
Luglio 1815. Quando Daniel Connor, giovane e brillante studente di medicina, lascia Edimburgo alla volta di Parigi, immagina il suo destino come una strada che punta dritta verso un futuro radioso. Nella capitale francese, ritornata accessibile dopo la caduta di Napoleone a Waterloo, potrà seguire la sua vocazione di uomo di scienza, diventando assistente del famoso Georges Cuvier, professore di anatomia comparata. Daniel è ancora ignaro delle insidie che minano ogni cammino, dei meandri e delle deviazioni possibili, capaci di scardinare certezze e offrire prospettive inaspettate.
Nel suo caso, l’imprevisto ha le sembianze seducenti di una donna: Lucienne, dalla voce profonda e i tratti esotici, sua compagna di viaggio per lo spazio di una notte. Nella carrozza che percorre le ultime miglia prima dell’arrivo, la donna gli parla di filosofia e di scienza, dell’origine della terra e del mutare delle specie. E sembra conoscere dettagli della vita di Daniel senza che lui glieli abbia mai rivelati. Cullato da quella voce suadente, Daniel si addormenta. Ma al suo risveglio scopre che la donna è sparita e, con lei, il bagaglio in cui il giovane custodiva preziosi appunti raccolti in anni di studi, lettere di presentazione e doni per Cuvier, tra cui tre rari fossili di corallo.
Da quel momento, il destino di Daniel seguirà una nuova traiettoria. Il suo ingresso a Parigi coinciderà con una discesa in una spirale di passione e ossessione, sulle tracce della ladra misteriosa. E in quella città labirintica e sotterranea, popolata da pensatori audaci tacciati di eresia, il giovane dovrà mettere in gioco la sua carriera, le sue convinzioni e la sua libertà.
Una scena di guerra impressa nella nostra memoria, il duello tra due giovani principi invincibili e possenti che Omero ci ha narrato con l'epica potenza ispirata dagli dèi, diventa con Malouf il racconto umanissimo e moderno dei sentimenti che muovono le loro anime. E tocca le nostre. Questa straordinaria versione dell'Iliade si apre con Achille, fuori di sé dal dolore per la morte dell'amico Patroclo. Dalle mura di Troia Priamo lo osserva perpetrare lo strazio estremo del cadavere del figlio Ettore, trascinato inerme dietro il cocchio, nella polvere. Ma, pensa il padre affranto, deve esistere un modo per farsi restituire il suo corpo. Un modo grazie al quale le parole di un dialogo possano prevalere sulla furia sorda dell'eroe guerriero, per superare le regole ferree e immutabili della tradizione e per forzare la mano del fato.
E allora Priamo, spogliatosi delle insegne regali e indossata una semplice tunica, sale su un carro tirato da muli e guidato da un vecchio come lui, e si avvia umile, ma fermamente deciso, verso l'accampamento greco. Non per incontrare il feroce nemico, l'assassino del suo stesso sangue, ma un altro giovane uomo. Che potrebbe essere suo figlio. Un guerriero che è anche padre e al cui senso paterno Priamo si appella. Ricordandogli che siamo tutti esseri umani e quindi mortali, una condizione che ci accomuna non solo nel dolore, ma soprattutto nella compassione.
Poetico, immediato e straordinariamente carico di emozioni, Io sono Achille riporta in vita i temi epici della guerra di Troia - le battaglie e l'eroismo, la hybris e la pietà, la fortuna e il destino, i legami fra i soldati, padri e figli - rivisitandoli sotto una luce universale e attualissima, tanto da sembrare una storia completamente nuova.
Montechiasso è un borgo toscano arroccato sulle colline: nelle giornate di cielo nitido, scarno di nubi e con l'aria frizzante e pulita, si scorgono le vette delle Apuane, il mar Tirreno, le colline Metallifere, gli Appennini tosco-emiliani, il Casentino. Lì vive Sara, diciannove anni, figlia di Attilio, un tempo militante comunista nonché voce e chitarra del gruppo rock I Timidi. Ma a Montechiasso sono arrivati anche nuovi abitanti: per esempio il suo amico Averroè, giovane promessa dell'atletica nonché figlio dell'imam. Tutto sembra andare per il meglio, finché non arriva la notizia bomba: nel paese verrà costruita una gigantesca moschea, un'astronave aliena edificata tra le vigne e i campanili. Verranno tutti coinvolti in una discussione che rischia di degenerare, tra razzismi e idealismi, solidarietà e diffidenze: anziani con il pannolone e casalinghe disperate, preti troppo intraprendenti e affaristi senza scrupoli, politicanti di provincia e giornalisti ficcanaso, vecchi militanti e giovani rampanti, sciampiste pettegole e commesse della Coop.
