
Cento anni fa, nel 1911, il genio letterario di G. K. Chesterton inventò il suo personaggio più fortunato, Padre Brown, prete investigatore che ha affascinato generazioni di lettori, insieme alla sua spalla, il ladro convertito Flambeau. Chesterton abbandonò il suo personaggio intorno alla Prima guerra mondiale, per dedicarsi ad altre opere. Padre Brown ovviamente è un personaggio di fantasia, ma... se fosse realmente esistito? Paolo Gulisano realizza un romanzo di fantastoria partendo da questa fantastica ipotesi: e se nel conclave del 1939 non fosse stato eletto papa Eugenio Pacelli, ma un certo cardinale Brown, ovvero Padre Brown assurto ai vertici della carriera ecclesiastica? Il libro ripercorre questa carriera, a partire dal 1917 (quando Chesterton abbandona Padre Brown e Gulisano lo raccoglie) fino al conclave decisivo. Troviamo quindi Padre Brown sul fronte di guerra italiano, a Caporetto tra Cadorna e l’agente segreto Kipling. Lo seguiamo nell’Irlanda rivoluzionaria di Michael Collins, nella Roma della Marcia di Mussolini, nella Torino di Frassati con don Sturzo. Un Padre Brown che diventa prima monsignore e poi cardinale, amico e collega di Eugenio Pacelli, al servizio di Pio XI. Nel libro, oltre a diversi personaggi storici realmente esistiti, di cui si tratteggiano vicende e filosofie, ritroviamo gli amici di Chesterton, come Belloc o padre McNabb, e i suoi personaggi letterari, come Basil Grant e Patrick Dalroy.
Paolo Gulisano, nato a Milano nel 1959, risiede a Lecco. All’attività di medico affianca da anni un importante impegno di scrittore. È considerato uno dei più autorevoli esperti di Tolkien e della letteratura fantasy, nonché della cultura britannica. Ha pubblicato numerosi scritti di saggistica dedicati alle figure e alle opere di C. S. Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia, di G. K. Chesterton, Hilaire Belloc, George MacDonald, Oscar Wilde, Vincent McNabb, il beato John Henry Newman. Ha dedicato diversi studi al mondo celtico, dalla Scozia all’Irlanda, passando per il mito di Re Artù. Ha pubblicato inoltre diverse opere su argomenti di storia, e in particolare di storia del cristianesimo, dai martiri messicani delle persecuzioni anticristiane alla biografia dell’irlandese san Colombano, all’eroe del Tirolo Andreas Hofer. Collabora con diversi periodici e riviste culturali e col quotidiano della Santa Sede L’Osservatore Romano. Numerosi volumi di Gulisano sono stati tradotti e pubblicati all’estero. Il destino di Padre Brown rappresenta quell’esordio nella narrativa che i suoi lettori attendevano da tempo.
Giovanni Buscemi, detto u magu, è uno psicoterapeuta tornato da poco a Cittanova, in Calabria, da dove era fuggito ancora ragazzo per inseguire i suoi sogni. In paese incontra Livia Antonietta, il suo amore di gioventù. La donna le chiede di aiutare Maria, una diciassettenne che la madre crede posseduta dal demonio.
Giovanni comincia la terapia e, con la forza della parola, inizia a scavare nel passato della ragazza, orfana di padre e cresciuta in un ambiente repressivo. Cosa tormenta Maria e la rende preda di crisi convulsive così terribili da farla sembrare indemoniata? Nonostante la cura sembri funzionare, c’è ancora qualcosa nascosto nel cuore della ragazza. Nel frattempo a Cittanuova le malelingue dicono che tra medico e paziente ci sia in realtà una relazione, e Maria viene aggredita verbalmente e fisicamente da alcune donne del paese. Sarà Giovanni – che ha riallacciato i rapporti sentimentali con Livia – a sal- varla dalle megere e a riuscire, con pazienza e intuito, a liberare la ragazza dai suoi dèmoni.
Quando iniziano ad amarsi, Till e Orsolya sono ancora due bambini. Bruno e povero, lui. Bionda e aristocratica, lei. Mondi distanti che si attraggono, nell'Ungheria sottosopra del secondo dopoguerra. L'amore infantile cresce e li segue fino all'università, dove le rispettive differenze incrinano fatalmente la superficie del sentimento. Inizia così una vertiginosa discesa nell'abisso: di umiliazione in litigio, di rottura in rappacificazione, i due si sposano, si odiano, scendono a improponibili compromessi, si avvelenano l'esistenza, si lasciano. Ma l'amour fou che ha segnato a fuoco la loro giovinezza sarà per Till una condanna senza appello. Pubblicata nel 1963 in pieno socialismo reale, questa storia che tesse colpa e sentimenti fu presto soffocata dal clima austero del regime comunista. Postfazione di Péter Esterházy.
