
Dopo anni di cause di serie B, l'avvocato Mickey Haller sembra aver finalmente pescato il biglietto vincente: la difesa di un noto produttore di Hollywood, accusato di aver ucciso la moglie e l'amante di lei. Ma sulla sua strada trova il detective Harry Bosch: oltre trent'anni di carriera alle spalle, una vocazione per la giustizia, una leggenda per tutti. I due inizialmente si fronteggiano, ma quando Haller scopre di essere nel mirino di un pericoloso killer, capiscono che fare squadra è l'unica soluzione possibile.
È un delizioso pomeriggio di fine estate a Melbourne, un tempo perfetto per il barbecue di Aisha e Héctor. Affascinante indiana con la carnagione scura liscia e intatta, Aisha si aggira per il giardino di casa dispensando sorrisi. Héctor, suo marito, un quarantenne di origine greca con un po' di grigio sulle tempie, si guarda furtivo in giro. I suoi occhi sono alla disperata ricerca di Connie, una ragazza che lavora nell'ambulatorio di veterinaria di sua moglie. In un angolo del giardino, Bilal, un aborigeno appena convertito all'islam, cerca di rifiutare una birra portatagli da Manoli, padre di Héctor. Harry, il cugino che ha fatto fortuna con le sue imprese, incede invece con aria appagata tra gli ospiti del barbecue. Anouk, la sceneggiatrice di soap presenta tutti il suo ultimo trofeo: Rhys. Rosie deve già badare a Hugo, il suo piccolo di tre anni, bello come un putto, e al marito Gary. Insomma, il barbecue sarebbe un normale barbecue della Melbourne cosmopolita dei nostri giorni se non accadesse l'impensabile. Hugo, il putto tanto bello quanto pestifero, sferra un calcione negli stinchi di Harry. E il cugino Harry platealmente leva in alto il braccio a fendere l'aria e poi a colpire il bambino con uno schiaffo. Da quel momento l'esile equilibrio di quella piccola comunità, fatta di culture e mondi differenti, crolla. E i risentimenti, i pregiudizi sociali e razziali, le differenze di sesso e di età, riaffiorano prepotentemente, a scavare abissi incolmabili.
"Attar Farid al Shahid, quasi certamente è uno pseudonimo. Il vero nome dell'autore (o dell'autrice?) di questa sorprendente storia, per sua volontà, resterà ignoto fino alla propria morte, mi dicono: soltanto due amici a Teheran e uno a Parigi lo conoscerebbero. Pare che abbia delle buone ragioni, l'autore, a voler restare sconosciuto, considerata l'aria che tira in Iran, dove si racconta che passi il tempo... a passare inosservato! Così come, finché saranno in vita, resteranno ignoti il nome del traduttore dall'arabo e quello dei numerosi ricercatori che hanno collaborato alla storica "caccia" dell'autore per rintracciare Abu Muwaihiba al-Akhir, l'ultimo testimone "oculare" degli eventi che nell'anno 632 d.C. determinarono secondo lui l'atroce morte del Profeta Maometto, percorrendo 1400 anni di storia, in Europa, in Asia, in Africa, tra gli scaffali di tutte le biblioteche, di tutti gli archivi pubblici e privati, perfino in tutti i grandi cimiteri, individuando i suoi 29 antenati che si sono trasmessi la terribile verità, di generazione in generazione, di padre in figlio, nel più assoluto segreto, fino ad arrivare a Lui, all'unico che conosceva il nome dell'Antico Assassino; a Lui, all'Ultimo Testimone oculare vivente: Abu Muwaihiba al-Akhir... rintracciato a Parigi, poi incontrato a Baghdad, poche ore prima della sua morte." Un romanzo epico che con ironia risale i 1400 anni di storia musulmana sino a rintracciare il segreto di Maometto e dei suoi seguaci.
