
"La sposa ebrea" è il titolo dell'ultimo capolavoro di Rembrandt, che raffigura un uomo e una donna uniti da un audace gesto d'amore. Attorno a questo quadro ruota, tra il presente e il passato, il nuovo romanzo di Luigi Guarnieri. Parigi 1987: Leo Gualtieri, alla deriva, senza un soldo, incontra una ragazza, Rebecca Lopes da Costa, ebrea olandese di origine portoghese, che s'innamora di lui senza essere ricambiata. Rebecca studia da anni il dipinto di Rembrandt, convinta che la sposa sia una sua antenata, Abigail Lopes da Costa. Amsterdam 1665: sullo sfondo del quartiere ebraico si consuma l'impossibile amore fra Abigail, affetta da una sconosciuta malattia, e il suo medico, Ephraim Paradies, bandito dalla comunità per le sue idee eretiche.
Calabria, 1863. Sulle montagne remote della Sila, nello scenario mitico di una natura maestosa e selvaggia, lo squadrone di cavalleria guidato dal maggiore Albertis insegue una banda di ribelli capitanati da uno spietato guerrigliero contadino, Evangelista Boccadoro. L'intero sud è in fiamme, e gruppi di combattenti armati sono in rivolta contro l'esercito calato nel meridione dopo la spedizione dei Mille e la caduta dei Borboni per annettere le regioni dell'ex Regno delle due Sicilie a una nuova nazione: l'Italia. La prima guerra combattuta dallo stato italiano è un conflitto etnico scandito da atrocità e massacri, stupri, fucilazioni e migliaia di morti fra i banditi, i militari e la popolazione civile. E così anche il duello ossessivo e tragico fra il maggiore Albertis e Boccadoro semina una lunga scia di sangue in una terra arcaica, misteriosa e dilaniata da una povertà sconvolgente. E soprattutto, agli occhi dei soldati italiani, abitata da un popolo di barbari superstiziosi e primitivi che non vogliono sottomettersi alle leggi della civiltà.
Düsseldorf, settembre 1853. Uno sconosciuto musicista ventenne suona alla porta della casa sulla Bilkerstrasse in cui vivono, con i loro sei fi gli, il compositore Robert Schumann e sua moglie, la celebre pianista Clara Wieck. È un ragazzo vagabondo e silenzioso, biondo e angelico: il suo nome è Johannes Brahms, e fi n da quel primo incontro gli Schumann diventeranno il centro della sua vita, i primi sostenitori del suo talento e la sua vera famiglia.
Quarantatré anni dopo quel giorno decisivo nell’esistenza di tutti e tre, di ritorno da un angoscioso viaggio in treno che ha intrapreso per essere presente al funerale di Clara, rinchiuso nel suo studio di Vienna Johannes scrive una lunga lettera, l’ultima – quasi una confessione – alla sua carissima amica, così profondamente amata. E ripercorre le tappe di un rapporto unico, esclusivo, a volte ambiguo e persino crudele, divenuto ancora più singolare dopo la discesa nella follia e la misteriosa morte in manicomio di Robert. Riga dopo riga, trapelano tutte le verità non dette di un’affettuosa amicizia tormentata e indistruttibile, consumata nel nome della musica, all’ombra del ricordo di Robert e nel segno di una devozione reciproca così assoluta da costringere Clara nel ruolo di vedova inconsolabile e da spingere Johannes a rinunciare a tutto pur di restarle vicino. Illuminando in una prospettiva originale un sorprendente triangolo amoroso, e regalandoci così i ritratti di tre personaggi affascinanti e indimenticabili, Luigi Guarnieri racconta con sapienza e passione il mondo della grande musica romantica dell’Ottocento, e orchestra un’indagine finissima sui temi più segreti e profondi di tutte le nostre vite – la pazzia, la morte, la felicità, la famiglia, l’amicizia, l’amore.
Luigi Guarnieri (1962) è autore di cinque romanzi, tradotti nei principali paesi europei: L’atlante criminale. Vita scriteriata di Cesare Lombroso (2000), Tenebre sul Congo (2001), La doppia vita di Vermeer (2004), La sposa ebrea (2006), I sentieri del cielo (2008).
Che cosa succede quando cinque sedicenni incrociano la vita di un vecchio uomo cupo, burbero e solitario? Che reazioni susciterà l'incontro con il figlio deforme in carrozzina, malato dalla nascita? Storia di dolore e di rancore, di passione sepolta e di antico amore. Storia di eterne amicizie e giovani scoperte, di corse nei campi e raid in bicicletta. Carlo, il giovane protagonista, vive le vicende della storia, e può scegliere di illuminare con uno sguardo nuovo i fatti e gli incontri della sua avventura umana.
Don Camillo - con il suo rivale/amico Peppone - è uno dei personaggi più popolari della letteratura italiana del Novecento perché Guareschi ha saputo raccontare una storia vera, umana, fatta di generosità, di confronto duro ma anche corretto. Costituito da citazioni tratte da varie opere di Guareschi, questo volume offre quello che, secondo il curatore, potrebbe essere il breviario che don Camillo legge ogni giorno. Un breviario dove si parla di un po' di tutto: di sogni, di speranze, di Dio, di televisione, di morte, di vita, di libertà, di dignità.
