
Parlava con autorità, dettava legge nel mondo monastico, indicava linee di condotta, rimproverava con forza preti infedeli, vescovi mediocri, papi non all'altezza, persino un imperatore della tempra di Federico Barbarossa. Ildegarda di Bingen, religiosa benedettina, santa e dottore della Chiesa, è una delle figure più sorprendenti del Medioevo europeo e ha lasciato in eredità un complesso di libri, lettere, scritti di vario genere, compresi testi di medicina e farmacologia. Questa biografia teologica si sofferma, in particolare, su alcuni aspetti della riflessione della profetessa renana che hanno riflessi anche nella nostra epoca: il tema dell'Anima mundi, sfociato oggi nella concezione del panenteismo, secondo la quale Dio è immanente nell'universo, ma al tempo stesso lo trascende; l'idea della Chiesa mistero, posizione che collocala badessa un passo avanti il concilio Vaticano I e fino alle soglie del Vaticano II; l'affermazione chiara e anche rivoluzionaria della creazione fatta per amore e non tanto per la gloria di Dio, come dirà ancora il Vaticano I. Alla profetessa renana si attribuisce inoltre una benemerenza nel campo dell'ecologia, per il suo impegno scientifico e per la considerazione riservata alla cura del corpo e della materia.
Michela Pereira, tre le massime esperte a livello internazionale sulla figura di Ildegarda di Bingen (1098-1179), riversa in questa pubblicazione quarant'anni di frequentazione delle opere della mistica renana. Con un approccio che unisce l'alto livello scientifico a quello divulgativo, presenta in quadri successivi il pensiero e le opere di Ildegarda: la chiamata, la missione, la visione cosmica e la cura del corpo umano, l'eredità. Un ulteriore aspetto che fa di questo libro una vera e propria novità è la traduzione, per la prima volta nella nostra lingua, di alcune delle lettere più significative inviate da Ildegarda a suoi grandi contemporanei (come Bernardo da Chiaravalle) o a monache e monaci che a lei si rivolgevano come guida spirituale. Documenti che ancor più mettono in risalto l'autorità riconosciuta a Ildegarda, ieri come oggi (Dottore della Chiesa dal 2012, quarta donna dopo Teresa d'Avila, Caterina da Siena e Teresa di Lisieux). "La magistra delle novizie di Disibodenberg, la fondatrice e badessa di Rupertsberg e di Eibingen, ha saputo riconoscere la trascendenza nell'esperienza femminile, rintracciando qualcosa di fondamentale che le culture patriarcali hanno soffocato e finito con l'ignorare - che cioè esiste un aspetto femminile del principio divino, il quale si esprime nel creato, manifestandosi nella bellezza luminosa della materia vivificata dallo spirito, che in essa si cela e attraverso essa si lascia intravedere." (p. 161)
In questo testo monografico sugli angeli nella visione ildegardiana vedremo come gli spiriti celesti abbiano avuto un ruolo importante sia nella sua esperienza personale sia nella sua teologia. Ildegarda considera il fuoco come la fonte degli angeli, nel senso che questi esseri di luce vennero creati nello stesso momento in cui fu data forma alla prima creazione: la Luce (Genesi 1). Per l’abadessa gli angeli non solo sono creati, ma bruciano e vivono nel fuoco di Dio… Parlando poi degli angeli custodi, il cui ruolo è proteggere ed aiutare le persone singolarmente e comunitariamente, Ildegarda ritiene che tale celeste aiuto è condizionato, nel senso che gli angeli custodi non sembrano intenzionati a proteggere chi non è aperto all’amore di Dio. Sono le nostre preghiere e le nostre invocazioni ad attirare gli angeli nella nostra sfera terrestre e in tal modo essi possono svolgere il loro ruolo di custodi e protettori.
La protezione migliore contro l'infarto, il cancro, i reumatismi e numerose altre patologie consiste nella giusta dieta alimentare e nell'eliminazione dei fattori di rischio psichici o spirituali, ma un grande aiuto ci viene anche da una disposizione d'animo positiva e da una vita regolata e rafforzata dalla fede. Così scrisse la santa di Bingen ottocento anni fa e la sua medicina è valida ancora oggi. Per Ildegarda - proclamata nel 2012 Dottore della Chiesa universale - la malattia non è un peso né un avvertimento, ma l'opportunità di cambiare vita, di liberarsi dai vizi per diventare uomini nuovi. In questo manuale sono presentate, per la prima volta, le vere cause fisiche e spirituali delle malattie, le relative medicine e i metodi curativi secondo la "visionaria del Reno", la monaca benedettina vissuta in Germania nell'XII secolo. Risultato di un'esperienza medica di parecchi decenni, frutto della ricerca scientifica e dell'elaborazione sul campo della medicina ildegardiana, il testo di questi due medici propone più di cinquecento farmaci e metodi di cura testati negli ultimi cinquant'anni che sono stati risolutivi per migliaia di pazienti.
Chi era davvero Ildegarda di Bingen, esperta di cure con le erbe, mistica, musicista e veemente fustigatrice di vescovi? E cosa c'è nel mistero di un ragazzo scomunicato sepolto in terra consacrata? Con uno stile chiaro e vivace l'autrice ci porta nel cuore del Medioevo e di una donna tra le più autorevoli, amate e discusse della storia. Un romanzo che unisce la forza della ricostruzione di figure e ambienti con la finezza della indagine psicologica. Due sorelle in un mondo convulso di lotte per il potere, di dispute, di pericoli. Un ritratto memorabile di una santa dai tratti antichi e moderni. E che continua a stupire, a inquietare e a interrogare.
