
L'ambiente è quello descritto così bene da Louise Erdrich ne "La casa tonda" e nei suoi romanzi precedenti: le riserve indiane degli stati settentrionali americani, quelli al confine con il Canada, in questo caso il North Dakota. Qui il romanzo si apre, all'inizio del Novecento, con la breve descrizione di una strage. Qualcuno ha sterminato una famiglia, lasciando viva, aggrappata alle sbarre del lettino, solo una bambina. Questo delitto, mai risolto nel corso degli anni, sarà soltanto la prima di una lunga serie di vicende, drammatiche e comiche in giusta proporzione, che ci verranno raccontate di volta in volta da Evelina Harp, controfigura dell'autrice tra infanzia e adolescenza; da suo nonno, il vecchissimo Mooshum, grande affabulatore di aneddoti e "tall stories" nella tradizione pellerossa; e dal giudice Antone Bazil Coutts, un sanguemisto che dopo aver diretto per anni un cimitero occupa lo scranno di magistrato delegato a dirimere piccole controversie secondo le leggi tribali in vigore.
Falyn ha fatto una scelta difficile rinunciando a una vita di privilegi. Il lavoro come cameriera al Bucksaw Cafè è diventato tutto per lei. Non c'è spazio per altro. Soprattutto per l'amore. Perché Falyn nasconde nel cuore un segreto che l'ha portata lontano dalla sua famiglia e a chiudersi in sé stessa. Fino al giorno in cui non incrocia due occhi speciali come quelli di Taylor Maddox. Due occhi che, lo sa bene, possono portare solo guai. Lo tiene a distanza, eppure Taylor non demorde e la invita a cena. Un rifiuto non è una risposta che un Maddox può contemplare, quando è convinto di aver trovato la donna della sua vita. Ed è lì, seduta a quel tavolo, che Falyn sente incrinarsi la corazza dietro la quale si è trincerata per non rischiare più...
Il soprannome che gli hanno dato, Dubbio, parla da solo. Una certezza, però, ce l'ha persino lui: dai carabinieri è meglio stare alla larga. Perché di "mestiere" il Dubbio fa il contrabbandiere e campa traghettando stecche di sigarette dalla Svizzera, magari di notte, con una barchetta a motore. E proprio stanotte, col fianco della barchetta, ha urtato il cadavere di una donna. L'ha tirato a riva e, senza dimenticare di far sparire il carico illegale, è andato a chiamare un suo cliente fidato, il medico di Bellano, proprio per evitare i carabinieri. Ma quando torna alla riva, il cadavere non c'è più. Eppure l'ha visto bene, non può esserselo inventato, anche se qualche bicchiere l'ha bevuto, su al crotto del Buco dell'Orso, prima della traversata. In ogni caso, il punto ora è questo: che fare?
Juan Belmonte, ex guerrigliero cileno che ha combattuto contro il regime di Pinochet, da anni ha deposto le armi e vive tranquillo in una casa sul mare, assistendo la sua compagna, che non si è mai ripresa dalle torture subite dopo il colpo di stato. Belmonte è un uomo stanco, disilluso, restio a scendere in campo. Ma il passato torna a bussare alla sua porta. Solo lui può impedire che bande di mercenari dell'Est europeo liberino dal carcere Misha Krasnov, ultimo discendente di una famiglia di cosacchi riparati in Cile dopo la Seconda guerra mondiale, ed ex ufficiale dell'esercito cileno al servizio di Pinochet. Belmonte infatti è un grande esperto di guerra sotterranea e, soprattutto, ha un ottimo motivo per volere che Krasnov sconti il giusto ergastolo: un motivo strettamente personale...
La terza «sublimis cantica» - come il suo autore, con profonda consapevolezza e bellezza, la definì - contiene in sé qualcosa di unico, che la rende diversa da ogni altra composizione della letteratura. Essa appare nuova anche rispetto alle prime due parti del poema, già così rivoluzionarie nell'invenzione e nel linguaggio. Perché la poesia del Paradiso non racconta vicende di uomini, non descrive paesaggi. Essa si sostanzia di cose che non si vedono e che, soltanto, per fede, si sperano. E tuttavia anche e soprattutto qui il genio di Dante riesce a esprimersi con versi di grande potenza, che si imprimono per sempre nella mente del lettore con immagini di straordinaria forza suggestiva.
