
Dieci storie vere. Ciascuna scava in profondita un aspetto della pedofilia.
Filippo è un piccolo eroe ma non lo sa. La forza di Filippo è contagiosa, costringe gli adulti che vivono accanto a lui a fare i conti con una normalità travolta da una terribile diagnosi: leucemia. Dal racconto di una madre la cronaca intima e privata di una lotta durata un anno e non ancora finita. Una storia d'amore materno che deve fare i conti con un pericolo incombente, con il pensiero della perdita. Giorno dopo giorno la mamma di Filippo ha scritto quello che accadeva attorno e dentro di lei. La magia delle parole ha trasformato il dolore in speranza.
Bangkok significa "città degli angeli". Qui sorge, nella parrocchia di Nostra Signora della Misericordia, la Casa degli Angeli dove sono accolti bambini disabili e le loro mamme, vittime di un contesto che giudica la disabilità come frutto di una colpa personale, quindi fonte di emarginazione. Le quindici storie di mamme raccontate in queste pagine da suor Maria Angela sono drammatiche e stupende ad un tempo: ci parlano di sofferenza, morte e vita nuova che genera altra vita, di desiderio e volontà di bene per chi ha patito il male. Storie dove si incarna la presenza di Dio che ridiventa storia umana, oggi. "Il mio primo impatto è stato con i bambini, con il loro bisogno di assistenza, e con le mamme, che in questo bisogno si stavano perdendo. Il bisogno ultimo e vero di queste donne era quello di incontrare Gesù, di placare la sete che hanno, come la Samaritana".
In forma di romanzo, con notevole padronanza di scrittura, l'avvocato Giorgio Aldo Maccaroni ci racconta fatti veri, dolori autentici, disperazioni apparentemente senza sbocco, ma anche solidarietà profonde, che nascono precoci e contagiano gli adulti.
C’era una volta il servizio militare obbligatorio. C’era una volta l’obiezione di coscienza.
Oggi il Trentino ha istituito il servizio civile universale provinciale; una risposta politica alla forte richiesta del «Manifesto per un servizio civile universale» espressa a Villa Sant’Ignazio – la culla, all’inizio degli anni Settanta, del primo nucleo di obiettori – da un centinaio di testimoni privilegiati rappresentanti degli enti di servizio civile.
Il volume approfondisce questo grande tema civile, sociale e politico attraverso differenti punti di vista senza tralasciare mai l’aspetto educativo. Quali implicazioni pedagogiche ha, da un lato, la disponibilità di diritti universali e, dall’altro, l’imposizione di obblighi da parte dello Stato ai giovani cittadini? Quali interpretazioni ci offrono le scienze e le pratiche dell’educazione? Che ruolo hanno o dovrebbero avere il mondo adulto, le istituzioni e lo Stato nella promozione di doveri, responsabilità e opportunità per le ragazze e i ragazzi?
Con i contributi di:
Riccardo Bonacina, Marco Dallari, Johnny Dotti,
Dario Fortin, Giampiero Girardi, Emanuele Rossi,
Livio Passalacqua, Pompeo Viganò
Gli editoriali del mensile della FEVOSS (Federazione dei Servizi di Volontariato Socio Sanitario) raccolti per la prima volta in volume con l'intensa prefazione di Magdi Cristiano Allam.Sono singole pagine che di volta in volta riflettono sui temi e sui valori più vissuti e sentiti dal mondo del volontariato: una sorta di ABC della nostra umanità e della nostra civiltà. L'Autrice fa emergere tratti ancora presenti della passata cultura contadina veneta, oggi come cultura della partecipazione, strumento principale per favorire il dialogo anche tra posizioni diverse ma tutte ugualmente volte alla costruzione del bene comune.Un libro consigliato sia a chi già opera nel volontariato e nella cooperazione, come momento di pausa e di riflessione sulla propria azione, sia a quanti ancora non conoscono questo mondo, per un primo incontro.
Secondo un’antica credenza popolare il clochard è colui che ha scelto di vivere per strada come forma di libertà.
L’immaginario però si frantuma nel momento in cui la persona senza dimora comincia a raccontarsi: un sé spezzato e fratturato da un evento critico, come la perdita di un lavoro stabile, o da eventi normali che scatenano circuiti a catena: perdere la casa perché la rata (magari doppia) del mutuo non aspetta, perdere la moglie e i genitori o l’intera famiglia che non fa più da rete di protezione sociale, perdere gli amici che combattono anch’essi per dare un senso al moto perpetuo della propria vita.
