
Come ci si difende dal demonio? Quali sono i segni della presenza diabolica? Esistono veramente le fatture, i malefici, il malocchio? Il volume è frutto di un'esperienza diretta e ricco di esempi; risponde a queste e ad altre domande attraverso un'ordinata esposizione della materia. La pratica dell'esorcismo, in auge fino a tre secoli fa, sta attraversando presso i cattolici un periodo di crisi che coinvolge teoria e pratica, gli studi di teologia e la pastorale diocesana. È lasciato così campo libero agli imbroglioni, ai maghi, ai cartomanti. Don Amorth va controcorrente, ma in linea con l'insegnamento della Bibbia, del Magistero, della Tradizione.
Nel libro di Isaia, due sentinelle si scambiano la parola d’ordine nella notte, creando un clima di attesa, di sospensione, di paura e di incubo: «Quanto manca ancora all’alba?». È questa la domanda fondamentale dell’apocalittica. Presenza pericolosa e preziosa al tempo stesso, delicata e da assumere a piccole dosi, ambigua e contemporaneamente necessaria perché in grado di offrire il senso dell’utopia. L’apocalittica si caratterizza per il pessimismo e il disprezzo nei confronti del presente, troppo impolverato e modesto, per il dualismo che contrappone l’oggi profano al futuro sacro e per la celebrazione di un lontano e mirabile avvenire, completamente diverso da ciò che viviamo su questa terra. Con il suo linguaggio difficile ma affascinante, che ha nell’eccesso la propria cifra, l’apocalittica nasce nel mondo biblico e la si può avvicinare attraverso il grande riferimento costituito dal libro di Daniele e le pagine di Enoch, Isaia, Zaccaria e Gioele, poco note e raramente usate dalla liturgia.
Tra luglio e dicembre del 1933 il teologo cristiano Gerhard Kittel e il filosofo ebreo Martin Buber intrattengono una polemica pubblica che si esprime attraverso alcuni brevi testi, proposti integralmente per la prima volta in italiano. La disputa si incentra sulla figura del ger, lo straniero che nei tempi biblici viveva in mezzo al popolo d'Israele e la cui collocazione sociale diviene ora paradigmatica per l'atteggiamento cristiano nei confronti degli ebrei che, a parti invertite, hanno assunto quel ruolo nella società tedesca. La discussione, che riguarda una questione attualissima - divenuta ancor più cruciale dopo l'ascesa di Hitler al cancellierato il 31 gennaio 1933 - assume quindi la veste di una diatriba nell'ambito dell'esegesi biblica. L'esito dovrebbe per Kittel fornire - e per Buber sottrarre - al legislatore tedesco un supporto biblicamente fondato per assumere decisioni sul posto e sul ruolo da assegnare agli ebrei nel Terzo Reich. Al di là del palese fair play accademico, tutto separa religiosamente e politicamente i due interlocutori. L'unico terreno comune è il riferimento al testo biblico, la cui normatività ed esemplarità è costitutiva, sia pure in modo non identico, delle rispettive appartenenze religiose.
È sempre difficile capire i libri del passato prescindendo dalle loro origini, e questo è particolarmente vero per i Vangeli, libri unici per i quali si intrecciano le interpretazioni più diverse: testimonianza storica o divina, splendido racconto umano o trascendentale mistero di fede. Eppure, suggerisce in questa "Introduzione" il cardinal Martini, per apprezzare il carattere straordinario di tali documenti e il loro insegnamento non conta l'essere credente: ciascun lettore può infatti trovare risposte alle domande che sente maggiormente vicine alla propria sensibilità, interrogando il testo dai punti di vista più diversi. Grazie a queste pagine possiamo ricostruire, di tappa in tappa, il percorso millenario di questi testi, per arrivare a comprendere la loro natura più umana e vicina a noi, e per poterli leggere alla luce della nostra esperienza più prossima. Prefazione di Franco Manzi.
Uno studio che sottolinea la modernità della visione francescana del mercato che, ben prima dell'etica protestante di Weber, considerava la ricchezza individuale una componente fondamentale del bene comune. L'analisi della ricchezza dei laici chiarisce il modo in cui i cristiani devono fare un uso appropriato dei beni terreni. Per questo producono scritti sulla circolazione del denaro e sulle regole del mercato, distinguendo tra investimento sociale della ricchezza e accumulazione improduttiva. La figura del mercante operoso è positiva nella misura in cui contribuisce alla crescita della "felicità cittadina", mentre la ricchezza del proprietario terriero che si limita ad accumulare beni appare sterile e negativa.