Vietnam, 1969. Il giovane tenente Mellas, brillante e ambizioso, studente della prestigiosa università di Yale, riceve il suo primo incarico di comando, in un plotone dei Marines impegnato nella giungla al confine con il Laos. Appena uscito dall'accademia dovrebbe dare ordini a ragazzi non ancora ventenni, più uomini di lui perché hanno già subito il battesimo del fuoco. Ma la guerra non ha nulla a che fare con quella studiata nelle simulazioni da manuale: l'intrico impenetrabile in cui si nasconde un nemico invisibile, il monsone, le paludi, le sanguisughe, la fame, le belve feroci, le mine, mettono a dura prova la fibra di Mellas e degli altri soldati. E gli ordini contraddittori e insensati che giungono dai superiori portano la tensione oltre il livello di rottura. Storia di un ragazzo che, travolto dalla follia della guerra, perde ogni certezza e ogni innocenza per diventare, malgrado tutto, uomo, "Matterhorn" è un viaggio terribile e tuttavia folgorante nell'orrore e nell'esaltazione dell'azione, nella paura e nella noia della sua attesa; nel cinismo degli ufficiali in carriera che per calcolo o incompetenza mandano gli inferiori al macello; nell'amicizia e nell'odio tra soldati costretti a fare i conti con quanto di peggio, e di meglio, la natura umana ha da offrire. Scavo in profondità nelle nostre più devastanti paure e contraddizioni, celebrazione accorta della vita e della sua ricerca di senso, "Matterhorn" è un romanzo attuale e indispensabile nella sua universalità.
"È con l'anima sulle labbra che scrissi in quegli anni appassionati la maggior parte delle pagine incluse in questa raccolta che a suo tempo interessarono giovani incatenati da una guerra non voluta, da un linguaggio grottesco, da coercizioni medievali e ritrovarono non tanto nelle mie parole quanto nei libri che proponevo le loro ansie libertarie, i loro sogni di anarchia, di democrazia, di sincerità. Ancora adesso, cinquantanni dopo questa Antologia di Spoon River, questo libretto tanto disprezzato dalle Accademie, viene scambiato tra ragazzi innamorati come una specie di pegno d'amore. E anche per questa passione di poco spenta dagli anni che Edgar Lee Masters apre la presente edizione. Ecco. Ormai questi autori che io amavo mentre stavano trasformando la storia della letteratura americana sono diventati dei classici: se dovessi scrivere adesso queste presentazioni potrei aiutarmi con decine e decine di biografie e monografie che riempiono i miei scaffali. Ma quella felicità di scoperta, quella gioia di trasmetterla ad altri, forse oggi non l'avrei più; forse l'anima non mi salirebbe più sulle labbra." (dalla prefazione di Fernanda Pivano)
Il primo sorriso Caterina e Lorenzo se l'erano scambiato al 'party' del sindaco - "Ca lu chiamava party picchè faceva cchiù moderno." Era da un pezzo che Lorenzo teneva nel cuore quella malattia, ma aveva cercato di non pensarci: perché sulla "vuaglioncella" aveva messo gli occhi Rancio Fellone, il figlio dell'uomo più ricco del paese, e lui, Lorenzo, era solo il nipote dello scarparo: "Pirciò aviva deciso ca Caterina se l'aviva levare da la capa". Poi, quella sera, lei lo aveva guardato, e non aveva smesso di guardarlo mentre lui suonava la tammorra come mai prima. E da allora si erano visti di nascosto, ogni domenica mattina, al mare. Ma Rancio Fellone sapeva: e aveva deciso di vendicarsi, e insieme di togliersi quel "vulìo". Così, il giorno della festa di San Vito, mentre sulla piazza del paese tutti si preparavano a scatenarsi nella pizzica, Rancio Fellone, insieme ai suoi degni compari Cicciariello e Capa di Ciuccio, aveva aspettato i due ragazzi nel campo di girasoli dove si erano dati appuntamento. E la cosa sarebbe finita male se non lontano da quello stesso campo non si fossero fermati, dopo aver goffamente svaligiato un banco lotto, due rapinatori improvvisati: Dummenico, un operaio disoccupato, e il Professore, uno di quelli che ancora credevano alla solidarietà, al popolo e alla rivoluzione proletaria. Saranno questi due "angeli con la pistola" (comprata, peraltro, in un negozio di giocattoli) il deus ex machina della vicenda...
