
"Lettere dalla terra" è una raccolta di lettere irriverenti che l'arcangelo Satana - esiliato da Dio sulla terra a causa dei suoi commenti impertinenti riguardo la creazione - scrive ai suoi compagni, gli arcangeli Gabriele e Michele. In "Lettere dalla terra" Mark Twain si prende gioco dell'uomo alle prese con la sua più grande invenzione, il Dio della Bibbia, illogico e geloso, il Padre distratto e cattivo che elargisce malattie e sciagure in quantità, e che pretende in cambio di essere venerato. Dietro la maschera di un Satana beffardo, bonariamente curioso e provocatoriamente ragionevole, è facile scorgere la personalità di Mark Twain, che smessi gli abiti universalmente noti dello scrittore per ragazzi, si cala nei panni del sottile osservatore delle ipocrisie e dei conformismi imposti dalla religione ai suoi poveri contemporanei, ridicolizzando il creazionismo e l'origine divina dell'universo. "Lettere dalla terra" è un'analisi ironica, dissacrante e distruttiva dei libri sacri e del comportamento religioso dell'uomo, e vi si scorge il Twain più sarcastico, solidamente scettico, geniale e irriverente di tutta la sua produzione postuma.
Michela Marzano è un'affermata filosofa e scrittrice, un'autorità negli ambienti della società culturale parigina. Dalla prima infanzia a Roma alla nomina a professore ordinario all'università di Parigi, passando per una laurea e un dottorato alla Normale di Pisa, la sua vita si è svolta all'insegna del "dovere". Un diktat, però, che l'ha portata negli anni a fare sempre di più, sempre meglio, cercando di controllare tutto. Una volontà ferrea, ma una costante violenza sul proprio corpo. "Lei è anoressica" le viene detto da una psichiatra quando ha poco più di vent'anni. "Quando finirà questa maledetta battaglia?" chiede lei anni dopo al suo analista. "Quando smetterà di volere a tutti i costi fare contente le persone a cui vuole bene" le risponde. E ha ragione, solo che è troppo presto. Non è ancora pronta a intraprendere quel percorso interiore che la porterà a fare la pace con se stessa. "L'anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L'anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa male dentro. (...) Oggi ho quarant'anni e tutto va bene. Perché sto bene. Cioè... sto male, ma male come chiunque altro. Ed è anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Anche se le ferite non si rimarginano mai completamente. In questo libro racconto la mia storia. Pensavo che non ne avrei mai parlato, ma col passare degli anni parlarne è diventata una necessità." Michela Marzano
Bet non è bella ma fa tipo. È appassionata, grintosa e ha una lingua corrosiva. Ripete il terzo anno di liceo e abita in Barriera di Milano, un posto che si chiama così anche se si trova a Torino. Bet ce l'ha con il mondo. Con il padre, ex operaio ed ex sindacalista, che si è trasferito nella capitale. Con la madre, che non riesce a tenerle testa per quanto si sforzi, e con il passivo compagno di lei, Leonardo. Con il Guardone del palazzo, che la spia da dietro le tende. Con la scuola, che tenta di irreggimentarla. Con la gente, che ha perso la voglia di ribellarsi. E persino con se stessa. Perché si incolpa della tragedia che ha distrutto la sua famiglia. Bet non ce la fa proprio a frenare la lingua e a non dire quello che pensa. In modo ingenuo, a volte goffo, ma obbedendo a un istinto incontrollabile, perché vuole cambiare le cose. Prima si oppone allo sfratto di un'anziana signora, finendo in caserma. Poi cerca di aiutare Viola, una ventiduenne incinta dalla risata esplosiva, ma riesce a ficcarsi in un altro guaio. Infine, insieme al suo amico Andrea, organizza uno sciopero nella fabbrica dove la madre rischia il licenziamento. Ma la delusione e la rabbia per i soprusi subiti la spingono a un gesto impulsivo e lucidissimo, dagli effetti inarrestabili. Il ritratto di un'intera generazione precaria, incatenata e muta, che però non sa smettere di sognare.
