
Ne "La colomba pugnalata", Pietro Citati accetta una sfida temibile: avvicinarsi al mistero che fu Marcel Proust. Con la sensibilità e gli strumenti del narratore, con il rigore del saggista, egli ci rivela il paradosso di quest'uomo tutto dolcezza e passività che cela dentro di sé un grandioso architetto, un sublime legislatore, un pensatore metafisico capace di costruire una delle ultime cattedrali d'Occidente.
In un passaggio apparentemente marginale del racconto che da il titolo a questa raccolta disegnata dall'autore, la protagonista offre al suo professore di matematica, passato a trovarla, un bicchier d'acqua. Poi, mentre lo guarda bere, la ragazza è colpita dalla cosa più semplice, l'assoluta naturalezza del gesto, che l'uomo compie "come se in vita sua non avesse fatto altro che venire in cucina da me a bere acqua". È un tocco inconfondibile, che unisce in una riga tutta l'atmosfera di cui abbiamo bisogno e tutto l'intreccio che possiamo desiderare. Ma è anche di più. È la conferma che qualsiasi storia, anche minima, racconti - si tratti di un ragazzo che smette di parlare in casa, mentre intrattiene una fitta corrispondenza con i carcerati; di un adolescente che, alla morte del suo cane, si convince che nelle formule dell'algebra si annidi il segreto della felicità; o di una coppia gay in visita presso una nonna eccentrica e molto amata -, Cameron sembra appunto non avere mai fatto altro che scrivere storie. E come nei suoi romanzi ci offre, con la sua voce fresca e generosa, storie di giovinezza, inquietudini e nostalgia, di amori e famiglie e vita quotidiana.
Eckermann, sebbene avesse solo trent'uno anni quando incontrò il poeta settantaquatrenne, si dedicò totalmente a lui e gli stette vicino durante gli ultimi nove anni di vita. Nelle pagine di queste conversazioni sfilano i personaggi più illustri dell'epoca, ma anche chi ebbe un ruolo importante nella vita intima e famigliare del grande scrittore tedesco: Napoleone e Schiller, Byron e Voltaire, un amore di gioventù e la presenza della famiglia negli ultimi anni di vita; ma anche Carlyle, Delacroix, Hegel, Molière, Mozart, Manzoni. E poi, i suoi pensieri sull'arte, l'architettura, l'astronomia, la Bibbia, la letteratura cinese, i sogni, l'etica, la libertà, l'immaginazione, l'immortalità, l'amore, la natura, e molto altro ancora: ogni cosa trova spazio in questo volume. Così definito dallo stesso Eckermann: "Non solo penso che le conversazioni contengano molte delucidazioni e inestimabili insegnamenti per la vita, l'arte e la scienza, ma ritengo anche che questi schizzi dal vero contribuiranno a completare soprattutto l'immagine che ci siamo fatti di Goethe leggendo le sue opere così multiformi".
Metà di un sole giallo racconta un drammatico periodo della storia contemporanea africana: la lotta del Biafra per raggiungere l'indipendenza dalla Nigeria, con la conseguente guerra civile che costò la vita a più di un milione di persone. Con empatia e naturalezza Chimamanda Ngozi Adichie narra la vita di alcuni personaggi toccati dalle terribili vicende della guerra: il giovane Ugwu, domestico nella casa di Odenigbo, un professore universitario animato da un sacro fervore per il suo Paese e per la causa dell'anticolonialismo; Olanna, la bellissima moglie del professore, che per amor suo ha abbandonato la ricca famiglia di Lagos e si è trasferita nella polverosa città universitaria di Nsukka; Richard, uno scrittore inglese che è innamorato della sorella gemella di Olanna, Kainene, una donna misteriosa che non vuole impegnarsi con nessuno. Mentre le truppe nigeriane avanzano, i protagonisti del romanzo devono difendere ciò in cui credono e riaffermare gli affetti che li tengono uniti.
Il protagonista di questo romanzo si aggira tra le macerie di un mondo in rovina, devastato da una violenta pulizia etnica. Una lunga cicatrice gli attraversa il petto, e una memoria difettosa gli impedisce di mettere ordine nei suoi ricordi. Intorno a lui una realtà slittata, dove non esistono cellulari, l'uomo non ha mai camminato sulla luna e l'Africa è diventata un deserto radioattivo. Immerso nel silenzio della neve sorge Vajont: un paese nuovo, cotruito per accogliere gli sfollati della diga, e diventato negli anni ricettacolo di gente senza casa, di diseredati. Le giornate del protagonista sembrano ripetersi tutte uguali fino a quando un pomeriggio sulla corriera che lo porta all'ospedale, alla fermata di Vajont sale una giovane ragazza. È l'inizio di un amore impossibile e allo stesso tempo il momento della verità.
