
«È la fine, per me è l'inizio della vita»: queste le ultime parole di Bonhoeffer prima di essere assassinato per ordine di Hitler nel campo di Flossenbürg il 9 aprile 1945. Questo giovane e brillante teologo è un personaggio fuori dagli schemi. È uno dei pochi teologi martiri; un accademico, titolare di cattedra finito impiccato sulla forca. La sua figura è percorsa da polarità straordinarie: un uomo di profonda spiritualità, ma pure il teologo della profanità; uno dei più radicali pacifisti dell'epoca, ma anche cospiratore contro Hitler; profondamente tedesco, ma nel 1941 prega «per la disfatta della Germania». Il suo discepolato, vissuto come semplice, cioè diretta e totale, obbedienza alla Parola di Dio, lo condusse a testimoniare Cristo fino alle estreme conseguenze.
Per la prima volta tradotta dal cinese in lingua occidentale, Dieci capitoli di un uomo strano (Pechino 1608) fu l’opera ricciana di maggior successo. Essa costituisce, insieme a Vero significato del Signore del Cielo (Pechino 1603), un documento prezioso per l’analisi dei temi e dei problemi affrontati nel primo confronto tra civiltà cristiana europea e mondo cinese.
In vari luoghi Ricci presenta questa opera di «etica naturale» con il titolo di Paradossi; in essa espone agli interlocutori confuciani dottrine di filosofia morale sul tempo, sul mondo, la morte, il silenzio, la divinazione, la ricchezza, che inizialmente reputava per essi ignote e paradossali. E giustamente individua nella filosofia stoica dei classici latini, universalizzante ed eclettica, lo strumento privilegiato della comunicazione con i letterati cinesi. Non poteva tuttavia esporre Seneca e Orazio, Cicerone, Epitteto e Marco Aurelio nell’integrale originalità delle loro dottrine, incompatibili, su questioni fondamentali, con il cristianesimo. Egli dunque li presenta in un grandioso apparato di centinaia di criptocitazioni, costretti nelle tesi della dottrina cristiana che finisce per frapporsi come schermo tra due visioni del mondo singolarmente coincidenti. Tale convergenza riesce tuttavia a rendersi visibile, ed è per questo probabilmente che nel titolo originale cinese la paradossalità, la «stranezza» – che è anche straordinarietà – non è più attribuita alle tesi, ma all’uomo che le espone.
Se la «via stretta» che Ricci percorre non è esente da difficoltà e contraddizioni, essa costituisce un oggetto privilegiato di riflessione per chi, oggi, voglia sinceramente esaminare le possibilità di comunicazione del cristianesimo con culture complesse, quali quella cinese.
Un testo che i letterati cinesi del tempo consideravano persino di troppo avvincente lettura, una traduzione chiara ed efficace, un ampio commentario che porta alla luce centinaia di testi classici delle principali tradizioni a confronto, permettono al lettore di formarsi un’idea fondata della grandezza e delle difficoltà che segnarono il primo incontro tra Europa e Cina.
«Non si deve credere, erroneamente, di possedere ancora gli anni trascorsi. Il Ministro del Personale Li mi chiese l’età. Allora stavo per compiere cinquant’anni e dunque gli risposi: – Non ho più cinquant’anni.
Il ministro replicò: – Intende dire che la Sua rispettabile religione considera l’“avere” simile al “non avere”?
Dissi: – No. Siccome gli anni sono già trascorsi e non so dove si trovino adesso, non oserei dire di averli ancora.
Visto che il ministro era perplesso per la mia risposta, continuai: – Ad esempio, se una persona ha cinquanta Hu di riso e cinquanta Yi d’oro e li conserva nel suo deposito, avendo la possibilità di prenderli in qualsiasi momento e di usarli come vuole, può dire di averli. Se il deposito è già vuoto, come si potrebbe credere di possederli ancora? Sommandosi, i mesi compongono l’anno e i giorni compongono il mese. Mentre trascorro un giorno in questo mondo, una volta tramontato il sole, sia l’anno sia il mese sia la mia vita hanno un giorno in meno. La stessa cosa accade quando arrivano l’ultimo giorno del mese e l’inverno dell’anno. Per questo ho detto di non aver più i giorni e gli anni. Col crescere dell’età, giorno per giorno, diminuisce la vita: gli anni sono già trascorsi. Ora, tra il dire di averli e il dire di non averli più, in che cosa consisterebbe l’errore?
Avendo compreso la mia prima risposta, molto soddisfatto il ministro disse: – Ha ragione: se gli anni sono trascorsi, naturalmente non si può dire di averli ancora» (M. R.).
Questo Diario spirituale quale mezzo di conoscenza di sé e di Dio, che conserva la sua attualità fra i differenti metodi consigliati nell'accompagnamento spirituale, è stato tenuto da padre J.-M. Lagrange lungo tutta la vita. È un testo edito per la prima volta e contribuisce a chiarire il lavoro d'esegeta di padre Lagrange.