L’uomo e la donna senza dimora oggi non sono solo sulle panchine di una stazione, ma spesso girano con un curriculum formato europeo salvato sulla pen drive.
Non quindi la povertà estrema, ma piuttosto una condizione d’impoverimento a cascata da cui, se non hai una rete di sostegno, ne esci con le ossa rotte.
Questo libro dà voce a vissuti, a emozioni di persone che hanno scelto di raccontarsi.
L’affresco descrive non solo una società indifferente verso le spirali dell’emarginazione ma anche la facilità con cui è sempre più facile per ciascuno scivolare in queste condizioni.
Ogni storia ha un nome fittizio, mentre non lo è affatto il racconto. Quello è vero, come la vita.
"Le lettere e le storie di questo libro non sono di semplici delinquenti. Sono "i mafiosi" e non quelli che hanno avuto a che fare con la mafia: ergastolani perché hanno ammazzato e ordinato di far ammazzare. Eppure l'Alta Sicurezza per loro non è la migliore difesa per noi. Perché il carcere che funziona non è quello che priva della libertà ma quello che produce libertà. Tra chi è "dentro" e chi è "fuori" si gioca la partita vera della legalità."
Una casa per me è un libro che vuole rappresentare i luoghi del bambino adottivo per accompagnarlo a comprendere, con approccio Montessori, il significato dei vari snodi della sua storia, e collocarsi nel tempo con continuità e verità. Dare un senso a questi passaggi è un compito evolutivo del bambino che vive l'esperienza dell'adozione e che assieme a genitori e fratelli è impegnato a costruire la sua famiglia.
Sullo sfondo di una Genova essenziale e del suo mare, sopra il quale volano liberi i gabbiani, una madre delinea la storia di sua figlia Serena, intrappolata a lungo nella prigione dell'anoressia. Momenti e tappe fondamentali di questa storia vera sono: la morte della nonna materna, che per un po' indebolisce e distoglie le forze della madre; una gita a Londra, che spezza le illusioni di una facile guarigione di Serena; il ricovero in ospedale della ragazza per l'alimentazione clinica e, infine, il suo viaggio di studi a Uppsala, che conferma la definitiva resurrezione dalla malattia. Questa madre parla di speranza, forza, scelte adeguate, ma anche di impotenza, rabbia, disperazione, e si pone lucide domande che possono restare senza risposta.
Philippine oggi ha sette anni. Già prima che nascesse i medici avevano riscontrato una lesione cerebrale molto grave che non le avrebbe permesso di vivere e a loro giudizio la condannava inevitabilmente a essere abortita. Una prospettiva che i suoi genitori hanno rifiutato immediatamente. Contrariamente a tutte le previsioni, Philippine è sopravvissuta, pur restando in una condizione di grave dipendenza, come quella di un neonato tra i tre e i sei mesi. La sua unica forma di comunicazione si limita all’accenno di un sorriso nei momenti di felicità.
In questo piccolo libro la mamma di Philippine racconta ciò che ha provocato in lei la nascita di una figlia affetta da un grave handicap fisico e mentale, e il posto speciale che ha nella sua esistenza e in quella della sua famiglia. Grazie a una scrittura limpida e diretta, Sophie Lutz ci fa entrare nella vita di tutti i giorni: con Philippine, così impegnativa ed emozionante, e con gli altri due figli, che hanno pure bisogno della mamma.
Questa testimonianza semplice ed essenziale scardina molti pseudovalori che hanno messo radici nella nostra società, mette in discussione alcune dubbie «certezze» della scienza, rovescia tanti luoghi comuni sulla vita degli uomini, che ruotano intorno alla ricerca della competizione vittoriosa, del risultato brillante, della performance di successo. Infine, ed è la cosa più importante, mostra come l’accettazione della fragilità di Philippine trasformi a poco a poco la vita dei suoi genitori e li renda più sensibili, più profondi, più umani.
L'AUTORE
SOPHIE CHEVILLARD LUTZ ha 32 anni. È madre di altri due bambini, uno più grande e uno più piccolo di Philippine.
Un testo sulla liberazione dalle dipendenze e le dinamiche di cambiamento.

