momento storico e alle particolari circostanze in cui si trovò a esercitare la propria missione.
Nel contesto attuale di abbandono di massa delle forme religiose tradizionali, emerge tuttavia in modo sempre più forte il bisogno di approfondire e coltivare la fede e la spiritualità. A chi è in ricerca è importante quindi proporre "maestri della via" che sappiano indicare direzioni e tracce e che siano affidabili e autentici. A questo scopo viene incontro questa presentazione rigorosa e innovativa della vicenda di Etty Hillesum, e dei temi presenti nel suo celebre Diario. La Hillesum fu una presenza luminosa da annoverare nella schiera dei grandi maestri spirituali, per la sostanza e la forma della sua testimonianza, fiorita fuori da steccati confessionali e scaturita non da una dottrina o da un'indagine su Dio, ma da una inattesa relazione viva con Lui, pur nel centro di quel dramma smisurato che è stata la Shoah. La peculiarità del suo cammino laico la fa sentire vicina e consente di rispondere all'esigenza sempre più diffusa di una "spiritualità laica", al fine di poter "vivere e respirare con l'anima" perché l'essere umano possa realizzare la sua natura più profonda. Postfazione di Marco Vannini.
“In Don Bosco il soprannaturale era naturale” sono le parole con cui Pio XI descrisse il santo salesiano, che in vita fu dotato di grandi e particolari carismi. In Don Bosco si trovano infatti abbondantemente il dono dei miracoli, la capacità di vedere a distanza e di scrutare le coscienze, il dono delle profezie e quello della bilocazione. Dall’unione armoniosa di una natura eccellente e di una ricchezza carismatica veramente singolare, emerge la figura di un santo straordinario, delineata in questa biografia che coglie gli aspetti soprannaturali di una vita eccezionale.
Gesù muore ancora nel Salvador degli anni Settanta fra le urla dei disperati. E il monsignore urla lo scandalo mentre la città brucia. Dice, ammonisce, avverte, condanna. Nella solitudine più totale. È così che Romero inizia un lungo, profondo, travagliato dialogo con se stesso, fino al martirio." I martiri sono germi di vita che disseminano speranza e rinsaldano i cammini della fede. Rendono la terra feconda attraverso la forza delle parole e il coraggio di una vita vissuta insieme con la Chiesa, popolo di Dio. Le loro voci echeggiano per il continente latinoamericano e per il mondo. Anche in Salvador, un Paese dove la violenza causò 70mila morti, oltre a esiliati e perseguitati, emerse una voce che seppe denunciare gli abusi ed esigere rispetto per la vita e la dignità di un popolo, vittima della guerra civile e della dittatura militare. Quella voce era di monsignor Oscar Arnulfo Romero, che si convertì e abbracciò, come diceva San Paolo, il cammino della croce. Romero subì le incomprensioni di una Chiesa che si rifiutava di prestare ascolto alle sue richieste e alle sue denunce. Posizioni ideologiche e informazioni fuorvianti su ciò che stava effettivamente accadendo in Salvador produssero una distanza tra lui e il Vaticano. Era cosciente delle minacce di cui era oggetto, ma la forza del Vangelo e il suo impegno verso il popolo salvadoregno erano per lui un imperativo morale. Sono trascorsi molti anni e il Santo d'America, Oscar Romero, illumina il cammino della Chiesa.
Giappone, 1708. Il paese vive il tempo del sakoku: ogni contatto con gli stranieri (soprattutto se missionari cristiani) è proibito o rigidamente regolato. In un contesto di violenta persecuzione, il 12 ottobre 1708, uno straniero vestito da samurai sbarca furtivamente nell'isola di Yakushima. Il suo nome è Giovanni Battista Sidotti ed è un missionario italiano. Viene subito fermato e imprigionato: il suo destino è l'abiura o la condanna a morte. Ma accade qualcosa di inatteso: Hakuseki Arai, studioso confuciano e consigliere dello shogun, decide di interrogarlo di persona. Ne nasce un dialogo straordinario. La vita è risparmiata a Sidotti, senza che debba rinunciare alla sua fede, mentre Hakuseki, ispirato da quelle conversazioni, scrive importanti opere che gettano le basi della riapertura del Giappone. Sidotti muore in isolamento ma il suo sacrificio non è invano. Nel luglio 2014 i suoi resti sono stati ritrovati, là dove era stata la sua prigione, e riconosciuti grazie al DNA.
La santità proviene dall'amore redentivo di Cristo, da quel suo desiderio di portare tutti al Padre. In tutta la sua vita Guglielmo Giaquinta ha avvertito l'urgenza di annunciare al mondo che l'amore di Dio sana e salva. Un amore totale, oblativo che guarisce le ferite dell'anima, ridona la gioia del vivere ed apre le porte all'unione eterna con Lui: non c'è un amore più grande di questo, "dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13). Il vivere nella gioia di Cristo comporta un corrispondere al suo amore nelle scelte quotidiane che interpellano il credente. Proprio l'amore redentivo postula la santità di vita, un rinnovamento del cuore, fatto grazie all'azione dello Spirito che tutto riporta alla bellezza dell'origine. Non si può scindere l'amore redentivo dalla santità di vita. L'uno è dato per la salvezza dell'universo; l'altra è vissuta perché tutto ritorni alla Trinità Santa.

