
Tre icone bibliche per credenti in cammino, estrapolate dai vangeli di Luca e di Giovanni, nel sorprendente commento di don Tonino Bello. Corrispondono alle parole chiave del pontificato di papa Francesco: misericordia, servizio, missione. Il vescovo santo, come il pastore universale, cerca il volto di Cristo nella Bibbia: lo contempla e accarezza sulla Gerusalemme-Gerico: nel luogo della lavanda dei piedi; al pozzo di Sichar. E nell’oggi: lo contempla nelle odierne periferie esistenziali; entra nella storia secondo la logica dell’incarnazione; sceglie di amare i poveri in modo viscerale.
100 frasi tratte dagli scritti, dalle omelie e dai discorsi di don Tonino Bello, che costituiscono il suo lascito spirituale.
Il volume raccoglie due testi inediti di don Tonino Bello pronunciati in occasione di una visita in Etiopia a consacrate missionarie. Il tema qui sotteso è quello del paradosso di un Amore che ci attende e ci precede,argomento che troviamo articolato nella figura di Zaccheo (Lc 19,1-10),in quella di Maria alle Nozze di Cana (Gv 2,1-11). È un Dio che anticipa, che vede e ci attende là dove ancora non siamo, questo dipinto da don Tonino nelle presenti pagine. E illuminati da quello stesso amore sono anche gli occhi di Maria,donna dell’attesa per eccellenza,che qui si fa anticipatrice di un mondo nuovo,della Nuova Alleanza. “È Maria colei che percepisce il dissolversi del mondo antico e,anticipando l’ora di Gesù,introduce sul banchetto della storia non solo i boccali della festa,ma anche i primi fermenti della novità. Festa e novità irrompono su espresso richiamo di lei!”
AUTORE Antonio Bello(per tutti, affettuosamente, don Tonino, 1935-1993) è stato vescovo di Molfetta dal 1982 e presidente nazionale di «Pax Christi» dal 1985. Pastore affettuoso e attento,radicale fu il suo impegno per la pace, la giustizia e la solidarietà.Ispirata la sua opera di commentatore delle Scritture e maestro spirituale.Tra le più recenti pubblicazioni: Cirenei della gioia (Cinisello Balsamo 20004); Maria, donna dei nostri giorni (Cinisello Balsamo 200114) e Servi inutili a tempo pieno(Cinisello Balsamo 2003).Insieme a Giuliana Martirani ha pubblicato con Paoline Editoriale Libri Fotografie dal futuro. Le Beatitudini come stile di vita(20052)
Nel ricordo di chi l’ha conosciuto personalmente o attraverso la lettura delle sue opere, don Tonino appare come un prete di preghiera e di carità, impegnato costantemente per la pace, con un’attenzione privilegiata verso i poveri e gli emarginati, gli ultimi; il tutto attraverso uno stile di vita semplice e capace di contagiare giovani, ma anche adulti; sacerdoti, laici e persone di altre religioni.
Ecco un’antologia speciale. Molto più di un glossario. Dalla A alla Zeta, le certezze più salde e feconde su cui poggia la profezia di don Tonino Bello, il suo alfabeto esistenziale: le parole centrali da articolare, i verbi fondamentali da coniugare per rinascere alla fede e legarla alla vita.
Ad ogni lettera sono associati diversi temi (A: Altro, Amare, Avvento; B: Bambini, Bellezza, Buona notizia; P: Pace, Povertà, Profezia; S: Segni, Speranza, Stupore...) proponendo brevi brani tratti dai testi o dai discorsi di don Tonino e seguiti da una citazione biblica, che ne amplifica il senso.
Un abbecedario indispensabile, che fa tutt’uno con il Libro dei Libri, la Bibbia: lo attualizza e ci proietta nell’ulteriorità.
"Oggi non bisogna lasciarsi sfuggire l’occasione della concretezza, per dire senza frasi smorzate che pace, giustizia e salvaguardia del Creato sono il Compito primordiale di ogni Comunità Cristiana. Che attingere a piene mani alla riserva utopica del vangelo è l’unico realismo che oggi ci venga consentito." (don Tonino Bello)
Punti forti
L’interesse sempre ampio riscosso dalla figura di don Tonino Bello.