Il secondo regno dantesco, «dove l'umano spirito si purga / e di salire al ciel diventa degno», è, dei tre, quello che porta nella sua struttura, sia fisica sia morale, la maggiore novità d'invenzione: si potrebbe addirittura dire che è un mondo, nel suo aspetto e nel suo spirito, soltanto dantesco. Circola per tutto il «Purgatorio» un'atmosfera difficilmente definibile, come di raccolto incanto, che avvolge il lettore fin dall'inizio e l'accompagna alle soglie del Paradiso: cogliere lo spirito di quella delicatissima aura che tutto avvolge è la via per intendere il «Purgatorio» dantesco nella profonda bellezza che lo distingue.
Il romanzo racconta la vita di una protagonista del Novecento, Dacia Maraini. E lo fa grazie a una voce che mette a nudo le emozioni, svelando l'unicità nascosta in ogni esistenza. La cronaca si fa storia vera e immaginario collettivo, raccontando un viaggio in cui l'eccezionalità è stata la norma: una famiglia che ha rotto ogni schema, la scrittura, e poi Moravia, Pasolini, il femminismo...
New York. Reduce da un caso in cui ha rischiato la vita, l’avvocato Elisabeth Scorsese accetta di difendere Jonathan Brimley, fondatore di un prestigioso studio di consulenza finanziaria, in una causa contro il governo degli Stati Uniti. Ma il suo cliente muore nel carcere in cui è rinchiuso in attesa di processo: il killer è una donna che sta sfidando i sistemi di sicurezza e le polizie di mezzo mondo. Chi l’ha assoldata e perché? Quando le vittime si moltiplicano, anche il distretto del capitano Hoffman comincia a indagare ma senza il contributo di Peter Makarov, il suo detective migliore, sospeso per un errore del passato. In poco tempo prende vita una trama oscura in cui finanza, politica e servizi segreti sono impegnati in una guerra spietata per il controllo di una nuova risorsa che rivoluzionerà il futuro dell’economia. Ben presto, Elisabeth si rende conto di essere finita in una trappola in cui un’élite senza volto manovra il destino del mondo fin dagli albori della civiltà attraverso la conoscenza. Dalle indagini emergono altre inquietanti verità: sua madre Caterina, una spia data per morta da anni, è viva e sembra avere a che fare con gli eventi che stanno minacciando la sua incolumità…Codice Scriba è un viaggio nelle profondità del potere occulto, dove i confini tra criminalità ed economia si fanno più labili e il bene e il male sono ugualmente pericolosi, in un susseguirsi di colpi di scena che terranno il lettore inchiodato dalla prima all’ultima pagina.
Fabio non si è mai mosso dalla città in cui è nato, ha un figlio lontano e un lavoro che non è diverso da molti altri. Max è tornato da chissà dove e chissà perché. Non ha niente e nessuno. Eppure, per i due che si rincontrano dopo quasi trent’anni, è come non essersi mai lasciati: le corse notturne in bicicletta, la musica, il vino. I cani, quelli salvati e quelli salvatori. Le promesse. E le risate, appoggiati al banco del solito bar. Certe amicizie rinascono come niente, ma si portano dietro anche quello che si voleva dimenticare: gli strascichi di una partenza improvvisa e dolorosa, il senso di colpa per una brutta storia, un perdono mancato. Tra un amore che nasce e un altro che certo non muore, l’attesa di una diagnosi incerta è il momento perfetto per capire cosa si è preso il tempo. E cosa ha dato. “Perché mi hai lasciato solo per tutti questi anni? Eravamo i migliori. I migliori di noi. Tra fratelli figli unici, non si fa.”Un romanzo folgorante sull’amicizia e sull’amore, sul tempo che ci scivola addosso, sulle cose che lasciamo andare, e su quello che abbiamo salvato.
