
Giovanni Bovara, nato in Sicilia, ma trasferitosi a soli tre mesi d'età a Genova, viene mandato nell'isola come ispettore ai mulini, dopo che i due che l'hanno preceduto sono morti ammazzati. A Vigàta rimane invischiato nei potentati locali, dal prete ai politici, agli uomini d'onore a infidi azzeccagarbugli che gli mandano messaggi in codice che Bovara, integerrimo funzionario, non può capire. Va dritto per la sua strada, che è quella della legge, e ragiona in dialetto genovese, ma è proprio questo che gli impedisce di cogliere la rete che lo va stritolando...
"Sì, ora ve lo dico, ma promettetemi che andrete avanti a leggere. Non fate scherzi. L'ho saputo da poco pure io, me l'ha detto mia mamma, perché è capitato, ma com'è andata lo leggerete più avanti. Dopo ha voluto parlarmi la psicologa e anche la dottoressa che mi conosce da quando sono nato (è parecchio seria la dottoressa ma anche parecchio simpatica e gentile). Mi chiamo Giovanni, ho dodici anni (quasi tredici) e sono nato con l'Hiv. Non lo sa nessuno, a scuola, alla polisportiva, all'oratorio, ma ho un gruppo di amici che lo sanno eccome e mi hanno istruito come in una piccola confraternita (sì, Star Wars l'ho visto tutto). Poi c'è mia mamma (mi vergogno un po' a dirlo ma sono sincero: amo mia mamma! wow, l'ho detto), mio papà che gli voglio bene anche se è impossibile batterlo a Fifa con la Play-Station (accidenti!), mia zia supercreativa e un po' scombinata (adesso si offende, lo so!) che mi porta a teatro e allo yoga della risata. Ho un desiderio e mi hanno detto che questo libro potrebbe aiutarmi a realizzarlo: vorrei parlare della mia malattia perché il silenzio mi fa sentire un po' solo (e a me la solitudine proprio non piace) e perché può aiutare anche chi non ce l'ha a non prendersela (questo me l'ha detto la dottoressa, eh). Allora buona lettura, Giovanni."
Otto racconti che esplorano la natura umana e i rapporti sociali.
Se nasci in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che, anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi, qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore, il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il risarcimento. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate. Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e ti lascia solo. Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l'incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l'Iran, la Turchia e la Grecia. Un'odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l'ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età. Questa è la sua storia.
Martin e Asa Horn cenano al ristorante. Lui è un noto editore, lei una psicologa. Al rientro nella loro casa in un sobborgo bene di Stoccolma, Magda, la loro bambina, è scomparsa. La polizia crede che i genitori nascondano qualcosa, e a Martin e Asa non rimane che esplorare ossessivamente ogni singolo indizio tentando di risolvere il mistero. Ma sono davvero angosciati come vogliono far credere? Nelle indagini sono coinvolti anche Tom, collega di Martin, e la sua fidanzata Katja. Quattro voci inaffidabili che seducono il lettore, ognuna con la sua versione dei fatti, trascinandolo in un labirinto di ammissioni di colpa e indizi, dando vita a mille false piste, fino alla fulminante rivelazione finale.
Un padre, Jachin-Boaz, che disegna mappe preziose per tutte le esigenze. Un figlio, Boaz-Jachin, che vuole una mappa con almeno una zona vuota, ed è proprio la mappa che il padre non può dargli. Un leone, in un mondo dove tutti i leoni sono ormai scomparsi. Con questi tre elementi Russell Hoban ha costruito un romanzo - una favola? una parabola? un'allegoria? - che ha ricordato ai critici le grandi opere di Tolkien e di C.S. Lewis.
Iniziato con ogni probabilità nel 1306-07, l'Inferno è la prima delle tre cantiche che compongono la Commedia dantesca. In questi trentaquattro canti il poeta racconta l'inizio del suo viaggio ultraterreno, a partire dallo smarrimento nella "selva oscura", dove incontra il poeta latino Virgilio che sarà sua guida, giù giù per i diversi gironi, fino all'orrenda visione di Lucifero e quindi alla faticosa risalita "a riveder le stelle". Un itinerario nell'animo umano lungo il quale Dante incontra decine di indimenticabili personaggi, alle cui tristi vicende egli sa guardare con fermo giudizio ma anche con una suprema pietas che è forse il maggior segno del suo profondo atteggiamento di estrema modernità.
La storia nota di un curato di campagna pauroso e vile che, minacciato dai bravi, si rifiuta di sposare due giovani, è il capolavoro della letteratura italiana dell'Ottocento. Manzoni trova la forma e la lingua perfette solo alla terza edizione, a cui aggiunge Storia della colonna infame: ideale conclusione del romanzo, racconta il processo contro due presunti untori, ulteriore esempio di oppressione dei potenti nei confronti degli umili. I promessi sposi sono, in questo senso, affresco e sintesi della società italiana di ogni tempo: la prepotenza di don Rodrigo, l'ingenuità di Renzo, l'innocenza di Lucia, il coraggio di padre Cristoforo... Ma soprattutto la vigliaccheria di don Abbondio, un brav'uomo che fa quel che deve; ma a fare di piú, se c'è da mettersi in mezzo, proprio non ci sta. Studiati, parodiati, usati come modello, I promessi sposi raccontano un'Italia che non è cambiata mai.
