
André Neher (1914-1988), esegeta e filosofo, è stato un grande protagonista dell'ebraismo francese del dopo-guerra. È una delle personalità più in vista dell'ebraismo tout court del ventesimo secolo. Ha animato i celebri colloqui degli intellettuali ebrei di lingua francese insieme ad altri illustri esponenti dell'ebraismo quali furono E. Lévinas e il rabbino L. Askénazi (Manitou). Ha insegnato Lingua e Letteratura ebraica presso l'Università di Strasburgo prima di lasciare la Francia per Israele al tempo della Guerra dei Sei giorni. La sua carriera accademica è poi proseguita in Israele presso l'Università Bar-Ilan. La sua cospicua opera abbraccia la tradizione religiosa ebraica e il suo pensiero percorre la storia del popolo ebraico dalla Bibbia alla Shoah. Egli è autore di molti libri, oltre venti, e di centinaia di articoli. Questo libro, che raccoglie una serie di studi in gran parte pubblicati in francese o inediti, getta luce su aspetti decisivi e originali dell'opera di Neher: la complessità del suo metodo ermeneutico, la prospettiva midrashica caratteristica della cosidetta scuola di Parigi, la centralità teologica della nozione di Alleanza, l'universalismo e il particolarismo dell'amore, la vertigine come dimensione del suo pensiero, la tensione tra umanesimo ed elezione, la paradossale condizione (vissuta e tematizzata) dell'identità ebraica, la relazione dialettica tra Diaspora e terra di Israele in prospettiva messianica.
La presente biografia ci fornisce un ritratto del Cardinale Casoria come di un uomo di Dio saldamente ancorato alla sua terra, dalla quale oltre alla spiritualità ha saputo trarre anche quel carattere di "autentico cuore napoletano", così come lo avevo descritto Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI poi. Nella stesura di questa biografia l'autore, giornalista professionista, attualmente Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, (in passato è stato anche vice-direttore dell'Osservatore Romano e direttore dell'Agenzia missionaria Fides) oltre a trascrivere una straordinaria quantità di documenti del Cardinale Casoria, utilizza anche una chiave di lettura inevitabilmente soggettiva.
Corredata da un ricco apparato fotografico con immagini e documenti originali, l’opera raccoglie le ultime lettere che Jacques Fesch scrisse a padre Thomas, alla suocera Marinette e alla moglie Pierrette negli ultimi mesi del 1957, prima dell’esecuzione della condanna a morte, oltre alle pagine del diario che tenne nello periodo per la figlia Veronique.
Note sull'autore
Ruggiero Pietro Francavilla (Barletta, 1964), conosce la figura mistica di Jacques Fesch alla fine degli anni ’80, quando riceve in dono un libro in cui don Giacomo Maria Medica ne racconta la vita. L’opera lo affascina e lo spinge a saperne di più. Si reca quindi in Francia, dove incontra la famiglia Fesch e ha l’opportunità di studiare i suoi scritti e di visitare i luoghi della sua giovinezza e, con un’autorizzazione speciale, anche la cella 18 nella prigione della Santé dove Jacques trascorse gli ultimi mesi da condannato a morte. Francavilla ha dedicato buona parte della sua vita a far conoscere al pubblico la sconvolgente conversione di Jacques Fesch. Dopo 15 anni vissuti insieme, nel 2011 ha sposato Monique, sorella di Jacques Fesch.
Per inaugurare la nuova collana della EFI, "Missionaria", è stata scelta una storia d'altri tempi, quella di padre Tito Banchong, laotiano, ordinato sacerdote nel 1971, proprio nel momento in cui i comunisti salivano al potere a Vientiane. Pur senza mai usare parole critiche nei confronti dei governanti, padre Tito è stato incarcerato tre volte nelle prigioni laotiane, imparando con ciò a trovare anche nelle ristrettezze più crude la tenerezza dell'amore di Dio. Nominato "vescovo" di Luang Prabang, l'antica capitale, padre Tito è un vero missionario del bel Vangelo che tutti include nell'amoroso abbraccio del Dio dell'amore. La storia di Tito Banchong è stata raccolta da Michele Zanzucchi.
Il libretto racconta la storia di una famiglia che da un giorno all'altro, inaspettatamente, si è ritrovata a combattere con il dramma della malattia di una bambina di 9 anni. Una serie di testimonianze, quelle dei genitori, e poi di medici, sacerdoti e amici, mostra come la fede ha aiutato questa famiglia a non scoraggiarsi, e a non disperare dopo la morte della piccola. Un libro per tutti coloro che sono chiamati a confrontarsi con il dramma della sofferenza innocente e hanno difficoltà nel chiedere aiuto a Dio. Prefazione di don Decio Cipolloni.
