
In questo, che è il primo romanzo della serie, due ragazze a Oxford attendono alla fermata l'ultimo autobus per Woodstock. Il bus è in ritardo e le due ragazze si incamminano a piedi sperando di trovare un passaggio. E lo trovano perché dopo un po' una macchina si ferma e le fa salire a bordo. Passaggio fatale per una delle due, che verrà ritrovata assassinata poche ore dopo. L'ispettore Morse inizia l'indagine con l'aiuto del sergente Lewis, suo aiutante (in questa e in tutte le avventure che seguiranno). La verità si fa strada con difficoltà e non sarà una scoperta facile né felice.
Cristo si è fermato a Eboli è il resoconto del confino di Carlo Levi in Lucania durante il regime fascista, ed è riconosciuto come uno tra i romanzi più importanti della letteratura europea. Il viaggio verso sud e la permanenza nel piccolo paese di Gagliano permetteranno all'autore di conoscere luoghi e persone, usi e costumi, a lui fino ad allora sconosciuti. E in questo mondo contadino, così lontano da ogni possibile immaginazione e così vicino proprio perché reale e tangibile, Levi troverà un'umanità diversa, forte e affascinante. Il podestà Magalone e Donna Caterina, Sanaporcelle e il fido cane Barone, che lo accompagna ogni giorno nella sua passeggiata fino al cimitero. Il lento scorrere dei giorni in questa provincia meridionale degli anni Trenta è affollato di personaggi e vicende che l'autore descrive con toccante realismo in un racconto meditativo che lascia - ancora oggi - senza fiato.
Nella provincia del Capo di Buona Speranza, Grootmoedersdrift non è certo una fattoria modello quando, negli anni Cinquanta, Jak de Wet vi mette per la prima volta piede per chiedere la mano di Milla Redelinghuys. Davanti alla casa c'è un magnifico pascolo che si estende fino alla riva del fiume, cinto da alberi selvatici che si spingono fino al limite dell'acqua. Tuttavia, in quella striscia di terra del Sudafrica, le fattorie gioiello dei boeri sono ben altre. Tutte le speranze e i sogni di gloria della giovane Milla sono perciò riposti in Jak. È ricco, istruito, attraente, spiritoso, ha una spider rossa fiammante e la spavalderia di presentarsi in casa Redelinghuys con in mano un anello di brillanti incastonati in oro.
Bastano pochi anni di matrimonio, però, perché Milla si renda conto che Jak non può fare di Grootmoedersdrift quello che generazioni di Redelinghuys hanno desiderato. Ha le mani morbide, è l'unico figlio di un medico, è stato educato per diventare un gentiluomo non un agricoltore. Inoltre, è un afrikaner che non sopporta gli hotnot, i «negri». E, tra «gli sguatteri negri», non tollera innanzi tutto Agaat.
Agaat compare a Grootmoedersdrift che è una bambina con un braccino rachitico penzolante. Milla la educa e la istruisce con cura per farne una persona «bella e sana, piena di gratitudine», una «persona integra» che sia pronta a servirla e a «ricompensare tutte le sue lacrime e le sue pene». E Agaat la serve, per anni, con la sua cuffietta bianca inamidata e immacolata, il suo sguardo impassibile, i suoi occhi di pietra, la sua pazienza nell'accudire Jakkie, il bambino nato dal matrimonio, e nel ricamare per lui. Resta a Grootmoedersdrift anche quando tutto cambia, e la famiglia di Milla va in pezzi come uno di quei vasi coloniali che il tempo irrimediabilmente frantuma.
Un giorno però Milla avverte i primi segni della terribile malattia che paralizza gradualmente ogni parte del corpo fino a togliere la parola, e il teatro dell'esistenza delle due donne assegna improvvisamente loro dei ruoli completamente diversi. Agaat rimuove porte e muri di Grootmoedersdrift e scorazza libera nell'antica dimora dei Redelinghuys, mentre Milla, priva di parola, restringe il suo dominio a una sola stanza, dove giace rinchiusa nel suo stesso corpo, come «una bambola di pezza riempita di segatura o di lupini».
Non vi è alcun riferimento diretto in questo romanzo ai fatti sociali e politici che, tra gli anni Cinquanta e Novanta, hanno sconvolto e radicalmente cambiato il Sudafrica, tuttavia nel serrato confronto tra le sue due protagoniste, la padrona e la serva, la donna bianca e quella di colore unite da un legame indissolubile, La via delle donne è, come accade nella grande letteratura, una delle più potenti e illuminanti rappresentazioni della storia di questo paese.
