
Nell'ambito delle iniziative che intendono recuperare la memoria della figura di padre Placido Cortese, si inserisce questo lavoro, frutto di un'inchiesta che ha avuto inizio nell'ottobre 2004, in occasione dei sessant'anni dal rapimento del frate di Cherso. Un'inchiesta entusiasmante che ci ha fatto conoscere la storia di un sacrificio estremo non ancora completamente svelata nei dettagli. Un uomo che muore torturato per un unico motivo: non parla. Non tradisce la rete di collaboratori con cui ha salvato centinaia di persone. Al volume è allegato un DVD, della durata di 40' con la ricostruzione della vicenda di padre Cortese e le inedite testimonianze di chi lo vide, nei suoi ultimi giorni, nel carcere di Trieste dove morì, commentate da drammatiche immagini storiche di quei tristi anni.
Destinatari
Quanti sono convinti che far memoria della storia sia un dovere profondamente radicato nella coscienza.
Autore
PAOLO DAMOSSO, regista cinematografico e televisivo oltre che sceneggiatore, da anni si occupa di raccontare la storia di grandi personaggi che, con le scelte di vita e le virtù del loro operato, hanno lasciato un'impronta incancellabile nella società e nelle coscienze degli uomini del loro tempo.
Biografia di padre Placido Cortese, francescano conventuale e direttore del «Messaggero di sant’Antonio» dal 1937 al 1943. Una figura importante per la profonda umanità e l’impegno con cui si prodigò nel salvataggio di ebrei e perseguitati politici durante l’occupazione tedesca in Italia. Padre Placido faceva stampare clandestinamente dalla tipografia del «Messaggero di sant’Antonio» i documenti falsi per i rifugiati, utilizzando foto «rubate» dagli ex voto della cappella dell’Arca in Basilica e, grazie all’aiuto di semplici cittadini, organizzava loro la fuga. Egli fu tradito, arrestato dalle SS la mattina dell’8 ottobre del 1944 e per quasi cinquant’anni di lui non si seppe più nulla. Fino a quando preziose testimonianze di alcuni suoi collaboratori sopravvissuti ne riportarono a galla la vicenda eroica e venne avviata, nel 2002, la causa di beatificazione.
Destinatari
Ragazzi e chiunque desideri conoscere la figura di un uomo «giusto».
Autore
CRISTINA SARTORI (Padova), giornalista professionista, dopo la laurea in storia dell’arte presso la Facoltà di lettere dell’Università di Padova, inizia a collaborare con l’emittente televisiva regionale Telechiara e con il settimanale diocesano «La Difesa del Popolo», in seguito si specializza come addetto stampa. Dal 2002 è responsabile dell’Ufficio stampa «Messaggero di sant’Antonio» e dal 2004 cura anche la trasmissione radiofonica «Incontri del Messaggero di sant’Antonio». Nel 2005 ha vinto il primo premio giornalistico Emilio Vesce per l’emittenza radiofonica. Nel 2006 ha pubblicato il libro L’inattesa Camber. L’avventura di un oro olimpico, per la casa editrice Il prato.
Il 2 maggio 1999 Giovanni Paolo II annoverava padre Pio nell'albo dei beati e dopo poco più di tre anni - il 16 giugno 2002 - lo ha canonizzato santo. Don Amorth non esita a definirlo "il più grande santo del nostro secolo" e ripercorre la vita di questo suo carissimo padre spirituale, che egli ha frequentato dal 1942 al 1968, accompagnando la narrazione con molti ricordi personali, che testimoniano la grandezza dell'umile frate di Pietralcina.
Attraverso lo studio e l'analisi delle lettere di padre Pio a una sua figlia spirituale gli autori evidenziano il metodo del santo nel condurre la direzione spirituale e la catechesi a distanza di quasi sessant'anni dalla morte e venti dalla canonizzazione. Nell'arco ben delimitato di due anni si vede come padre Pio prende per mano l'anima da lui diretta e la conduce fino alla perfezione stabilita da Dio. Il carteggio avviene tra il santo e la nobildonna foggiana Raffaellina Cerase vissuta tra fine ottocento e inizi del novecento.
