
There is nothing that man needs more than Divine Mercy. "Jesus I trust in you" is the magazine for people who believe that good conquers evil, that life is stronger than death and that God's love is more powerful than sin. Every article, every study, every page gives you the tools to understand and to know, to love and to receive love, to honour, celebrate and spread devotion to Divine Mercy… to know and learn about the issues at the soul of the Church and of its opinions in the modern world… to look with new eyes on your life, constantly enriched by the love of God… For this and much more, the magazine "Jesus I trust in You" is offered as a versatile and effective tool for information, study and meditation for individuals and as food for thought and stimulus for dialogue within groups and communities. Always new, fresh and updated, as only a magazine can be, "Jesus I trust in you" has acquired more and more credibility and affection among readers and has seen increasing numbers of enlightened writers who have lent their time and their talents to the service of the Divine Mercy. Help us to spread it, so that you too can be a part its environment, life and work, an apostle of Divine Mercy.
Protagonista della storia è il re di Soba, un centro dell'impero mandingo: Gighi Keita, il cui regno dura 120 anni e la cui terra viene conquistata e sottomessa dai "Nazareni" (i bianchi) francesi a inizio 900. I cantori delle imprese reali, i griot, celebrano la gloria di Gighi che ha impedito la conversione del suo popolo dalla religione musulmana al cristianesimo, anche se in realtà il re nulla può contro una dominazione che porta morte e distruzione tra gli africani. I francesi promettono a Gighi un treno che collegherà il suo regno al resto del mondo, ma per farlo lo obbligano a procurar loro manovalanza. Il popolo di Gighi muore così di stenti nella costruzione della ferrovia, e i francesi in più fanno giurare fedeltà alla loro bandiera e pretendono che gli africani si arruolino e combattano al loro fianco nella prima e poi nella seconda guerra mondiale contro gli Allamà, i tedeschi. Quando poi Pétain prenderà il potere e a Soba arriverà il nuovo governatore francese, Bernier, Gighi verrà deposto e sostituito dal figlio Bema, avuto dalla giovane Mussokorò (la favorita di cui in un flashback viene raccontata la storia). La ricca vicenda del romanzo, che narra di un'intera civiltà (con tanto di regni, cantori, tradizioni, miti, indovini) spazzata via dalla storia a opera del colonialismo, costituisce un autentico epos, scandito da metafore, termini africani, più voci narranti.
Viktor Zieman, quarantenne colto, poliglotta e un po' sciupafemmine, fa l'archivista: è specializzato nel ritrovamento di manoscritti perduti, falsificati, occultati. Il suo mestiere è salvaguardare la memoria, portare alla luce la verità. Improvvisamente, alla vigilia della sua partenza per la Fiera di Francoforte, riceve una telefonata: un'improbabile agenzia letteraria bulgara vuole vendergli i manoscritti del nonno, Semyon Zalusski, colui che nei primi sette giorni di maggio del 1945 ritrovò i tesori della pinacoteca di Dresda trafugati dai tedeschi, rischiando nell'impresa la sua stessa vita. Ora Viktor ha solo una settimana per recuperare i preziosi documenti legati alla storia della sua famiglia, una storia avvolta nel mistero. Ed ecco che ha inizio una rocambolesca avventura in cui passato e presente, suspense e comicità fluiscono senza sosta l'uno nell'altro in un vortice che coinvolge non solo il mondo dell'editoria, ma anche giornalisti, agenti del KGB e mafia russa.
