
Nato in una famiglia cristiana, Kiko Argüello riceve un'educazione religiosa. Ma a un certo punto della sua vita, la fede va in crisi. "Dio esiste o non esiste", si domanda. Entra così in un periodo di deserto spirituale nel quale nulla però lo soddisfa: né i successi artistici come pittore, né le relazioni umane. Sull'orlo della disperazione, Kiko grida a Dio il proprio sconforto. E Dio lo prende per mano e lo guida passo passo a riscoprire il dono della fede, prima attraverso l'incontro con i Cursillos de Cristiandad, poi immergendosi completamente nella vita dei poveri nelle baracche di Palomeras Altas, alla periferia di Madrid. Da questa esperienza, matura in Kiko la consapevolezza dell'urgenza di annunciare la Buona Notizia, il kerigma, ai più poveri. Insieme a Carmen Hernández, una missionaria laica, a contatto con il rinnovamento del Concilio, fonda una piccola comunità riunita intorno alla Parola e alla liturgia. Dalla Spagna si sposterà poi alla periferia di Roma per continuare la sua missione. È l'inizio del cammino neocatecumenale, che fa sua l'istanza del Concilio Vaticano II di istituire il catecumenato degli adulti, distinto in più gradi (SC 64), dando inizio a una forma di iniziazione cristiana, presente oggi in oltre cento paesi del mondo. Questo libro ne racconta, per la prima volta in prima persona, la nascita.
A 98 anni Ersilio Tonini è il cardinale più anziano del mondo. La sua storia attraversa quasi un secolo di storia italiana e incrocia le vicende di papi, capi di stato e grandi personalità, ma anche di tanta gente comune, affascinata dalla sua capacità di parlare al cuore con semplicità evangelica. Appena nominato pastore della diocesi di Ravenna, nel 1975, decise di lasciare l'appartamento dello splendido palazzo dell'episcopio per insediarsi in due modeste stanze dell'Opera di Santa Teresa del Bambin Gesù, una casa di accoglienza per handicappati e anziani. Ha vissuto sempre lì, anche da vescovo "in pensione", lucidissimo e attento alle vicende del mondo. In questa confessione a cuore aperto si racconta, riflette sull'Italia di ieri e di oggi, e svela i segreti di una vita vissuta con entusiasmo contagioso, un entusiasmo che non si spegne.
Antonio Carretta è un giovane morto a ventiquattro anni a causa di un cancro. Nato il 19 maggio 1991, secondogenito di una normale famiglia di Altamura, la sua quotidianità di adolescente è fatta di studio, calcetto, amici, senza mai trascurare i doveri di cristiano. A diciannove anni si iscrive all’università di Bari, facoltà di Economia. Dopo aver conseguito la laurea inizia il percorso specialistico biennale in Economia e Management presso l’Università di Casamassima a Bari. Nel giugno 2014 inizia ad accusare dolori alla schiena, sempre più intensi finché il 23 luglio 2014 è ricoverato al Policlinico di Bari con una diagnosi di cancro. A settembre del 2015 la situazione peggiora, le speranze di guarigione si affievoliscono. Nessuna possibilità di cura. Antonio lascia la vita terrena il 24 novembre 2015. Il libro raccoglie le numerose testimonianze di persone che, a vario titolo, hanno conosciuto, amato, apprezzato, gioito della presenza di Antonio, che ha affrontato la vita, la malattia e la morte come un “guerriero” con il sorriso.
Il volume tratta di una figura tra le più importanti del mondo ebraico italiano ed europeo, Tranquillo Vita Corcos, rabbino e medico attivo a Roma tra fine Seicento e primi decenni del Settecento. Stranamente trascurato dalla storiografia sull’ebraismo, Corcos si muoveva abilmente tra le relazioni intrecciate con membri illustri della politica e della cultura romana e italiana – papi compresi –, e quelle con le comunità ebraiche europee, che si rivolgevano a lui come a una indiscutibile autorità. Il personaggio, la vita e le opere di Corcos rinviano a una serie di tematiche storiografiche che illumina il contesto storico-culturale, non solo ebraico, dell’Italia e dell’Europa tra XVII e XVIII secolo e chiarisce quale fu la natura, essenzialmente negoziale, dei rapporti tra ebrei e cristiani ma anche la loro trasformazione nel tempo. Quella esercitata indefessamente da Corcos, politico avveduto, intellettuale complesso, attratto dalla Kabbalah e dal sabbatianesimo, fu davvero un’“arte della mediazione” pur all’interno di una strenua difesa dell’identità ebraica. Siamo di fronte a un personaggio razionale e aperto e a uno sforzo di dialogo e di conciliazione che non impediva però il ricorso a più dure proteste e denunce rivolte agli stessi pontefici per difendere gli ebrei da preconcetti e accuse, come quella, temibilissima, di omicidio rituale.
