
Una grande casa tra le dune di Martha's Vineyard - il rifugio ideale per le vacanze estive della upper class del New England. Ma in questa casa non si tengono party sontuosi, né si scambiano ovattate confidenze: si organizzano semmai meeting di finanziamento delle più disparate iniziative insurrezionali e si combattono schermaglie degne di un pub all'ora di chiusura. Già, perché ad abitarla è il clan dei « fantastici Flanagan», stirpe irlandese emancipata da qualsiasi preoccupazione economica grazie alle sovvenzioni di un distante e temuto patriarca, magnate dei media. Circondati da cani di ogni taglia, Charlie Flanagan, donnaiolo seducente e sconsiderato, e la moglie, bella ereditiera di simpatie sovversive, conducono un ménage insieme crudele ed esilarante. Di crescere Collie e Bingo, i due figli della coppia, si preoccupa lo zio Tom, il fratello di Charlie - perlomeno quando non è impegnato nell'addestramento dei colombi o in qualche concitata rissa verbale. Ma se Bingo, adorabile scavezzacollo, è il degno prodotto di un simile dressage, Collie, il narratore, è diverso: è serio, sensibile e coscienzioso, e decisamente più attratto da ciò che il nonno rappresenta. Certo, la fascinazione di Collie per le ville in stile georgiano, i roseti ben tenuti, i mastini a guardia della proprietà lo espone all'occasionale biasimo dei più stretti congiunti, ma lo rende anche l'unico plausibile erede dell'impero familiare. Sennonché, in una splendida giornata di sole, tutto va in pezzi... Accompagnato dal brio della prosa di Elizabeth Kelly, il lettore scoprirà, addentrandosi in questa storia scanzonata e toccante, che l'irruzione della più fosca tragedia può far scoccare la scintilla di un destino più vero.
«Cameron disegna un mirabile affresco di un mondo, il nostro, incapace di prendersi cura di se stesso, alla rincorsa di cose futili e banali. Lo fa attraverso una prosa densa come fosse verseggiata, con dialoghi perfetti e un personaggio che resterà nella memoria. Un libro bellissimo, già dal titolo e fino all’ultima pagina» (Valeria Parrella).
«Eboli - dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo - e l'ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali». Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: «La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo. Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia.
Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell'opera di Carlo Levi: il protagonista di Cristo si è fermato a Eboli è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono piú, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo piú complesse e piú elementari».
Sono passati pochi mesi da quando il regime di Saddam è caduto e le truppe americane si sono stabilite nel suo paese, ma del mondo che Leila al-Ghani conosceva e amava non è rimasto più nulla. «Le strade non sono più sicure» continuano a ripetere i suoi genitori tentando di relegarla in casa. Leila, però, una giovane donna di ventitrè anni, laureata in medicina all’Università del Cairo, non è disposta a rinunciare a quell’indipendenza che suo padre le ha sempre concesso e che ora ha deciso di negarle. Così, indossando l’odiato velo che fino a poco prima poteva accompagnare con vestiti all’occidentale, decide di cercarsi un lavoro, di crearsi un destino, nonostante la guerra.
Grazie alla buona conoscenza dell’inglese viene assunta come traduttrice all’ospedale della base militare americana; la realtà che si trova di fronte nei primi giorni la conquista immediatamente: la libertà di esprimersi, di confrontarsi con persone di valore come il capitano James Cartwright, un uomo giusto, molto amato dalle truppe e dal personale della base. Ma ben presto Leila scopre che anche in quel mondo si nascondono nefandezze inenarrabili. Quando poi si trova a soccorrere un prigioniero brutalmente torturato dai soldati americani capisce che non può esistere gioia nell’orrore della guerra, né amicizia, né amore. Tornata a casa, delusa, scoprirà che il padre vuole usare la sua amicizia con gli americani; il conflitto lo ha reso un terrorista, un uomo che non ha nulla da perdere.
Leila verrà messa di fronte a una scelta terribile e dovrà decidere se tradire se stessa e i propri ideali o chi l’ha protetta e amata fin dal primo giorno.
In fuga dalla polizia degli Stati Uniti, Jack Burn ha catapultato la famiglia a Città del Capo con la speranza di iniziare una nuova vita. Luogo di richiamo per turisti, molti dei quali americani, la città offre un riparo perfetto e permette un facile anonimato.
Ma oltre le apparenze si rivela piena di rischi per chi non ne conosce le regole.
