
Questo libro non è la biografia di Nadia, donna straordinaria nella sua normalità, scomparsa prematuramente per un tumore, e neppure la biografia dei coniugi Aimassi. È più semplicemente il diario di un amore "normale", forte e tenero, sereno e fedele, ma non l'amore spensierato di tanti spot pubblicitari. È anche un amore sofferto, perché il dolore è ingrediente ineludibile dell'amore. Il volto che assume qui il dolore è quello della malattia incurabile; un dolore affrontato con coraggio e determinazione, soprattutto affrontato "insieme", da due coniugi che tutto vogliono vivere insieme perché si sono promessi fedeltà per sempre.
Fra i cattolici più fedeli al Papa si collocano i cosiddetti "intransigenti", cioè quei cattolici che non solo ritenevano ingiusta l'abolizione del potere temporale dei pontefici, ma obiettavano anche esplicitamente e radicalmente contro il "risorgimento", quella Rivoluzione culturale e sociale inscindibile dal progetto unitario, che voleva plasmare un nuovo ethos nazionale in antitesi con un passato comune, carico di memorie religiose e di istanze universali. Pioniere ed esponente di punta di questa corrente è don Giacomo Margotti (1823-1887), ligure ma attivo a Torino. Teologo e scrittore, è stato soprattutto - sebbene non fosse l'inclinazione maggiore della sua personalità - un giornalista, un giornalista cattolico, un polemista, dirigendo due delle principali testate cattoliche dell'Ottocento, "L'Armonia" e "L'Unità Cattolica". Bersagli delle sue accese ma mai astiose polemiche i personaggi del Risorgimento e i "padrini" stranieri del Risorgimento stesso, soprattutto l'autocrate francese Napoleone III, ma anche i politici liberali inglesi. Sull'altro versante, il suo idolo, il suo avatar, la sua "bussola", è il Papa.
Caterina Labouré, questa giovane contadina del centro della Francia, appartiene a quella immensa schiera di credenti che hanno avuto il dono di poter vedere, dentro questo mondo, il dischiudersi dell'amore risanante di Dio nei frammenti decaduti della creazione. Con gli occhi della fede è stata attenta allo svelarsi del mistero di Dio attraverso le sue origini umili; nella chiamata a dedicarsi a lui nel servizio dei poveri; nell'abbraccio mistico della Vergine Maria che le consegnava una missione; nella tribolazione di non essere creduta e messa in disparte; nel nascondimento di una vita incolore per il mondo, ma per la fede ricca di sorprese. Questo nuovo libretto intende mostrare l'intimo nesso tra le vicende umane con il destino eterno dell'uomo, di cui la biografia di santa Caterina è stata ed è una trasparente testimonianza.
Caterina (1809-1884) e Chiara (1815-1869) Podestà, sorelle di sangue e di fede, furono conquistate dalla carità e dal progetto evangelico di mons. Antonio Maria Gianelli, consacrandosi per sempre nella Congregazione da lui fondata, le Figlie di Maria SS. dell'Orto. Nella nuova istituzione le due sorelle si santificheranno prodigandosi senza requie per i fratelli più poveri e bisognosi, negli ospedali, negli orfanotrofi, nelle scuole... Caterina, la prima a seguire il Gianelli, abbraccia a tal punto il suo ideale da diventare non solo sua preziosa collaboratrice, ma anche sapiente confondatrice della nuova Congregazione. Chiara sarà la prima a portare all'estero (in America Latina) il carisma Gianelliano, oggi diffuso in tutto il mondo.
Il pensiero e la storia di Santa Caterina da Siena si propongono oggi come riflessione per l'Europa Unita. Il volume spiega in modo esemplare il motivo per cui santa Caterina da Siena e stata proclamata Patrona d'Europa e sottolinea l'importanza che Caterina e altri santi hanno avuto per gettare le basi di un'Europa unita. E' a queste grandi figure che occorre fare riferimento se si vuole veramente fondare un'Europa unita, non solo economicamente o a livello commerciale.
