
Alla fine dell’Ottocento, Léon Gustave Dehon (1843-1925) fonda un moderno istituto religioso nel nord della Francia, in un ambiente segnato dall’allora fiorente devozione al Sacro Cuore di Gesù. A questa impresa si accompagnano molte sfide e problemi.
Questo saggio si occupa del fondatore dei Sacerdoti del Sacro Cuore a partire da quattro diverse prospettive – missione, Chiesa, denaro e nazione – e ne presenta la figura all’interno della Chiesa cattolica e della Francia del suo tempo.
Poco prima della morte, avvenuta a Bruxelles nel 1925, Dehon può contare su una Congregazione di oltre 730 religiosi in diverse nazioni, ma nonostante questo successo la sua figura rimane controversa, come dimostra la sospensione del processo di beatificazione decisa da Benedetto XVI nel 2005.
Volto noto al grande pubblico, giornalista, scrittore e appassionato di calcio, Nesti in questo libro ripercorre la sua vita e rivela come la fede lo ha aiutato e lo aiuta a rimanere sereno in mezzo a molte difficoltà: ogni anno è presentato come un chilometro percorso in un circuito che ha per traguardo il Paradiso. Il racconto si dipana tra aneddoti legati a protagonisti del mondo del calcio come Bearzot, al commosso ricordo di Gaetano Scirea, passando per la tragica partita dell’Heysel – definita l’Hiroshima del pallone – di cui Nesti fu testimone diretto. Non mancano gli episodi più personali come l’aggressione da parte di un gruppo di ultrà dell’Atletico Madrid dopo una finale di coppa con il Parma, o gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, trascorsi tra gli affetti familiari e una partita di pallone.Tutto è visto attraverso gli occhi della fede, sempre presente nella vita dell’autore, ma forse messa un po’ da parte e riscoperta con forza alla soglia dei cinquanta.
Un libro destinato a un ampio pubblico.
Autore
Carlo nesti, torinese, nel 1974 comincia a collaborare al settimanale Calciofilm. Successivamente diventa corrispondente da Torino del Guerin Sportivo e del Corriere d’Informazione. Nel 1976 viene assunto da Tuttosport. Nel gennaio 1980, infine, entra in Rai. Come telecronista segue sei campionati mondiali e sei campionati europei di calcio. Nel 1982 scrive, con Claudio Gentile e Marco Tardelli, il libro Dietro il silenzio-stampa, sui retroscena del Mundial azzurro. Cura, nel 1990, la parte giornalistica di una storia, in francobolli, dei campionati mondiali di calcio. Dall’ottobre 2002 gestisce il sito Internet NestiChannel. Con le Edizioni San Paolo pubblica "Viaggio di ritorno" (2007) e "Il mio psicologo si chiama Gesù" (2009).
Riflessioni sul tempo e sull'eterno di uno dei protagonisti della stagione del dissenso cattolico: "Mi scopro viandante, ogni giorno più carico di tempo, di pensieri, di ricordi ... ma anche di responsabilità. Vorrei mettermi a correre, ma come fare? Penso a due viaggiatori emblematici: Ulisse parte. Abramo parte. Un viaggio e un esilio. L'uno con la speranza di ritorno, l'altro verso un'altra terra, una terra straniera che diventerà sua. Dal racconto con o senza biglietto di ritorno del filosofo ebreo Emmanuel Levinas si ricava la differenza dei loro viaggi. Uno ritorna, l'altro non cessa di camminare. Uno a casa sua, l'altro altrove. Il primo fa l'esperienza del ritorno alle stesse cose, e il secondo l'esperienza di un'alterità infinita che, alla fine, non è tanto quella della meta quanto quella di Dio. Due partenze. Poi, un ritorno e una chiamata. Il viaggio di Ulisse è circolare; egli ritorna a quello che conosce, ed è appagato da questo ritorno. Abramo è libero riguardo ai luoghi: qui o là, quello che importa è Colui che guida. Il cammino di Abramo è desiderio; non ha mai finito di lasciarsi sorprendere dall'inaudito di Dio, e non vuole un luogo dove fissare Dio. Dio chiama altrove. Abramo è condotto al di là di quello che pensava, di quello che avrebbe potuto prevedere ascoltando la promessa che l'ha messo in cammino. Poiché Dio stesso è sempre ancora al di là di quanto scopriremo su di lui in tal luogo o in tale passaggio: Dio è sempre più grande. Sui passi di Abramo, il cammino ci trasforma veramente se ci lasciamo condurre al di là delle nostre attese. Occorre aprirsi al Mistero nella storia". (Arnaldo Nesti)
Giovanni Nervo (1918-2013), prete, cappellano di fabbrica, «padre fondatore» e primo presidente della Caritas Italiana, ha dato un contributo fondamentale a innovare metodi e cultura del welfare state e della cooperazione tra istituzioni pubbliche, privato sociale e volontariato.