Britannia, 61 d.C. Da qualche anno l'isola è sotto il giogo romano, ma le popolazioni locali sono lungi dall'essere domate, anche se l'odio tra le tribù prevale su quello per Roma. Quando però lo stolto governatore Svetonio umilia la regina degli Iceni, Boudicca, facendola frustare e violando le sue due figlie, l'insurrezione divampa. L'orda dei ribelli incede al comando della regina dai capelli di fuoco, distruggendo edifici, amicizie e amori, mentre le quattro legioni di stanza in Britannia si preparano a un'incerta battaglia contro il più temibile dei nemici: la sete di libertà.
Sono passati anni dall'ultima volta che Salma ha messo piede nella casa bianca, sulle sponde del Nilo, dov'è nata. Ne era fuggita perché non sopportava più il peso di tutti gli sguardi in cui leggeva solo delusione. Non c'era posto per una ragazza normale nella sua famiglia: avrebbe dovuto essere diversa, speciale, ma non ci era riuscita. Per questo Salma aveva deciso di andarsene, di trasferirsi al Cairo, di iscriversi alla facoltà di Giornalismo e di costruire la propria vita da sola. Ben presto, però, si è resa conto che i nodi che la legano a quel luogo non possono essere sciolti fuggendo, non può esserci un futuro per lei se prima non accetta il proprio passato. Così, ha fatto i bagagli ed è tornata dove tutto ha avuto inizio. Una volta nella sua vecchia stanza, i ricordi dell'infanzia riaffiorano uno a uno, e Salma è costretta ad affrontare ciò che più di ogni altra cosa l'ha spinta ad andarsene: Gamila, la sua migliore amica, quella con cui per anni ha condiviso tutto. Fin da piccole erano inseparabili e diverse: Salma amava essere al centro dell'attenzione. Gamila, molto timida, preferiva rendersi invisibile dietro le spalle dell'amica. Un giorno, però, tutto era cambiato: Gamila se ne era andata, aveva studiato, era diventata una donna indipendente, moderna, era riuscita ad affrancarsi dal mondo ancestrale e magico di sua madre. Mentre Salma era rimasta sola a impilare i giorni uno sull'altro, senza mai viverli davvero. Gamila si era sbarazzata di lei.
Trilussa è il poeta dialettale più famoso d'Italia, grazie a un linguaggio romanesco che ha il dono di farsi capire da tutti. La cronaca in versi della vita romana e nazionale, filtrata attraverso una bonaria ironia, si svolge dai Sonetti del 1895 a La gente del 1927, approdando alle "favole" di Lupi e agnelli e Ommini e bestie. Questa poesia divenne interprete della borghesia, che vide riflessi nei versi trilussiani i propri vizi e le proprie debolezze: da Libro n. 9 del 1929 a Acqua e vino del 1945, vicende e costumi della vita italiana furono espressi da Trilussa con affabile arguzia, venata a tratti da una crepuscolare malinconia. Edizione con 12 disegni dell'autore.
Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme alle famiglie di molti altri scrittori, professori, dottori. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi.
Un'elegante vetrina nella casa londinese di Edmund de Waal contiene 264 sculture giapponesi di avorio, o legno, non più grandi di una scatola di fiammiferi, raffiguranti divinità, personaggi di ogni tipo, animali, piante. La vetrina è aperta, e i piccoli figli di de Waal possono estrarre i netsuke così si chiamano i minuscoli oggetti - e giocarci. Come facevano, ha scoperto l'autore, i piccoli figli di Viktor e Emmy von Ephrussi, suoi bisnonni, nel boudoir della madre, in un fastoso palazzo viennese della Ringstrasse, un secolo fa. Prima che Hitler entrasse in trionfo a Vienna e avessero inizio le persecuzioni e i saccheggi nelle case degli ebrei. Ebrei di Odessa erano appunto gli Ephrussi, commercianti di cereali e poi banchieri ricchi e famosi quanto i Rothschild, con ville e palazzi sparsi in tutta Europa. Quello di Vienna, dove i netsuke arrivano nel 1899 da Parigi - dono di nozze ai cugini di Charles Ephrussi, famoso collezionista, mecenate, storico dell'arte, amico di Renoir, Degas, Proust - conteneva tante e tali opere d'arte che i minuscoli oggetti sfuggirono all'attenzione dei razziatori nazisti. Affascinato dall'eleganza, dalla precisione, dalle straordinarie qualità tattili delle sculture, l'autore decide di ricostruire la storia dei loro passaggi da una città all'altra, da un palazzo all'altro, da una mano all'altra. Ricostruisce così anche la storia romanzesca della sua famiglia.