Descrizione dell'opera
Arrestato nel 1949, recluso per quindici anni nelle carceri della Romania, poi continuamente sorvegliato e pedinato dai servizi di sicurezza fino al 1989, il vescovo greco-cattolico Ioan Ploscaru ha pagato con l'accusa di "tradimento della patria" e di "spionaggio" il rifiuto di passare alla Chiesa ortodossa.
Siamo alla fine della seconda guerra mondiale e la Romania "liberata" dai sovietici entra, con il governo di Petru Groza, in un periodo buio e di sofferenza. Nelle carceri comuniste e nelle colonie di lavori forzati vengono perseguitati e sterminati cittadini romeni di diverse confessioni, alcuni per motivi strettamente politici, altri - come i vescovi e i fedeli greco-cattolici, dichiarati fuori legge nel 1948 - a causa del credo e dell'appartenenza alla Chiesa di Roma.
Le pagine lucide e dolenti di Ploscaru, lontane da qualunque concessione al rancore e segnate dalla compostezza di un uomo che ha deciso serenamente di non patteggiare con la propria coscienza, sono state composte tra la metà degli anni Cinquanta e i primi anni Novanta e pubblicate in Romania nel 1993. Tradotte ora per la prima volta in italiano, esse offrono al tempo stesso il diario di una sofferenza personale, la testimonianza di una Chiesa costretta alla clandestinità e la triste conferma che il Novecento è stato anche il secolo del martirio delle élites intellettuali e degli uomini di fede.
Sommario
Prefazione (V. Bercea). Nota all'edizione italiana (G. Munarini). Premessa. La situazione della diocesi rumena-unita di Lugoj prima del 1948. Tensione generale. Gli eventi precipitano. Il pellegrinaggio a Scăiuş. Preghiere di giorno e di notte. Comincia il Terrore. I vescovi sono costretti ad andare in pensione. Il congresso di Cluj. L'arresto del vescovo Ioan Bălan. L'occupazione della cattedrale. Altri eventi. La grande croce. La consacrazione. La riorganizzazione della Chiesa. Le pressioni sui fedeli. L'arresto. Presso la «Securitate» di Lugoj. Alla «Securitate» di Timişoara. Metodi di coercizione. Gli interrogatori continuano. A Bucarest, nel Ministero degli Interni. Jilava. Sighet, prigione di sterminio. Il vescovo Ioan Suciu. Vita di prigione. Nella solitudine della cella 43. La morte del vescovo Anton Durcovici. Il vescovo martire Valeriu Traian Frenţiu. Amici di solitudine. Qualche parola su Iuliu Maniu. Meditazioni in rima. La fine del vescovo Ioan Suciu. Altri avvenimenti. Convivenza con il generale Ilcuş. Tutto ha una fine e un nuovo inizio. Il vescovo martire Tit Liviu Chinezu. Di nuovo in cammino. Ricondotto alla «Securitate» di Timişoara. Libertà provvisoria. Tentativi di riattivare la Chiesa. L'attività clandestina. Il secondo arresto. Di nuovo interrogatori a Timişoara. Altri eventi. Il processo di Timişoara. Alla «Securitate» di Cluj. Di nuovo al Ministero degli Interni. A Malmaison. Il processo al tribunale militare di Bucarest. A Uranus. À la maison mère. La prigione di Gherla. Al penitenziario di Piteşti. Ancora a Timişoara. Il vescovo Ioan Bălan. La prigione di Dej. Dej, carcere di sterminio. Di nuovo indagini. La seconda «visita» a Gherla. La «nera». Il vescovo Alexandru Rusu. La rieducazione. Di nuovo a Zarka. Facchino al mobilificio. Processi di smascheramento. La liberazione. A Lugoj, continuamente sorvegliato. Una nuova perquisizione. Appendice. Breve storia della Chiesa romena unita.