Lo testimoniano gli articoli, i testi e i contributi raccolti nel volume. La prima parte, a cura di Salvatore Ferdinandi, disegna un profilo biografico di Giovanni Nervo, mentre la seconda, a firma di Domenico Rosati, ricostruisce il quadro storico, sociale ed ecclesiale nel quale si è trovato a operare il primo presidente dell'organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana per la promozione della carità. La terza parte propone gli editoriali scritti da Nervo per la rivista Italia Caritas e il trimestrale Italia Caritas Documentazione. Essi formano una sorta di «alfabeto della carità» ‒ dall'accoglienza allo zelo pastorale, dalle leggi finanziarie alla povertà, dai diritti negati alle emergenze, dalla condivisione agli stili di vita - che consente di delineare un originale percorso di riflessione ancora oggi di grande attualità.
Il volume è inoltre arricchito dal testamento del sacerdote, da lettere, testimonianze e immagini fotografiche.
Sommario
Presentazione (F. Soddu). Introduzione (S. Ferdinandi). I. Profilo di mons. Giovanni Nervo. La vita, l'uomo, il sacerdote, il maestro-testimone (S. Ferdinandi). Dalla parte di quelli che non contano. Un ritratto di mons. Giovanni Nervo morto il 21 marzo 2013 (A. Cecconi). Mons. Nervo. Povertà: stile e benedizione (G. Pasini). II. Gli ultimi: pensiero dominante. Contestualizzazione civile ed ecclesiale degli anni 1971-1999 nei quali mons.Giovanni Nervo ha operato per la Caritas (D. Rosati). III. Raccolta degli editoriali che mons. Giovanni Nervo ha scritto per Italia Caritas dal 1974 al 1999 e per il trimestrale Italia Caritas Documentazione dal 1981 al 1996. Da Italia Caritas degli anni 1974-1999. Da Italia Caritas Documentazione degli anni 1981-1996. IV. Un mosaico di caratteristiche del «padre» della Caritas. Raccolta di contributi frugando tra i ricordi e le testimonianze dei collaboratori di mons. Giovanni Nervo. Appendice. Testamento di mons. Giovanni Nervo.
Note sul curatore
Salvatore Ferdinandi, sacerdote della diocesi Terni-Narni-Amelia, dal 1982 al 2001 è stato direttore della Caritas diocesana, esperienza pastorale riversata poi in Caritas Italiana, dove è responsabile per gli ambiti della formazione e della promozione delle Caritas diocesane e parrocchiali, della documentazione e della sussidiazione. Dopo la specializzazione all'Accademia Alfonsiana di Roma, ha insegnato Dottrina sociale della Chiesa alla Pontificia Università Urbaniana ed è ora docente di Teologia pastorale al Pontificio Collegio Leonino di Anagni. Per EDB ha pubblicato Per una carità aperta al mondo (2003); Radicati e fondati nella carità. Itinerario di formazione alla carità per sacerdoti, seminaristi e diaconi nella Chiesa italiana (22008); Quarant'anni di Caritas. Metodo e strumenti pastorali per educare alla carità (22012) e ha curato La grammatica della carità. Dall'assistenza alla condivisione nel pensiero di Giuseppe B. Pasini (2013) e Memoria e profezia per testimoniare la carità (2013).
Biografia e testi scelti di Rabidranath Tagore (1861-1941). Antologia di scritti del grande poeta indiano a cura della raffinata traduttrice e amante della cultura sanscrita Brunilde Neroni.
Il romanzo si compone di tre racconti ambientati in epoche diverse e che hanno protagonista Kino, p. Eusebio Francesco Chini (1645-1711), missionario gesuita. Il primo ci fa conoscere il difficile ambientamento di Kino presso le tribù dei Pima (area tra l’Arizona e Stato messicano di Sonora). Nel secondo, ambientato nel 1945, p. Kino soccorre un nativo Pima che partecipò alla conquista di Iwo Jima. Il terzo ha per protagonisti due giovani messicani di Puebla, che nel 2011 diventano migrantes clandestini in balia dei trafficanti. A soccorrerli giungerà un cowboy di Tucson (Arizona) animato dallo spirito missionario che risulta assai simile a quello che contraddistinse Padre Kino.