Il mondo di Tue, un ragazzino di dodici anni, sta dentro una fattoria in fondo a una strada sterrata. Vive con i genitori e due fratelli, nel campo attorno alla casa ci sono otto cani, mucche e carcasse di animali. Sul soffitto sopra il suo letto c'è una stella fosforescente appiccicata con la gomma da masticare. Il padre sembra più affezionato ai suoi cani che al resto della famiglia. La madre gioca d'azzardo e parla poco, anche se ha una voce bellissima. I soldi scarseggiano, eppure con l'allevamento, la vendita di denti d'oro e il furto di cavi di rame riescono a sopravvivere. Basta spostarsi di poco da Copenaghen, dal cuore dell'Europa più ricca e confortevole, e tutto cambia. Nel panorama perfetto e opulento si insinua la malinconia e l'incuria, i bambini sono abbandonati a loro stessi, i loro parenti distratti e spossati, i lavori umili e faticosi. Eppure negli occhi di Tue, nel timbro del suo racconto, fiorisce l'innocenza, lo stupore, si fa strada una stralunata speranza, una tenacia che sfocia nella comicità. Anche quando niente va per il verso giusto, tra incomprensioni e incidenti, i continui richiami nell'ufficio della preside, nessun amico che sia davvero come lui. E l'esplosione di un sentimento che non si riesce a trattenere, la cui bellezza ha bisogno di parole e di un coraggio nuovi. Nessun altro posto dove andare è un esordio che ha avuto un inatteso e grandissimo successo. Forse perché è un romanzo duro e spietato ma di strampalato umorismo, o perché la sua oscurità è continuamente squarciata dalle emozioni inaspettate del protagonista, un adolescente nel pieno della ricerca di sé e del proprio posto nel mondo. Alla periferia del benessere le differenze sociali sono profonde ed è facile rimanere ingabbiati. Può farcela solo un ragazzo come Tue, ingegnoso e creativo, che cerca sempre di cavarsela e di trovare un equilibrio che sia tutto suo.
Capri, anni Trenta. Uno scrittore disilluso e scontento di sé arriva a Capri in un giorno di pioggia e si stabilisce in una piccola pensione, scelta a caso tra le molte dell'isola, gestita da una famiglia molto singolare, su cui aleggia un'aria di mistero e di fascino. Il padrone, un anziano signore con una moglie giovanissima, Annetta, è una sorta di filosofo che conosce "il senso segreto della vita" e che emana uno strano magnetismo al quale tutti gli ospiti della pensione soccombono. L'incontro dello scrittore con Annetta, che subito gli appare come la donna del destino, lo coinvolgerà nell'eterno gioco del cedere e del negare, della passione e delle sue chimere.
Da sempre Clare Moorhouse ama camminare nella folla di Parigi a primavera, fra i boulevard e gli stretti vicoli del quartiere latino. Tra gli sguardi frettolosi dei passanti, passi svelti e mani che si sfiorano per sbaglio, Clare riesce a essere se stessa completamente. Solo in mezzo a completi sconosciuti si sente al sicuro. Nessuno può riconoscerla, nessuno può scoprire il segreto che da anni custodisce nel cuore, nemmeno il vento e le foglie che le scompigliano l'accurato chignon. Ma oggi è un giorno speciale. Clare ha appena saputo di dover organizzare una cena importante per suo marito, un diplomatico in carriera. Forse è arrivato il momento di ottenere la tanto attesa promozione ad ambasciatore. E tutto dipende dalla cena che Clare ha solo dodici ore per rendere perfetta. Un compito che può svolgere solo lei, abituata a rendere ogni ricevimento impeccabile. Per lei non è mai stato un problema, eppure oggi, mentre sceglie le primule da mettere nel centrotavola o corre nel Marais ad acquistare le candele, un peso le tormenta l'anima. Perché l'incarico per suo marito si trova in Irlanda. E Dublino è la città che custodisce il segreto dal quale Clare sta cercando di fuggire da tutti questi anni. Tutta la sua vita perfetta, suo marito, i suoi figli e tutto quello che ha di più caro sono in pericolo: oggi, tra la folla che l'ha sempre fatta sentire protetta, sono riapparsi gli occhi azzurri di un uomo che Clare credeva morto...
