
Cosa faresti se la tua bambina avesse paura di andare a scuola? Cosa le diresti per convincerla a farsi coraggio? Per la sua nipotina Ada, Teresa inventa un gioco: ogni volta che una cosa bella sembra finire, bisogna aguzzare le orecchie e prestare attenzione ai rumori. Solo così si possono riconoscere quelli delle cose che iniziano. Alcuni sono semplici e hanno dentro una magia speciale: un'orchestra che accorda gli strumenti, il vento in primavera, il tintinnio delle tazze riempite di caffè ... Ma nella vita non sempre sappiamo riconoscere le cose belle. Quando perdiamo fiducia in noi stessi, quando qualcuno ci tradisce, o ci dice addio, sembra che nulla possa davvero iniziare. Ada ci pensa spesso, ora che nonna Teresa è ammalata. Nei corridoi dell'ospedale la paura di restare sola è così forte da toglierle il respiro, ma bastano due persone per ricordarle che si può ancora sorridere: Giulia, un'infermiera tutta d'un pezzo, e Matteo, che le regala margherite e la sorprende con una passione imprevista. Perché è proprio quando il mondo sembra voltarti le spalle che devi ascoltarne i rumori, e farti trovare pronta. Guardati intorno, allunga la strada, sbaglia a cuor leggero e ridi più spesso che puoi. Ogni volta che qualcosa finisce, da qualche parte ce n'è un'altra che inizia.
Il romanzo, ambientato nella società ionica a partire dall’inizio degli anni sessanta, affronta l’impatto con la grande industria, nel momento in cui si insedia il IV Centro Siderurgico alle porte della città di Taranto.
Sono anni di grandi prospettive per l’intero territorio che va oltre i confini della sola provincia. Cambia l’assetto territoriale, il paesaggio, la società; una mentalità nuova si afferma progressivamente. Si pensa che stia per verificarsi una svolta decisiva, dal punto di vista economico, in particolare per la famiglia. L’Autore ripercorre le fasi più significative delle trasformazioni di quel periodo, inserendo una storia fantasiosa, ma verosimile, che ha come protagonista un personaggio che vive il passaggio dalla civiltà rurale alla civiltà industriale, con le luci e le ombre, in modo strettamente personale. Egli, infatti, non assiste semplicemente al trapasso della società da un modo di essere ad un altro, ma diventa lui stesso il soggetto delle trasformazioni a livello psicologico, culturale, sociale.
Jesper Orre, capo di una grande catena di abbigliamento, è il classico uomo dei sogni: torbido, affascinante, di classe. Emma Bohman, commessa in uno dei negozi del marchio, è innamorata di lui. La sua relazione con il ricco manager, però, si interrompe presto, ed Emma comincia anche a sentirsi minacciata. Pochi giorni prima di Natale, nell'elegante villa di Orre viene ritrovato il cadavere senza nome di una ragazza; del padrone di casa non c'è traccia. Dove è finito? Ma soprattutto, chi è la vittima? Del caso si occupano l'agente Peter Lindgren e la psicologa criminale Hanne Lagerlind-Schön; i due, che hanno già lavorato insieme, non avevano nessuna voglia di incontrarsi di nuovo.
Gli ultimi mesi erano stati un vero schifo per Nic Morgan. Sua moglie Lucy, la donna di cui si era innamorato a prima vista in un giorno di pioggia, era morta in un incidente d'auto a soli ventotto anni. E, quel che era peggio, non era sola; alla guida, infatti, c'era il suo amante e Nic aveva saputo di quella maledetta tresca solo quando non c'era più nulla da fare. Per non parlare poi del lavoro: da quando era rimasto solo, concentrarsi gli era quasi impossibile e quelle due iene che miravano da tempo al suo posto di vicepresidente di un'importante multinazionale petrolifera ne avevano approfittato mettendolo in cattiva luce con il capo. Di un uomo annebbiato dal dolore non ci si può fidare, perciò Nic viene mandato via da San Francisco e spedito nel Corno d'Africa. La situazione che si trova di fronte è bollente, inglesi da una parte, francesi dall'altra e Islam dovunque. I paesi confinanti che tramano per far diventare la zona una polveriera. I guerriglieri che trucidano i nemici indiscriminatamente. Ma quella è anche una terra incontaminata, piena di ricchezze naturali di cui, però, la popolazione non può disporre in alcun modo. Così Nic, grazie ai consigli di Thomas, un collega del posto, e di Theresa, dirigente di una società che fa ricerche geotermiche, comprende che in quel luogo può spegnere la rabbia che lo sta consumando: con dei progetti di cooperazione internazionale si può riportare l'acqua a coloro a cui appartiene di diritto, un modo per sentirsi di nuovo utile.