Gli immortali racconti di Don Camillo vengono in nostro soccorso chiamandoci alla buona battaglia, per conservare la fede e salvare l’anima.
Giovannino Guareschi, che ha vissuto dolorosamente sulla propria pelle la Seconda Guerra Mondiale e la prigionia in un lager tedesco, la Grande Guerra del ’15-18 l’ha solo sentita raccontare, da bambino e da ragazzo, fino a che le illustrazioni della “Domenica del Corriere” non gli sono entrate nel sangue e nel cuore. La vera Grande Guerra in cui Guareschi ha militato è quella spirituale, per conservare la fede e salvare l’anima: alla stessa guerra siamo chiamati anche noi. Questo libro nasce da sette stagioni di programma radiofonico di un’emittente della Bassa Lombarda: nell’affrontare un po’ di storia e le attuali tristi cronache, Guareschi è venuto in soccorso con i suoi racconti che riposizionano la coscienza sulla linea giusta, con poche pennellate, facendo muovere i personaggi del Mondo Piccolo, dove Giovannino riesce a essere più profondo, più utile e soprattutto più leggibile di tanti teologi.
Il volume raccoglie un variegato e variopinto campionario di scritti di un decennio (1929-1938), i resoconti che il giovane cronista faceva degli avvenimenti, veri e verosimili della sua amata città e, anche, le storie inventate che tratteggiano profili indimenticabili di personaggi caratteristici. Il lettore potrà così scoprire la Parma dei caffè letterari frequentati dai giovanissimi Pierino Bianchi, Attilio Bertolucci, Cesare Zavattini, dai grafici e dai pittori Erberto Carboni, Atanasio Soldati, Carlo Mattioli. E soprattutto ritroverà nell'autore un attento critico letterario, curioso di ogni novità, grande consumatore di vocaboli stranieri stranieri e creatore di neologismi.
Una controstoria dell'Italia degli ultimi anni del boom tracciata da un bastian contrario e straordinariamente vicina allo spirito del nostro tempo.
Dopo la chiusura del suo «Candido», Giovannino Guareschi collaborò con «il Borghese», la rivista fondata da Leo Longanesi. Questo volume, introdotto da Alessandro Gnocchi, raccoglie per la prima volta gli articoli, le rubriche, le vignette pubblicati sul settimanale tra il 1963 e il 1964, oltre a quelli proposti ma non stampati e a brani tagliati e dunque inediti. Anche qui, Guareschi combatte con tutte le armi a sua disposizione (prima fra tutte l'ironia: della parola e del segno grafico) la sua eterna battaglia contro comunisti, democristiani, progressisti in generale (anche nella Chiesa) e conformisti. Il risultato è una controstoria dell'Italia degli ultimi anni del boom tracciata da un bastian contrario e straordinariamente vicina allo spirito del nostro tempo.
Il testo è un'autobiografia di Giovannino Guareschi.
Passano i mesi e gli anni, ma lo spirito battagliero, la forte polemica di Giovannino Guareschi non vengono meno. Così è anche nelle pagine di questo "Mondo Candido", che si riferiscono al periodo 1958-1960. Sono gli anni del tramonto dell'esperienza centrista degasperiana e delle forti avvisaglie di un orientamento a sinistra del partito di maggioranza relativa. La polemica guareschiana non prende di mira soltanto il mondo dei partiti, ma un più generale clima di abdicazione al senso di responsabilità personale, di dignità e di onestà che devono essere prima patrimonio del singolo, se vogliono, o devono, poi diventare patrimonio di un popolo, di una nazione. Guareschi si conferma critico del costume, coscienza che avverte al loro nascere fenomeni di crisi: dal pettegolezzo sempre più diffuso e diseducativo sui giornali, sui rotocalchi, all'invadenza della televisione, dall'abbandono dei valori umani a favore di un progresso scientifico che si allontana da quei valori medesimi, allo strapotere della partitocrazia, a scapito della centralità, della funzione, del Parlamento. È polemica sia scritta che disegnata, nel senso che questo "Mondo Candido 1958-1960" offre, come i precedenti, un campionario di vignette eloquente, ricco di umorismo, ma anche, in certi casi, di senso tragico degli eventi.
La giovane e avvenente Carlotta Wonder, della famiglia dei nobilissimi Madellis-Food-Foulard-Wonder, si trova dinanzi a un difficile problema: deve sposarsi nel giro di quarantotto ore, e con un uomo gradito allo zio Casimiro Wonder, altrimenti lo stesso zio Casimiro getterà tutta la nobilissima famiglia sul lastrico, lasciando la sua fortuna agli orfanelli. Posta di fronte a una così dura alternativa, la povera fanciulla ha ben chiaro il suo dovere: si sacrificherà per il bene della famiglia. Si dà da fare, ma il tempo è poco, e il difficile zio respinge tutti i suoi pretendenti. Alla fine Carlotta sarà costretta a sottoporre all'approvazione di zio Casimiro un giovane e aitante artigiano...