Grace Reinhart Sachs conduce una vita praticamente perfetta a Manhattan, dove fa la psicoterapeuta, abita in una bella casa e ha una splendida famiglia composta da Henry, il figlio dodicenne, e il marito Jonathan, oncologo pediatrico di fama. Non solo: è anche in procinto di pubblicare un libro di consigli per tutte quelle donne - come accade molto spesso alle sue pazienti che si fidano troppo degli uomini. Non fidarti della prima impressione. Ascolta il tuo istinto anche quando ti dice cose che non vuoi sentire. È più facile annullare una festa di nozze che dieci anni di matrimonio. Frasi che ha ripetuto tante volte alle sue pazienti, senza mai pensare che, un giorno, sarebbero valse anche per lei. Quel giorno arriva quando suo marito, improvvisamente, una sera non torna a casa da un convegno nel Midwest. Tentando di rintracciarlo, Grace scopre che si è lasciato dietro il BlackBerry e, soprattutto, che da settimane non si fa vivo in ospedale... Quando, nelle stesse drammatiche ore, la madre di un compagno di scuola di Henry viene trovata morta nel suo appartamento, vittima di un'aggressione, la paura di una verità terribile si fa strada dentro Grace. Forse è il momento di ascoltare quella voce fastidiosa che le sussurra all'orecchio cose che non vuole sapere.
Pubblicato in lingua ceca nel 1631, "Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore", qui in prima edizione e traduzione italiana, narra in chiave allegorica le singolari vicissitudini occorse al protagonista nella sua peregrinazione per il mondo, finché non arriva a comprendere che questo offre solo disordine, vanità, inganno e corruzione, e che l'unica possibilità di salvezza è data da Dio, ritrovato alfine all'interno del proprio cuore.
Nel 1973, nella città argentina di Trelew, il giornale locale compie cinquant'anni. Per celebrare l'evento ogni responsabile del giornale deve scegliere un fatto di cronaca avvenuto nel settembre 1923 da inserire in un supplemento speciale. Il giornalista sportivo non ci pensa un attimo: il "furto" di una legittima vittoria sarà il suo argomento, un combattimento storico di boxe, Dempsey contro Firpo. Anche il responsabile della cultura non esita: sempre nel settembre 1923 Richard Strauss aveva diretto a Buenos Aires i Wiener Philarmoniker eseguendo, tra l'altro, la Prima di Mahler. Fra questi due avvenimenti se ne insinua uno minore, misterioso e passato sotto silenzio all'epoca: uno dei musicisti dell'orchestra viene trovato impiccato in una camera del migliore hotel di Buenos Aires. E all'improvviso i tre fatti confluiscono e trasformano radicalmente l'anno 1923.
Sebbene non esista alcun racconto possibile dopo la Shoah, qualcosa impone di parlare incessantemente dei campi, in nome di coloro che non lo hanno potuto fare. Ma come testimoniare questa cesura storica? Come portare l'attenzione su quella realtà inimmaginabile? Come raccontare tutto, sapendo di non poterlo semplicemente comunicare? L'unica cosa certa è che le parole non possono che soffocarsi in gola, non possono suonare che come parole soffocate.
A partire dalla drammatica perdita del padre, morto ad Auschwitz dopo essersi rifiutato di lavorare di sabato per poter pregare pr tutti, le vittime come i carnefici, Sarah Kofman si cala nelle difficoltà della parola, intrecciando la dolorosa memoria autobiografica con le riflessioni di Maurice Blanchot e con la testimonianza del campo di concentramento fatta da Robert Antelme in Lo spazio umano.
GLI AUTORI
SARAH KOFMAN (1934-1994) è stata una delle figure di spicco della filosofia francese del Novecento, interprete raffinata e sensibile in particolare di Nietzsche e Freud. In italiano sono stati pubblicati L'enigma donna: la sessualità femminile nei testi di Freud (Milano 1982) e Rue Ordener, Rue Labat (Palermo 2000).