Sono passati due anni da quando suo marito l'ha lasciata per un'altra e ancora Bianca ne soffre. Poi incontra Walter e se ne innamora. Ovvero: di male in peggio, perché Walter è esattamente il tipo che qualsiasi donna con un minimo di cervello fuggirebbe come la peste. Vive in barca, è allergico ai legami e in fila per due non si faceva mettere neppure all'asilo. Bianca invece lo vorrebbe tutto per sé, sogna di fare il nido. Lei è un avvocato d'affari di grido, ha studiato in collegio, con la divisa, e ha lavorato duro per arrivare in alto, ma solo accanto a lui si sente libera, viva, come mai le era accaduto. È pronta a lasciare ogni cosa per l'illusione di un amore? A mettere in gioco tutta se stessa e la sua vita per un'intuizione del cuore?
Liz e Harper sono gemelle ma, a parte il rosso fiammeggiante dei capelli, non hanno mai avuto niente in comune. Oggi, a 36 anni, Harper è una pittrice, abituata alla fama e alla ricchezza, due figli e un divorzio alle spalle. Liz vive a Longwood Falls: un lavoro da bibliotecaria, tranquille serate con poche amiche, una casa fredda e silenziosa. La tragica morte della piccola Doe, la figlia di Harper, strappa Liz dalla sua routine e la porta a Stone Point dove l'attende un incontro da sempre sognato. Ma l'amore, sentimento che sovverte tutte le regole, non sempre è facile da accettare e la strada che porta alla felicità talvolta può essere tortuosa.
Salvatore Cassarano, un giovane contadino pugliese, quasi analfabeta, per circostanze sentimentali impreviste scopre quanto sia importante saper leggere e scrivere. Questa scoperta lo conduce in una frenetica e sofferta ricerca della cultura. Ma proprio a causa di questa ricerca scopre che esiste un altro mondo: quello della fede. Le varie vicissitudini lo portano a Roma, dove vive un'esperienza profondamente cristiana e contemplativa con i monaci benedettini: Salvatore diventa in breve uno studente esemplare e anche un monaco del monastero di San Paolo fuori le mura in Roma con il nome di don Ildebrando. Ma giunto al "culmine" della sua maturità culturale e di fede, in lui si riaffaccia il "vecchio" Salvatore. Le pagine del romanzo ci conducono così dentro una sofferta lotta interiore che riporterà Salvatore/Ildebrando verso la sua terra di Puglia, nei pressi del "ponte sul Rio Morto", là dove erano iniziati i suoi sogni e dove adesso desidera che si concludano...
Per narrare la parabola terrena di Gesù di Nazareth, così come non era mai stata raccontata, Robert Graves dispiega il retaggio di una vita dedicata allo studio delle Scritture, del mito in ogni sua più remota e raffinata espressione, nonché della storia dell'ebraismo e del cristianesimo delle origini. E lo fa attingendo tanto alle fonti canoniche quanto ai testi apocrifi, in un costante dialogo con i grandi pensatori della filosofia greca. L'esito è un romanzo audace, in bilico tra storia e finzione, che rivela un volto inedito e assai umano di Gesù. La voce narrante è quella di Agabo il Decapolitano, un funzionario romano della fine del I secolo d.C, che ripercorre la nascita, la giovinezza, la morte e la resurrezione di un personaggio straordinariamente carismatico. Quello che ne esce è il ritratto di Gesù non come essere divino, ma come uomo non privo di difetti, piegato dal suo stesso destino, in una rielaborazione che è una miscela di ricerca, storia e immaginazione.