Atefeh ha dodici anni e vive in Iran, in un piccolo villaggio in riva al mare. Nel suo mondo non ci sono cinema né computer, e a scuola può andarci solo quando non ci vanno i ragazzi. Aveva un’amica, Setareh, a cui assomigliava moltissimo, tanto che da piccole si distinguevano solo per la piccola cicatrice a forma di trifoglio che Atefeh ha in fondo alla schiena, ricordo di una lontana ferita su cui il nonno aveva versato una goccia di inchiostro. Ma ormai da tempo l’amica non c’è più, sparita nel nulla con la famiglia. Da quando è rimasta orfana, Atefeh vive sola con il nonno, uomo affettuoso e dalla mente aperta, che le racconta di quando l’Iran si chiamava Persia e coi suoi profumi di tè e spezie incantava gli stranieri che arrivavano da tutto il mondo. E le racconta di altri paesi, dove non ci sono guardiani della morale che fanno tagliare i seni ai manichini, sigillare le fontane e lapidare i cani che si accoppiano per strada. O spiare le ragazzine per sorvegliarne la moralità, come fa il nuovo giudice, appena giunto al villaggio, e in cerca di una moglie molto giovane. Non avendo un padre, un fratello o un marito che salvaguardi il suo onore, con la sua bellezza in fiore Atefeh è una facile preda, e il velo che gli uomini la costringono a portare proprio per difendersi da loro, rischia di non proteggerla abbastanza. Una storia delicata e violenta, attuale anche se sembra antica, su una ragazza che alla follia del fanatismo oppone la forza dei propri sogni.
Marco Barbarigo è un uomo fortunato: non pago dell'amore della dolce cugina Flaminia Corner s'intrattiene in giochi sempre più arditi anche con Bianca Mocenigo e con la sua servetta Mariella. Ma se Marco abbandonasse per un istante i suoi giochi d'amore scorgerebbe grosse nubi all'orizzonte della laguna: l'ombra sempre più lunga della potenza ottomana inizia a inquietare tutte le potenze cristiane del Mediterraneo. Così, quando Venezia si decide a unirsi alla Lega Santa e ad armare la propria flotta, Marco si rivela troppo ambizioso per dare ascolto all'ammonizione del vecchio Giuseppe Loredan: "Le strade che portano al potere sono irte e malfide. Qualche volta è meglio guardare da lontano", troppo curioso della vita per rifiutare di imbarcarsi su una delle galee che si disporranno lungo un fronte di quattro miglia al largo della città di Lepanto, e saranno protagoniste di una battaglia terribile e grandiosa. Scampato per miracolo alla carneficina, giunto a Istanbul riuscirà a salvarsi solo grazie alle misteriose lettere fitte di caratteri ebraici che a Venezia gli sono state affidate da Ester Conegliano. A Venezia, prima che Marco sia riuscito a rientrare, Bianca, Flaminia e Mariella partoriscono ciascuna un figlio e cercano un matrimonio riparatore; una pestilenza decima gli abitanti della città, il Palazzo Ducale brucia mentre nella notte sfolgora una misteriosa cometa, gli ebrei del ghetto sono in pericolo e Giordano Bruno viene consegnato all'Inquisizione romana...
Pirandello inizia a scrivere novelle alla fine dell'Ottocento, muovendo dai retaggi di un verismo di cui veniva disintegrando gli stessi presupposti teorici, e continua fino agli ultimi giorni di vita. Al progetto, rimasto incompiuto, di raccogliere la produzione breve in un corpus compatto di trecentosessantacinque racconti, le Novelle per un anno, Pirandello dedicò molte energie, testimoniando quanto questo genere letterario ben radicato nella tradizione italiana rappresentasse per lui un serbatoio prezioso di figure e di temi, un momento ineliminabile di confronto tra lo scrittore e i suoi ricorrenti fantasmi, calati nelle vesti di personaggi. Questo volume raccoglie trentaquattro novelle tra le più celebri e conosciute, da La patente a Ciàula scopre la Luna a Una giornata: copioni spesso di derivazione ancora ottocentesca nei loro temi narrativi, che offrono uno spaccato a tutto campo della società italiana del primo Novecento, ma che rimangono impressi soprattutto per il punto di vista, quello del "filosofo", dell'"umorista", dal quale fatti ordinari vengono osservati. Lo scarto, l'anomalia, l'emarginazione diventano la molla che permette il sovvertimento di quel "pantano della vita ordinaria" in cui annaspa l'anti-eroe pirandelliano, nel quale l'uomo del XXI secolo non può non riconoscersi.
