
Domenico Nanni è un uomo che sta facendo i conti con se stesso. A sessant' anni, si guarda indietro e quello che vede è l'immagine di chi non si è fatto scrupoli ad arraffare tutto ciò che poteva, senza nulla in cui credere se non successo, potere, denaro. Presto orfano di padre, cresciuto da una madre che ha sgobbato per potergli garantire un'istruzione, negli anni Sessanta Domenico sposa gli ideali rivoluzionari, forse più per il desiderio di essere come gli altri che per convinzione. Giornalista di nera a "l'Avvenire", per un po' se ne sta a guardare, ma ben presto inizia a cedere alle lusinghe di un mondo sensuale, prepotente e affascinante che si va affermando giorno dopo giorno. Con gli anni Ottanta inizia il gran ballo, e molti pensano a riempirsi la pancia, con buona pace di sogni e utopie. Nanni è uno di quelli. Con l'ascesa del Partito Socialista e la vittoria di una politica del bengodi, salta sul carro del vincitore e - grazie anche all'aiuto di Susanna e della sua prorompente e cinica vitalità - si reinventa come pierre, perché "se la fame non c'è, bisogna ingolosire". Un teatrante che vende idee ammantandole d'oro. Si sporca le mani con la politica, l'industria, la finanza, e così attraversa gli ultimi trent'anni della storia italiana. E la sua parabola diventa metafora di quella del nostro Paese.
Scriveva Saint-Exupéry, a proposito degli articoli che veniva via via pubblicando su diverse testate, di saper bene quali rimproveri gli sarebbero stati rivolti: "I lettori di un giornale", osservava, "pretendono reportages concreti, non riflessioni... Ma io ho un altro parere in proposito". Questo suo diverso parere lo troviamo alla base di tutti i suoi articoli, a cominciare da quelli riuniti in questo volume, che lo vedono di volta in volta alle prese con la sua professione di pilota di linea e con la differente geografia dei suoi viaggi, dall'Algeria alla Patagonia, dalla Russia dei soviet alla Spagna della guerra civile. Ma è proprio la "riflessione" che dà a questi articoli il loro sapore particolare e insieme la loro maggiore originalità: quello che interessa a Saint-Exupéry non è infatti il resoconto in sé di storie e paesi, che pure sono presenti nelle sue note di viaggio, ma il racconto di situazioni umane, nella ricerca di quei valori e ideali comuni a tutti che stanno alla base del suo "umanesimo".
Irène Némirovsky aveva pensato di iniziare questo suo secondo romanzo, "La nemica", con una citazione tratta dal "Ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde: "I figli iniziano amando i propri genitori; più tardi, li giudicano; mai o quasi li perdonano". Quali ragioni l'abbiano poi spinta a non farlo, è difficile a dirsi; resta il fatto che tutto questo breve ma intensissimo romanzo si incentra sul complesso, drammatico rapporto tra una madre e una figlia, intorno alle quali l'intero mondo "familiare" diventa quasi un campo di battaglia che non risparmia né colpi né vittime. La "nemica" è infatti la madre, una donna frivola, incapace di amare altri che se stessa, tutta rinchiusa nella sua ansia di piacere, di essere amata, di non invecchiare, del tutto indifferente rispetto ai bisogni prima delle due figlie e poi dell'unica figlia che le resterà: Gabri, che coverà fin da bambina un rancore tale da soggiogare la propria stessa vita, da renderla una sorta di controfigura della madre, in attesa soltanto della sua vendetta finale. "La nemica" venne pubblicato originariamente a puntate sulla rivista "Les Oeuvres libres" dell'editore Fayard nel 1928, con lo pseudonimo di Pierre Nérey Nérey che è l'anagramma di Irène - quasi a mascherare e a svelare insieme il profondo e sofferto contenuto autobiografico della narrazione.
