
Un bel volume snello e al tempo stesso ricco di immagini, sia per controbattere al consumismo delle immagini tutto occidentale sia per ricordare concretamente, tramite fotografie e ritratti (oltre che con testimonianze, scritti e cronologie) la figura di una grande eroina cristiana: la beata Teresa Maria della Croce.
Questo è un libro biografico che parla di Don Germano Pattaro, teologo ecumenista e uomo spirituale, è un libro di amicizia perché nasce dall'accoglienza che suor Franca ha avuto per lui prostrato e spaurito dalla malattia che lo portò alla morte, è un libro di spiritualità, perchè nella malattia Germano Pattaro viene portato sul confine dell'esperienza interiore con Dio, è un libro di ecumenismo, perché attorno a Don Germano è fiorita la comunione nonostante la divisione, è un libro di umanità, perchè scritto da un gruppo di amici che vogliono dire ad alta voce quanto da Pattaro hanno ricevuto.
Le biografie, nella vita spirituale della Chiesa, sono state spesso un genere agiografico, consolatorio, in cui le figure di santità hanno sempre la risposta assoluta ed eroica in qualsiasi situazione. Tuttavia, in una diversa prospettiva, narrativa e capace di porsi in ascolto, a un tempo, della storia umana e delle ispirazioni di Dio, è possibile raccontare queste anime che sono state sopraffatte dalla certezza che Dio, e solo Dio, è santo. La narrazione di una biografia è, quindi, formatrice per eccellenza, anzi è pedagogia non solo all'umano, ma anche al cammino sul sentiero di Dio. Se il racconto educa alla vita e alla fede, una biografia come quella di Madre Maria degli Angeli, fondatrice delle Suore Carmelitane di S. Teresa di Torino, può educare noi tutti a divenire noi stessi "narrazione di fede", guardando a quel suo camminare sulle vie di Dio, attraverso tappe ricche di sorprese e di scoperte interiori assai affascinanti e anche dense di attualità: optare per il Vangelo, impegnarsi nelle vicissitudini della Chiesa e del mondo, fare gruppo e lavorare per il Regno di Dio. Non è forse tutto qui il racconto della vita di Madre Maria degli Angeli? Di fatto, è nel giardino del Carmelo che fiorirà anche la sua esperienza spirituale.
Gonçalo Cadillhe rivisita il percorso fatto otto secoli fa e scopre uno dei più grandi viaggiatori della storia del Portogallo: sant’Antonio. Parallelamente al diario di viaggio, si ricrea la vita del Santo e l’atmosfera dell’inizio del XIII secolo: la riconquista cristiana, lo spirito delle Crociate, la guerra civile tra il papa e l’imperatore, l’amicizia con san Francesco d’Assisi. Utilizzando mezzi di trasporto affollati di migranti, salendo per strade terrose a duemila metri di altitudine, attraversando deserti impenetrabili e kasbah minacciosi, lo scrittore-viaggiatore ricostruisce una biografia umana, laica, alle volte polemica, e profondamente documentata della vita di sant’Antonio.
Destinatari
Tutti.
Autore
Gonçalo CADILHE (1968), scrittore e giornalista freelance con una laurea in gestione aziendale, vive a Figueira da Foz (Portogallo). Ha pubblicato diversi libri sul suo girovagare per il mondo ed è autore di documentari televisivi di storia, cultura e viaggi. Appassionato surfista e legato alla famiglia, nei suoi quasi trent’anni di viaggi, ha compreso che il Portogallo è l’unico paese nel quale, ogni tanto, riesce a essere pienamente felice.
"STD - sub tutela Dei" era il motto adottato fin da giovane da Rosario Angelo Livatino. Con questa fiducia in Dio ha vissuto una ordinaria quotidianità, come emerge da quanto annotava quotidianamente nelle sue agende. La fede vissuta nel quotidiano connota la sua professione di magistrato che diventa il luogo dell'offerta a Dio di sé, non senza un lungo travaglio interiore, cosciente del "calice" che gli è messo davanti, dei pericoli a cui lo espongono le sue indagini. Tale coscienza è all'origine di un «brutto periodo per il morale» fino a quando accetta la probabilità del "sacrificio" della sua vita. Chiede di poter accostarsi al sacramento della Cresima, maturando progressivamente una disposizione martiriale. Nel suo «Picciotti, che cosa vi ho fatto?» risuona il profeta Michea, associato il Venerdì Santo al Cristo morente: «Popolo mio, che male ti ho fatto?». Una invocazione che penetrerà nel cuore degli assassini e porterà due di loro a chiedere perdono. Dopo avere incontrato i genitori di Livatino, san Giovanni Paolo II pronunciò parole durissime contro la mafia, invitando i responsabili alla conversione. Appello rinnovato da papa Francesco, come a dire che la vittoria sulla mafia è la consegna di sè a Cristo, distanti dal rischio di perdere la vita credendo di guadagnarla. Volume realizzato in occasione della mostra promossa da Libera Associazione Forense, Centro Studi Rosario Livatino, Centro Culturale Il Sentiero. A cura di Guido Facciolo, Matteo Filippi, Roberta Masotto, Salvatore Taormina, Carlo Torti, Carlo Tremolada, Paolo Tosoni.