La notte del 1° agosto 2008 ben ventiquattro scalatori di quindici diverse spedizioni internazionali partirono contemporaneamente all'attacco del K2. Solo tredici di loro ritornarono al Campo base. Gli altri undici riposano per sempre nelle viscere della montagna. Quel che resta di loro è una lapide, ricavata da un piattino di latta, al Gilkey Memorial. La più grande tragedia alpinistica nella storia della vetta himalayana si consumò in quarantotto ore da brivido che tennero col fiato sospeso il pubblico di tutto il mondo, dalla Corea all'Europa, dagli Stati Uniti all'Italia, rappresentata da Marco Contortola. Le indagini giornalistiche hanno stabilito che fu una tragedia in gran parte annunciata. Il cattivo coordinamento fra i capi spedizione provocò l'errato posizionamento delle corde già sulla Spalla. Sul Collo di Bottiglia l'eccessivo numero di scalatori attardò i ritmi di ascesa. Sul Traverso alcuni di loro andarono in crisi, ma vollero comunque proseguire, esponendosi ai colpi mortali della montagna. Poi la mancanza di ossigeno, il freddo disumano, l'incedere della notte, la falce di neve e ghiaccio rilasciata dall'enorme seracco del K2 fecero il resto. "No Way Down" racconta tutto ciò che è successo e tutto ciò che non doveva succedere in quella maledetta avventura a più di 8000 metri di quota.
Abbiamo tutti una storia da raccontare. "Non credo che nessuno possa trascorrere la vita senza che gli capiti almeno una cosa speciale", dice Urna ai suoi compagni di viaggio. Ma è un viaggio da fermi quello che la ragazza e altre otto persone sono costrette a compiere. Si sono incontrati per caso solo poche ore prima, in una sala d'attesa nell'ufficio consolare di una città americana: a parte il funzionario e la sua segretaria, sono tutti lì per ottenere un visto per l'India. Devono partire quando all'improvviso il terremoto scuote l'edificio facendolo crollare: "fu come se un gigante avesse appoggiato le labbra sulle fondamenta e si fosse messo a urlare". Così quelli che dovevano essere viaggiatori per l'Oriente si ritrovano intrappolati tra le pericolanti mura di uno stanzino, con il rischio che il soffitto crolli da un momento all'altro, l'acqua invada i locali o una fuga di gas faccia esplodere tutto. Una nonna cinese che ha vissuto tanti anni in India e la sua nipotina punk e occidentalizzata, una coppia di bianchi unita più dalle reciproche debolezze che dall'amore, un giovane musulmano in cerca di risposte e un veterano ancora ossessionato dalle domande, due colleghi infedeli e Urna, una studentessa universitaria che sta preparando un esame sui Racconti di Canterbury... E proprio Urna ha un'idea: perché ognuno non racconta la propria storia, anzi la storia di una cosa speciale che è accaduta nella loro vita?
Tre ragazzini di dodici anni: James, schiacciato dalle aspettative dei genitori e voglioso di fare il bravo ragazzo; Reggie, uno sbandato senza padre e con una madre che passa da un fidanzato all'altro; e Willie, debole e sognatore. In un'estate da incubo Willie è investito da un camion e perde un braccio. Subito dopo sorte ancora peggiore tocca a un altro ragazzino, investito e ucciso. Si diffonde la sindrome del camionista serial killer, e viene decretato il coprifuoco: per Reggie, James e Willie, l'occasione ideale per lanciarsi in esaltanti scorribande notturne, spedizioni proibite nelle quali tireranno fuori il meglio e il peggio di sé. Fino a uno scioglimento drammatico, che li costringerà a crescere e segnerà a fondo le loro vite.