Mary cura gli ammalati con le erbe del bosco. È questo il suo unico potere, e frate Matthew lo sa. Ecco perché tenta invano di salvarla durante il processo per stregoneria, anche se questo significa rischiare una dolorosa punizione, l'esilio. Costretto ad abbandonare il suo quieto monastero inglese, il frate intraprende un viaggio pericoloso attraverso la Francia, diretto al luogo dove dovrà scontare la pena. Ma presto scopre che il destino ha in serbo per lui qualcosa di diverso, ed è proprio lo spirito di Mary a indicargli la strada verso Felik, un villaggio sperduto fra le Alpi. Qui un atroce castigo divino sta per abbattersi sugli abitanti, che sembrano aver inaridito il proprio cuore. E un giorno, inaspettatamente, su Felik inizia a cadere una fitta neve tinta di rosso. Un grande affresco medievale che intreccia amore, avventura e mistero.
"È l'estate più bella della mia vita, e anche se vivessi cent'anni, queste per me rimarranno la primavera e l'estate più belle. Di pace non se ne vede ancora granché, dicono tutti. Ma per me è pace, pace!". Così scrive una Ingeborg Bachmann diciottenne, alla capitolazione del Terzo Reich, nel suo diario del 1945, fortunatamente salvato dall'oblio. Un diario di stupefacente intensità, che testimonia la profonda ripugnanza etico-estetica nei confronti del nazismo, l'euforia per la caduta della tirannide. E che racconta un grande amore, di cui ci rendono partecipi anche le lettere che al monologo della Bachmann fanno qui da contrappunto, scritte dal misterioso Jack Hamesh, giovane soldato britannico ma in realtà ebreo viennese, fuggito nel 1938 in Inghilterra e tornato nell'ex patria da liberatore. Lui le bacia la mano, lei corre ad arrampicarsi in cima a un melo e decide di non lavarsela mai più. Poi ci saranno gli incontri assidui, l'amicizia impetuosa, le conversazioni sugli scrittori amati da entrambi - Mann, Zweig, Hofmannsthal -, le attese, la lontananza, i lunghi silenzi. E le lettere appassionate e dolenti di Jack che dall'età di diciotto anni vaga per il mondo, e solo nella divisa di un esercito straniero ha trovato, fugacemente, un simulacro d'identità - a colei che lo ha lasciato andare via, che non ha voluto chiedergli di restarle accanto. Che cosa gli è rimasto di quel breve ritorno a casa, di quella ragazza affascinante? A noi, di certo, molto...
"L'idea dei tre, di vivere in comune per mandare avanti un progetto di studi filosofici, diventa a un certo punto un grandioso pettegolezzo collettivo. Madri e sorelle, amici e conoscenti si rilanciano attraverso un'Europa ancora sonnacchiosa e vittoriana la grande questione: Nietzsche è forse impazzito? Tra equivoci da vaudeville, viaggi a Bayreuth per sentire il Parsifal, incontri e incomprensioni tra Roma, Lucerna e Lipsia, la storia si ingarbuglia. Sia Nietzsche che Rée si innamorano della "giovane russa"... Tre anni dopo, a Torino, Nietzsche si butterà al collo di un cavallo picchiato dal padrone chiamandolo fratello. Prima che impazzisse Lou von Salomé aveva detto del suo pensiero: "Sembra quasi che, dalla segreta oscurità del manicomio, il suo spirito si affacci ancora con un'opera - sia pure una gigantesca smorfia". Ed è giusto dentro quella gigantesca smorfia che questo romanzo epistolare ci sprofonda: tra immoralisti sublimi e un po' ridicoli, mamme gelose e filosofi egoisti, proposte di concubinaggio e romanzi metafisici, ben dentro un pensiero segreto e inesauribile, in una ferita che può ancora non far dormire la notte: "l'amore è sempre al di là del bene e del male"."
È l'estate del 1923 quando in due stanze in un sobborgo di Berlino una nuova coppia dà inizio al suo futuro comune. Lei si chiama Dora Dymant, lui Franz Kafka, e quello è l'ultimo anno della sua vita. Prima di allora ci sono state altre due brave ragazze ebree nella vita di Kafka, Felice e Julie, poi la passionale, anticonformista Milena. Ma lui è già "sposato con l'angoscia a Praga" e un altro matrimonio non ci sta. È solo con la giovane Dora che Kafka, avvicinandosi alla fine, riesce a svincolarsi dalla città nativa e a pensarsi, seppur per poco, libero di amare. E se fosse sopravvissuto alla tubercolosi che lo condusse a morte precoce? Se addirittura fosse scampato all'olocausto che si prese tutte le sue sorelle, rifugiandosi all'estero, magari in America, magari in un'accogliente comunità ebraica? Cosa sarebbe accaduto se il cantore di ogni forma di assoggettamento, vincolo, coercizione fosse riuscito a sfuggire? Quali inediti appagamenti il Nuovo Mondo delle mille possibilità avrebbe potuto riservargli? Philip Roth immagina per noi lo scenario e, incrociando quell'orizzonte letterario e umano al proprio, dà vita a una piccola gemma di lucidità critica e insieme di spassoso estro narrativo.