Il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia, oltre 140 milioni di copie vendute. "Il Piccolo Principe" è un bestseller eterno che ha attraversato decenni e confini, entrando nella vita di milioni di bambini e adulti. La storia di un piccolo uomo senza età venuto dallo spazio, un principe che dalle stelle giunge sulla Terra come per magia. Partito dall'asteroide B 612, in cui viveva in compagnia di tre vulcani e una piccola rosa vanitosa, durante il suo viaggio il piccolo principe conoscerà pianeti diversi e adulti molto strani, dal vecchio re senza sudditi al geografo che non sa com'è fatto il suo mondo, e poi, giunto sulla Terra nel deserto del Sahara, si confida con un pilota, un serpente, un giardino di rose, una volpe. Alla pura ricerca della verità sull'amore. Una favola sul significato dell'amicizia e sul senso autentico della felicità, scritta con parole che risuonano come una musica senza tempo, in grado di rivelare con onestà e candore i valori più intimi dell'esistenza. Età di lettura: da 8 anni.
A 45 anni, nel pieno della sua maturità artistica e professionale, Charles Dickens è profondamente insoddisfatto: della famiglia, del lavoro, della propria immagine. Nasce così, contro il parere di tutti, il progetto di reinventarsi come "lettore" delle proprie opere e di portare in scena, in stupefacenti one man shows, alcune pièces tratte dalla sua produzione narrativa: i Readings appunto, o copioni, che qui presentiamo nella prima traduzione italiana. Fu un successo travolgente. Per poco più di dieci anni, prima in tutto il Regno Unito e poi negli Stati Uniti, Dickens compie tournées entusiasmanti, che riempiono le sale di migliaia di spettatori ipnotizzati davanti ai quali egli "recita" il mondo variegato e ricchissimo della sua narrativa, riportando in vita - condensati, riadattati e reinterpretati - i momenti, le scene e i personaggi più amati, da lui e dal suo pubblico. Da grande attore qual era, trasporta nella voce tutta la ricchezza inesauribile del proprio linguaggio, dalle sfrenatezze del comico alle melodrammatiche intensità del patetico, alle oscure pulsioni del tragico, in spettacoli di indimenticabile intensità emotiva di cui rimangono attonite e appassionate testimonianze. Niente, naturalmente, potrà restituire l'incanto di quei momenti; ma questi "copioni", che conservano tutte le tracce del parlato e del processo di drammatizzazione, mostrano intatto l'affascinante percorso di un autore maturo che ritorna su se stesso accogliendo e negando, scegliendo e spostando trame, personaggi e temi di tutta la sua lunga vita creativa. Rivisitazioni trepidanti e anche per lui sconvolgenti che lo sfiniscono, ma che pure continua a mettere in scena, fino all'ultimo tour, pochi mesi prima della morte.
Seppur non manchino spettri e stregate visioni, non è il soprannaturale di per sé il segno forte di questi racconti di Dickens, ma piuttosto il mistero: mistero di passioni devastanti e maniacali ossessioni, oscuri ed enigmatici presagi di un destino incombente o torturanti memorie di un passato lontano. E ancora, mistero di parole che tornano implacabili a scandire i tempi della vita e i percorsi del racconto, mistero di sguardi e gesti indecifrabili - coprirsi gli occhi con un braccio, seguire compulsivamente con la mano le fibre di una stuoia -, di strani anomali personaggi e di ambigue storie in cui si sfuma il confine tra realtà e allucinazione, ragione e follia, vita e morte. Storie tanto più inquietanti quanto più calate in quel contesto, e linguaggio, “realistico”, di cui Dickens è maestro insuperabile, che puntualmente viene smantellato nelle sue labili, illusorie certezze. Alla forza immaginativa di questo contrasto contribuisce il particolare genere di molti dei testi qui presentati, che sono brevi narrazioni in sé compiute inserite nei romanzi (Il Circolo Pickwick, La piccola Dorrit, Un racconto di due città), con la funzione di spezzare il flusso del reale e, quasi inavvertitamente, passare il testimone da personaggi realistici, comici o convenzionali, a cupe, spettrali figure della trasgressione: pazzi, assassini, padri maledetti e crudeli, spose dementi e disperate. Unico racconto autonomo a tutti gli effetti è lo splendido Linea secondaria nr. 1. Il casellante, da molti considerato il più bello di Dickens: il tetro buco nero della galleria ferroviaria sul quale balugina a tratti una tetra luce rossa a segnalare un pericolo sconosciuto e palpabile, fantasmatico e reale, può ben essere assunto a immagine-simbolo dello spazio in cui si muovono questi racconti, e in cui vertiginosamente si confondono le nostre luci e le nostre ombre.