"Ormai vecchio, guardando al mio passato, mi accorgo che il cammino dell'imparare a morire è stato il cammino dell'imparare a vivere, nella convinzione che ciò che si è vissuto nell'amore resterà per sempre. Solo l'amore innesta l'eternità nella nostra vita mortale. Che senso può avere nel nostro tempo la domanda sull'aldilà? Nell'epoca della morte rimossa o spettacolarizzata in un flusso di immagini che la esibiscono e la dissacrano, quale significato possiamo attribuirle? Su questa terra che tanto amo, ho sempre cercato l'eternità." Con queste parole Enzo Bianchi, instancabile cercatore di senso, apre una meditazione poetica e non dogmatica sulla più ineludibile delle domande - su quel limite capace di dare senso alla vita di ciascuno - per approdare a una risposta centrata sull'amore, sulla sua forza come trama del mondo e delle relazioni con gli altri, e quindi come ragione di speranza anche dopo la vita terrena. Un libro appassionato, carico di fiducia, in cui la morte si apre alla vita.
L'opera non è solo un florilegio delle letture del grande teologo, ma presenta anche numerosi testi di von Balthasar che, attraverso la sapiente disposizione e successione, costruisce un mosaico rivelatore dell'appassionato dramma tra Dio e l'uomo.
"Dante e la Divina Commedia" fa parte del lavoro di Balthasar sugli «Stili laicali», figure essenziali della sua Estetica Teologica. Per l'autore ci sono opere letterarie che ci prendono per mano, come Beatrice fa con Dante, per condurci verso la Rivelazione. La chiave di lettura di Balthasar punta a individuare l'orizzonte e il culmine della visione dantesca, che è costituito da Maria, con l'inno alla Vergine, che Dante affida a san Bonaventura. Maria tra gli angeli è la Signora del Paradiso, quel lato del Paradiso che Dante si sente di descrivere preparato e accompagnato da Beatrice, che ha sostituito Virgilio nella peregrinazione. Dante non si addentra oltre nel mistero cristologico e trinitario, la sua filosofia e la sua poesia si compiono nella contemplazione di Maria. Nell'Inferno Dante era stato un fine lettore della Storia e Balthasar non può non notare che l'Inferno di Dante non è ancora stato visitato dal Cristo risorto. Il Cristo risorto dell'arte bizantina, che prende e porta con sé Adamo ed Eva e l'umanità tutta.
"Le singolarità della specie umana" è uno degli ultimi testi di Teilhard de Chardin; si tratta di un testo "laico" perché è una riflessione sul passato e il presente dell'umanità che vuole aprirsi a una prospettiva per il futuro. Potremmo dire che si tratta di un testo "apocalittico" nel senso originale della parola come rivelazione aperta al futuro compiuta da uno scienziato, uno dei maggiori evoluzionisti del XX secolo. Teilhard è stato un importante geologo e paleontologo, uno dei precursori della moderna teoria della biosfera come strumento per comprendere le leggi generali dell'evoluzione. Lo strumento filosofico da lui sviluppato come chiave di lettura dell'evoluzione è il concetto di muovere verso: la materia muove verso la complessità e la vita, e la vita verso la complessità e la coscienza fino a giungere alla nascita del pensiero e quindi dell'essere pensante. Ma oggi l'uomo si trova solo nell'universo e isolato su un piccolo pianeta a risorse limitate e con equilibri fragili. Come sfuggire a un senso di frustrazione e alla sensazione di essere giunti al capolinea dell'avventura umana? Ecco che l'idea di Teilhard si rivolge al passato, a quelle leggi generali dell'evoluzione che in vario modo sono riconducibili al muovere verso, ma egli vede nella riflessione del passato la prospettiva che apre al futuro.
UN’ALTRA ECONOMIA È DAVVERO POSSIBILE?
Perché un’economia al servizio dell’uomo
è il vero antidoto alla crisi.