Sul suo territorio non si è ancora rimarginata la separazione tra la zona dei bianchi ricchi e le aree circostanti, i sobborghi operai e i Cape Flats, il quartiere-ghetto nel quale era stata segregata la popolazione di colore ai tempi dell'apartheid.
Burn si ritrova suo malgrado coinvolto nel conflitto tra le due realtà. Per proteggere la moglie incinta e il figlio piccolo è costretto a ricorrere alla forza uccidendo due gangster e attirando su di sé l'attenzione di Barnard, poliziotto folle e corrotto che per anni ha sfruttato il suo potere sulla povera gente. Contro questo nuovo nemico l'unico alleato è l'ex galeotto Benny Mezzosangue, assassino in cerca di una disperata quanto impossibile redenzione.
L'omicidio e lo stupro di sua sorella Rachel, figlia modello, ha distrutto la famiglia di Katherine. Katherine, 17 anni, si trasferisce a Sidney da una zia, per sfuggire al senso di colpa (lei era presente e si è salvata), all'invadenza dei giornalisti e cercare di ricostruirsi una vita normale, nell'anonimato. Ma quando Alice, la ragazza più bella e affascinante della scuola, invita proprio lei alla sua festa di compleanno, la sua energia contagiosa irrompe nella vita di Katherine, le restituisce la spensieratezza della sua età e la riscatta dal suo drammatico segreto. Alice diventa la sua migliore amica. All'inizio è generosa, comprensiva, trascinante. Poi si rivela sempre più egoista, persino crudele: sembra intenzionata a far soffrire chiunque la circondi. E non accetta che nessuno la metta da parte, tanto meno Katherine. Non solo perché le vuole bene. C'è qualcos'altro che vuole da lei. Anche Alice nasconde un terribile segreto.
Nella foresta che circonda il villaggio di Ketanu, Gladys Mensah, una promettente studentessa di Medicina, viene trovata morta in circostanze misteriose. L’indagine è delicata, superiore alle forze della scalcinata polizia locale. L’ispettore Darko Dawson, di Accra, è la persona giusta per occuparsi del caso, anche se detesta l’idea di allontanarsi dall’amata moglie e dal figlio, un bambino con il cuore difettoso, ma soprattutto lo spaventa ritornare a Ketanu. Per Dawson questo angolo addormentato del Ghana è un campo minato emotivo, legato al doloroso ricordo dell’improvvisa e inspiegabile scomparsa di sua madre, venticinque anni prima. Darko Dawson è armato di un notevole intuito e di una sana dose di scetticismo ma il suo talento, a volte oscurato dal temperamento mercuriale, forse non basterà per risolvere questo inquietante mistero.Lirico e accattivante, il romanzo d’esordio di Kwei Quartey ci immerge nella maestà e nel fascino del Ghana, dalla capitale Accra fino a un piccolo villaggio del Nord, dove segreti sepolti da anni stanno per riaffiorare in superficie.
Gerusalemme 1947: mentre gli eventi storici incalzano, un ragazzino ebreo di dodici anni vive un momento di grande significato nella sua vita. Ora che è adulto lo racconta. Dopo l'Olocausto, quando si rafforza il movimento clandestino per la nascita dello stato di Israele, anche lui ha fondato con un paio di amici una società segreta con l'obiettivo di combattere gli inglesi, che occupano la Palestina, rivendicando il diritto a una patria dopo tanta sofferenza. Lui è soprannominato Profi, abbreviazione di professore, perché è molto intelligente, ha una cultura enciclopedica, ama studiare le parole e leggere. Di carattere è comunque socievole e vivace, si considera coraggioso come una pantera e gode della simpatia dei compagni di gioco e di cospirazione. Almeno fino al giorno in cui non fa amicizia con il nemico, un sergente inglese che gli insegna la sua lingua in cambio di lezioni di ebraico. Da quel momento agli occhi degli altri diventa un vile traditore, e come tale va punito nonostante la sua pretesa di innocenza. Una pantera in cantina racconta una piccola grande storia di emozioni e sentimenti adolescenti, un'avventura di amicizia e di crescita, che pone domande incalzanti sulla colpa e sulla fiducia, in un contesto storico di epocali stravolgimenti. Profi è infatti testimone di fatti più grandi di lui, ma ci consente di coglierne appieno gli effetti sulle relazioni umane grazie al suo sguardo ancora candido, alla sua sensibilità intatta.