Questa non è un’autopsia di routine. L’anatomopatologa Maura Isles, di Boston, ne è certa: questa non sarà una notte come le altre. Ad attenderla, al Pilgrim Hospital, c’è lei: Madame X.
Maura è abituata ai corpi stesi sul suo tavolo settorio, non per niente è soprannominata «la regina dei morti », ma questo cadavere è diverso. È coperto interamente da bende di lino impregnate di resina, che risalgono a duemila anni prima. I suoi organi interni sono stati asportati, a cominciare dal cervello. Solo il cuore è rimasto al suo posto, perché è lì che gli antichi egizi credevano risiedesse l’intelligenza. Madame X infatti è una mummia, ritrovata per puro caso negli scantinati di un museo in decadenza...
Ma quando, scansione dopo scansione, la TAC arriva alle gambe, Maura scorge qualcosa che non dovrebbe essere lì. Qualcosa di impossibile. Un piccolo dettaglio che trasformerà definitivamente quell’autopsia a scopo archeologico in qualcosa di molto più sinistro e inquietante. Madame X è la prova dell’omicidio più efferato e maniacalmente eseguito che Boston ricordi... Ed è solo il primo.
1896.. Quattro ladri di diamanti inglesi fuggono nel deserto del Kalahari, inseguiti dagli uomini di una tribù locale. I fuggiaschi riescono appena a imbarcarsi sul vascello Rove, quando una tempesta di sabbia li travolge, seppellendoli insieme alla nave...
Un secolo dopo. Sembra una missione di routine per Juan Cabrillo e l’equipaggio della Oregon. L’ipertecnologica nave si trova sul fiume Congo, per concludere un accordo con l’esercito rivoluzionario del Paese: armi in cambio di diamanti grezzi. Ma ancora una volta, una missione all’apparenza tranquilla si trasforma in un’avventura senza respiro.
Tutto ha inizio quando Cabrillo intercetta un mayday da parte di un’altra imbarcazione, a bordo della quale si trovano Sloane Macintyre e Tony Reardon, entrambi sulle tracce del vascello Rove. Evidentemente c’è qualcuno che vuole ostacolare la loro ricerca. Chi mai può volerli morti? E come considerare ciò che l’affascinante Sloane racconta a Cabrillo riguardo a un pescatore della zona, che sostiene di essere stato attaccato da giganteschi serpenti di metallo in un tratto di mare al largo della Namibia? L’incontro con la donna e la ricerca della nave scomparsa porteranno Juan Cabrillo e il suo equipaggio sulle orme di un nemico dai piani molto pericolosi: un fanatico squilibrato che insieme ai suoi seguaci si prepara a scatenare la devastante potenza della natura...
Corruzione, regressione della politica, terrorismo: è il filo logico di questi racconti, una riflessione dolente sulla società civile contemporanea osservata dall’angolo di visuale della propria classe dirigente. Dai sogni giovanili, spesso rivoluzionari o comunque segnati dalla volontà del cambiamento, fino al rapporto troppo compromissorio col futuro e, da ultimo, la delusione per i traguardi non raggiunti e la fragilità provocata dal disatteso confronto tra etica pubblica ed etica privata. Enrico Micheli prosegue con tenacia la ricostruzione narrativa della storia italiana recente. Il racconto che dà il titolo al volume è una educazione sentimentale; Achille, un giovane studente borghese, poi intellettuale che passa dalla «rivoluzione» a quello che oggi definiremmo «riformismo», fu in quegli anni trascinato nella piena del Sessantotto; ne vive dall’interno le contraddizioni come una tempesta che trascina amori, scontri, discussioni e provoca pericolose fughe in avanti. Dopo molti anni, un casuale incontro con una compagna che era stata per lui un amore irrisolto, gli fa rivivere il passato. Ormai però Achille è un uomo tranquillo, psicologicamente lontano dai clamori in fondo vacui delle vicende di allora, che gli ritornano spente come un film già visto. Gli altri racconti sono storie più brevi, che aprono squarci dai riflessi violacei sull’involuzione civile del paese di oggi.
