
La figura di Mons. Romero è ancora da molti ricordata ed amata, nonostante il trascorrere degli anni. Ciò che sostenne la sua coscienza di pastore, profeta, credente e salvadoregno, disposto a difendere i diritti umani sino al dono di sé, fu la chiarissima percezione della necessità della liberazione dal peccato come radice di ogni altra liberazione. Cristo risultava essere, nella sua riflessione, colui che porta la liberazione integrale, che non permette di nascondere il conflitto e le responsabilità storiche, ma che invita tutti alla conversione, partecipando in pienezza del dono dello Spirito offerto dal Risorto, tramite i sacramenti, indispensabili per la vita del credente. Romero fece propria una cristologia integrale per sostenere la sequela dei credenti al servizio dei poveri e sofferenti ed illuminare l'azione pastorale della chiesa nella denuncia di mali storici e sociali.
Oscar Arnulfo Romero, l’Arcivescovo ucciso nel 1980 a San Salvador, va verso la beatificazione. Ciò che sostenne la sua coscienza di pastore, profeta, credente e salvadoregno, disposto a difendere i diritti umani sino al dono di sé, fu la chiarissima percezione della necessità della liberazione dal peccato come radice di ogni altra liberazione.
Cristo era, nella sua riflessione, colui che porta alla liberazione integrale e che non permette di nascondere il conflitto e le responsabilità storiche, ma che invita tutti alla conversione.
Romero sostenne fino alla morte il suo servizio al Vangelo, specialmente verso i poveri, illuminando l’azione pastorale della chiesa nella denuncia dei mali storici e sociali.
Romero non è stato un eretico. E' però una figura complessa, fragile e visionaria come i poeti e i profeti, capace di spingersi al limite. Il limite del ruolo e del dogma, che l'arcivescovo non ha superato, ma interrogato fortemente si: nei suoi discorsi sulla necessità della violenza per difendersi dalla sopraffazione, nel suo rapporto con le organizzazioni popolari, nelle denunce contro i responsabili della repressione, che gli sono costate la vita.
Il 24 marzo 1980 Óscar Arnulfo Romero, l'arcivescovo di San Salvador, venne assassinato mentre celebrava l'Eucaristia. Morte annunziata, per il suo popolo. Negli ultimi tre anni Romero era divenuto la «voce di denunzia più lucida e attendibile del Paese»: punto di riferimento obbligato e il solo capace di rendere la dignità rubata a migliaia di vittime, passate alla storia. Per comprendere la sua figura è necessario guardare al suo popolo. Lui, infatti, mai sarebbe diventato profeta se non gli fosse toccato d'essere vescovo di un popolo già profetico, né mai avrebbe avuto il coraggio di arrivare fino al martirio, se non gli fosse toccato d'essere vescovo di tal popolo martoriato.
Il 24 marzo 1980 Oscar Arnulfo Romero, l’arcivescovo di San Salvador, fu assassinato mentre celebrava l’eucaristia. Il mondo ne restò sconcertato, ma per i salvadoregni non fu una sorpresa: la sua, infatti, era una morte annunziata. Da tre anni ormai, Oscar Arnulfo Romero si era trasformato nella «voce di denunzia più lucida e attendibile del paese»; punto di riferimento obbligato per chi volesse capire che cosa stesse davvero succedendo e il solo capace di rendere la dignità rubata a migliaia di vittime, che mai sarebbero passate alla storia.
Il suo omicidio aprì una porta sul baratro per il piccolo paese centroamericano: più di ottantamila morti, tra uccisi e desaparecidos, in dodici anni di guerra civile. Per comprendere la figura di Romero è necessario guardare anzitutto al suo popolo. Lui, infatti, non sarebbe mai diventato profeta se non gli fosse toccato d’essere vescovo di un popolo profetico già prima di lui. E non avrebbe mai avuto il coraggio di arrivare fino al martirio, se non gli fosse toccato d’essere vescovo di un popolo martire, molto più di lui.
Per accostare e approfondire la figura di questo pastore è perciò necessario considerare la storia sociale e politica di El Salvador. È quanto si propone l’autore in questa biografia, che si caratterizza per non fare del personaggio un mito, un «santino», un esempio di spiritualità avulsa dalla storia.