Il VI secolo non fu un periodo di pace, per l'impero romano. Nel corso dell'esteso regno dell'imperatore Giustiniano, durato dal 527 al 565, i fronti di lotta furono particolarmente estesi. Oltre alle insidie nella stessa Costantinopoli che minavano la stabilità del trono, Giustiniano dovette fronteggiare le controversie religiose e gli attacchi dei pagani, per non parlare dell'impegno diplomatico profuso nel nascondere gli scandali sollevati da Teodora, sua moglie, nota per le avventure fedifraghe. Impegnato in guerra contro la Persia, Giustiniano concentrò le proprie ambizioni sui territori occidentali contro vandali, goti e visigoti. Fu così che i suoi nemici impararono a rispettare e a temere il nome di un uomo tanto abile in battaglia quanto leale nei confronti di chi lo aveva chiamato a difendere il destino dell'impero: Belisario, il più grande generale di Giustiniano. Forte della sua vasta conoscenza storica, Robert Graves tratteggia un affresco vivido di un'era alle soglie di un declino inevitabile e al tempo stesso splendida.
Per riavere il trono che gli è stato usurpato, Giasone raccoglie una sfida a tutta prima impossibile: raggiungere la Colchide per recuperare il Vello d'Oro. A far vela con lui a bordo della nave Argo sono i grandi eroi dell'antica Grecia, tra i quali Ercole, Orfeo, i gemelli Castore e Polluce, l'indovino Linceo e la vergine Atalanta. Protetti dalla Dea Bianca, ma costantemente in lotta contro una natura avversa, mostri, dei ostili e le ancora più insidiose trappole di seducenti eroine, gli Argonauti affrontano un'impresa che rischia a ogni passo di tramutarsi in tragedia. Una spedizione leggendaria che Robert Graves ha il pregio di narrare come un'avventura estrema, appassionante e audace, nella quale i protagonisti emergono nella loro più autentica umanità, calati in un immaginario che prende vita tra le pagine e che, oggi più che mai, si rivela incredibilmente attuale.
Meno di cento chilometri in linea d'aria separavano le colline del Kent dalle Fiandre, e i corni della caccia alla volpe avevano un suono sinistro, contro il rombo dei bombardamenti a tappeto intorno a Ypres, o sulla Somme. Durante un attacco dell'artiglieria tedesca, il 20 luglio 1916, Robert Graves fu ferito così gravemente da comparire, in un primo momento, sulla lista dei caduti con onore, beninteso che il "Times" pubblicava ogni giorno. In realtà Graves tornò su un treno ospedale alla stazione di Wimbledon, e qualche tempo dopo si riprese dalle ferite, per quanto atroci: ma la notte sentiva esplodere granate intorno al letto, scambiava i passanti per amici perduti al fronte, e se sentiva partire una macchina, o sbattere una porta, si gettava a terra. E così, a poco a poco, quei cento chilometri scarsi fra il tè del pomeriggio e i cadaveri lasciati a decomporsi nella terra di nessuno diventarono, per Graves come per gli altri scampati al massacro, un abisso capace di inghiottire per sempre, in un orrore senza nome, il mondo di ieri. Che nel 1929, prima di lasciare un'Inghilterra in cui non avrebbe potuto più vivere, Graves ricostruì per un'ultima volta in questo libro il più nitido, struggente e indimenticabile atto di commiato che le trincee d'Europa abbiano costretto un poeta a scrivere. Con una nota di Ottavio Fatica.
"Lo storico non ha il diritto di interrompere il racconto nel punto culminante di interesse. Avevo il dovere assoluto di proseguirlo, e di descrivere, per lo meno, ciò che il resto dell’esercito pensò di quell’atto prettamente anticostituzionale compiuto dalla Guardia di Palazzo; e ciò che ne pensò dal canto suo il Senato."
Claudio è un uomo affabile, un uomo mite, è uno studioso la cui vita cambia improvvisamente e inaspettatamente quando viene acclamato imperatore dai pretoriani. Circondato ma non travolto dagli intrighi di corte, dalle passioni, dai tradimenti che falcidiano sia la sua famiglia sia i suoi avversari, riuscendo quasi involontariamente a rimanere a margine delle lotte di potere, Claudio giunge a passo regolare e misurato verso l’apice del successo. Ma la sua vita, sino a ora e da ora in poi, non è una vita facile, non è neppure felice, né tantomento gloriosa: è la vita di un riformatore prudente, calunniato e temuto come tiranno capriccioso e sanguinario. Attorno a lui si muovono le ambizioni sfrenate delle "sue". donne, come Messalina, sua giovanissima e sfrenatamente ambiziosa moglie, o Agrippina, che, forse, fu responsabile della sua morte prematura.