Un racconto accompagnato da decine di fotografi e inedite, un passo verso il cuore del sacerdote che perse la vita per offrire una speranza alla gente di Brancaccio. La sera del 15 settembre 1993 padre Pino Puglisi, parroco del quartiere palermitano di Brancaccio, fu ucciso dai killer della mafia. Perché si volle colpire quel sacerdote mite ma deciso, affezionato alla sua gente e mai disponibile a deviare dalla strada del Vangelo? Chi era questo martire che nel 2013 è stato elevato agli onori degli altari e proclamato Beato da papa Francesco? In questo libro, e per la prima volta, i familiari di padre Pino ne tracciano un ritratto sorprendente che parte dalla giovinezza, dalla vocazione, dall'impegno con i ragazzi. Ma anche dal rapporto con la madre e i fratelli, dalla delicata funzione di supporto ai nipoti. In queste pagine la partecipazione alle cause sociali, i primi scontri con la violenza e le faide, si accostano alle feste e agli scherzi in famiglia. E ancora: il rapporto dialettico con le istituzioni, la fondazione del Centro di Accoglienza Padre Nostro e la fi ne violenta, sono riletti accanto agli ultimi giorni trascorsi meditando nella casa del fratello. Riga dopo riga riscopriamo padre Pino Puglisi, guardandolo da una prospettiva che non era ancora stata raccontata.
La mafia ha "rispettato" la Chiesa nella misura in cui essa non ha messo in discussione il suo controllo del territorio ed il prete si è fatto "affiziu ru parrinu" (l'ufficio del prete) tutto casa e chiesa, promotore di processioni, che "campa e fa campari". Ma don Pino è venuto allo scoperto, ha scelto di uscire dalla sagrestia e di vivere fino in fondo i problemi, i rischi, le speranze della sua gente. Alle spalle di ogni cadavere vittima di mafia si cercano giustamente gli esecutori materiali e i mandanti. Ma ogni delitto di mafia ha una terza categoria di colpevoli: i mandanti inconsapevoli, una categoria sociologica fatta da tutte le persone che per non correre rischi personali preferiscono vivere nel "puzzo del compromesso". Scrivono due testimoni che hanno conosciuto don Pino: uno studioso del fenomeno mafioso e un teologo cattolico provano, in una sorta di dittico, a rileggere il "caso Puglisi" soprattutto in prospettiva costruttiva: cosa possono fare le agenzie educative - in particolare la Chiesa cattolica - per contribuire a disarmare il sistema di dominio mafioso e a svelarne definitivamente le radici culturali ed etiche.
Il nome samurai deriva dal verbo "saburau", letteralmente "colui che serve". Questo significato è ciò che subito ci ha sorpreso e ci ha fatto venire in mente, per associazione, numerose analogie tra il samurai e 3P. Il libro non racconta la storia dei samurai. Racconta una storia di dedizione, di passione e di saggezza, oltre che d’amore e di bellezza, di un sacerdote: Padre Pino Puglisi, affettuosamente 3P che possiamo definire "samurai di Dio". Guardando le cose con la serenità che viene dalla distanza emotiva, si comprendono gli eventi in modo nuovo, e se ne individuano sfumature e sfaccettature. Gli autori, attraverso quest’opera, tratta dalla loro esperienza e filtrata dai ricordi e dall’affetto, tentano di cogliere nel loro percorso di amicizia con 3P, la traccia da lui lasciata, la sua eredità per noi e le orme di Dio, che non smette mai di accompagnarci dentro la nostra storia.
Monsignor Bertolone, appassionato postulatore della tappa finale della Causa di beatificazione, ricostruisce con amore e impegno gli ultimi anni della vita e del ministero di don Pino Puglisi, sacerdote vittima della mafia. Un libro che non si limita a raccontare la storia di don Pino ma che è arricchito da profonde venature bibliche, teologiche e morali e tratteggia la figura di un prete martire: per le parole di Vangelo che pronunciava, per la fede che sottraeva spazi alla criminalità, per le sue opere che sapevano reinventare la speranza. Dalla nascita al martirio, la biografia ufficiale di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia e ora beato.
Padre Pietro Turati (1919-1991), frate minore con una straordinaria vocazione missionaria, arriva a Mogadiscio, in Somalia, il 21 agosto 1948. Per alcuni anni è segretario del Vescovo Filippini, costringendo la sua passione evangelizzatrice dietro ad una scrivania. Poi dal marzo 1951 viene finalmente trasferito come responsabile in varie missioni del territorio somalo: Merka, Brava, Baidoa, Beled Weyn... Il colpo di stato del 1969 porta gravi problemi alle missioni. Dal 1973 Padre Pietro è responsabile delle missioni di Gelib e Kisimayo. La guerra civile scoppiata negli anni Ottanta si inasprisce violentemente agli inizi degli anni Novanta. Padre Pietro, rimasto ormai solo nella sua missione a Gelib, viene barbaramente ucciso probabilmente l'8 febbraio 1991, facendo culminare la totale donazione di sé con il martirio per la sua fede e per la sua carità.