Di lui il cardinale Carlo Maria Martini ha detto:
«Ho sempre guardato con gratitudine a questa figura di studioso e di figlio devoto della Chiesa, e sono lieto di sapere che egli era anche un uomo fervente, un uomo la cui preghiera era fuoco. Ritengo che il padre Lagrange sia come l'iniziatore di tutta la rinascita cattolica degli studi biblici. Il pensare che all'inizio ci sia stato un santo ci conforta nel vivere questi studi con l'attitudine di San Girolamo e degli altri esegeti santi, che hanno cercato nella Scrittura il volto di Dio».
Viene qui proposto il testo integrale del diario spirituale di don Giuseppe Tomaselli, grande sacerdote salesiano, esorcista, confessore e direttore spirituale dai particolari doni carismatici. Un diario segreto scritto “per ubbidire all’espresso ordine di Gesù”, destinato a essere letto solo dopo la sua morte, come annota lo stesso Tomaselli, per portare giovamento a “qualche anima, specialmente sacerdotale”.
Giuseppe Portale, giornalista e scrittore, è nato nel 1956 a Randazzo (CT), dove risiede e lavora come Addetto Stampa del Comune. Svolge attività di corrispondente e notista per diversi giornali, radio e televisioni ed è direttore responsabile di testate giornalistiche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni come autore e curatore.
"Ricordo bene il suo sguardo e i suoi occhi che ti scrutavano in profondità, quasi per far emergere le cose più belle? In realtà padre Ghi è rimasto sempre un bambino, per il suo senso dello stupore, per la sua sensibilità estrema, per il suo sguardo innocente sulle cose e soprattutto per l'opera dello Spirito Santo. Più profondamente il suo essere bambino nasceva dalla sua fede di essere un "figlio del Padre dei Cieli". Nelle pagine del diario si incontra il poeta padre Ghi... Credo che il lato poetico di Padre Ghi stia nel suo tentativo di vedere le cose con gli occhi del Risorto. Si incontra la passione di padre Ghi per i sofferenti e gli ammalati. Nella semplicità e nella quotidianità Padre Ghi ha vissuto avvolto da una "grazia", ha percorso una strada di santità e ha voluto comunicare a tanti, soprattutto agli ammalati, la sua scoperta dell'amore di Dio." (Dalla Prefazione di Mons. Aldo Giordano)
Elisabetta Canori Mora (Roma, 1774-1825) nacque da una famiglia benestante e profondamente cristiana. Si sposò ed ebbe due figlie. Trascurata e maltrattata dal marito, Elisabetta si dedicò alla cura della casa e delle figlie, lavorando per guadagnarsi da vivere e riuscendo comunque a trovare tempo per la preghiera e il servizio ai poveri e agli ammalati.
Entrò nell’ordine secolare dei Trinitari e ben presto si diffuse la fama della sua “santità”, delle sue esperienze mistiche e del suo dono di guarire i malati. È stata beatificata il 24 aprile 1994 da Giovanni Paolo II.
Un "diario" senza date o successione cronologica di eventi descritti in modo dettagliato. Una "storia" nella quale molti si possono ritrovare, fatta di domande, riflessioni, dubbi attorno a un unico pensiero: come può un amore grande e vero, capace di ridare senso a tutta l'esistenza, essere motivo di lontananza da Dio e dalla sua misericordia? È il percorso di una donna che, proprio nel momento in cui ritrova la fede, scopre di avere un posto da "irregolare" nella Chiesa, in quanto sposa di un uomo che ha conosciuto la dolorosa esperienza del divorzio. Un cammino lungo e onesto, dove la luce, anche se non sempre al massimo del suo splendore, non smette mai di lasciar intravvedere spiragli di speranza. Un percorso di fede e di riscoperta del volto accogliente della Chiesa. Un libro che trasmette grande serenità, che suggerisce forza e pazienza a quanti sono nella medesima condizione dell'autrice, offrendo spunti interessanti al percorso che anche la Chiesa sta compiendo nei confronti di separati, divorziati e risposati, sulla spinta del messaggio di papa Francesco.
Quando nel 1967 Maria Teresa Carloni compie il suo pellegrinaggio in Terra Santa, i confini tra lo Stato d'Israele e gli Stati vicini erano sensibilmente diversi dagli attuali. L'autrice di questo semplice e vivo diario di viaggio va pellegrina nei Luoghi Santi esattamente sei mesi prima della guerra che vedrà cambiare ancora gli equilibri geopolitici di quella tormentata regione. Tra il dramma di una missione da compiere ad ogni costo per la Chiesa martire e l'amarezza degli impedimenti burocratici che non lo consentivano, la Terra Santa offre a Maria Teresa il ristoro alle fonti della fede, in cui tutto rimettere in umile abbandono al Signore. «Questo testo porta a conoscenza di un pubblico più ampio e diversificato la figura della serva di Dio Maria Teresa Carloni (1919-1983), vissuta a Urbania (Pesaro- Urbino), per lo più nascosta agli occhi degli stessi compaesani. Ma la dott.ssa Maria Teresa Carloni non lo era a Papi del XX secolo, da Pio XII a Giovanni Paolo II, né ai primati e a molti pastori della Chiesa perseguitata nell'Europa centro orientale, come nella lontana Cina e Paesi limitrofi e in Sudan... Questo libro dona a Maria Teresa Carloni veste di grande attualità nell'ambito delle comunità cristiane del vicino Oriente che nel nostro secolo XXI conoscono una nuova ondata di persecuzione e di sofferenza a motivo della propria fede» (dalla Prefazione di mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore apostolico a Gerusalemme).
