
Un matrimonio ventennale, perfetto perché basato sull'autonomia di ciascuno dei coniugi. Lei, Alix Kates Shulman, scrittrice, attivista, femminista. Lui, Scott York, scultore, dopo una fortunata carriera nella finanza. Si erano conosciuti al college, e dopo una breve avventura si erano persi di vista. Ognuno aveva vissuto la sua vita, con matrimoni, figli e carriere. Dopo trentacinque anni, si erano ritrovati per non lasciarsi più. Ognuno aveva imparato dalla vita il rispetto di sé e di una relazione amorosa destinata a durare. Il segreto? L'autonomia. Un grande loft per la vita in comune, e uno studio per Scott, in modo che Alix potesse restare sola e lavorare in casa. Un giorno alla settimana di totale vacanza dedicato alla condivisione, al sesso, alle passioni in comune a New York, dalle mostre, al cinema, ai ristoranti. Insomma, una vita felice. Poi, un'estate, Scott cade da un soppalco e batte la testa. Non muore, ma riporta una lesione cerebrale che cancella la sua memoria a breve termine. Non ha ricordi di quel bellissimo matrimonio, vive come un bambino, e a volte chiede ad Alix se non sia sua madre. Tra l'incredulità delle amiche, la Shulman ridisegna una nuova geografia della relazione, ricrea faticosamente ma con efficienza una nuova organizzazione che le consente di affrontare una vita tollerabile e di ricostruire una "casa" possibile per quell'amore che il rischio della morte ha rivelato cosi prezioso.
Parigi, 1991. Dopo la caduta del muro di Berlino, in piena dissoluzione dell'Unione Sovietica, Feliks Zhukovski, di origine polacca, solitario e abitudinario autore della "Guide jaune" si trova di fronte alla classica offerta "che non si può rifiutare": verrà ricompensato profumatamente se accetterà di cedere i diritti della sua guida nientemeno che a un editore americano. Per lui, convinto fautore delle magnifiche sorti dell'ormai ex Blocco sovietico e da sempre attivista e "uomo di sinistra", seppur fuoriuscito dal Partito comunista francese, il dilemma è serio. Ma più di ogni altra cosa, è l'inizio di un viaggio, fisico e interiore, che lo porterà a rivedere le sue certezze ideologiche fredde e razionali, astratte e assolute, alla luce degli incontri, delle emozioni, delle relazioni fondamentali rifiutate o perdute - della sua vita: suo fratello, la donna che ha amato e mai più rivisto, e soprattutto sua madre. Peregrinando tra la Polonia e la casa scomparsa dell'infanzia, il bar della Stasi a Berlino dove aveva conosciuto Kristin, e Columbus, Ohio, profonda provincia americana, dove il fratello Woody-Woodrow (chiamato così dalla madre in onore del presidente statunitense Wilson) in fuga dalla guerra è diventato agiato piccolo imprenditore, Feliks vedrà aprirsi, inaspettatamente, tra gioie e difficoltà, una nuova stagione della sua vita. E ce la racconterà con disincanto, ironia e autoironia a tratti tagliente, e con sempre maggiore coinvolgimento emotivo.
Comicità scatenata e scatenato erotismo: ecco i due binari su cui corre velocissima la cronaca della (breve) vita di Oberdan Baciro, vissuto quanto il fascismo e morto per distrazione. Figlio unico di madre vedova, devotissima a Dio e al Duce, il piccolo Oberdan è uno di quei rari esseri umani il cui destino si manifesta già nell'infanzia più tenera. A Oberdan basta un orlo appena sollevato, un baluginio di pelle, per trasformare la curiosità in chiodo fisso. Attorno a quell'apparizione fugace si consumano la sua infanzia e la sua giovinezza, votate al culto solitario dell'inspiegabile mistero femminile. Il problema però è che gli anni passano, ma per Oberdan il mistero resta tale. Non gli rimane così che rifugiarsi nella fantasia, accesa dai racconti di chi millanta esperienze trionfali. Mentre l'Italia degli anni Trenta cammina tronfia verso il baratro della guerra, Oberdan Baciro danza il suo impacciatissimo balletto con il desiderio, fino a un beffardo ultimo atto. Lelio Luttazzi sa essere meravigliosamente leggero. Di quella leggerezza gioiosa e immaginifica che è l'antidoto all'opacità del vivere. Con una lingua spigliata e volutamente démodée, strizzando l'occhio ai romanzi libertini, ci consegna un singolare affresco d'epoca che svela lo spirito irriverente nascosto sotto la gonnella dell'Italia più severa. Una storia briosa e imprevedibile come la migliore delle sue improvvisazioni jazz.
