
Il Cammino di Santiago è il
racconto del viaggio che Paulo Coelho
ha compiuto per raggiungere
Santiago de Compostela
in cerca dell’antica saggezza.
Un viaggio che ha cambiato
la sua vita per sempre
e gli ha indicato la strada
di una straordinaria carriera d’autore.
Da quando Conan Doyle ha dimostrato che del corpo, in un'indagine ben condotta, si può tranquillamente fare a meno, molti autori di storie poliziesche si sono divertiti a mettere i propri protagonisti in condizione di non potersi muovere. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è arrivato Roberto Bolaño, che in questo romanzo ha inventato Auxilio Lacouture. Se per via della stazza il detective di Rex Stout abbandona a fatica e malvolentieri la sua serra, Auxilio, che invece sembra la «versione femminile di don Chisciotte», non può semplicemente uscire dai bagni della facoltà di Lettere e Filosofia di Città del Messico, dove l'esercito e i reparti antisommossa hanno appena fatto irruzione. Siamo nel settembre del 1968, cioè nel cuore di una stagione rivoluzionaria rispetto alla quale i moti europei sono un pranzo di gala appena un po' rumoroso. Quella che Auxilio arriva pian piano a ricostruire è la «storia di un crimine atroce» che ha lasciato il segno su tutta una generazione di giovani latinoamericani. Un'immagine dopo l'altra, lo spazio fisico si dissolve, mentre la voce di Auxilio diventa quella di Bolaño, e attraverso una galleria di personaggi indimenticabili ridisegna la geografia, immaginaria e persino troppo reale, di un intero continente.
La sera in cui la quindicenne Clary e il suo migliore amico Simon decidono di andare al Pandemonium, il locale più trasgressivo di New York, sanno che passeranno una nottata particolare ma certo non fino a questo punto. I due assistono a un efferato assassinio a opera di un gruppo di ragazzi completamente tatuati e armati fino ai denti. Quella sera Clary, senza saperlo, ha visto per la prima volta gli Shadowhunters, guerrieri, invisibili ai più, che combattono per liberare la Terra dai demoni. In meno di ventiquattro ore da quell'incontro la sua vita cambia radicalmente. Sua madre scompare nel nulla, lei viene attaccata da un demone e il suo destino sembra fatalmente intrecciato a quello dei giovani guerrieri. Per Clary inizia un'affannosa ricerca, un'avventura dalle tinte dark che la costringerà a mettere in discussione la sua grande amicizia con Simon, ma che le farà conoscere l'amore.
Una casa isolata. Un cane che abbaia nella notte. Un omicidio spietato.
Un detective in borghese bravo a seguire le tracce e a far parlare gli indizi. Una verità che non si può accettare.
Dodici persone vivono nella casa, una è la vittima, chi è il colpevole?
È un giallo nella sua forma piú pura, ma è anche un drammatico fatto di cronaca che dall'Inghilterra dell'Ottocento parla ancora oggi alle nostre coscienze.
«I racconti hanno le spine, come le rose. I letterati ne annusano il profumo, ma l'editoria teme di pungersi. Storici e critici si dannano a lodare i racconti di Oechov e di Maupassant, mentre gli editori - quando un autore propone un libro di racconti - avvizziscono come mele avvelenate. E l'autore può essere chiunque. Dan Brown va dal suo editore e gli dice: "Ehi, sai cosa, avrei una bella raccolta di short stories per te", e l'editore sente la ceramica del suo cuore incrinarsi. Ma il pubblico? Li compra o no?
Io sono pubblico. Sono una componente della conclamata maggioranza dei lettori: le donne. E sono una donna di fantasia, che in cucina brucia i piselli immaginando storie. Insomma, sono un'accanita e felice lettrice di romanzi... Però poi rifletto: gli autori contemporanei che preferisco sono quasi tutti gente che scrive racconti, e nella top ten dei libri che mi hanno cambiato la vita ci stanno i Nove racconti di Sapete Chi.
E allora perché? Perché a fronte di tanti successi, tanto amore, tanta eccellenza, davanti ai racconti gli editori fremono come bisce? Credo di saperlo. Perché i libri di racconti non vanno al primo posto in classifica. Come il simpatico meccanico in pensione che gioca un euro al SuperEnalotto, anche l'editore spera nel jackpot e sa - con ragionevole certezza - che il jackpot non si nasconde nel libro di racconti.