Punti forti
Il 24 marzo 2010 ricorre il 30° anniversario della sua morte.
Il volume documentata e attendibile, in cui ilpersonaggio è ben inserito nel suo contesto sociopolitico ed ecclesiale.
L’autore ha potuto consultare materiale inedito. In più: ci sono le testimonianze di chi lo ha conosciuto.
Prefazione di Luigi Bettazzi e Postfazione di Angelo Casati.
Destinatari
Per gli appassionati di personaggi storici.
Autore
Alberto Vitali (Bellano, 1964) è prete della diocesi di Milano dal 1988. Dopo due esperienze di pastorale giovanile, come vicario parrocchiale nella periferia e nell’hinterland milanese, dal 1999 ha rivestito diversi incarichi in «Pax Christi Italia», come coordinatore dei gruppi dell’Italia settentrionale e consigliere nazionale. Attualmente è segretario del «Centro Studi Economico-Sociali per la Pace» dello stesso Movimento, delegato dell’area internazionale per El Salvador C.A. e referente del progetto «Conflitti Dimenticati», che Pax Christi Italia realizza congiuntamente a Caritas italiana. Nel 1996 ha fondato l’Associazione Oscar Romero di Milano ed è coordinatore europeo del SICSAL, la rete internazionale dei «Comitati Oscar Romero» di solidarietà con i popoli dell’America Latina. Risiede presso la parrocchia di San Giovanni in Laterano a Milano, dove svolge una parte di servizio pastorale.
Dall’esperienza umana e pastorale di un testimone del nostro tempo, una sorta di «libro-guida» per il cristiano di oggi, non per insegnare una dottrina, ma per suggerire la via di una vita che si ispiri in modo più evidente e credibile al Vangelo.
Il volume propone circa venti riflessioni su altrettante tematiche che segnano la nostra quotidianità: dalle relazioni all’educazione, dall’amore alla sessualità, dalla fede alla solidarietà, dalla famiglia ai giovani. Il tutto con un tono «provocatorio» e sempre attento al cuore del messaggio cristiano, che non vuole consolare con «frasi fatte», tipiche di certa retorica anche ecclesiale, ma piuttosto accompagnare, farsi vicino con la comprensione di chi sa portare gioie e fatiche della vita di ogni giorno.
Un cristianesimo positivo, che desidera soprattutto manifestare e comunicare speranza anche a chi non crede. Una «buona notizia» che impegna, coinvolge in prima persona, consente di trovare ragioni per continuare a camminare con rinnovata fiducia e con la disponibilità a «farsi prossimo» di chiunque sia nella necessità.
Destinatari
Giovani e adulti, in particolare quanti non hanno timore di porsi interrogativi forti in ordine alla loro scelta di vita e di fede.
Autore
Don Gino (Virginio) Rigoldi, milanese, è sacerdote dal 1967. Dall’inizio degli anni Settanta è cappellano dell’Istituto penale per minorenni «Beccaria» di Milano. Nel 1973 ha fondato il «Gruppo amici del Beccaria», in seguito denominato «Comunità Nuova», un’associazione che si occupa dell’accoglienza e dell’inserimento sociale dei ragazzi dopo periodi di detenzione. È membro di commissioni regionali e comunali che si occupano di minori e di tossicodipendenza. Dal 1999 ha dato avvio al progetto «Le case del sorriso», in Romania, per aiutare i bambini a rischio di abbandono. Nel 2007 ha pubblicato Il male minore. Devianza giovanile, un problema per tutti (Mondadori).
Punti Forti
Notorietà dell’autore, una delle voci più autorevoli in tema di devianza giovanile, ma non soltanto. Spunti di riflessione su tante questioni relative alla vita di ogni giorno che rimandano al senso dell’esistere.
Testimonianza di una vita vissuta nella Chiesa per il mondo come impegno a comunicare la profezia del Vangelo.
Luca Passi, prete bergamasco attivo in modo particolare nella Venezia dell'Ottocento, è stato beatificato il 23 aprile 2013. La sua figura è una delle più rappresentative della Chiesa italiana, in quanto ha saputo avvicinare la nuova società, nata dopo il dominio napoleonico, con i suoi problemi e con le tante povertà e difficoltà, dedicandosi a una profonda opera di evangelizzazione. Fondò l'Opera di santa Dorotea con lo scopo di dar vita a una rete di legami che potessero rigenerare il tessuto sociale.
