
La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto. "Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L'uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa." Il testo del romanzo è qui ripubblicato insieme alla trama di immagini che, per certi aspetti, lo reinventano.
"Il mio cuore sedizioso" raccoglie vent'anni dell'opera di Arundhati Roy, un lungo periodo in cui la scrittrice ha scelto l'inchiesta, il saggio politico, la testimonianza personale, il resoconto narrativo, come mezzi per condurre le sue battaglie per la giustizia, i diritti e la libertà in un contesto che diventava sempre più ostile. Nell'insieme, il volume traccia una parabola che comincia dalla vittoria del Booker Prize con "Il dio delle piccole cose" per finire con l'ultimo romanzo, "Il ministero della suprema felicità": un percorso di vita e di scrittura nel segno della compassione, della solidarietà e del coraggio. Incisiva e diretta, la voce dell'autrice si è sempre levata in difesa della collettività, dei popoli e delle loro terre, a dispetto della logica distruttiva delle potenti corporazioni finanziarie, sociali, religiose, militari e politiche. In costante dialogo con i temi e le ambientazioni dei suoi romanzi, dei quali hanno il fascino e la ricchezza espressiva, questi scritti documentano il viaggio di Arundhati Roy in India e nel mondo, a partire da "La fine delle illusioni", che apre la raccolta, per arrivare a "Il mio cuore sedizioso", che la conclude.
Romanzo biografico su santa Elisabetta d'Ungheria, donna affascinante sia nei suoi aspetti freschi e gioiosi, sia nei suoi lati più bui e sofferti. La sua santità è la faticosa ricerca di equilibrio tra forze contrastanti, impersonate dalle sue guide spirituali: da una parte la letizia e l'entusiasmo dei francescani; dall'altra il cupo rigore e il gelido fanatismo di Corrado di Marburgo incapace di apprezzare la squisita bellezza del fiore che coltiva. La protagonista e i personaggi principali sono pennellati con vigore, così come il contesto storico: la potenza crescente dei langravi di Turingia e Sassonia, l'ascesa dei Cavalieri Teutonici, gli inizi del francescanesimo, la crociata e l'imperatore Federico II.
Scrivere una biografia di Dante è una sfida che molti hanno già affrontato. Mentre i documenti d'archivio relativi alla sua vita sono pochi e spesso di difficile interpretazione, la sua produzione letteraria contiene così tante informazioni di carattere personale che si potrebbe essere tentati di leggerla come un'autobiografia. Sarebbe tuttavia fuori luogo farlo. In un'originale inchiesta a quattro mani, in cui documenti e opere sono esaminati distintamente ma posti in costante dialogo, Elisa Brilli e Giuliano Milani ricostruiscono l'itinerario di un uomo che ha assistito ai grandi sconvolgimenti del suo tempo, attraversando contesti politici e culturali diversi ma interconnessi (comunale, signorile, imperiale), e insieme quello di un autore che ha tentato a più riprese di dare un senso alla sua vita attraverso la scrittura, inventando nuove forme di racconto di sé dai contenuti sempre mutevoli.