L'ispettore Ferraro è tornato. È tornato da una città che non ha mai capito, Roma, dove ha lasciato il commissario Elena Rinaldi, un'altra storia andata male. È tornato al commissariato di Quarto Oggiaro, solo e sconfitto, e dopo tre anni in trasferta deve ricominciare da capo. Con la barba incanutita, una nuova casa, la figlia Giulia in piena preadolescenza e Lanza trasferito a Bruxelles. Poi c'è il lavoro: una rapina in villa, con un epilogo tragico. Morto il rapinatore, uno zingaro, e morto il padrone di casa. Una vera rogna. E il solito Comaschi lì a fare battute idiote. Nello stesso momento, a Lodi, una rocambolesca evasione dal carcere finisce in un bagno di sangue. Una carneficina con mistero: l'evaso è un nero di piccolo calibro, come si spiega il commando malavitoso allestito per liberarlo? Chi è davvero Towongo Haile Moundou? Ironia del destino, a questa domanda dovrà trovare risposta proprio Elena Rinaldi. In un frenetico inseguimento da nord a sud attraverso un'Italia oppressa da un cielo plumbeo - con assolati squarci di un'Africa arsa da un sole crudele e desertico - Gianni Biondillo disegna con questo romanzo la mappa dettagliata e cupa di una nazione senza memoria. Un noir contemporaneo che scava nelle più grandi paure dell'Italia di oggi e ci restituisce un paesaggio preciso e puntuale del nostro Paese. Senza mai perdere di vista la speranza.
Abigail Harker abbandona il suo amato lavoro di lessicografa per diventare custode di un vecchio faro su un'isola sperduta al largo della costa del Nortb Carolina. Arrivata a Chapel Isle fuori stagione, Abigail immagina di trovarvi pace e solitudine e di poter esplorare con tranquillità l'isola che suo marito aveva amato da bambino. Ma le cose vanno diversamente. Il pittoresco faro in realtà è un edificio diroccato e inquietante che custodisce un misterioso passato. E, d'altra parte, Abigail è perseguitata dal suo di passato, anche se, lentamente, riesce a intessere legami sorprendenti con le persone del luogo e a stabilire un rapporto con il proprio dolore che le permetterà di trovare un nuovo equilibrio. Parole sulla sabbia racconta con grazia uno dei più grandi misteri della vita: la forza che nasce per farci superare una perdita devastante, attraverso il potere delle parole e la loro capacità di guarire, di trasformare, di toccare il cuore.
In un futuro prossimo un aereo di linea precipita sulla Cappella Sistina mentre è in corso il conclave per eleggere il successore di Leone XIV. Una strage il cui impatto simbolico è paragonabile solo all'attentato dell'11 settembre: a New York le torri del capitalismo, a Roma il centro spirituale della cristianità, nel momento segretissimo e solenne della scelta di un nuovo papa. I sospetti ricadono immediatamente su due ragazzi tunisini presenti sul volo, ma la pista islamica non convince del tutto il capo dell'antiterrorismo Mario Romeo, fumatore incallito e calabrese testa dura. Tutto il mondo s'interroga sull'attentato più spettacolare della storia, che riaccende l'antica polemica in merito alla profezia di Malachia sull'ultimo papa. Intanto una Chiesa senza la sua guida, con il collegio cardinalizio annientato, si trova ad affrontare una questione che non si era mai posta prima. Il cardinale cinese Jin Lan Wu è l'unico sopravvissuto alle macerie della Sistina, ma è in fin di vita. Il focus dell'attenzione si sposta sui due prelati non presenti al conclave: il cardinale filippino Jim Aquino, gravemente malato ma intenzionato a riscattare con l'ultimo viaggio a Roma un'esistenza non sempre ispirata al Vangelo, e il colombiano Justo Marulanda Saenz, prigioniero da giorni dei guerriglieri delle FARC. Chi e come ora eleggerà il successore dell'apostolo Pietro? Un thriller che invita il lettore nelle stanze segrete del Vaticano.