
"Parigi, 1906. Un uomo decide di impegnarsi in un'impresa folle: la ricerca del "tempo perduto". Il risultato non sarà una seconda vita ma un libro, in sette volumi, intitolato appunto "alla ricerca del tempo perduto". Marcel Proust si congeda anzitempo dalla vita per riabbracciarla tutta intera in un grandioso romanzo. Una tattica suicida, direte voi. Sì, gli scrittori sono un club di suicidi, ma la vita è quella scemenza in cui tutto il mondo perduto della giovinezza, a volte, può riemergere d'un tratto nel sapore di un biscottino inzuppato nel tè. E allora, un romanzo, solo un grande romanzo può raddrizzare questo "perpetuo errore che è esattamente la via"." (Antonio Scurati)
Un'antologia ragionata e commentata dei sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli, in cui il poeta affronta, servendosi dell'artificio del dialetto romanesco, il tema della religione, presentandoci una "verità sfacciata", implacabile e attuale. Il cristianesimo è così attraversato dagli occhi di un pensatore credente, ma perplesso e dubbioso, che si muove sul crinale della blasfemia, portavoce di una critica feroce mascherata da umorismo e turpiloquio. Una riscrittura del sacro che sale "dal basso" rivelando il mistero profondo e agghiacciante della vita spirituale degli uomini. La denuncia della Chiesa come apparato di potere, la rabbia nei confronti del tradimento dell'imperativo della charitas cristiana, la necessità di recuperare la fede come consolazione grazie alla voce popolare, alle pratiche genuine del sentimento religioso esenti dall'ipocrisia della dottrina strumentalizzata. Come spiega il curatore Marcello Teodonio, "Belli credeva e basta", e ciò, allontanandolo dalle conclusioni atee e materialiste di Leopardi, lo proietta nel dramma tragicomico della vita e della morte.
Un cofanetto di 3 volumi su Don Camillo
El pensamiento teológico de Hildegarda de Bingen culmina en el Libro de las obras divinas, una obra que nos ayuda a situarla en el contexto de los filósofos y teólogos del siglo XII preocupados por un acercamiento a la naturaleza y la historia.
Hildegarda de Bingen desarrolla un tratado cosmológico con la topografía de la salvación y la condenación, las edades del mundo y la discusión sobre la creación del mundo y el final de los tiempos, además de la intervención en la Historia de dos grandes manifestaciones divinas, Sapientia y Caritas, fuerzas amorosas que han creado y sostienen el mundo.
El Libro de las obras divinas es un ascenso espiritual que hace de la experiencia interior un "envío", un mensaje que debe ser entregado a otros.
Istanbul è una malinconia condivisa. Un gioco di specchi. Un labirinto di strade osservate dalla finestra in una sera d'inverno. Istanbul è un sogno dentro un sogno popolato di viaggiatori, poeti, mercanti, gatti, pittori, venditori ambulanti. Istanbul è Orhan Pamuk, che negli anni ne è diventato il cantore più amato e conosciuto. "Istanbul" è un libro, ora arricchito da più di duecento nuove fotografie, che Pamuk ha scritto per raccontare i luoghi in cui è nato e vissuto: un «autoritratto in forma di città» che possiede la bellezza irresistibile delle lettere d'amore.
Chi non ricorda lo stupore e l’incanto dei risvegli dell’infanzia, quando cadeva la neve? Ma anche da adulti continuiamo a rivivere quella magia, ogni volta che la bianca signora dell’inverno fa la sua comparsa. Di là dalla fiaba natalizia moderna, la neve si è trasformata nei secoli, così che il «crudo verno» degli antichi non è più associato al freddo, alla paura e alla fame, ma, oggi, al tempo libero e allo sport. La neve ha prestato il suo candore alle donne cantate dai poeti; ha sollecitato la sensibilità degli artisti, da Brueghel, con i suoi pattinatori sui canali gelati, ai vellutati paesaggi degli impressionisti, alle raffinate stampe giapponesi; al cinema è un infallibile dispositivo classico del thriller; in molti romanzi e racconti una presenza chiave: si pensi a Zanna Bianca, alla Montagna magica, alla Regina delle nevi, o a Frankenstein, in cui una abnorme creatura si aggira sul pack polare e sui ghiacciai del Monte Bianco. La ritroviamo nella ricerca scientifica, nelle imprese degli esploratori polari, nelle guerre (da Annibale a Napoleone, fino alla nostra «guerra bianca»), nella diffusione degli sci, nella nascita dell’alpinismo e del turismo di montagna. Una storia emozionante, che si nutre della stessa esperienza dell’autore e che comincia con un microscopico fiocco esagonale per giungere alle sfide metafisiche che le vette più famose lanciano agli scalatori degli 8.000 himalayani.