Dopo aver combattuto con valore nella prima crociata per liberare Gerusalemme dagli infedeli, il conte Raniero di Pontremoli è entrato nella leggenda aggiungendo ai suoi titoli quello di cavaliere del Santo Sepolcro. Ed è sulla via del ritornoche incontriamo per la prima volta il nostro eroe. Affamato e stanco per il lungo viaggio, Raniero chiede ospitalità nella modesta locanda di un villaggio nella Lunigiana. Qui il locandiere gli rivela che due giorni prima una banda di spietati briganti ha rapito le donne più giovani e più belle della pacifica comunità, strappandole ai suoi indifesi abitanti. Mosso a compassione dallo sconforto del locandiere, nonché turbato dalla sua inspiegabile arrendevolezza, Raniero lo esorta a una reazione consona alla gravità degli eventi. E si offre di mettersi alla testa di un manipolo di uomini del villaggio, non usi alle armi né al combattimento, per raggiungere i briganti prima che questi possano trarre profitto dal loro prezioso bottino. Il cammino è lungo e disseminato di incontri: prima i frati di un accogliente monastero, poi una scaltra tribù di nomadi e una compagnia di teatranti, infine un'avvenente nobile fanciulla di nome Maddalena, figlia del duca Carlo di Sarzana. Tra Maddalena e Raniero è amore a prima vista, nasce una passione intensa che sconvolgerà la vita di entrambi.
Il Cammino di Santiago è il
racconto del viaggio che Paulo Coelho
ha compiuto per raggiungere
Santiago de Compostela
in cerca dell’antica saggezza.
Un viaggio che ha cambiato
la sua vita per sempre
e gli ha indicato la strada
di una straordinaria carriera d’autore.
Da quando Conan Doyle ha dimostrato che del corpo, in un'indagine ben condotta, si può tranquillamente fare a meno, molti autori di storie poliziesche si sono divertiti a mettere i propri protagonisti in condizione di non potersi muovere. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è arrivato Roberto Bolaño, che in questo romanzo ha inventato Auxilio Lacouture. Se per via della stazza il detective di Rex Stout abbandona a fatica e malvolentieri la sua serra, Auxilio, che invece sembra la «versione femminile di don Chisciotte», non può semplicemente uscire dai bagni della facoltà di Lettere e Filosofia di Città del Messico, dove l'esercito e i reparti antisommossa hanno appena fatto irruzione. Siamo nel settembre del 1968, cioè nel cuore di una stagione rivoluzionaria rispetto alla quale i moti europei sono un pranzo di gala appena un po' rumoroso. Quella che Auxilio arriva pian piano a ricostruire è la «storia di un crimine atroce» che ha lasciato il segno su tutta una generazione di giovani latinoamericani. Un'immagine dopo l'altra, lo spazio fisico si dissolve, mentre la voce di Auxilio diventa quella di Bolaño, e attraverso una galleria di personaggi indimenticabili ridisegna la geografia, immaginaria e persino troppo reale, di un intero continente.
La sera in cui la quindicenne Clary e il suo migliore amico Simon decidono di andare al Pandemonium, il locale più trasgressivo di New York, sanno che passeranno una nottata particolare ma certo non fino a questo punto. I due assistono a un efferato assassinio a opera di un gruppo di ragazzi completamente tatuati e armati fino ai denti. Quella sera Clary, senza saperlo, ha visto per la prima volta gli Shadowhunters, guerrieri, invisibili ai più, che combattono per liberare la Terra dai demoni. In meno di ventiquattro ore da quell'incontro la sua vita cambia radicalmente. Sua madre scompare nel nulla, lei viene attaccata da un demone e il suo destino sembra fatalmente intrecciato a quello dei giovani guerrieri. Per Clary inizia un'affannosa ricerca, un'avventura dalle tinte dark che la costringerà a mettere in discussione la sua grande amicizia con Simon, ma che le farà conoscere l'amore.
Una casa isolata. Un cane che abbaia nella notte. Un omicidio spietato.
Un detective in borghese bravo a seguire le tracce e a far parlare gli indizi. Una verità che non si può accettare.
Dodici persone vivono nella casa, una è la vittima, chi è il colpevole?
È un giallo nella sua forma piú pura, ma è anche un drammatico fatto di cronaca che dall'Inghilterra dell'Ottocento parla ancora oggi alle nostre coscienze.
«I racconti hanno le spine, come le rose. I letterati ne annusano il profumo, ma l'editoria teme di pungersi. Storici e critici si dannano a lodare i racconti di Oechov e di Maupassant, mentre gli editori - quando un autore propone un libro di racconti - avvizziscono come mele avvelenate. E l'autore può essere chiunque. Dan Brown va dal suo editore e gli dice: "Ehi, sai cosa, avrei una bella raccolta di short stories per te", e l'editore sente la ceramica del suo cuore incrinarsi. Ma il pubblico? Li compra o no?
Io sono pubblico. Sono una componente della conclamata maggioranza dei lettori: le donne. E sono una donna di fantasia, che in cucina brucia i piselli immaginando storie. Insomma, sono un'accanita e felice lettrice di romanzi... Però poi rifletto: gli autori contemporanei che preferisco sono quasi tutti gente che scrive racconti, e nella top ten dei libri che mi hanno cambiato la vita ci stanno i Nove racconti di Sapete Chi.