Molti brani sono inediti
La Presentazione è di monsignor Antonio Riboldi.
L’impostazione originale: il criterio alfabetico,che consente un facile accesso ai temi caratterizzanti la spiritualità di don Tonino.
Destinatari
Tutti. In modo particolare estimatori di don Tonino, laici e non, aderenti a movimenti pacifisti, a Pax Christi...
Curatori Renato Brucoli, nato nel 1954 a Terlizzi (Bari), è editore e giornalista pubblicista. Ha collaborato personalmente con don Tonino Bello dirigendo il settimanale d’informazione religiosa della diocesi di Molfetta e il Settore Emergenze della Caritas in coincidenza con il primo e il secondo esodo dall’Albania verso l’Italia (marzo-agosto 1991). È responsabile della rivista d’arte Tracce, nonché autore e curatore di numerosi saggi biografici e sull’opera di don Tonino Bello. Dirige la collana Alfabeti per le Edizioni Messaggero Padova.
Luigi Ferraresso, nato nel 1938 in provincia di Venezia, ex insegnante elementare, ora è docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Padova e alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Ideatore del concorso internazionale Scarpetta d’oro, riservato agli illustratori per l’infanzia, ha collaborato con diverse case editrici per testi di didattica e catechesi (La Scuola, Armando, Emi, Paravia, Piemme, Messaggero, Raffaello, Einaudi, Eli, Il Capitello, Elledici).
I pensieri qui raccolti dalle sue più diverse pubblicazioni o interventi intendono esprimere l’integrale generosità di una vita spesa per Dio e per altri, in particolare per la dignità e la difesa dei più bisognosi, degli ultimi, degli indifesi.
Don Tonino Bello è stato una spina nel fianco, se così possiamo dire, sia per la Chiesa sia per la società. La sua parresia evangelica è andata oltre ogni confine. Comunione, evangelizzazione e scelta degli ultimi sono stati i perni su cui egli ha sviluppato tutta la sua attività nella Chiesa (la «Chiesa del Grembiule») e nella società. Rimane uno dei profeti del Novecento.
Tonino Bello, nato ad Alessano (LE) il 18 marzo 1935, rimarrà sempre, anche da vescovo, «don Tonino». Studia in seminario, prima a Ugento poi a Molfetta. Frequenterà l’Onarmo (Opera nazionale assistenza religiosa e morale degli operai). L’8 dicembre 1957 è ordinato sacerdote e dopo un anno viene nominato maestro dei piccoli seminaristi. Nei successivi diciotto anni è capace di mediare tra severità del metodo ed esigenze giovanili. Collabora per la diocesi alla rivista Vita nostra. Alla fine degli anni Settanta è nominato parroco di Tricase, la cui esperienza gli fa toccare con mano l’urgenza dei poveri, dei disadattati, degli ultimi. Nel 1982 viene nominato vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo eTerlizzi (BA) e nel 1985,presidente di Pax Christi. Nell’agosto 1991 avverte i primi sintomi del male che lo condurrà alla morte, avvenuta a Molfetta il 20 aprile 1993.
Zaccheo e Maria sono le figure attorno cui si sviluppano le due meditazioni che compongono il libro e tratteggiano l'amore di un Dio che ci cerca e ci chiama per nome. Spesso nel Vangelo Gesù attraversa città per raggiungere l'essere umano lì dove si trova. Gesù è il Dio fattosi vicino a noi, in lui è profonda la solidarietà con il mondo, con la storia, con la geografia degli uomini, soprattutto di quelli poveri ed emarginati. Don Tonino scava in questi episodi dei Vangeli con il suo caratteristico stile e la sua radicalità nel portare la Parola nell'oggi di ciascuno di noi, anche attraverso riferimenti a vicende reali. E' la nuova edizione economica del libro in edizione regalo, pubblicato con il titolo "L'attesa si fa danza".