Note sull'autore
IOAN PLOSCARU (1911-1998), ordinato sacerdote greco-cattolico nel 1933 e consacrato vescovo nel 1948, aveva studiato nel Seminario Pedagogico Universitario di Clu, in Romania, e si era perfezionato negli studi teologici a Strasburgo, in Francia. È autore di numerosi scritti di carattere didattico, memorialistico e di letteratura spirituale.
È sostanzialmente una analisi della spiritualità di mons. Cataldo Naro, il grande arcivescovo di Monreale, morto nel 2006, che è stato anche presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali.
Dopo aver chiarito il concetto di spiritualità in genere,intesa soprattutto come“vocazione alla santità”, l’autore, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, passa a trattare la spiritualità specifica di mons. Naro, facendone emergere, in brevi capitoletti, le dimensioni: • ecclesiocentrica; • pneumatica e cristica; • missionaria; • martirologica.
Il testo si conclude con la sottolineatura, suggerita dal titolo di una raccolta di testi di mons. Naro, che non siamo “Mai soli”, perché il processo di santificazione dell’uomo è un cammino comunitario, che «nessuno può compiere da solo, perché tutti necessitano del sostegno della Chiesa». E per questo è un cammino fatto nella gioia, nell’amicizia, nel sostegno fraterno.
«Dire “vocazione” significa dire che “Dio chiama” e “l’uomo risponde”; comporta l’idea che l’uomo possa vivere un rapporto di amicizia e di comunione con Dio e quindi sperimentare la sua particolare vicenda come illuminata e condotta da Dio».
«La contemplazione è l’incontro di due ricerche, di due desideri. La ricerca dell’uomo che, consapevole del proprio bisogno di salvezza, si mette alla ricerca del suo Salvatore, e il desiderio di Cristo, che vuole essere trovato dalla sua creatura smarrita a causa del peccato».
Chi vive questa esperienza spirituale, lasciandosi «guardare dal Cristo», «giunge a vederlo, a riconoscerlo nella fede».
«Cataldo Naro... uomo, intellettuale, prete e poi vescovo, più che incarnato nella realtà del nostro tempo e profondamente attento ai suoi cambiamenti e ai suoi ritardi, capace, questo sì, di situarsi fra la terra e il cielo, come appunto ai veri credenti è richiesto» (P. Lorizio).
Destinatari
Vasto pubblico, purché sensibile al discorso spirituale. Gruppi di impegno sociale e politico come Libera, i gruppi che si rifanno a don Puglisi, gruppi antimafia e no-pizzo; e gruppi ecclesiali impegnati concretamente nella Chiesa di Sicilia – e altrove! – per la giustizia e che si sforzano di conciliare fede e attività civile.
Autore
Vincenzo Bertolone (1946), della Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri, è attualmente arcivescovo della diocesi di Catanzaro-Squillace. Ordinato sacerdote, ha ottenuto successivamente la laurea in Pedagogia all’università di Palermo e il dottorato in Diritto Canonico all’Angelicum. È autore di molte pubblicazioni in ambito agiografico e di spiritualità. Il suo programma: da attuare «prima in me, poi nei sacerdoti, poi nel popolo e tra le istituzioni».