Una riflessione con:
Eros Monti - Luigi Campiglio - Giuseppe Guzzetti
Giuseppe Anzani - Franco Buzzi - Paolo Nusiner
Roberto Rambaldi - Luigino Bruni - Alberto Ratti
Prefazione di Mario Monti
L’enciclica di papa Benedetto XVI Caritas in veritate ha stimolato una profonda riflessione sulla dottrina sociale della Chiesa, riproponendo Carità e Verità come pilastri fondanti dell’agire cristiano. Il Pontefice ha inoltre avanzato un giudizio severo sulla scissione tra etica ed economia: un divario che ha assunto una valenza tragicamente attuale con la crisi dell’economia globalizzata e di cui non si vede ancora la fine, ma si paga il prezzo ogni giorno. Ma quali reazioni suscita in noi il messaggio del Papa? In che modo dovrebbe cambiare il nostro sguardo sulla società? Il cardinale Dionigi Tettamanzi ci propone in questo volume un percorso “esistenziale” e antropologico all’interno dell’Enciclica: ognuno in base alla propria esperienza dovrebbe fare propri i valori rinnovati di solidarietà e sobrietà per pensare le relazioni economiche in maniera più responsabile. È su queste tematiche che sono chiamate a portare il proprio contributo alcune voci di spicco della società civile e della comunità cristiana operanti in area milanese, dalle professionalità diverse e “disposte a reagire all’Enciclica a partire dal loro lavoro quotidiano”. La centralità della persona nelle dinamiche globali o l’economia della gratuità sono solo alcune delle questioni essenziali sulle quali il cardinale Tettamanzi ci porta a riflettere. E il suo punto di vista parte da Milano, nel Nord che ha guidato lo sviluppo economico del nostro Paese e che ora si domanda come uscire dalla crisi, economica e identitaria, di un’Italia che deve con urgenza darsi delle risposte non di comodo. Un Nord che deve essere ancora capace di sperare, perché è solo la speranza che può vincere la paura.
La Festa di Sant'Ambrogio è da sempre per Milano un'importante occasione di incontro tra la città e il suo Arcivescovo. Sin dai tempi di Giovanni Battista Montini, infatti, alla vigilia della ricorrenza del patrono il presule rivolge ai cittadini un tradizionale Discorso, divenuto ormai momento forte della tradizione ambrosiana. Al concludersi del suo mandato di Arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi raccoglie in un unico volume tutti i Discorsi pronunciati dal 2002 al 2010, appelli lucidi e appassionati alle Istituzioni e alle persone di buona volontà, destinati a risvegliare la coscienza morale dei singoli e della comunità. Quelli del cardinale Tettamanzi sono interventi che chiamano tutti i cittadini - fedeli e non - a riscoprire l'inscindibile nesso tra libertà e responsabilità, e che spesso hanno orientato il dibattito politico e sociale a Milano e nel Paese. Dal tema dell'accoglienza e quello delle periferie - intese sia come luoghi fisici sia come condizioni dell'anima -, dal recupero di una feconda simbiosi tra solidarietà e sussidiarietà al superamento dell'individualismo fino all'invito ad adottare la sobrietà come stile di vita, i Discorsi del cardinale Tettamanzi hanno un solo obiettivo: renderlo "partecipe di tutte le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne che vivono sul territorio".
Perché siamo infelici? Perché siamo insoddisfatti, frustrati, ansiosi? La crisi, certo, le difficoltà quotidiane e le insicurezze riguardo al futuro. Ma forse questa realtà è anche un comodo luogo comune: serve per evitare di chiederci che cosa veramente abbiamo perduto in questi anni, in che cosa abbiamo smesso di credere. In che cosa consista la nostra "decadenza". La peggiore crisi in atto è infatti quella morale e spirituale, la menzogna dietro la speculazione finanziaria i cui effetti stanno distruggendo le vite dei più deboli, la falsità dietro al bonario ottimismo con cui i politici hanno illuso per decenni i cittadini, per assicurarsi rielezioni e prebende. La vanità ha trionfato sulla verità, e di questo inganno siamo tutti vittime e tutti responsabili. Oggi superare il crollo di tante illusioni, e volgere di nuovo lo sguardo ai valori dell'onestà, dell'impegno e della solidarietà, è la condizione per ritrovare gioia nel quotidiano e soddisfazione nella nostra vita. Possono farci da guida esempi eccellenti, storie scritte con la carne e con il sangue da persone come noi che hanno avuto il coraggio di credere: da san Francesco a John Henry Newman fino ad Alcide De Gasperi. In questo libro che è un'esortazione, una proposta, un augurio, Bruno Forte racconta queste e altre figure, guide ideali per uscire dalla decadenza in cui siamo scivolati. Mette il dito nella piaga di una corruzione delle classi dirigenti che ha nomi, cognomi e responsabilità nell'imbarbarimento di un'intera nazione.