Don Tonino riformatore sociale. Del Sud. Anzi, l'ultimo grande riformatore sociale del Mezzogiorno che ha infranto le regole del buon costume episcopale, frantumato le sbarre invisibili dell'esclusione sociale, sovvertito l'ordine dei valori dominanti. Come tutti i grandi riformatori ha misurato la fatica del cambiamento prima sui problemi concreti, strutturali. La casa, la dissocupazione, il disagio, la criminalità, lo sviluppo. La polvere e la strada. E poi le cose che non si toccano, la cultura, le relazioni. Lo scetticismo. Le coscienze. Essere vescovo al Sud è difficile. Don Tonino lo sa. E lo impara, come testimoniano queste pagine nelle quali sono raccolte, per la prima volta riflessioni ancora oggi di straordinaria lucidità sulle più significative esperienze in cui si è imbattuto. Come vescovo.
"Se io fossi un contemporaneo di Gesù, se fossi uno degli undici ai quali Gesù, nel giorno dell’ascensione, ha detto “lo Spirito Santo verrà su di voi e riceverete da lui la forza per essermi miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, la Samaria e fino all’estremità della terra” (At 1,8), dopo essere andato a salutare la madre, Maria, nell’atto di congedarmi dai fratelli, sapete cosa avrei preso con me? Innanzitutto il bastone del pellegrino e poi la bisaccia del cercatore e nella bisaccia metterei queste cinque cose: un ciottolo del lago; un ciuffo d’erba del monte; un frusto di pane, magari di quello avanzato nelle dodici sporte nel giorno del miracolo; una scheggia della croce; un calcinaccio del sepolcro vuoto. E me ne andrei così per le strade del mondo, col carico di questi simboli intesi, non tanto come souvenir della mia esperienza con Cristo, quanto come segnalatori di un rapporto nuovo da instaurare con tutti gli abitanti, non solo della Giudea e della Samaria, non solo dell’Europa, ma di tutto il mondo: fino agli estremi confini della terra."
Ci vuole audacia.
La Vita che state vivendo vivetela in modo denso. Poichè non tornerà più. E non abbiate paura di entusiasmarvi per le cose.
Molti di voi hanno paura. Hanno paura che un giorno la Storia, il loro futuro possa ridacchiare sul loro presente. Molti hanno paura di esporsi. Per non correre il rischio di subire il contraccolpo di questa disunione tra i sogni di oggi e la realtà di domani, preferiscono non sognare.
E questo significa dare le dimissioni dalla Vita.
Aver paura di entusiasmarsi oggi, alla vostra età, significa suicidio.
Un giorno vi scalderete alla brace divampata nella vostra giovinezza.
Non abbiate paura di entusiasmarvi.
C'è tantissima gente che mangia il pane bagnato col sudore della fronte dei sognatori.
Ci sono tanti sognatori.
Meno male che c'è questa dimensione del sogno nella vita: sporgenze utopiche a cui attaccarci. Meno male che ci sono dei pazzi da slegare, da mettere in circolazione perchè vadano a parlare di grandi utopie.
Quello che è pericoloso, è che le grandi utopie si raffreddino nel cuore dei giovani.
Io vi voglio augurare che non abbiate a perdere la dimensione della quotidianità e del sogno.
Scavate sotto il vostro lettuccio e troverete il tesoro.
Non siate inutili, siate irripetibili.
L’orizzonte delle sfide, l’orizzonte dei significati, l’orizzonte dell’ecumène: tre proiezioni che la famiglia, agenzia periferica della comunione trinitaria, deve esplorare per vivere la diaconia della pace.
"Si è fatto tardi, Giuseppe. Nella piazza non c'è più nessuno. I grilli cantano sul cedro del tuo giardino. Nelle case, le famiglie recitano lo 'Shemà Israel'. E tra poco Nazareth si addormenterà sotto la luna. Di là, vicino al fuoco, la cena è pronta. Cena di povera gente. L'acqua della fonte, il pane di giornata, e il vino di Engaddi. E poi c'è Maria che ti aspetta. Ti prego: quando entri da lei, sfiorala con un bacio. Falle una carezza pure per me. E dille che anch'io le voglio bene. Da morire. Buona notte, Giuseppe!"