Naboru Kuroda ha tredici anni, vive a Yokohama solo con la madre Fusako da quando il padre è morto,cinque anni prima. È un ragazzo duro e orgoglioso della propria insensibilità, che ama però spiare la madre quando si spoglia nuda per coricarsi. Una sera viene ospite da loro un ufficiale di marina, Tsukazaki Ryuji, e la donna gli si concede di nascosto dal figlio che però li osserva alla luce della luna. E questa sarà per lui un'esperienza voluttuosa e illuminante. Intanto Ryuji pur impacciato nell'esprimere e riconoscere i sentimenti, capisce che Fusako, con la sua bellezza imperturbabile e sensuale, è la donna della sua vita. Naboru, da parte sua, prova a spiegare alla sua piccola banda di amici, nichilisti come lui e crudeli per scelta, che meraviglioso uomo di mare sia l'amante della madre. Ma si ricrederà e dovrà rassegnarsi alla volontà sadica dei compagni, al loro delittuoso anelito di negare ogni senso al mondo. Mishima scandaglia con maestria il fondo oscuro dell'animo di questi ragazzi per i quali, che si tratti di un gatto sfortunatamente capitato nelle loro mani o di un uomo, conta solo la capacità di non provare compassione o emozione nell'aggredire. Per loro che si affacciano alla vita, la maturazione pare non consistere in altro che nell'impassibilità davanti all'esperienza del sangue e della morte.
"Verso la fine del 1924, sulla vetta dove Nietzsche aveva avuto l'intuizione dell'eterno ritorno, lo scrittore russo Andrei Belyj fu colto da una crisi nervosa nel constatare l'inarrestabile avanzata della lava del supercosciente. Quello stesso giorno e alla stessa ora, a non molta distanza da lì, il musicista Edgar Varèse cadeva improvvisamente da cavallo mentre, per scimmiottare Apollinaire, fingeva di accingersi ad andare in guerra. A me sembra che quelle due scene siano state i pilastri su cui fu edificata la storia della letteratura portatile. Una storia europea, alle origini, e leggera quanto la valigia-scrittoio con la quale Paul Morand percorreva su treni di lusso la luminosa Europa notturna: scrittoio mobile che ispirò a Marcel Duchamp la sua bôite-en-valise, senza dubbio il tentativo più geniale di esaltare il portatile in arte. La cassetta-valigia di Duchamp, che conteneva riproduzioni in miniatura di tutte le sue opere, si trasformò rapidamente nell'emblema della letteratura portatile e nel simbolo in cui si riconobbero i primi shandy".
In un paese dominato dall'Inquisizione e percorso da processioni funeree, incrociano i loro destini personaggi opposti e complementari: Giovanni V re di Portogallo; padre Bartolomeu Lourenco de Gusmào.che mescola scienza e misticismo nel progetto di vincere la gravità con una macchina per volare; Baltasar Mateus il Sette-Soli, ex soldato monco di una mano; l'ingenua Blimunda, giovane dotata di poteri occulti che a Baltasar si lega di tenacissimo amore; e il musicista Domenico Scarlatti. L'utopia e la morte, il riso e la tragedia si coniugano in una narrazione di grande talento che adopera i registri dell'oratorio sacro, del picaresco, dell'opera comica e della commedia dell'arte per evocare contagiosamente l'epopea del convento di Mafra: immane costruzione voluta da un monarca in cambio della grazia ricevuta per la nascita dell'erede.
Lasciare che un grande autore scelga un proprio lessico: un abecedario di parole chiave attraverso le quali parlare di letteratura, politica, teatro, regia, autori, opere, personaggi, incontri… Il tutto nella forma di un’intervista video della durata di oltre 5 ore circa. Questo è l’Abecedario di Andrea Camilleri, affidato alla cura di Valentina Alferj e alla regia di Eugenio Cappuccio.
È l’incontro con uno dei protagonisti indiscussi della letteratura contemporanea italiana e non solo, con la sua biografia, con la sua vita precedente e successiva al successo editoriale. È l’incontro con la sua lingua letteraria e parlata, con la tonalità della sua voce, con il suo accento e il suo siculo idioma. Con l’immancabile fumo delle sue sigarette. È l’incontro con il suo pensiero tutto, non solo quello che prende forma nei romanzi e nella parola scritta, ma anche quello che vortica nella mente di quest’uomo instancabile.