Jakub Frank è un giovane ebreo di origini oscure che da un villaggio polacco parte alla volta di un mondo che vuole cambiare. Il mondo sta già cambiando, in verità: siamo alla metà del Settecento e nuove idee sconcertanti e attraenti guadagnano terreno tra salotti e accademie. Jakub invece lavora con la gente, tra la gente: viaggia per l'Impero ottomano e quello asburgico, seduce con la parola e la persona, si offre, anima e corpo, come nuovo messia, sfolgorante di verità, eccentrico, irresistibile. I suoi seguaci farebbero - e alla fine faranno - qualunque cosa per lui: cambiano nome, casa, religione, identità. E lui da capo naturale diventa un tiranno sottile, suadente e imperioso, manipolatore. Creerà la sua corte e diventerà amico dell'Imperatrice, conoscerà la gloria, la prigionia, il lusso, la malattia, l'esaltazione, lo sconforto, senza mai negarsi niente, senza mai fare un passo indietro, trascinando con sé e con la sua famiglia il popolo di innocenti e reietti, fedeli e opportunisti che si è scelto e che spinto da ragioni diverse resta con lui fino alla fine. La parabola di un uomo eccezionale - Jakub Frank è veramente esistito - disegnata con minuzia contro uno scenario mobile, una commedia-tragedia corale in cui gli individui hanno tutti il loro momento alla ribalta. In quest'opera straordinaria, frutto di anni di studi, scavi e scoperte, Olga Tokarczuk rivisita i temi che da sempre le sono cari - i vagabondaggi, i confini e il loro senso, la storia grande e le storie piccole - con l'immaginazione, gli scarti sorprendenti e la capacità di indagine dell'animo umano che sono i suoi tratti di grande scrittrice. Un romanzo epico in cui smarrirsi e ritrovarsi, un viaggio nel tempo e fuori dal tempo, come quello di Yente, la vecchia che incontriamo nelle prime pagine e che aleggia - letteralmente - su tutta la storia, testimoniando ogni cosa dal luogo di presenza assente in cui si trova. Come lei, anche noi lettori siamo investiti del potere di vedere tutto, ascoltare tutti. E vorremmo che questo omaggio immenso al valore della parola e del racconto non avesse fine.
Edizione di pregio de "Le avventure di Pinocchio" contenente le 90 tavole, in bianco e nero, realizzate da Jacovitti per la prima edizione del 1945. Il testo è normato sull'edizione critica e comprende due saggi di Pietro Gibellini e Dino Aloi.
Il volume ha l'ambizione di andare oltre la restituzione del corredo iconografico indicato - o almeno approvato - dall'autrice in vita, implementato e arricchito di una didascalizzazione che oltre le specifiche archeologiche renda ragione dell'ispirazione e dei ragionamenti della scrittrice a partire dai documenti e dalle testimonianze dell'antichità ma anche in colloquio con i contemporanei, prima fra tutte la traduttrice e amica Lidia Storoni Mazzolani, attraverso nuove riflessioni sul loro epistolario. Una sezione dell'opera sarà dedicata inoltre all'"invenzione di una vita", alla "passione" italiana della Yourcenar rivelata dai suoi numerosi viaggi e dalle affinità elettive con alcuni amici italiani ed evocata da una documentazione talora inedita (oggetti personali, fotografie, lettere ecc.) mentre saranno approfondite anche la genesi letteraria e la fortuna editoriale del romanzo fino alle più recenti trasposizioni teatrali. Arricchito da contributi scritti ad hoc dai più autorevoli membri della Sociéte Internationale d'Études Yourcenariennes.
Gli esordi dei detective di casa Sellerio: il primo caso sulla strada di Petra Delicado e il suo incontro con Garzón, Massimo e i vecchietti del BarLume tra pettegolezzi e briscole in cinque, il tormentato vicequestore Rocco Schiavone e la sua prima indagine sulla neve.
A partire dal secolo XIII si moltiplicano in tutta Europa narrazioni che accusano gli ebrei dei crimini più efferati contro la cristianità: crocifissioni di innocenti, assassini, cannibalismo rituale. Fra queste chimere, e in concomitanza con la crescente importanza attribuita al sacramento eucaristico culminante con l'istituzione della festività del Corpus Domini, compare e si diffonde rapidamente quella di furto e sacrilegio ai danni dell'ostia consacrata. Un evento miracoloso fa sì che, scoperti, i colpevoli siano puniti con la tortura e il rogo. Di tale fantasia persecutoria compaiono più tardi alcune trasposizioni sceniche: nell'Inghilterra centro-orientale della seconda metà del secolo XV, l'anonimo "miracle play" in volgare medioinglese "La conversione di Ser Jonathas Giudeo" - noto anche come "The Play of the Sacrament" - si distingue dalle analoghe rappresentazioni teatrali francese e italiana, oltre che per la presenza di un intermezzo farsesco, per un tono meno marcatamente virulento nei confronti degli ebrei e perché restituisce alla vicenda, in luogo della conclusione sanguinaria, quella edificante della conversione che caratterizzava le più antiche cronache e narrazioni.