Germania, XIX secolo. Nella sperduta cittadina di Wandernburgo approda una notte Hans, giovane traduttore giramondo. Quella che sembra una tappa nel suo viaggio si trasforma nella più inesorabile e splendida delle trappole: l’incontro con un circolo letterario e con un saggio suonatore di organetto; una catena di misteriosi delitti; e soprattutto l’amore memorabile per Sophie, donna profondamente sensuale e intellettualmente stimolante, un amore che farà «tremare letti e libri»: tutto lo trattiene in questo luogo bizzarro e senza confini, dove le strade cambiano sempre posizione e da dove nessuno sembra sia mai riuscito a ripartire.
Facendo eco a Goethe, Borges, Calvino, Il viaggiatore del secolo propone un ambizioso esperimento: leggere l’Ottocento con lo sguardo del ventunesimo secolo.Vero e proprio dialogo fra il grande romanzo ottocentesco e le moderne avanguardie, questo «romanzo totale» è un ponte fra la storia e i temi del nostro presente globale: le migrazioni, i nuovi nazionalismi, l’emancipazione della donna.
Du, Diego, Joao Baptista, Constanza, Vanderley e Cleverson si muovono sul fondale, mosso e colorato, del Brasile odierno: ai confini estremi della periferia di Rio, un ragazzo nero aspira a diventare l'amante della bella Elza ma l'arrivo dell'ex poliziotto e gorilla Majò rovinerà l'incanto del loro primo incontro; nell'ufficio di Brasilia, un importante uomo politico all'opposizione progetta di sovvertire il risultato delle ultime elezioni con l'aiuto e il supporto del gruppo di storici sostenitori; nel frattempo, un barbone spinge il suo carretto sulla Avenida Niemayer, paziente e ancora ignaro che quella sarà per lui una giornata memorabile; due cognati invece, uno mite, l'altro più spaccone e presuntuoso, vivranno un pomeriggio a dir poco eccitante in una fattoria non lontana dalla città.
Dalla bandella di Paolo Virzì: Nella bolgia sensuale e infernale di Rio de Janeiro, s’intrecciano vicende fulminanti, feroci ed esilaranti, che attraversano ambienti sociali diversi, miseria e ricchezza, splendore e degrado. Dall’audace avventura di Du, lo spavaldo ragazzino di favela che s’infila nel letto della bella amante del pericoloso delinquente Majò, pagandone poi le conseguenze in modo tragico e grottesco, all’ultimo giorno di vita di Diego, discusso politico e uomo d’affari candidato in pectore alla presidenza del Brasile; da Costanza, la sua giovane ed elegante moglie in cerca di erba da fumare, costretta a sfuggire all’arresto volando giù da una finestra, al barbone Joao Baptista dos Santos da Silva che la raccoglie sul suo carretto di cartoni e la scambia per una divinità; e poi Vanderley e Cleverson, i due becchini del cimitero di Botafogo in cerca di sordide avventure, ed il tenente Ricardo Machado, poliziotto integerrimo folgorato da un innamoramento sconveniente. “Brace” è un romanzo sorprendente, che cattura fin dalle prime pagine, fino a comporre, un capitolo dopo l’altro, l’affresco visionario e realistico, comico e crudele, del brulicare di esistenze di una megalopoli gioiosa e spietata, ritratta in quello che sembra l’ultimo apocalittico giorno dell’umanità. Il fatto che questo libro appassionante lo abbia scritto il mio vecchio amico fiorentino Attilio Caselli, valente scenografo ed abile sceneggiatore scappato dall’Italia per amore, è per me una bella e commovente notizia sul suo stato di grazia e d’ispirazione, e per la narrativa italiana un’inconsueta testimonianza di curiosità e di vitalità.
São viene da lontano. Da un'isola al largo della costa africana, da una forza antica, dalla saggezza delle pietre e degli uccelli. Sogna di studiare medicina, di emigrare in Europa e riscattarsi dalla miseria nera. Approda a Lisbona, e le sembra un luogo di salvezza. Cerca una casa, un lavoro: la dignità di stare al mondo. È convinta che nulla la possa fermare. La minaccia in effetti è del tutto inaspettata. Proviene dal terreno insidioso dell'amore. Insidia la sua integrità di donna e di madre, la sottopone a prove tremende, costringendola a ricominciare da capo. Ma lei ha la forza degli alberi che si radicano profondamente nella terra e resistono a tutti i venti. E lotterà come un'amazzone per difendere il suo piccolo André. Questa è la storia di São, ma anche la storia di Natercia, Benvinda, Liliana. Una catena di donne, con le loro fatiche e il loro coraggio. Con i loro piaceri. Le loro strade si incrociano con quella di una donna europea, colta, benestante, che vive nella paura, che perde, per paura, l'uomo che ama. E scopre il mondo per la prima volta quando lo guarda con gli occhi e con il cuore di São. Perché di tutte le persone che ha conosciuto al mondo, São è quella che ammira di più. Un romanzo di amicizie, guerre e alleanze; un romanzo d'amore e d'avventura. Una storia vera.