Alla studentessa Bec serve un lavoretto per l'estate. Quando risponde all'annuncio di una coppia che cerca un aiuto per la moglie, affetta da sclerosi laterale amiotrofica, in realtà non sa ancora nulla né di cosa fare di sé stessa né di cosa comporti quella malattia. Kate è una trentacinquenne raffinata, con una bella casa e un bel marito, quando la sua vita perfetta è stata sconvolta dalla SLA. Bec invece è una ragazza confusa, ha una relazione senza futuro con un professore sposato e nessuna esperienza di assistenza ai malati. Eppure viene assunta per assistere Kate e, malgrado un esordio non esattamente brillante, piano piano riesce ad adeguarsi alla sua routine e a conquistarne la fiducia. Mentre il matrimonio di Kate con Evan, apparentemente perfetto, in realtà sta andando a rotoli, le due donne cominciano a fare affidamento l'una sull'altra e a costruire quello che diventa un legame non convenzionale, a volte conflittuale ma sempre ferocemente onesto.
Il 9 giugno 1942 Eugenio Corti partì volontario per la campagna di Russia, l'esperienza decisiva della sua vita, in cui maturò la risposta alla vocazione di scrittore. Le immagini che vide, le storie che incontrò e il gelido calvario della Ritirata, si verseranno poi nelle pagine dei suoi capolavori, "I più non ritornano" e la grande saga del "Cavallo rosso". Ora, grazie a queste preziose lettere, qui pubblicate per la prima volta, possiamo conoscere particolari inediti di quella tragica avventura e del cantiere remoto di un narratore assetato di verità e di bellezza.
Il 20 gennaio 1936 muore Giorgio V e gli succede suo figlio Edoardo VIII, il re più amato e ammirato di tutta la storia britannica. Qualche mese più tardi Edoardo si vede però costretto ad abdicare. Il governo, la Chiesa anglicana e la stessa famiglia reale non approvano la sua intenzione di contrarre matrimonio con Wallis Simpson, un'americana di umili origini e con due divorzi alle spalle. In tutto il paese la commozione è assoluta: per la prima volta nella storia, un sovrano rinuncia al trono per amore di una donna. Gli succede suo fratello Bertie, re Giorgio VI. Edoardo, privato di tutti i suoi titoli, deve abbandonare l'Inghilterra, e quattro mesi dopo sposa Wallis Simpson in Francia. Il giorno delle nozze riceve una lettera da suo fratello con la quale Bertie gli comunica di aver proibito che Wallis riceva il trattamento di altezza reale, che pure le spetterebbe dopo il matrimonio. Edoardo non gli perdonerà mai quest'umiliazione.
È un romanzo breve sulla vita della moglie di Ottaviano Augusto, madre di Tiberio, nonna di Claudio, bisnonna di Caligola, trisavola di Nerone, anima della dinastia dei Cesari, signora di Roma per 67 anni: dal matrimonio con Ottaviano Augusto, nel 38 a. C., fino alla morte, avvenuta nel 29 d. C. Il libro si compone di 12 capitoli che rappresentano altrettanti "quadri" della vita di Livia. Il testo è costruito con continui richiami - espliciti e non agli autori della Roma augustea. Tutti i riferimenti a fatti e persone hanno agganci storici, seppur romanzati, e si può trovare per ciascuno di essi almeno una fonte. Nella finzione del racconto viene evocato un antico codice latino degli inizi del III secolo d. C., il cui testo (che avrebbe anche utilizzato Machiavelli come fonte per il suo Principe) sarebbe stato scritto per confutare la descrizione negativa che di Livia danno Tacito e altre fonti dell'epoca di Tiberio, interessate a denigrare Livia.