Ultimo grande romanzo gotico, "Dracula" è un'opera a confine tra due mondi. Tra le nebbie di Londra e la lugubre Transilvania, ad affrontarsi non sono soltanto il professor Van Helsing e il leggendario Conte ma universi che incarnano valori contrapposti: l'amore e la morte, la scienza e la superstizione, il futuro e il passato, il male e il bene, in un gioco continuo di riflessi. Un romanzo che non manca di metterci a confronto con i nostri più profondi misteri primordiali. Perché, come dice Stephen King, "Dracula umanizza l'idea del male che arriva dall'esterno rendendolo cosi familiare che possiamo perfino toccarlo con mano". Introduzione di Tommaso Pincio.
Tutto inizia con un regalo a sorpresa: un dolce, trovato sull'uscio di casa insieme a un biglietto anonimo - "Spero che vi piaccia" - e a uno strano lievito da usare secondo le istruzioni fornite e poi condividere con amici e vicini. Un dono che va dritto al cuore, come fa sempre la gentilezza inaspettata. E così, uno dopo l'altro, gli abitanti di un'intera città s'improvvisano pasticcieri, conquistati da quell'insolita "catena" avviata da chissà chi. Spezzarla non porta sfortuna, se non quella di perdersi l'opportunità di nuove amicizie: perché dietro ogni porta si nasconde una storia da scoprire. Come quella di Julia, che si è chiusa in se stessa dopo un grande dolore di cui non riesce nemmeno a parlare. O quella di Hannah, che non sa che fare della vita dopo la fine del suo matrimonio. O ancora, quella di Madeline, che per qualche motivo inspiegabile ha deciso di ricominciare da quella piccola città, dove ha aperto una sala da tè: un angolo accogliente in cui dispensa le delizie della sua cucina, accompagnate da infusi fragranti. Certo, non sempre cuori infranti e occasioni perdute si possono aggiustare come un piatto a cui manca un po' di sale: a volte, nella vita è necessario ripartire da zero. Ma imparare ad aprire il proprio cuore è già un ottimo inizio.
"Una mattina andai da lei e mi disse che dall'indomani avrebbe iniziato a insegnarmi a leggere e scrivere, e che quindi dovevo prepararmi a passare con lei tutte le mattinate a venire. 'Da voi... non ti hanno istruito, Bell'ebreo?' Le sue parole mi confondevano. La guardai incuriosito e sollevai le spalle, poiché non sapevo cosa volesse dire leggere e scrivere." Così ha inizio la storia d'amore tra Fatima e Salem, lei musulmana e lui ebreo, nello Yemen del 1600. Fatima è la giovane figlia dell'imam del villaggio di Rayda, una ragazza istruita, colta, che decide di condividere il suo sapere con il suo amico Salem, figlio analfabeta di un artigiano ebreo. Attraverso le lezioni che Fatima gli impartisce, le letture che gli propone, Salem scopre un mondo, quello dell'islam, di cui apprende la lingua, le sacre scritture, le scienze, lasciando sconcertata tutta la comunità. Ma quei giorni di studio, per Salem, sono anche un modo per conoscere la ragazza nel profondo e per innamorarsene perdutamente. I due sanno di non avere un futuro in un villaggio come Rayda, dove il loro amore è considerato un'aberrazione. L'unica possibilità è la fuga. Ma forse per loro nessun rifugio è possibile. Una storia ambientata nel passato, che prospetta una realtà tragica e inaccettabile, purtroppo rimasta identica nel presente.
India 1923. Piena di speranze e sogni, Olivia lascia l'Inghilterra e giunge in India, a Satipur, come giovane sposa del funzionario britannico Douglas Rivers. Douglas trascorre larga parte del suo tempo al Distretto a servire con zelo la madre patria in quel continente lontano. Olivia si aggira così da sola nella sua grande e anonima casa indiana, con tutte le porte e le finestre serrate per difendersi dal calore e dalla polvere, implacabili a Satipur. Tuttavia, non tarda a scoprire che gli inglesi, che pure dovrebbero condurre una vita avventurosa in India, sono irrimediabilmente, inguaribilmente noiosi. Inevitabile dunque che gli inviti a cena da parte del governatore indiano, un uomo forte e virile, si trasformino in un pensiero destinato a riempire le giornate e il cuore di Olivia. Sedotta dai costumi esotici, dai riti e dalle antiche tradizioni dell'India, Olivia, incurante dello scandalo, si innamora perdutamente del Nawab e fugge nel suo palazzo. Cinquant'anni più tardi, quando i movimenti giovanili occidentali riscoprono l'India come terra della magia e di una condotta di vita alternativa, anche Anne, giornalista inglese, parte per il grande paese orientale. Con sé porta le lettere che Olivia, la prima moglie di suo nonno, scrisse alla sorella Marcia in quegli anni lontani, e la stessa passione e curiosità per quel luogo così misterioso e ammaliante. Per un crudele scherzo del destino, Anne ripercorre le orme di Olivia più fedelmente di quel che avrebbe mai creduto...