E allora perché? Perché a fronte di tanti successi, tanto amore, tanta eccellenza, davanti ai racconti gli editori fremono come bisce? Credo di saperlo. Perché i libri di racconti non vanno al primo posto in classifica. Come il simpatico meccanico in pensione che gioca un euro al SuperEnalotto, anche l'editore spera nel jackpot e sa - con ragionevole certezza - che il jackpot non si nasconde nel libro di racconti.
Anche l'autore, naturalmente, sa che con i suoi racconti non si comprerà la sospirata casa al mare. Quando scrive un racconto, l'autore lo fa in maniera del tutto disinteressata.
E in maniera del tutto disinteressata io ho scritto queste storie. Nella speranza che facciano risuonare un'armonia, una vibrazione, un disagio, una piccola felicità o una punta di dolore. Un libro di racconti è il sacco di Natale, e l'autore dà a ciascun lettore il suo personale pacchetto, con il nastro e il bigliettino. Ecco, questo è per te, da parte mia, con rispettoso amore».
Stefania Bertola
Moise Levi ha solo ventitre anni la mattina di fine estate in cui lascia Fossano portandosi dietro un carretto di stracci. Vuole andare a Torino a far fortuna, e non può immaginare che quello sia solo l'inizio di una lunga storia. Perché Moise possiede un fiuto eccezionale per gli affari e per i sentimenti: darà il via a una florida ditta di commerci nel ramo tessile, e avrà due mogli, sei figli e un'infinità di nipoti. Dopo la grande guerra mondiale e quel «brutto spettacolo» della marcia su Roma, finalmente la vita di tutti ha ripreso il suo corso. Meno male che nel 1924 a quel «brutto muso di Mussolino» gli è preso un colpo secco, altrimenti la storia di nonno Moise e della sua discendenza sarebbe stata molto diversa. Invece la famiglia Levi - con i suoi amori e i suoi affanni, i suoi commerci e le sue tribolazioni, le grandi cene di Pasqua e i lunghi silenzi delle stanze chiuse - diventa sempre piú numerosa nella casa di via Maria Vittoria, costruita proprio lì dove una volta c'era il ghetto e adesso non c'è piú.
Elena Loewenthal non ha riscritto la Storia all'incontrario: ha provato piuttosto a mettere la vita al centro, dove la morte ha cancellato tutto. Ha lasciato scorrere la quotidianità dell'esistenza, con la sua allegria e insensatezza per vedere come le gioie e le fatiche di ogni giorno possano fondersi «in una cosa sola che non è troppo distante dalla felicità».
Maurice de Guérin (1810-1939) immagina i racconti dell’ultimo centauro, giunto all’estremo della vecchiaia, e della più giovane delle baccanti: l’uscita dalla grotta natale, i turbamenti dell’iniziazione, le corse sfrenate lungo i corsi d’acqua, attraverso i boschi, sulle sommità, ai confini dell’umano e del divino, e la calma notturna nel grembo della terra. Mai forza primitiva di creature ancora vicine alla loro origine ha dettato una poesia in prosa tanto ritmata dai fremiti della natura e tanto esposta al soffio della vita universale. “L’opera di Guérin – scrisse Albert Béguin – ha un posto unico nella letteratura francese. Unica, prima delle grandi visioni di Hugo, fa sentire, nel romanticismo, la voce dell’ebbrezza cosmica”.
Nella notte di giovedì, una pattuglia della polizia di Grampian, perlustrando il tratto isolato dalla neve sulla A93, tra Braemar e Spittal of Glenshee, ha rinvenuto un’automobile apparentemente abbandonata sul ciglio della strada sotto il Glenshee Ski Centre.
A un esame più attento, è risultato che il conducente privo di sensi era ancora all’interno del veicolo. Gli abiti appartenenti all’uomo di mezza età, che era pressoché nudo, erano sparpagliati all’interno della vettura. Sul sedile del passeggero, accanto a lui, c’erano due bottiglie di whisky vuote.
Il mistero si è infittito quando i poliziotti hanno ispezionato il bagagliaio e hanno trovato due scatoloni contenenti più di 400 spazzolini da denti, e un grosso sacco della spazzatura pieno di cartoline dall’Estremo Oriente. L’uomo era in stato di grave ipotermia ed è stato trasportato in aeroambulanza alla Royal Infirmary di Aberdeen. È stato in seguito identificato come Maxwell Sim, 48 anni, originario di Watford, Inghilterra.
Mr Sim era un rappresentante freelance della Guest Toothbrushes di Reading, una ditta specializzata in prodotti ecologici per l’igiene orale. La ditta aveva chiuso i battenti quella mattina.
Mr Sim si è ristabilito perfettamente e si pensa sia tornato a casa sua a Watford. La polizia non ha ancora confermato se lo denuncerà per guida in stato di ebbrezza.