"Mettilo agli atti, Italo. In una notte di maggio, alle ore una e dieci, al vicequestore Rocco Schiavone piomba addosso una rottura di decimo grado!". Gli agenti del commissariato di Aosta, che stanno imparando a convivere con la scorza spinosa che ricopre il suo cuore ferito, scherzano con la classifica delle rotture del loro capo, in cima alla quale c'è sempre il caso su cui sta indagando. Ma Rocco è prostrato per davvero. Una donna è morta al posto suo, la fidanzata di un amico di Roma, "seccata" da qualcuno che voleva colpire lui. E quando esce dalla depressione si butta sulle tracce di quell'assassino tra Roma ed Aosta, scavando dolorosamente nel proprio passato, alla ricerca del motivo della vendetta, un viaggio nel tempo che è come una ferita che si apre su una piaga che non ha ancora smesso di sanguinare. Però le rotture sono solo cominciate: un altro cadavere archiviato all'inizio come infarto. Un altro viaggio che si inoltra stavolta nel presente dorato della città degli insospettabili. In questo quarto romanzo, prosegue la serie dei polizieschi scabri, realistici e immersi nell'amara ironia di Rocco Schiavone. Ma in realtà, attraverso le diverse avventure di un poliziotto politicamente scorretto, si svolge un unico racconto. Il racconto della vita di un uomo che si scontra con la impunita e pervasiva corruzione del privilegio sociale, nel disincanto assoluto dell'Italia d'oggi.
Mori Ogai fu un grande scrittore e saggista giapponese e svolse un ruolo di primo piano nel rinnovamento culturale del Paese alla fine del XIX secolo. Introdusse in Giappone alcuni dei più importanti autori europei, da Goethe a Rilke e Ibsen. "Come Se", racconto presentato in questa edizione, narra la travagliata indagine del protagonista Hidemaru alla ricerca del significato della vita. Un significato sfuggente in cui individuo, storia e mito s'intrecciano con il profondo senso del dovere, che permea la cultura giapponese e la vita del protagonista, alter ego dello stesso Mori Ogai. Uno scritto di grande modernità, che trova il suo fulcro nel tema dell'individualismo. La dolorosa lacerazione tra singolo e società è infatti il tema centrale di tutta la riflessione di Ogai, nonché la chiave con cui accedere al suo modo di scrivere, che sotto le metafore e le espressioni poetiche, nasconde un profondo realismo critico.
Romanzo ambientato nel tempo attuale. Alla protagonista, una giovane donna, si presenta in modo visibile l'angelo custode che, con incontri e dialoghi periodici e perfino sms inviati sul cellulare, la guida ad una piena ripresa di coscienza dell'amore che Dio ha verso di lei.
Nina è una signora che custodisce il tesoro della memoria di un secolo di vita della città di Genova: una storia segnata dalla caducità di tutte le cose umane, dall'alternanza di momenti di gioia irripetibile e di profondo dolore, dal conflitto tra una vita improntata ai valori cristiani e, tutto intorno, il grigiore di un regime di politicanti oppressori della Chiesa e delle identità locali e tradizionali. Tutto ciò senza però mai scendere a compromessi con il male e senza perdere la speranza (sostenuta da una fede senza incertezze) in un mondo nel quale sarà asciugata ogni lacrima.
L'estate in cui Ann Bennett rischia la vita inizia con un volo di farfalle: sono quelle che la ragazza sente nel cuore durante la sua ultima gara di nuoto. Lei ha solo quindici anni, è una campionessa e ha una famiglia fantastica e indistruttibile che la appoggia incondizionatamente. Però quel giorno le farfalle la costringono a fermarsi e per Ann e i suoi la vita cambia del tutto. L'anno dopo, in attesa di un cuore nuovo per la figlia, i Bennett partono per una vacanza che li metterà in gioco davanti alle difficoltà, e finirà per essere la stagione più magica della loro storia. Sarà l'estate del primo grande amore, la stagione delle separazioni e delle riconciliazioni, delle amicizie e delle scoperte. Prima di tutte, quella dei diari della nonna, che contengono un tesoro inaspettato, il gioco segreto che, un giorno dopo l'altro, riporterà serenità e gioia nella sua famiglia. "Una farfalla nel cuore" è la storia di una ragazza che deve affrontare troppo presto un evento troppo grande, eppure lo fa con la leggerezza dei suoi anni, bevendo fino in fondo la vita, l'amore, il calore di una famiglia capace di ricomporsi intorno a lei, come un abbraccio. Felice.