Anche l'autore, naturalmente, sa che con i suoi racconti non si comprerà la sospirata casa al mare. Quando scrive un racconto, l'autore lo fa in maniera del tutto disinteressata.
E in maniera del tutto disinteressata io ho scritto queste storie. Nella speranza che facciano risuonare un'armonia, una vibrazione, un disagio, una piccola felicità o una punta di dolore. Un libro di racconti è il sacco di Natale, e l'autore dà a ciascun lettore il suo personale pacchetto, con il nastro e il bigliettino. Ecco, questo è per te, da parte mia, con rispettoso amore».
Stefania Bertola
Moise Levi ha solo ventitre anni la mattina di fine estate in cui lascia Fossano portandosi dietro un carretto di stracci. Vuole andare a Torino a far fortuna, e non può immaginare che quello sia solo l'inizio di una lunga storia. Perché Moise possiede un fiuto eccezionale per gli affari e per i sentimenti: darà il via a una florida ditta di commerci nel ramo tessile, e avrà due mogli, sei figli e un'infinità di nipoti. Dopo la grande guerra mondiale e quel «brutto spettacolo» della marcia su Roma, finalmente la vita di tutti ha ripreso il suo corso. Meno male che nel 1924 a quel «brutto muso di Mussolino» gli è preso un colpo secco, altrimenti la storia di nonno Moise e della sua discendenza sarebbe stata molto diversa. Invece la famiglia Levi - con i suoi amori e i suoi affanni, i suoi commerci e le sue tribolazioni, le grandi cene di Pasqua e i lunghi silenzi delle stanze chiuse - diventa sempre piú numerosa nella casa di via Maria Vittoria, costruita proprio lì dove una volta c'era il ghetto e adesso non c'è piú.
Elena Loewenthal non ha riscritto la Storia all'incontrario: ha provato piuttosto a mettere la vita al centro, dove la morte ha cancellato tutto. Ha lasciato scorrere la quotidianità dell'esistenza, con la sua allegria e insensatezza per vedere come le gioie e le fatiche di ogni giorno possano fondersi «in una cosa sola che non è troppo distante dalla felicità».
Maurice de Guérin (1810-1939) immagina i racconti dell’ultimo centauro, giunto all’estremo della vecchiaia, e della più giovane delle baccanti: l’uscita dalla grotta natale, i turbamenti dell’iniziazione, le corse sfrenate lungo i corsi d’acqua, attraverso i boschi, sulle sommità, ai confini dell’umano e del divino, e la calma notturna nel grembo della terra. Mai forza primitiva di creature ancora vicine alla loro origine ha dettato una poesia in prosa tanto ritmata dai fremiti della natura e tanto esposta al soffio della vita universale. “L’opera di Guérin – scrisse Albert Béguin – ha un posto unico nella letteratura francese. Unica, prima delle grandi visioni di Hugo, fa sentire, nel romanticismo, la voce dell’ebbrezza cosmica”.
Nella notte di giovedì, una pattuglia della polizia di Grampian, perlustrando il tratto isolato dalla neve sulla A93, tra Braemar e Spittal of Glenshee, ha rinvenuto un’automobile apparentemente abbandonata sul ciglio della strada sotto il Glenshee Ski Centre.
A un esame più attento, è risultato che il conducente privo di sensi era ancora all’interno del veicolo. Gli abiti appartenenti all’uomo di mezza età, che era pressoché nudo, erano sparpagliati all’interno della vettura. Sul sedile del passeggero, accanto a lui, c’erano due bottiglie di whisky vuote.
Il mistero si è infittito quando i poliziotti hanno ispezionato il bagagliaio e hanno trovato due scatoloni contenenti più di 400 spazzolini da denti, e un grosso sacco della spazzatura pieno di cartoline dall’Estremo Oriente. L’uomo era in stato di grave ipotermia ed è stato trasportato in aeroambulanza alla Royal Infirmary di Aberdeen. È stato in seguito identificato come Maxwell Sim, 48 anni, originario di Watford, Inghilterra.