IV secolo d.C. Il vecchio ordine non esiste più, e nell'impero in declino tutto ormai sta cambiando. Il centurione Aurelio Casto è stato richiamato dalle fredde terre del Nord dell'Impero, ma anche al di qua del muro di Adriano la vita di un soldato non è semplice. Ben presto, Casto si ritroverà invischiato in una cospirazione contro l'imperatore Costantino, mirata a togliergli per sempre il trono. Ma neanche quando la cospirazione, grazie a Casto, viene sventata, e il centurione promosso nell'elite delle guardie del corpo dell'imperatore, l'Impero sarà al sicuro. Perché come Casto scoprirà presto, a volte la corte e i suoi intrighi possono essere più pericolosi del campo di battaglia, e dietro lo splendore e l'opulenza si nascondono i peggiori nemici. Quelli che non esitano a tradire. Il secondo capitolo della trilogia sugli ultimi anni dell'Impero romano.
Edoardo Rubessi è un genetista di fama mondiale, un probabile premio Nobel. Quando, dopo trentacinque anni trascorsi negli Stati Uniti, torna nella sua Torino, tutti lo accolgono come colui che ha il potere di cambiare il destino dei bambini malati: tutti tranne il vecchio. Il vecchio è un uomo venuto dal passato, da quegli anni di piombo che Edoardo credeva di aver lasciato dietro la porta chiusa di una vita precedente. Ma basta una minuscola fenditura nel legno di quella porta perché il dolore e i misteri imprigionati per decenni escano in un soffio violento che investe Edoardo, e che fa vacillare la fiducia che sua moglie, Susan, ha sempre avuto in lui. E sarebbe bello poter liquidare il vecchio con una battuta, dire che è solo un mitomane, ma Susan non ci casca: il vecchio ha lo sguardo di chi sa farsi ubbidire, lo sguardo di un Lagerkommandant, e Susan quel lager domestico, quell'orrore alle porte di casa dovrà esplorarlo mattone per mattone prima di scoprire chi è veramente suo marito. Dopo "Le colpe dei padri", Perissinotto torna a proporci un nuovo viaggio tra le rovine del nostro passato recente, a farci esplorare le memorie rimosse: perché i lager non si sono chiusi nel 1945 e il crudele gioco di vittime e torturatori è continuato a lungo, troppo a lungo.
John Henry Newman è stato uno dei maggiori saggisti, polemisti, pensatori e poeti della grande stagione romantica vittoriana inglese. I suoi numerosi scritti, permeati da una finissima sensibilità, da tensione etica e religiosa ineguagliabile e soprattutto da una totale sincerità e trasparenza, non seguono mai una sterile ricerca di stile ma rispondono sempre a precise, e spesso sofferte, «chiamate». Tutto ciò è presente in modo emblematico in questo «romanzo d'anima», che accoglie, come uno specchio dalle molte facce, un vasto scenario insieme interiore e storico: la società, le idee e la cultura della prima metà del xix secolo sono viste dall'angolatura specifica della vita universitaria di Oxford, che l'autore ben conosceva. Nella figura principale di Charles Reding si concentrano le tensioni spirituali di quel mondo, che via via si allentano, sciogliendosi infine al fuoco vivo di una instancabile ricerca di sincerità e verità, premiata dalla conquista di certezze ultime, di pace, di gioia. Le vicende umane del protagonista si intrecciano così con la biografia di Newman stesso, sottoponendosi a un superiore principio di verità che ne permea l'intera Opera.
Africa, cinquemila anni fa: è l'alba di un nuovo impero. L'Egitto si avvia a diventare il faro della civiltà dell'epoca, attraverso uno sfarzo costruttivo senza precedenti e una cultura ammantata di leggendaria magnificenza. Ma ogni impero ha i suoi lati oscuri... Africa, oggi: l'Egitto è un paese in difficoltà sociali ed economiche. Ma c'è chi non si arrende a un destino ingiusto. Un misterioso ma potentissimo uomo d'affari ha tutta l'intenzione di riportare il suo paese ai fasti di un tempo. E ha a sua disposizione due eccezionali scoperte: la prima è una ricca falda acquifera sotto il Sahara, di cui cercherà di impossessarsi. Ma è la seconda a essere la vera minaccia per l'equilibrio mondiale. La leggenda narra della Nebbia Nera, una sostanza estratta da una pianta rarissima che cresce solo nella Città dei Morti. E pare che sia in grado di rubare la vita ai vivi per ridarla ai morti... Nelle mani di un folle, la Nebbia Nera è un'arma potentissima, e soltanto Kurt Austin, Joe Zavala e la NUMA possono impedire una nuova apocalisse. Ma l'unico modo per farlo è affrontare la leggenda più oscura e potente di tutte: quella di Osiride, il signore dell'inferno egizio...