Padre di famiglia e medico ungherese (1870-1931), utilizzò la ricca eredità dei suoi nobili antenati per curare gratuitamente i poveri e per costruire due ospedali. Mostrava a quanti la Divina Provvidenza portava a lui la fonte della sua vita e della sua missione. Coed. Elledici -Velar.
Tra i vescovi che, nella travagliata Storia della Chiesa ungherese, hanno fecondato e illuminato la terra magiara, si annovera per l'eroicità della vita e della morte il beato Vilmos Apor (1892-1945), Vescovo di Gyòr. Coed. Elledici -Velar.
Il libro è il pellegrinaggio avvincente di Giovanna Negrotto Cambiasio, un’autobiografia di una donna dai molteplici volti. L’autrice ama sottolineare nella sua esistenza il filo che lega tra loro i vari eventi che di volta in volta la portano a compiere scelte importanti di vita. Il libro offre un contributo straordinario per una lettura della complementarietà dei rapporti tra cristianesimo e induismo, con incontri e colloqui indimenticabili con persone semplici e con monaci di grande santità conosciuti lungo il corso del Gange, ai piedi dell’Himalaya, fino alla sorgente che nel 1998 sarà il suo Tabor.
Autobiografia di suor Giovanna Negrotto, 'pellegrina' del mondo, passata attraverso una molteplicità di esperienze spirituali e la conoscenza di "santi" anche di altre religioni, sempre alla ricerca del dialogo ecumenico e dello scambio reciproco.
Due fratelli gemelli, due facce di una medaglia, in reciproca competizione ma indissolubilmente uniti dalla loro appartenenza: Stefano, l'ingegnere, animato da grandi ideali, sposato con due figli; Giampaolo, il sacerdote, parroco a Milano, titanico nella sua fede e sicuro di sé. La storia si apre nel 2011 attorno a una vicenda drammatica che i fratelli si trovano a condividere. Da lì la trama si dipana in un'alternanza di presente e passato, sinché un evento traumatico pone Stefano di fronte a una situazione apparentemente disperata: la sua straordinaria reazione lo redime e lo sublima in una scelta di assoluto eroismo. Un libro profondamente cattolico che tocca temi fondamentali legati alla vita e alla morte, coinvolge il lettore e lo porta a riflettere su uno scottante tema di attualità, l'eutanasia: con un appassionato inno alla vita, Stefano lascerà ai suoi figli e alla moglie il proprio testamento spirituale.
"La biografia che stiamo per leggere è quella di un testimone della fede. Fra Giuseppe Girotti, dell'Ordine dei Predicatori, è stato in effetti riconosciuto nella Chiesa come beato e martire, dopo aver dato testimonianza della fede con la vita. Fra Giuseppe è stato arrestato, imprigionato, malmenato e, deliberatamente, condotto alla morte a causa della scelta che aveva fatto 'di aiutare gli ebrei'. La sua pasqua nel campo di Dachau dove era stato rinchiuso con molti compagni, preti e laici, viene a chiudere una vita interamente afferrata dall'esigenza della carità di cui la fragilità stessa fu la sola forza che lo rese capace d'affrontare l'orrore del nazismo. Attraverso la Parola di Dio, lo studio costante della storia del popolo scelto da Dio. Alla scuola del padre Lagrange, lui imparò a scrutare appassionatamente la Scrittura, lasciando il mistero della Verità rivelarsi alla sua intelligenza e nello stesso tempo al suo cuore. Come san Domenico, fra Giuseppe non poteva studiare questa Parola di vita tenendosi a distanza dalle esigenze della carità. Durante tutta la sua vita, è stato condotto a farsi prossimo e amico dei poveri. Martire della fede, il beato Giuseppe lo è stato, per aver desiderato, tutta la sua vita e a causa della carità manifestata nella Parola di vita che è il Figlio, essere predicatore della risurrezione". (Dalla Prefazione di Fra Bruno Cadoré, Maestro dell'Ordine dei Predicatori). In appendice al testo 15 tavole fotografiche a colori.