Don Luigi Giussani, per chi lo ha conosciuto da vicino o ne ha seguito l'itinerario umano e religioso, è stata una figura fondamentale: l'acume e la delicatezza, il temperamento che lo contraddistingueva, ma anche l'ironia e la giocosità, la capacità di leggere a fondo l'anima di chi gli stava davanti e di dare sempre il consiglio giusto sono solo alcune delle qualità che vengono riconosciute al punto sorgivo di Comunione e Liberazione. Se molto è stato detto e scritto riguardo alle sue opere e al suo pensiero, questo libro mira a colmare un vuoto, dal momento che del Gius restituisce non tanto l'immagine pubblica quanto la sua dimensione più intima, popolare, quotidiana. Il risultato è un ritratto vivido, persino sorprendente, di una delle personalità più importanti del Cattolicesimo contemporaneo: attraverso aneddoti di episodi apparentemente minimi e marginali, ma anche attraverso il ricordo di incontri in occasioni ufficiali, di conversazioni, di scambi, di piccoli gesti di cura e carità, emerge in queste pagine tutta l'umanità di don Giussani, la sua statura religiosa e morale, la sua carica prorompente e gioiosa. Curato da Carmen Giussani, giornalista vicina per tutta la vita al Gius, del quale porta lo stesso cognome, nonché sua traduttrice in lingua spagnola, e corredato dalla bella prefazione di Davide Rondoni, questo libro raccoglie le testimonianze di quanti, dalla metà degli anni Cinquanta sino all'inizio del Duemila, hanno frequentato don Giussani, condividendo con lui parte del cammino.
Don Roberto Sardelli ( 1935-2019) è stato un sacerdote che ha saputo interpretare alla lettera il Vangelo. Nel 1968 scelse di lasciare la parrocchia e di andare a vivere nel borghetto dell'Acquedotto Felice, condividendo sofferenze e marginalità. Fondò la Scuola 725 che divenne famosa per il metodo educativo utilizzato. Risalgono a quella fase della sua vita Non tacere (1971) e la Lettera al sindaco di Roma.
Dopo la conquista della casa per le famiglie dei baraccati (1973), scelse di continuare a vivere nelle pieghe delle periferie fisiche ed esistenziali della società. Si interessò alla condizione dei Rom, dei malati di Aids, delle periferie romane. Testimonianza di questa profonda riflessione umana e sociale sono i libri Il danzatore (1997), Le margherite sono nuvole nel prato (1998), Vita di Borgata (2013).
Negli ultimi anni di vita don Sardelli ha avuto importanti riconoscimenti. Nel 2018 l'Università Roma Tre gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze pedagogiche. Nel 2024 nasce per iniziativa della Caritas il Fondo don Roberto Sardelli per aiutare le persone in difficoltà abitative. All'inizio del 2025 papa Francesco finanzia con un milione di euro il il Fondo Sardelli; nello stesso anno l'Istituto comprensivo di via Giorgio Del Vecchio, zona Boccea, ha intitolato a don Roberto Sardelli il plesso scolastico.
A cinquecento anni dal leggendario 31 ottobre 1517, in cui si favoleggia dell'affissione di 95 tesi contro le indulgenze papali da parte di Martin Lutero, il drammaturgo e regista Cesare Lievi ha immaginato di tornare a quella vicenda, nodale per la nostra storia, per mezzo di due gruppi di personaggi d'oggi, italiani e tedeschi. Ognuno di loro è chiamato a riattraversare i dilemmi che hanno dilaniato Lutero e lo hanno spinto ad agire. Tutti sono alle prese con la ricerca di un ricordo, vivo o morto, delle ragioni di quella grande "protesta" che spaccò l'Europa di allora.
“Una volta, dopo un pranzo in Curia, dove ogni anno mi invitava per due volte affinché lo informassi dettagliatamente sull’andamento del Centro Aletti, il padre generale di allora, padre Peter-Hans Kolvenbach mi ha detto:
– Mi raccomando: un giorno dovrà scrivere un libro sul suo padre spirituale. Intendo dire, un libro su padre Spidlík. Evidentemente, non lo potrà fare se non scrivendo anche del suo padre di sangue, perché in un certo senso anche lui era un padre spirituale. In questo è stato privilegiato dalla grazia di Dio. Ma, scrivendo su padre Spidlík, attento: non deve essere una biografia classica, un elenco di dati e di “detti celebri” del padre. Padre Spidlík ha già scritto da solo il suo pensiero. L’insegnamento del padre si legge in ciò che succede nel figlio. Si parla del padre confessandosi e, confessandosi, si manifesta la paternità e la figliolanza nella loro più autentica identità”.