I regali di Natale non sono davvero la specialità di Nick: per quanto si sforzi, non sceglie mai quello adatto. E la casa dei suoi anziani genitori è piena di forni microonde inutilizzati e videoregistratori impolverati. Ma quest'anno è diverso. Quest'anno Nick, nonostante il parere contrario della moglie Laura, ha avuto una grande idea che è convinto renderà tutti felici: portare l'intera famiglia in vacanza al mare. E dove se non nell'isola di Malta, il ricordo più bello di suo padre, che vi ha trascorso alcuni mesi nella sua giovinezza, durante la guerra? Ma quello che sembra essere un colpo di genio si rivela una pessima idea. Perché Malta non è solo il più bel ricordo del padre di Nick, è anche il luogo in cui l'uomo custodisce un enorme segreto. Un segreto che si chiama Anthony, un uomo che Nick non conosce, ma che condivide con lui lo stesso patrimonio genetico. Il padre di Nick ha nascosto per anni il frutto dell'amore fugace con una bellissima ragazza del posto. Ma adesso non è più possibile tacere, è venuto il momento di tornare in quell'isola sperduta nel Mediterraneo e recuperare quella parte dimenticata della famiglia. I quindici giorni di vacanza si trasformano così in un viaggio rocambolesco, perché Nick deve gestire una moglie con un orologio biologico scalpitante, una madre in soprappeso convinta di essere una leggiadra silfide e un padre che a volte dimentica non solo dove si trova, ma anche in che decennio.
In questo romanzo Niccolò Ammaniti va al cuore della sua narrativa, con una storia tesa e dal ritmo serrato, un congegno a orologeria che si carica fino a una conclusione sorprendente: e mette in scena la paura stessa. Michele Amitrano, nove anni, si trova di colpo a fare i conti con un segreto cosi grande e terribile da non poterlo nemmeno raccontare. E per affrontarlo dovrà trovare la forza proprio nelle sue fantasie di bambino, mentre il lettore assiste a una doppia storia: quella vista con gli occhi di Michele e quella, tragica, che coinvolge i grandi di Acqua Traverse, misera frazione dispersa tra i campi di grano. Il risultato è un racconto potente e di assoluta felicità narrativa, dove si respirano atmosfere che vanno da Clive Barker alle Avventure di Tom Sawyer, alle Fiabe italiane di Calvino. La storia è ambientata nell'estate torrida del 1978 nella campagna di un Sud dell'Italia non identificato, ma evocato con rara forza descrittiva. In questo paesaggio dominato dal contrasto tra la luce abbagliante del sole e il buio della notte, Ammaniti alterna, a colpi di scena sapienti, la commedia, il mondo dei rapporti infantili, la lingua e la buffa saggezza dei bambini, la loro tenacia, la forza dell'amicizia e il dramma del tradimento.
Gli Hunter sono una famiglia come tante, alle prese con i problemi quotidiani di tutte le famiglie: il lavoro, i figli adolescenti, un matrimonio all'apparenza solido, i soldi che non bastano mai. Gli Hunter però non sono soli: possono contare sull'affetto e la protezione del loro cane, un labrador molto saggio che veglia su di loro e cerca di salvaguardarli in tutti i modi dalle minacce del mondo esterno. E Prince userà tutte le sue armi "da cane", ma soprattutto il suo cuore, la sua saggezza e la sua devozione assoluta, che lo condurranno anche a tradire il "Patto dei Labrador", pur di proteggere i suoi padroni. Decisione che gli costerà molto cara.
La caccia che viene narrata da Rigoni Stern in questi quattordici racconti non è un hobby o uno sport, è una passione. È una lotta contro se stessi, contro la fame, la stanchezza, il sonno, il freddo, sapendo che bisogna essere giusti al momento giusto, perché alla base c'è un rapporto non tanto con l'animale, quanto con il selvatico, la preda. Eppure queste storie, attraverso un linguaggio lirico e allo stesso tempo semplice, non ci parlano solo di uomini in attesa e animali braccati, ma anche di silenzi più importanti delle parole, di verità che scottano come il fuoco, di valori incontestabili e solenni. Sono storie a volte commoventi a volte un po' barbare, ma la violenza non è mai gratuita, è inesorabilmente regolata dai meccanismi della natura. Perché il male, sembra ricordarci Rigoni Stern, è solo dell'uomo, quando dimentica o disprezza o distrugge gli equilibri della montagna e del bosco.