Cento anni fa, nel maggio del 1908, Madre Colomba Gabriel fondava a Roma la casa famiglia per le giovani operaie e un istituto di suore: le benedettine di carità. Questa suora polacca nel 1900 dovette abbandonare il suo monastero di Leopoli per giungere esule a Roma. Una parabola molto dolorosa che lei percorse con grande fede e amore per Dio e che sfociò in una luminosa sequenza di opere caritative. Madre Colomba, dichiarata beata da papa Giovanni Paolo II nel maggio del 1993, seppe «innestare sul tronco contemplativo della Regola benedettina un apostolato attivo della carità». Fu straordinariamente moderna per i tempi: basti pensare che all’inizio del Novecento andava personalmente in cerca di lavoro per le ragazze e verificava orari, diritti e doveri delle operaie. Morì nel 1926 a Centocelle lasciando, oltre a un ricordo indelebile, anche un esercito operoso di suore che ancora oggi svolgono il loro mandato d’amore non solo in Italia, ma anche in Romania e Madagascar.
Destinatari
Per conoscere la figura di questa Beata polacca, Apostola delle giovani operaie e Fondatrice delle Suore Benedettine di Carità
Autore
LAURA PISANELLO, giornalista, lavora al «Messaggero di sant’Antonio» ed è caporedattore della rivista «Madre». Ha pubblicato, con Anna Mancini e Carla De Meo, Notti azzurre. Voci di malati e volontari (Marsilio 1999) e con Antonia Arslan, Hushèr. La memoria (Guerini 2001).
"Per piccoli che siamo, siamo sufficientemente grandi perché il nostro buon Padre si occupi di noi con la stessa sollecitudine che se fossimo soli al mondo."
Il libro presenta diciotto storie di religiosi - uomini e donne - la cui vocazione è arrivata dopo un percorso di vita tortuoso, spesso inizialmente lontano dalla fede. Si tratta di testimonianze raccolte in prima persona e raccontate senza spettacolarizzare gli eventi, che pure, spesso, hanno avuto qualcosa di straordinario. Per questo, l'autore ha privilegiato storie "di periferia" o confinate a una notorietà locale o addirittura sconosciute, cercando di dare spazio alle vocazioni più diverse ed emerse dalle esperienze più disparate: Marco Capecci, per esempio, era dirigente alla Rai; Cristina Alfano aveva intrapreso la carriera di cantante lirica; Graziano Lorusso, Gianni Castorani e Samuele Biondini erano delle promesse dello sport; John McElroy era sergente maggiore della marina militare americana; Roberta Vinerba era militante di estrema sinistra; Benedetta Umiker era protestante; Firmin Adamon era musulmano. Il volume intende evidenziare come la vocazione abbia completamente cambiato la prospettiva e la visione esistenziale di ciascuna di queste persone, che hanno abbandonato la vita precedente per mettere al centro Cristo e il suo messaggio salvifico.
Una ragazza di antica e solida famiglia lombarda, dopo una formazione culturale brillante e internazionale e dopo alcuni anni di insegnamento, si fa giornalista nei periodici patinati e alla moda della scintillante "Milano da bere". In quel turbinio di feste, sesso, intrighi, vanità, non si cura di vincoli etici, respinti come anacronistici "moralismi". Dietro questa facciata si nasconde però una tragedia: una depressione devastante che, due volte all'anno, l'atterra, implacabile, nella ricorrenza delle date che hanno straziato la sua prima giovinezza. Il suicidio, prima, del fratello maggiore, a venticinque anni, e, poi, dell'amatissimo padre, noto medico, malato di tumore. La depressione la trascina in un baratro sempre più oscuro, e per tre volte tenta di fuggire dalla vita. Un incubo, nascosto dietro una maschera mondana, tenuto per molti anni malamente a bada con farmaci tanto moderni quanto dannosi e inutili terapie psicologiche. Ma quando la discesa all'inferno sembra aver raggiunto il fondo, ecco irrompere il Mistero, e questa donna razionale, che ironizza sulle superstizioni soprattutto se religiose, è come presa di mira da una serie di eventi inspiegabili, impressionanti. Una Luce inattesa che porta con sé la liberazione del corpo e dell'anima. Un'avventura che ancor oggi continua, dove fede e ricerca psicologica si intrecciano, e che la protagonista racconta qui, senza nulla nascondere e nulla aggiungere...