Ildegarda di Bingen è oggetto da molti anni dell'interesse di storici, teologi, studiosi di scienze e di folclore: la sua lunga vita, infatti, è stata caratterizzata da una multiforme attività di studi, impegni, apostolato, di cui resta eco nella produzione scritta giunta sino a noi. Il lavoro di Anna Maria Sciacca prende in esame i tre libri protetici, in cui sono raccolte le visioni della santa. La traduzione di ciascuna visione è preceduta dall'elenco degli argomenti trattati, per chi volesse approfondirli, e seguita da una spiegazione del significato morale e teologico, attraverso il riassunto della lunga e circostanziata spiegazione in latino che Ildegarda stessa fornisce con dovizia di riferimenti biblici. Questo studio originale e inedito è introdotto dalle riflessioni di monsignor Enrico dal Covolo, rettore della Università Pontificia Lateranense.
Religiosa benedettina, santa e dottore della Chiesa, Ildegarda di Bingen (1098-1179) è una delle figure più sorprendenti del medioevo europeo. Definita «profetessa tedesca», ha scritto libri di medicina e farmacologia, ha composto inni – forzando i limiti della musica gregoriana – ed è stata per tre decenni consigliera di papi, imperatori, re, vescovi, abati, sacerdoti, monaci e laici.
Badessa del monastero di Rupertsberg, presso Bingen, in Germania – da lei fondato nel 1150 – soffriva per visioni e audizioni che avvenivano in sintonia con gli scritti biblici, anche se non la si può annoverare tra le veggenti tormentate e balbettanti in cerca di esperienze esoteriche. Nel 1165 fondò un altro monastero a Eibingen, tuttora esistente e floridissimo centro religioso e culturale.
Sommario
I.La vita. II.Le opere. III.La spiritualità. 1. La visione mistica di Ildegarda. 2. L’unità della visione di Dio e del mondo. 3. La mistica dei sensi spirituali. IV. L’influsso.
Note sugli autori
Aldegundis Führkötter, benedettina, ha pubblicato numerosi saggi su Ildegarda di Bingen e curato l’edizione di Scivias, l’opera più celebre della santa.
Josef Sudbrack (1925-2010), gesuita, è stato docente di Teologia spirituale a Innsbruck e visiting professor all’Università di Harvard.
Ildegarda di Bingen, monaca benedettina del XII secolo, proclamata dottore della Chiesa nel 2012, è un soggetto di studio molto fecondo: la sua produzione spazia dalla teologia alla musica alla medicina, nella tradizione del sapere enciclopedico tipico del Medioevo, e contempla anche la corrispondenza con persone potenti e meno potenti del suo tempo, oltre ad una discreta attività come predicatrice. Questo testo, dopo una prima parte dedicata alla presentazione di Ildegarda e dei temi più importanti presenti nelle sue opere, esplora un aspetto particolare: il diretto rapporto che esiste tra il contenuto dei testi ildegardiani e l'esperienza visionaria da cui essi hanno origine. Basandosi su una analisi testuale dei brani più significativi presenti soprattutto nella trilogia visionaria (Libro Scivias, Libro dei meriti della vita, Libro delle opere divine), si esplora il rapporto tra l'evento della visione e le facoltà conoscitive umane, mettendo in evidenza i punti di contatto con la tradizione ed evidenziando gli elementi che fanno dell'esperienza di Ildegarda un unicum anche nella letteratura mistica.
Nel monastero di Rupertsberg vicino a Bingen nell'Assia (Germania), santa Ildegarda (1098-1179), vergine, dottore della Chiesa, esperta di scienze naturali, medicina e musica, espose e descrisse in alcuni libri le contemplazioni mistiche di cui aveva avuto esperienza.
La presente Opera consente al lettore di acquisire la conoscenza di quale mirabile disegno Dio ha avuto sulla sua cara figlia Ildegarda, guaritrice e profetessa, mistica e veggente, scienziata e scrittrice, attraverso l'appassionante racconto della sua vita e brani antologici tratti dai suoi scritti
Le rivelazioni che ispirano la composizione delle opere teologiche di Ildegarda di Bingen sono alla base anche dei 77 Carmina che costituiscono la Symphonia, ora in prima edizione italiana. Ildegarda nelle sue visioni ode musiche celestiali, assapora il canto delle schiere angeliche, percepisce l'ineffabile armonia del firmamento, e li riproduce affinché l'umanità ne possa godere. Le canzoni liturgiche della Symphonia celebrano il mondo celeste, il Padre, la Trinità, lo Spirito Santo, la possente virtù che è Carità, o Amore, un cospicuo numero canta la perfezione di Maria ed il suo ruolo essenziale nel progetto di Redenzione dell'uomo.
Del 'Liber divinorum operum', ultima opera della trilogia profetica di Ildegarda di Bingen e sintesi definitiva del suo pensiero, si presenta qui la prima traduzione italiana. Essa è la prima traduzione integrale condotta sul testo dell'edizione critica, pubblicata nel 1996 a cura di Albert Derolez e Peter Dronke (vol. XCII del 'Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis'), e riprodotto a fronte per gentile concessione dell'editore Brepols. Nel tradurre si sono tenuti presenti due aspetti: la stratificazione compositiva e il carattere profetico del Liber divinorum operum. Il ms. di Gent permette di ricostruire tutti i passaggi della composizione, dalle tavolette su cui Ildegarda scriveva, fino all'ultima revisione e alla suddivisione in capitula.