Quando dalle acque tranquille di un lago del Québec affiora un involucro di plastica cono tenente resti umani, il compito di identificarli spetta a Temperance Brennan. Un lavoro di routine, per la brillante antropologa forense. Ma l’immagine di quel corpo tumefatto la inseguirà per giorni, per chilometri. L’uomo, ritrovato con indosso reggiseno e slip rosa, è morto per asfissia associata ad attività autoerotica: peccato che John Charles Lowery risulti essere già morto nel lontano 1968, mentre prestava servizio nell’inferno del Vietnam. Dove la sua passione per i ragni gli era valsa il soprannome di Spider. A chi appartengono, allora, le spoglie restituite quarant’anni prima alla famiglia Lowery e sepolte nel North Carolina? L’indagine sulle ossa senza nome porta Tempe da Montréal alle bianche spiagge delle Hawaii, dove ha sede il JPAC, l’ente responsabile dell’identificazione dei cittadini americani morti in guerra. Nei laboratori hawaiiani la vera storia di Lowery assume i contorni di uno scandalo che rischia di infangare per sempre la sua reputazione di soldato e di uomo. E di portare alla luce una trama segreta di sparizioni e identità violate che ancora oggi qualcuno è disposto a coprire a prezzo del sangue. Kathy Reichs si conferma regina della suspense con un thriller perfetto, dove ogni pagina scorre al ritmo febbrile della paura.
La mia mente s’interroga sul senso dell’uomo.
Su questi temi occorre soltanto fare silenzio
interrompendo anche lo scorrere delle parole che,
di fronte al mistero, sono inutile rumore.
Vittorino Andreoli
Dal silenzioso nulla, secondo il testo biblico, Dio creò il cosmo: un sistema in equilibrio, nel quale regnava l’armonia. Poi plasmò l’uomo che, a immagine e somiglianza di Dio, rimodellò il creato rendendolo un insieme di rumori, smog, movimento caotico e disordine: quel “mondo civilizzato” che sempre più schiaccia la natura. Ma se qualcuno si ribellasse a tutto ciò? Un uomo incapace di sopportare gli orrori della civiltà, che sogna di allontanarsi dai suoi simili per immergersi nel silenzio, è convito che esistano ancora frammenti di Eden che possono salvare il genere umano. Si mette così alla ricerca di una terra vergine, anteriore alla nascita di ogni cosa, dove la natura domini ancora incontaminata. Il luogo ideale per una seconda genesi, in cui la mano umana possa ripetere l’opera divina e tutto venga nuovamente alla luce in sette giorni, restituito alla perfezione originale. In questa sorprendente prova letteraria, Vittorino Andreoli ci fa riscoprire l’avventura della creazione vista e interpretata nella contemporaneità: una rinascita di ogni cosa che è prima di tutto la rifondazione di noi stessi.
A Vigata c’è un agitatore di folle che di nome fa Michele Sparacino. Quando scopre che l’orologio del municipio va avanti di dieci minuti aizza i lavoratori delle cave di zolfo contro i padroni che fanno i furbi e innesca uno sciopero generale che unisce panettieri e netturbini, maestri elementari e impiegati comunali. Ma questo Michele Sparacino non esiste davvero. È il risultato della fantasia di Liborio Sparuto, un giornalista pigro e bugiardo che, per spiegare ai lettori i fatti che sconvolgono Vigata, non trova di meglio che inventarsi questa imprendibile figura di fuorilegge. E però c’è anche un Michele Sparacino in carne e ossa, nato «alla mezzanotti spaccata tra il tri e il quattro di ghinnaro» del 1898. Puntualmente nel posto sbagliato al momento sbagliato, il poveretto passa la vita a scontare sulla propria pelle le bugie di Sparuto, schivando gli atroci scherzi del destino che lo porteranno fino a Caporetto, sempre inviso a commilitoni e comandanti. Andrea Camilleri infilza il suo personaggio con gli spilli di una crudele ironia e ci regala una storia troppo amara per essere vera ma troppo verosimile per non diventare lo specchio di una certa Italia. Un colloquio inedito tra Andrea Camilleri e Francesco Piccolo completa questo fulmineo capolavoro rivelando alcuni trucchi del mestiere di uno degli scrittori italiani più amati.