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, oltre la fortuna di una ammirevole e lucida longevità (a 93 anni firma l'opera De orthografia) godeva anche di una personalità poliedrica. Fu politico di razza, fine letterato, biblista profondo (unico scrittore ecclesiastico latino a commentare l'intero Salterio). Il De anima e i suoi commenti biblici lo rivelano mistico sulla via della perfezione, pur essendo uno spirito eminentemente pratico. Dopo 40 anni di impegno politico con i re goti a Ravenna, da Teodorico a Vitige, si dimise da magister officiorum e praefectus praetorio dopo l'eccidio dei senatori di Roma da parte di Vitige. A 70 anni si ritira nei suoi possedimenti in Calabria e fonda due monasteri: Vivarium, sulle rive del fiume Pellena e, sulla collina, il Castellense. Originalità assoluta, imitata da tutti i grandi monasteri medievali, lo scriptorium, con un centinaio di monaci amanuensi e miniaturisti che salvano la Bibbia, i libri dei Padri della Chiesa e i testi laici classici della cultura greco-romana. Cassiodoro aveva fatto della parola scritta e tramandata ai posteri un sacramentale. Fu il primo umanista amato e studiato dai più colti e liberi spiriti dei mille e cinquecento anni che ci separano da lui. Scrisse Benedetto XVI: Cassiodoro, «uomo di alto livello sociale, si dedicò alla vita politica e all'impegno culturale come pochi altri nell'Occidente romano del suo tempo. Forse gli unici che gli potevano stare alla pari in questo suo duplice interesse furono Boezio e il futuro Papa di Roma Gregorio Magno». Testi di: Marco Beck, Agnese Bellieni, Giovanni Bonanno, Massimo Cardamone, Antonio Carile, Milena Carrara, Ester Cuzzocrea, Alfredo Focà, Alessandro Ghisalberti, Elio Guerriero, Laura Mapelli, Giorgio Montecchi, Roberto Osculati, Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Patrizia Stoppacci. Introduzione di Franco Cardini.
Un libro sulla vita e la spiritualità di don Ottorino Zanon (1915-1972).
Dice l’Autore: 'Ci siamo immaginati di essere lassù, in Paradiso, e di dare voce a Don Ottorino Zanon (Vicenza, 1915 - 1972), un prete contento, un santo dei nostri tempi, un apostolo di fuoco, fondatore della Pia Società San Gaetano, Congregazione di preti, diaconi e sorelle nella diaconia. Molti di noi hanno vissuto con lui su questa terra; tutti, quando ne incontrano gli scritti, lo percepiscono vicino, familiare, estremamente accessibile, e allo stesso tempo straordinariamente profondo. Forse per questo abbiamo preso il coraggio a due mani e abbiamo ardito esprimerci con questa costruzione letteraria. La nostra parola, prestata a lui, si trova scritta in stampatello; i suoi testi originali, frutto di rudimentali registrazioni che ce ne hanno conservato la memoria, sono riportati in corsivo. Ma è il contenuto ciò che in realtà c’ha reso facile l’intento: i fatti della Provvidenza, un piccolo Vangelo intessuto di vicende feriali e di incontri semplici, ma impregnato di una presenza ‘quasi matematica’ di Dio. Il desiderio è che capiti ai lettori, quello che è capitato a noi suoi religiosi, di vedervi cioè rispecchiati nella vostra vita normale perché l’ordinarietà della vita divenga luogo di una santità straordinaria. Era il sogno di don Ottorino su ogni uomo'.
La seconda parte del libro presenta alcuni spunti per la riflessione personale (o di gruppo).
Il volume narra, con stile spigliato e raffinato, la vicenda umana e spirituale di Teresa e Francesco Ugenti, umili figli del sud, sposi e genitori del nostro tempo, membri dell’Istituto “Santa Famiglia” fondato dal beato Giacomo Alberione. Essi sono candidati agli onori degli altari perché hanno vissuto, in modo davvero esemplare, la loro vita familiare.
Igino Giordani (1894-1980) è stato nel panorama della vita politica, culturale e religiosa del Novecento una figura di primo piano: uomo politico, giornalista, scrittore, ha pubblicato opere nei campi più diversi, dalla polemica all'apologetica, alla sociologia cristiana e all'agiografia. Un personaggio noto a tutti - attraverso gli scritti e l'intensa attivitàpolitica e intellettuale - nella veste pubblica. Meno noto invece il volto "domestico". Il presente volumetto - scritto da uno dei suoi quattro figli - vuole aprire idealmente le porte di casa Giordani e far conoscere una figura diversa che completa e arricchisce il ritratto pubblico. Emerge da queste pagine, un padre ben presente nella vita dei propri figli, amorevolmente impegnato nella loro crescita. <>. (dalla Prefazione)