La vicenda personale, davvero unica, di Anastasio di Albania, primate della Chiesa Ortodossa Autocefala di Albania, rimette in discussione quel fenomeno tipico del mondo ortodosso che vede la religione unita o addirittura subordinata alla nazione, a danno dell'universalità. Il vissuto della Seconda guerra mondiale nella sua Grecia, poi un'intensa esperienza missionaria e una prolungata esperienza di ricerca scientifica, sono le premesse di una severa presa di distanza dai nazionalismi. Sollecitato dallo storico Roberto Morozzo della Rocca e dal sacerdote Tommaso Opocher, l'arcivescovo di Tirana, Durazzo e di tutta l'Albania ripercorre la sua vita, dal Pireo delle origini al mondo intero, fino alla sorprendente opera di ricostruzione dell'Ortodossia albanese dopo il comunismo. Ne emerge il profilo di un "uomo dalle molte patrie", non solo dal punto di vista geografico ma antropologico: capace di capire e abbracciare le più diverse forme della spiritualità e dell'umanità contemporanea. Dinanzi alle crisi e alle guerre del mondo contemporaneo, la figura di Anastasio di Albania risalta come costruttore di coabitazione pacifica tra i popoli, mediante il dialogo e l'incontro, nel rispetto delle tradizioni storiche. Prefazione Andrea Riccardi.
Ancora un libro di don Antonio Mazzi!?! Sì, ma questa volta è la sua autobiografia: finalmente si può capire cosa ha in quella testa così bacata da proporre idee e pensieri che fanno impazzire alcuni e incazzare altri, tanti altri. Soprattutto però mette a nudo il suo cuore, un cuore grande, così grande da riempirsi di tutte le debolezze, le fragilità, le schifezze che gli altri volentieri schivano o fanno finta di non vedere. «In questo libro non esiste la logica e, tanto meno, la continuità. Esiste la mia anima, perforata dalle vicende che la vita e il Padreterno mi hanno elargito con generosità. Un'anima che va avanti e indietro tra episodi, preghiere, riflessioni, dubbi, domande, gioie, tragedie. Ho raccontato perciò, alla mia maniera, la mia vita. Ripeto: non c'è logica, ma solo la mia anima sgangherata, la mia spiritualità grossolana, sparpagliata tra notti insonni, piccole vittorie, disfatte oceaniche e preghiere dislessiche. Perché in tutto questo ci sta il mio Dio. Non lo dico "mio" perché lo possiedo. Lo dico mio perché non so se sia anche quello degli altri, dei cosiddetti normali».
Ancora un libro di don Antonio Mazzi!?! Sì, ma questa volta è la sua autobiografia: finalmente si può capire cosa ha in quella testa così bacata da proporre idee e pensieri che fanno impazzire alcuni e incazzare altri, tanti altri. Soprattutto mette a nudo il suo cuore, un cuore grande, così grande da riempirsi di tutte le debolezze, le fragilità, le schifezze che gli altri volentieri schivano o fanno finta di non vedere. È da questo cuore che sono nate le "carovane", gli "avamposti", Exodus; è questo cuore che ha fatto camminare e continua a far camminare - a ottant'anni suonati da un bel pezzo - don Antonio Mazzi. E allora, a noi e a te, don Antonio, ancora "tanta buona strada"!
Le testimonianze raccolte nel libro "Amori consacrati" colgono la diversità nel cuore della Chiesa cattolica: suore, frati e preti raccontano l'essere diversi in una struttura di estrema normalità, testimoniano l'essere omosessuali e consacrati, spiegano il cammino difficile che, da paure, tabù e giudizi giunge alla libertà e alla pace interiori davanti a Dio. Le loro voci parlano a chiunque si sia mai fatto delle domande sulla sessualità, sulla normalità e sulla norma, sulla coscienza nel suo rapporto con l'autorità, a chiunque abbia vissuto la solitudine, il peso del silenzio, l'impossibilità di parlare e l'assenza di dialogo, a chiunque voglia sentire voci da sempre messe a tacere.
Questo libro, di G. Pelucchi, permette di conoscere Gianna Beretta Molla attraverso le concrete circostanze della sua esistenza e le testimonianze delle persone che le sono state vicine e le hanno voluto bene. Gianna nasce a Magenta il 4 ottobre 1922 da genitori della media borghesia. Il 30 novembre 1949 Gianna si laurea in medicina, specializzandosi poi in pediatria. L'incontro con l'ing. Pietro Molla, vicedirettore della Saffa di Magenta, sfocia in un amore tenero e appassionato, vissuto in una fede profonda e condivisa. Nel settembre del 1955 i due si sposano. Tra il novembre 1956 e il luglio 1959, nascono Pierluigi, Mariolina e Laura. Nell'estate del 61 subentrano problemi per la sua quarta gravidanza, per cui è urgente intervenire chirurgicamente. Gianna non ha dubbi: comunicata al marito la sua decisione, prega il chirurgo che in ogni caso si anteponga la vita della sua creatura alla propria. Il 21 aprile 1962 nasce Gianna Emanuela, perfettamente sana. Per la madre, invece, non ci sono speranze. Gianna Beretta Molla muore il 28 aprile. Non aveva ancora quarant'anni. Per oltre vent'anni vengono esaminati la vita, gli scritti, le testimonianze, le virtù di questa giovane donna. Fino ai miracoli, convalidati dalla Chiesa. Gianna è innalzata "agli onori degli altari": beatificata il 24 aprile 1994, viene proclamata Santa da Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004.