Seguendo il filo offerto dalle straordinarie miniature dei manoscritti più antichi e lasciando in primo piano il ritmo narrativo degli eventi, Pasquini racconta la Commedia al pubblico non accademico, senza presupporre particolari conoscenze né rinviare a letture erudite o bibliografie accessorie. Grazie al risalto dato agli aspetti più concreti e stimolanti dell'opera, gli incontri con i personaggi e le atmosfere del poema invogliano di canto in canto ad attingere direttamente dal testo originale le emozioni e le conoscenze di cui il capolavoro dantesco si rivela, ancora e di nuovo, fonte inesauribile.
Quando J.R.R. Tolkien scrisse Lo Hobbit, era già un abile disegnatore dilettante e creò le illustrazioni per il suo libro mentre questo era ancora un manoscritto. La prima edizione dello Hobbit riportava dieci immagini in bianco e nero, due mappe, dorso e sovraccoperta disegnati dal suo autore. In seguito, Tolkien dipinse anche cinque scene per le tavole a colori che sono alcuni dei suoi migliori lavori. Le sue illustrazioni per Lo Hobbit aggiungono un'ulteriore dimensione a questo libro straordinario e hanno a lungo influenzato il modo in cui i lettori hanno immaginato Bilbo Baggins e il suo mondo. Per celebrare il 75° anniversario della pubblicazione dello Hobbit, l'intero patrimonio di immagini creato dall'autore per la sua storia è stato raccolto in "L'arte dello Hobbit di J.R.R. Tolkien". Oltre alle relative illustrazioni, sono qui presentati più di cento bozzetti, disegni, dipinti, mappe e piantine, lavori definitivi ma anche versioni preliminari e alternative. Alcune di queste immagini sono inedite, altre vengono pubblicate a colori per la prima volta. Recenti scansioni digitali provenienti dalle Bodleian Libraries di Oxford e dalla Marquette University del Wisconsin permettono di osservare le immagini dello Hobbit di Tolkien con una qualità mai vista prima. "L'arte dello Hobbit di J.R.R. Tolkien" è stato scritto e curato da Wayne G. Hammond e Christina Seuil, due tra i maggiori studiosi di Tolkien, autori di diversi volumi sul suo lavoro di scrittore e artista.
"Se vi piacciono i viaggi fuori del confortevole e accogliente mondo occidentale, oltre il Confine delle Terre Selvagge, per poi tornare a casa, e pensate di poter provare un certo interesse per un umile eroe, ecco la storia di questo viaggio e di questo viaggiatore. Il periodo è il tempo antico fra l'Età Fatata e il dominio degli Uomini, quando la famosa foresta di Bosco Atro esisteva ancora e le montagne erano piene di pericoli. Nel percorso verrete a imparare molte cose (come è capitato a lui) su Uomini Neri, Orchi, Nani ed Elfi e potrete dare uno sguardo alla storia e alla politica di un'epoca trascurata ma molto importante. Infatti il signor Bilbo Baggins andò in visita a vari personaggi di rilievo; ebbe una conversazione con il drago Smog; fu presente alla Battaglia dei Cinque Eserciti. Tutto ciò è tanto più singolare in quanto egli era uno Hobbit. Finora gli Hobbit sono stati trascurati nella storia e nella leggenda, forse perché - in genere - preferivano le comodità alle emozioni. Questo resoconto, fondato sui ricordi di un anno elettrizzante nella vita solitamente tranquilla del signor Baggins, vi darà un'idea abbastanza chiara di questo rispettabile popolo che adesso (a quanto si dice) sta diventando piuttosto raro. Non amano il rumore." (J.R.R. Tolkien)