Quando il 10 aprile del 1912 si imbarca sul Titanic, Morgan ha poco più di vent'anni, un'infanzia trascorsa con un zio ricco e dispotico, armatore del transatlantico, un futuro incerto davanti a sé. Diviso tra un sentimento sottilmente snob della vita e un desidero indefinito di fare grandi cose, Morgan affronta il viaggio inaugurale del Titanic verso New York con l'animo pieno di speranze e progetti ambiziosi. L'incontro con alcuni amici di famiglia, tra cui la bella e distaccata Wallis di cui si scopre innamorato, e il misterioso Scurra, un affascinante avventuriero dal passato oscuro, lo porterà a mettere in discussione se stesso fino a perdere ogni punto di riferimento.
Un santuario di montagna, una comunità di preti e suore di clausura, nobiltà massonica, dicerie e sotterfugi, alleanze e intrighi. Questi gli ingredienti dell'avvincente e misteriosa vicenda che esplode a partire dal ritrovamento di un neonato piangente all'interno della chiesa. Nessuno sa chi sia e da dove provenga, ma la sua comparsa dà l'avvio a una indagine complessa e colma di sorprese. Da una parte le suore, protettive e materne, dall'altra i preti, con le loro diverse e talvolta contrastanti personalità, infine la popolazione laica, rapita dai suoi interessi e dai suoi capricci, sconvolta da passioni, gelosie e continui imprevisti. E lo spettro del satanismo, la sapienza patristica, il giro di informazioni segrete, la ricerca di una verità diffìcile a trovarsi.
Il romanzo è ambientato in Sicilia nel 1593. Un vescovo e un Capitano di Giustizia arrivano in un paese dell'entroterra dedito con eccessivo fervore alla lussuria. Per le leggi del tempo, l'adulterio è peccato ma anche reato. Una nobildonna, al centro di trame e tradimenti, rischia l'infamante imputazione.
L'immaginazione e la memoria storica di Pino Cacucci sono affollate di ribelli. Non sono necessariamente eroi a tutto tondo. Non hanno necessariamente il rigore ideologico di una dottrina o il vigore di una fede politica. Non sono necessariamente entrati nella fama che si trasforma in leggenda. Hanno però una caratteristica comune: incarnano in un gesto o in una vita intera l'insofferenza profonda per il conformismo e l'ingiustizia. Quelli di Pino Cacucci sono ribelli contro la loro stessa volontà e corrono incontro al destino con innamorata leggerezza. In questo libro si racconta di Horst Fantazzini, rapinatore gentiluomo, protagonista di tentate evasioni disastrose. Si racconta della bellissima e sfrontata Edera De Giovanni, che sfida il gerarca fascista, finisce in carcere, ne esce, prende contatti con i dirigenti della lotta di liberazione, viene catturata, torturata e fucilata a Bologna. Si racconta di Antonieta Rivas Mercado, pioniera appassionata di cultura nel Messico degli anni venti, travagliata da amori infelici e suicida a Parigi. Si racconta di Clément Duval, teorico della rivolta e dell'esproprio, condannato ai lavori forzati alle Isole della Salute, che provò a fuggire via mare almeno una ventina di volte. Di Sylvia Ageloff, strumento ignaro nelle mani di Ramón Mercader per entrare nell'entourage di Trockij e assassinarlo. E del bandito Sante Pollastro, cantato anche da De Gregori.
Nella notte più fredda del mondo possono verificarsi strani fenomeni. È il 1874 e in una vecchia casa in cima alla collina più alta di Edimburgo il piccolo Jack nasce con il cuore completamente ghiacciato. La bizzarra levatrice Madeleine, dai più considerata una strega, salverà il neonato applicando al suo cuore difettoso un orologio a cucù. La protesi è tanto ingegnosa quanto fragile e i sentimenti estremi potrebbero risultare fatali. Ma non si può vivere al riparo dalle emozioni e, il giorno del decimo compleanno di Jack, la voce ammaliante di una piccola cantante andalusa fa vibrare il suo cuore come non mai. L'impavido eroe, ormai innamorato, è disposto a tutto per lei. Non lo spaventa la fuga né la violenza, nemmeno un viaggio attraverso mezza Europa fino a Granada alla ricerca dell'incantevole creatura, in compagnia dell'estroso illusionista Georges Méliès. E finalmente, due figure delicate, fuori degli schemi, si incontrano di nuovo e si amano. L'amore è dolce scoperta, ma anche tormento e dolore, e Jack lo sperimenterà ben presto. Intriso di atmosfere che ricordano il miglior cinema di Tim Burton, ritmato da avventure di sapore cavalleresco, una favola e un romanzo di formazione, in cui l'autore, con scrittura lieve ed evocativa, punteggiata di ironia, traccia un'indimenticabile metafora sul sentimento amoroso, ineluttabile nella sua misteriosa complessità.