Biografia di sant'Orsola Ledochowska, esempio di vita cristiana e di santita per tutti i credenti. Sant'Orsola Ledochowska (1865-1939) ai suoi tempi fu apostola della nuova evangelizzazione. Con il messaggio dell'amore ha attraversato la Russia, i Paesi scandinavi, la Francia e l'Italia. Anima eucaristica, ha fatto diventare straordinario l'ordinario, perenne il quotidiano, santo il banale.
Il racconto come un romanzo della vita di una donna religiosa forte, fedele e coraggiosa, la beata Maria Francesca di Gesù, Anna Maria Rubatto (Carmagnola 1844 - Montevideo 1904), che ha imparato a essere docile a Dio, a scoprire e a percorrere con abbandono i cammini tracciati dal Signore nella sua vita. Ha fondato a Loano in Liguria l’Istituto delle Suore Terziarie Cappuccine. Beatificata da Giovanni Paolo II il 10 ottobre 1993 a Roma.
Paolo Damosso, nato a Torino nel 1964, sposato, con due figlie, da quindici anni si occupa come autore e regista di produzioni televisive. Sono più di cinquanta i lavori realizzati per la Nova-T, il centro di produzione dei Padri cappuccini italiani. In questi anni ha realizzato programmi di vario tipo: reportage, documentari, docu-fiction e film. Tra questi ricordiamo: Un uomo in prestito al mondo sulla vita del card. Schuster; Padre Pio. Uomo di Dio, prodotto con la Rai; I fioretti di San Francesco con Flavio Bucci, Valeria Moriconi, Pamela Villoresi, Giancarlo Dettori e Franca Nuti; Un bel servizio, film con Pamela Villoresi e Silvia Budri (realizzato per le Ancelle della Carità di Brescia); Io non lo so, film con Francesca Draghetti e Anna Ferruzzo (realizzato per le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret). Come autore delle sue sceneggiature, ha proposto il “romanzo” del suo film Una cosa in mente (San Paolo, 2006) su san Giuseppe Benedetto Cottolengo.
«Tutti nasciamo come degli originali, ma molti di noi muoiono come fotocopie» è una delle massime coniate da Carlo Acutis. Come è anche sua la bellissima espressione: «L'Eucaristia è l'autostrada per il paradiso». Carlo ha lasciato brevissimi scritti, una sorta di appunti: qui sono tutti riprodotti. Le sue massime, le sue frasi, sono penetranti e incisive, molto efficaci. Le molte persone che hanno conosciuto di persona Carlo le hanno ricordate nel corso del processo della sua beatificazione. Si tratta di testimonianze univoche di persone ancora viventi. Sono massime tutte da meditare.
"Tutti nascono originali. Molti muoiono fotocopie". Parole di Carlo Acutis (Londra 3 maggio 1991 - Monza 12 ottobre 2006), morto a quindici anni in concetto di santità, dichiarato venerabile il 5 luglio 2018. Un ragazzo pieno di vita e di interessi, appassionato di informatica. Con il cuore pieno di Dio. È sepolto nel Santuario della Spogliazione, che ad Assisi ricorda il giovane Francesco che si spogliò di tutti i beni, fino alla nudità, per seguire Gesù e vivere secondo il Vangelo. Due storie tanto originali. Lontane nel tempo. Ma un filo rosso le unisce. Incontro di luci per i giovani del nostro tempo.
La confessione dolente di un killer spietato, segnato da un passato incancellabile ma aperto a un futuro possibile, per amore della moglie e del figlio. Il racconto dell’autore attraversa le tappe più significative e – purtroppo – violente della sua vita, per poi rivolgersi alla sua rinascita. Una testimonianza sofferta che è anche un invito a non dare mai un giudizio definitivo sulla storia delle persone, ma a lasciare una possibilità di riscatto, consapevoli che l’animo umano è insondabile e la coscienza è il sacrario dove avviene il misterioso incontro tra Dio e l’uomo.