Tornano i personaggi di "Tre uomini paradossali" e "Scirocco" in un romanzo che mette in scena la civiltà della televisione trash e del sensazionalismo, della retorica culturale e dei salotti letterari: razzista, ipocrita, senza scrupoli, soggiogata a denaro e potere. Un delitto orrendo si consuma in un piccolo borgo di montagna, un luogo qualunque dell'Italia di oggi. Un luogo amorale, corrotto, pervertito dalla ricchezza: un micro-mondo nel quale sembra riflettersi l'intero Paese. Il parroco attribuisce la colpa dell'assassinio al diavolo, che si annida nelle condotte di tutti gli abitanti del borgo. Sul muro della chiesa una terribile accusa. E una serie di minacciose lettere anonime sono spedite alle persone più influenti. Andrea Vannini, in montagna per curare la sua asma, forse il minore tra i mali che il G8 di Genova gli ha lasciato, si troverà a scoprire gli scheletri negli armadi di tutto il borgo, tra cocaina, Epo, eventi culturali che si trasformano in scambi sessuali, segreti sussurrati e losche complicità. A partire dall'infanticidio di una bambina spaccata in due con una accetta, si intuisce una catena delittuosa senza fine, che porta davvero lontano. De Michele ricalca linguaggi e gesti di tipi e situazioni sociali, con una mimesi tanto precisa da demistificarli. E E il ritratto dell'Italia che si compone, cupo e dolente, risulta alla fine illuminato da una nerissima, comica, stralunata luce.
Non è un saggio. Non è un libro di filosofia. Non è solo uno squassante romanzo comico. "Storia della libertà di pensiero" è queste tre cose insieme, è un excursus in due millenni di storia. Paolo Villaggio amalgama brillantemente verve comica, graffiante irriverenza e grottesca determinazione per dar vita a un match senza esclusione di colpi tra storia e ironia, filosofia e comicità. Nei capitoli di "Storia della libertà di pensiero" Paolo Villaggio si diverte a ricostruire biografie (anche molto immaginarie), fatti esemplari, frasi famose, e tutto ciò che i libri di scuola non ci hanno raccontato.
Tania Velmans, storica dell’arte di fama internazionale specializzata nell’arte e nella civiltà di Bisanzio, è autrice di numerose opere sulle icone. In questo volume abbandona i panni della ricercatrice accademica per lanciarsi in un’opera narrativa che descrive il mondo delle icone attraverso le vicende di una immaginaria missione archeologica destinata a catalogare il patrimonio iconico mondiale. In questo modo, le emozioni, la bellezza dei paesaggi, gli incontri e le vicende umane si intrecciano con la teologia, la simbologia e la geografia delle icone, offrendo al lettore una sorta di viaggio sentimentale attraverso le reminiscenze artistiche e storiche dell’impero bizantino.
Tania Velmans, originaria della Bulgaria, è una storica dell’arte di fama mondiale. Specialista della storia e della cultura bizantina, insegna a Parigi, in Giappone e negli Stati Uniti. Per la San Paolo, ha scritto la voce Arte Bizantina per il Dizionario di Iconografia e arte cristiana.
Cina, XVII secolo. Peonia ha quasi sedici anni e come tutte le ragazze della sua età è già stata promessa in sposa dalla famiglia a un uomo di cui lei ignora tutto, persine il nome. Per il suo sedicesimo compleanno il padre uomo illuminato, per il suo tempo, che desidera per la figlia una formazione culturale completa, al di là delle condizioni di segregazione in cui essa vive - le regala una rappresentazione teatrale di un classico della letteratura cinese di epoca Ming: Il padiglione delle peonie, nella cui trama sembra rispecchiarsi il destino della ragazza. L'opera infatti racconta di una fanciulla che si lascia morire per amore pur di non accettare un matrimonio combinato. Proprio la sera della rappresentazione, Peonia incrocia lo sguardo di un giovane di cui si innamora a prima vista, riuscendo poi a incontrarlo fortunosamente altre tre volte. Ma il suo destino è segnato: dovrà sposare l'uomo che la famiglia ha scelto per lei. E anche Peonia, come la sua eroina, sceglie di lasciarsi morire per amore... E dopo la morte, dal mondo dell'aldilà, la voce di Peonia continua a raccontarci le vicende del mondo dei vivi, ricordandoci la voce narrante di un romanzo molto amato come Amabili resti di Alice Sebold.
In un'importante mostra d'arte di Milano compaiono sei quadri neri di sconosciuta provenienza. Un errore? Uno scherzo? O forse la chiave di un nefasto mistero? Un art detective e una cerchia di esperti e professionisti del settore, fatalmente attratti dall'enigma, scoprono che le tele imbrattate nascondono non solo antichi dipinti, ma anche l'inquietante capacità di resistere al fuoco e agli agenti naturali, risalendo alla leggenda di quadri che in passato portarono alla rovina chi volle distruggerli. Testi d'epoca, diari e carteggi resuscitano una fantasmagorica galleria di artisti, cortigiane, fanatici visionari, nobili diabolici, trasformando l'indagine in un vorticoso e imprevedibile viaggio a ritroso nel tempo, attraverso calcoli alchemici ed echi simbolici, lotte sanguinarie, macchinazioni perverse, società occulte ed estasi dionisiache, sulle tracce degli arcani segreti della Cromantica, l'arte magica che sta all'origine dei dipinti. La visione diviene morboso delirio, l'arte trasmuta in prezioso artificio e il gioco allucinatorio si traduce in una sinistra cospirazione che incombe sul presente.
Otto storie che ci portano da Cambridge e Seattle fino all'India e alla Thailandia, entrando nelle esistenze di sorelle, fratelli, padri, madri, nipoti e figli, amici e amanti. Come spesso accade nei racconti della scrittrice indiana, anche in queste pagine la situazione di partenza viene spesso rovesciata da un colpo di scena, uno scatto che cambia la prospettiva. I temi che ricorrono in queste pagine sono quelli a lei cari: la difficoltà dell'integrazione anche per gli immigrati di seconda generazione, il senso di estraniamento, di non appartenenza, il trauma del passaggio, di quello che si è lasciato indietro e di quelio che ancora non si è completamente fatto proprio.