“Abbiamo bisogno di uomini di Dio che siano forti non per la gloria o per i titoli onorifici o accademici, che possono anche riempire la nostra esistenza sacerdotale, ma di fumo, di vanità, di cose inutili. Abbiamo bisogno di uomini di Dio che si riempiono della Parola di Dio, della volontà di Dio, che obbediscono a Dio, che non reagiscono anche quando si sentono calunniati, offesi, denigrati o addirittura puniti, ma che stanno in quel posto nell’obbedienza, affidandosi totalmente e completamente a Lui, lasciando che sia Dio ad operare i miracoli. È quello che è stato Padre Pietro Santoro, nell’obbedienza alla Chiesa, ai suoi superiori, nel silenzio, anche quando ha attraversato, direi, notti oscure”.
(dalla Omelia del trigesimo della morte)
Considerato il "don Bosco del XXI secolo", padre Pepe è l'ultimo rappresentante di una tradizione di impegno della Chiesa argentina con gli emarginati, quella dei curas villeros, i sacerdoti che negli anni Sessanta hanno deciso di vivere con gli abitanti delle periferie più povere di Buenos Aires. In questo libro padre Pepe racconta la propria vita: gli anni di seminario durante la dittatura, l'esperienza di sacerdote e l'incontro con le villas miseria di Buenos Aires-, l'amicizia con Bergoglio, il cammino fra i più poveri, la lotta contro la droga, fino alle minacce di morte da parte dei narcotrafficanti, l'esilio a Santiago dei Estero e, infine, il ritorno a Buenos Aires, nella baraccopoli di Villa La Càrcova, Completano il volume una scelta di suoi discorsi, alcuni significativi documenti del Gruppo di sacerdoti per le villas d'emergenza di Buenos Aires da luì coordinato e la famosa intervista a Papa Francesco realizzata insieme ai giovani di Villa La Càrcova, Il libro è pubblicato contemporaneamente in Italia e in Argentina.
Il libro racconta la vicenda di un uomo straordinario che nel 1989 si stabilisce nell’immensa discarica di Antananarivo, in Madagascar. Non ha un soldo,ma promette ai più poveri:«Insieme,ne usciremo».Risultato,quindici anni dopo: 250.000 persone sono state curate, aiutate e accolte; 8.500 bambini sono stati scolarizzati. Padre Pedro è stato nominato per il Nobel per la pace e,in occasione dei tafferugli verificatisi in Madagascar nel 2002, la sua posizione in favore della democrazia è stata largamente ascoltata. Egli mostra concretamente come la vita abbia senso solo nella relazione con l’altro.Non si è limitato ad andare a trovare i poveri e gli emarginati in un mucchio di immondizia,ma è rimasto con loro. La personalità di padre Pedro ha anche un altro aspetto,quello di un ribelle. Dalle sue parole pronunciate in una discarica è nato un movimento di dimensioni internazionali. Questo volume racconta la vita e l’esperienza di un uomo fuori del comune e tuttavia sempre attento al quotidiano.
AUTORE Padre Pedro Pablo Opekaè nato nel 1948 in Argentina, a San Martin, un sobborgo di Buenos Aires, da genitori d’origine slovena. Dopo aver fatto il muratore con suo padre, a quindici anni entra nel seminario nei padri lazzaristi. A vent’anni si reca a Lubiana,in Slovenia, per approfondire la propria formazione. Due anni più tardi parte per il Madagascar,dove scopre la sua vocazione missionaria. Termina gli studi presso l’Istituto Cattolico di Parigi. Entra in contato con la comunità di Taizé e viaggia in tutta l’Europa.Nel 1975,è ordinato sacerdote e nominato responsabile di una parrocchia rurale del Sud-Est del Madagascar, Vangaindrano. Nel 1989 è nominato direttore di un seminario ad Antananarivo, la capitale. Sensibile alle condizioni disumane in cui vivono i più poveri, a poco a poco li aiuta a costruire case,scuole,laboratori di formazione e produzione.