Mr Sim era un rappresentante freelance della Guest Toothbrushes di Reading, una ditta specializzata in prodotti ecologici per l’igiene orale. La ditta aveva chiuso i battenti quella mattina.
Mr Sim si è ristabilito perfettamente e si pensa sia tornato a casa sua a Watford. La polizia non ha ancora confermato se lo denuncerà per guida in stato di ebbrezza.
Ivan – brillante agente segreto al servizio del Kgb, orgoglioso difensore del socialismo, raffinato estimatore del bello – assiste sgomento al disfacimento dell’Unione Sovietica. A Mosca le code fuori dai negozi si allungano, gli ideali cadono come inutili orpelli di un mondo in via di disgregazione, gli amici si trasformano in nemici. Ivan è costretto a ricostruirsi una vita in uno squallido condominio moscovita, lontano dalle luci della ribalta della nomenklatura, fra alcolizzati e residui di un passato che si allontana.
Salvatore – cresciuto in una Sicilia che avvampa di moti rivoluzionari – è vitale, colto e intraprendente. Impara il russo, studia a Leningrado e infine si trasferisce a Mosca, dove lo aspetta un ruolo di prestigio per conto della più accreditata azienda italiana di prodotti informatici. Fa carriera, accumula esperienze, allaccia relazioni, crea consenso e infine non può rifiutare la proposta di lavorare anche per il Kgb. Il suo compito è procurare informazioni sull’ago della bilancia geopolitica della Guerra fredda: l’Italia. Salvatore torna a casa per carpirne i segreti: Comiso, Sigonella, gli affari del Vaticano. Il prezzo da pagare è alto.
Salvatore ha un futuro da inseguire. Ivan, un passato da dimenticare. Ivan e Salvatore sono la stessa persona.
Un gioco, un esperimento, una collaborazione letteraria senza precedenti: i due «re» del giallo italiano contemporaneo uniscono le forze e ci regalano una storia che vede protagonisti i loro personaggi di maggior successo: il commissario Salvo Montalbano e l’ispettrice Grazia Negro.
Tra le tante cose che una mamma non vorrebbe scoprire sul proprio figlio adolescente ce n’è una un po’ imbarazzante... a dire il vero molto imbarazzante. E non aiuta il fatto di venirla a sapere dalla vicina di casa pettegola, che una mattina ti fa trovare nella buca delle lettere un video accompagnato da un biglietto. Lynn non riesce a crederci: è suo figlio Mark quello in copertina. Il film ha un titolo non proprio edificante ed è vietato ai minori. Sì, insomma, Mark a quanto pare ha un talento nascosto, insospettato. E l’ha messo a frutto cimentandosi come pornostar.
Come si affronta una novità del genere? Lynn deve dirlo a Dave, suo marito, e insieme dovranno parlarne con il ragazzo... forse da oggi nella loro famiglia niente sarà più come prima. O no? Ma se ci fosse un modo per prendere una cosa del genere per il verso giusto, anziché per quello sbagliato?
In una Francia sconvolta dal terrore le Dame del Carmelo di Compiègne sono ghigliottinate a Parigi nel 1794. Sedici donne giunte alla conquista di una libertà interiore che esalta l’emancipazione femminile e i valori di una sana laicità dei popoli; perché uguaglianza, libertà e fraternità sono pilastri del cristianesimo, amalgamati assieme dal senso di solidarietà e dallo spirito di carità. Dalla debolezza nasce la forza e dall’incertezza la fede: bisogna apprezzare chi ha molti dubbi e diffidare di chi n’è privo. La fede è una logica che si regge sull’assurdo dove la debolezza sta nella sicurezza d’esser possente e il vero vigore nelle fragilità delle insicurezze dove Dio si cela in attesa dell’uomo da rendere forte. Composta col metro del romanzo storico, l’opera è una meditazione sul significato eucaristico del martirio, ed attraverso un gioco di luci che promanano da un’anima che coglie nel passato con la sensibilità del presente, provoca riflessioni col sottile gioco dei paradossi, dando vita a un linguaggio dello spirito che traduce in fluida narrativa le più profonde essenze spirituali della teologia cristiana. Un libro che sfida in modo seducente il torpore dell’uomo moderno toccando la sensibilità dei lettori più raffinati e quella del grande pubblico, inducendo i non credenti a porsi quesiti più profondi ancora.