(dall’inizio del libro)
Nel 1996, sette monaci trappisti vengono sequestrati nel monastero in cui vivono, lavorano, soccorrono i malati, anche quando si tratti di terroristi. Successivamente vengono barbaramente trucidati e decapitati.A Tibhirine, in Algeria, a distanza di quindici anni dalla consumazione del martirio, il monastero continua a vivere di una presenza diversa. «Le relazioni di buon vicinato, il lavoro agricolo in comune e l’accoglienza al monastero continuano ad approfondire le radici di questa presenza e tengono viva la testimonianza dei monaci». Così come il giardino, luogo di memoria, di pace, di incontro con la popolazione musulmana. Domanda aperta sul futuro dell’uomo.
«Non è al cielo, non è altrove, che io sono chiamato a essere testimone del Vangelo e dell’amore di Dio. È qui, oggi, sulla terra di Tibhirine».
Jean-Michel Lassausse
Jean-Marie lassausse è sacerdote della Mission de France e agronomo; nel 2001 è stato incaricato dall’arcivescovo di Algeri di prendersi cura delle coltivazioni dell’abbazia di Tibhirine. Lui stesso si reca sotto scorta a questa attività, che lo occupa per una parte della settimana. Christophe Henning vive a Parigi ed è presidente dell’Association des écrivains croyants d’expression française. Giornalista e romanziare, scrive su «Panorama», mensile di spiritualità cristiana del Gruppo Bayard.Collabora inoltre con numerose riviste: «Pèlerin», «La Documentation catholique», «Le Magazine des livres», «Etudes ou Christus».
Alighiero Tondi, professore gesuita della prestigiosa Università Pontificia Gregoriana, nell'aprile del 1952 abbandona improvvisamente la Chiesa per entrare nel Partito Comunista Italiano. La sua clamorosa abiura, che tanto scalpore suscitò nell'opinione pubblica, è da sempre rimasta avvolta da un alone di mistero. Chi era realmente Tondi? Quali ragioni stavano dietro la decisione di aderire al marxismo, di predicare l'infondatezza della religione, di scrivere libri controversi che denunciavano le infiltrazioni in Vaticano da parte dell'estrema destra portandolo a diventare un acclamato tribuno che infiammava le piazze italiane? Ma i misteri su Tondi non finiscono qui. Negli anni Sessanta il Partito Comunista lo emargina completamente, abbandonandolo a se stesso, senza fornire alcuna spiegazione. Una situazione inaspettata che lo conduce ad un lungo periodo di riflessione che si conclude con un nuovo colpo di scena: il ritorno al sacerdozio. L'autore ricostruisce l'enigmatico ingresso nel Pci del 1952 e le successive rocambolesche vicende.
Luciano Regolo è uno dei maggiori esperti della storia straordinaria che ha visto protagonista Natuzza Evolo, la mistica di Paravati. Nella vicenda di lei, di cui si celebra il 10° anniversario dalla morte, troviamo colloqui mistici con santi, con Maria e con Gesù stesso. Un dialogo interiore durato una vita e raccolto in pagine che manifestano la semplicità di cuore della donna e la sua capacità di interpretare il senso profondo del vangelo e del messaggio cristiano. In questo libro, Regolo ricostruisce e propone una vera e propria "cristologia- secondo Natuzza, così da offrire ai lettori, innanzitutto la certezza che il messaggio della mistica è perfettamente aderente a quello evangelico; e, dall'altra parte, offrendo uno sguardo nuovo, davvero "materno- sul Gesù della fede, di cui Natuzza si sentiva davvero - secondo quel che lei stessa fece comprendere - contemporaneamente figlia e madre. Di una mamma, infatti, provava i sentimenti nei confronti di Gesù. Una nuova prospettiva che introduce la Evolo nel novero dei grandi interpreti della teologia cristiana.
Una lettura avvincente, ricca di aneddoti e intimi ricordi. Un cammino di vita e una testimonianza di fede e di amore per Dio. Un cammino di maturazione costante, non privo di pericoli e deragliamenti, ma sempre vissuto alla luce del Maestro, guida e luce nelle avversità della vita. Un libro ricco di spunti per la propria riflessione e crescita personale. La pedagogista e scrittrice Mariateresa Zattoni Gillini accompagna nella scrittura a quattro mani le tappe fondamentali della vita della protagonista Diana, pseudonimo dell'autrice, dando ai principali eventi una lettura e un'interpretazione spirituale e di fede.