Fëdor Dostoevskij (1821-1881), considerato in Italia il più grande scrittore russo, in Russia è invece ritenuto un vero e proprio filosofo. In questa ottica, "I fratelli Karamazov" viene pubblicato con testo russo a fronte nella collana "Il Pensiero Occidentale": si tratta di un grandioso affresco sulle domande fondamentali dell'esistenza umana: Dio esiste? E se esiste come è conciliabile con il male assoluto, con la sofferenza dei bambini? Le pagine del romanzo narrano le torbide vicende della famiglia Karamazov, in cui padre e figlio si contendono la stessa donna, mentre gli altri tre fratelli, un mistico, un dialettico e un bastardo epilettico, discettano su temi etici e religiosi, per piombare infine nella catastrofe.
In un'elegante confezione, due straordinari bestseller internazionali, ora arricchiti da un corredo fotografico esclusivo.
Un unico, prezioso cofanetto per racchiudere i grandi successi di Khaled Hosseini in edizione speciale illustrata e rilegata.
Dopo gli studi universitari a Padova, Tommaseo si fa luce come intellettuale che alla formazione umanistica unisce una viva sensibilità romantica. Nelle sue peregrinazioni dovute a motivi politici e a un'inquieta ansia vitale, matura l'idea di una nuova arte che unisca il sublime di Dante e Omero alla letteratura del popolo. Escono cosi nel 1841-42 i "Canti popolari toscani, corsi, illirici, greci", accompagnati da queste "Scintille", libro creativo e critico, ricco di prose d'arte e di riflessione, di poesie dello stesso Tommaseo e dei suoi corrispondenti. L'opera è plurilingue: italiano, francese, greco, latino, slavo si alternano alle traduzioni dell'autore. Nelle "Scintille" si individua dunque un'idea plurale di nazioni e culture, un discorso rivolto a individui e collettività dell'Italia e della Franda, del mondo slavo del Sud e della Grecia. In questo progetto la letteratura ha un suo ruolo: è espressione di un io che esce dal proprio chiuso, narcisistico isolamento, per trasmettere un messaggio di amore.
Il taccuino nepalese di Jacopo Fasolo è ben di più che un semplice libriccino per appunti di viaggio: il suo viaggio è non solo scoperta di luoghi e di civiltà ma anche irrinunciabile e insopprimibile esigenza di fermare per un attimo le proprie emozioni e di cercare di trasmetterle a se stesso e agli altri. Ogni pagina di questo libro sembra una lotta tra testo e iconografia: a volte il primo lambisce, invade o si sovrappone alle immagini disegnate e dipinte, altre volte sono le immagini che spingono il testo fuori dal suo spazio; non ci sono margini, né contorni salvati in alto e in basso, né respiro grafico. Le pagine del taccuino di Jacopo Fasolo sono così dense in quanto intrise propriamente di nostalgia, incapaci di trattenerla tutta; si sfogliano ma si ripassano, non si arriva mai alla fine, c'è sempre un motivo per riprendere una pagina precedente, che attrae per la sua bellezza originale. Le pagine del taccuino e gli splendidi disegni si integrano a vicenda, col risultato che la scrittura si unisce alle immagini quasi fondendosi con esse.
Sono trascorsi 500 anni da quando il veneziano Aldo Manuzio pubblicò questo sfuggente romanzo, ritenuto il più bel libro della storia della stampa, ma l'opera mantiene intatto il suo fosco fascino. E non cessa di suscitare stupore, interrogativi e acri polemiche. Risolta la questione dell'autore, che Giovanni Pozzi ha identificato in un Francesco Colonna frate indocile e libertino, resta il mistero del linguaggio che fa del "Polifilo" uno spericolato e intrepido esperimento senza passato e senza futuro. Ma che cosa narra? Una storia d'amore. Polifilo ritrova in sogno l'amata Polia superando una serie di prove iniziatiche: un viaggio dell'anima, intrapreso in lotta con Amore per raggiungere la vera Sapienza.