Il presente diario è come un ramo teso, gremito di esperienze, osservazioni, pensieri, ricerche personali, che vi si sono deposte e addensate. Con discrezione ho appeso a questo ramo cocci sparsi di cose assai poco clamorose che, nondimeno, hanno steso sulla mia vita uno strato solido e liscio di tempi, sopra cui picchiano e rimbalzano tutte le precedenti esperienze e quelle che sopraggiungono… Sono pensieri, esperienze, confronti, riflessioni che affiorano dall’amicizia con le cose, con la creazione. Penso che all’essere umano, per la riscoperta delle sue più veraci identità, giovi specchiarsi nella purezza delle cose, nella loro innocenza, nella loro lieta umiltà, nella loro povertà incosciente e allegra, nella creazione tutta fasto e misura, tutta spreco e previdenza, tutta segno e simbolo.
Diario di un papista è, principalmente, il resoconto degli incontri dell'autore, il vaticanista Gianluca Barile, con Benedetto XVI e Francesco. Al primo, Barile ha letteralmente consacrato la propria vita, e ciò emerge chiaramente in ogni parte del libro; libro in cui l'autore racconta anche il percorso umano che lo ha condotto da un'iniziale diffidenza verso il nuovo Pontefice, ai suoi occhi così diverso nello stile da Benedetto XVI, ad una sua piena e convinta accettazione, favorita dalle qualità umane e spirituali di Papa Francesco, il Vescovo di Roma arrivato dall'Argentina. Prefazione del Cardinale Kurt Koch.
Nel 1980-81 don Andrea Santoro compì il suo primo, prolungato soggiorno in Terra Santa. A contatto con i luoghi in cui visse Gesù, annotò sui suoi quaderni le tappe della sua crescita spirituale. Per la prima volta, ora, queste pagine straordinarie sono a disposizione dei lettori.
«Qui Gesù si sedeva. Qui giocava coi piedi nell’acqua. Qui la sera accendeva il fuoco, guardava le stelle, le luci delle città attorno al lago, qui pregava, qui osservava la gente. Qui diceva: il Regno è giunto.
Beati i poveri di spirito: cioè quelli a cui i conti non tornano. Quelli che si sentono poca cosa, inadeguata. Quelli che quando si guardano intorno, come me in questo momento sul lago, non arrivano al fondo delle cose, si sentono spauriti, con tanti interrogativi».
Destinatari
Un ampio pubblico di fedeli e testimoni della fede.
Autore
Andrea Santoro nato nel 1945, è stato ucciso inTurchia il 5 febbraio 2006. Entrato adolescente in seminario, nel 1970 terminò gli studi di teologia e divenne sacerdote nella parrocchia dei santi Marcellino e Pietro Ad Duos Lauros. Nel 1980 soggiornò per sei mesi in Oriente: di quell’esperienza costituisce testimonianza il presente Diario. Nel 2000 partì per la Turchia e soggiornò dapprima a Sanliurfa, poi dal 2003 a Trebisonda, dove la comunità cattolica non era assistita da alcun sacerdote. Nel pomeriggio di domenica 5 febbraio 2006, mentre stava pregando nella chiesa di Santa Maria,donAndrea fu ucciso da due colpi di pistola esplosi da un uomo al grido di «Allah è grande». Per il delitto venne arrestato e condannato un giovane sedicenne, anche se i testimoni dell’omicidio hanno sempre sostenuto che l’assassino fosse un adulto.
Innocente! Il 7 aprile 2020, l'Alta Corte d'Australia si è espressa con decisione unanime per annullare un verdetto di colpevolezza ed emetterne uno di completa assoluzione nel caso Pell contro la Regina, ribaltando l'incomprensibile condanna del Cardinale per l'accusa di abuso sessuale "storico". La sentenza dell'Alta Corte ha liberato un innocente dall'ingiusta detenzione alla quale era stato sottoposto, lo ha restituito alla sua famiglia e ai suoi amici, e gli ha permesso di riprendere in mano il suo importante lavoro nella e per la Chiesa Cattolica. Durante tutto il suo calvario, il Cardinale è stato un modello di pazienza e di vita sacerdotale, come testimonia questo diario. Innocente, egli era libero anche quando incarcerato. E ha saputo mettere a frutto tutto quel tempo - «un prolungato ritiro», come lo ha definito - rassicurando i suoi molti amici in tutto il mondo e intensificando una già vigorosa vita di preghiera, di studio e di scrittura. Al centro di incredibili pressioni e sostenuto da una vibrante fede cristiana, il Cardinale George Pell ha preso posizione in difesa della verità, consapevole che la verità renda liberi nel senso più profondo della libertà umana. Il diario che il lettore è in procinto di leggere è una luminosa attestazione di questa liberazione. Introduzione di George Weigel.

